A Swami Satyananda Saraswati

Sannyasin Chandrakalanda

Sannyasin Chandrakalanda

Sannyasin Chandrakalanda

Caro Swamiji, mi hai fatto un bello scherzo, mi hai fatto entrare nel tuo mondo.
Te lo dicevo che sono una testa dura, che “non ci avresti cavato un ragno da un buco”.
Ma tu no, hai continuato a seminare, ed io che sono uno dei tuoi semi nato un po’ fuori dall’orto ho iniziato a mettere radici e a crescere.
Mi hai accudita egualmente. Perchè? Tutto questo ha destato molto rumore in me.
Mi sento come materia grezza che si trasforma come per un gioco d’illusione, e forse sotto le bizzarre apparenze è possibile intravedere la tua opera.
Quando ti ho conosciuto, nel 1979, alcuni giornali dicevano che la tua venuta in Italia aveva lo scopo di “gettare un ponte tra Oriente ed Occidente attraverso lo Yoga”.
Ho seguito questa indicazione e attirata dall’aspetto scientifico di questa filosofia, sono diventata istruttore di Yoga, ma, ho imparato che lo Yoga è un potente strumento per la propria personale evoluzione, e che gli istruttori hanno sicuramente un ruolo importante nello sviluppo fisico e spirituale delle persone.
Nella tradizione dello Yoga coesistono scienza e disciplina, strumenti che ho sempre considerato esclusivamente attraverso la ragione, ma poi ho imparato che non è possibile continuare un processo di trasformazione solo grazie all’intelletto.
La natura più profonda dell’uomo è spirituale e la pratica dello Yoga ha contribuito all’evoluzione della mia consapevolezza.
Ho voluto che lo Yoga non fosse la mia professione ma il mio strumento per accrescere la mia consapevolezza e migliorarmi.
Dopo averti incontrato ho potuto accettare questo lento, spinoso e graduale processo di trasformazione della mia personalità ed ho sentito il bisogno di avere un Guru che mi sostenesse in questo percorso.
Ho chiesto di prendere Karma Sannyasa. Hai detto di si. A me? Un pianto liberatorio, ma con la consapevolezza di una grande responsabilità acquisita, mi ha accompagnato nel nostro legame, unico, intangibile, semplice e molto personale. E’ stata la scelta più bella della mia vita.

Ho scelto di non vivere in ashram, ma cerco di adottare lo spirito dell’ashram e renderlo parte della mia vita, e quando riesco, vengo ad attingere energia in India, a Rikhia o a Munger, per sostenere la mia vita da discepola che cerco di vivere con sincerità e correttezza.

E’ per devozione a te, Swamiji, e su tua indicazione che insegno Yoga, e attraverso ciò cerco di offrire un servizio con una manifestazione concreta.
In tutto questo tempo ci sono stati molti incontri con te, eppure non abbastanza per me, e tutte le volte che ti ho incontrato, e anche quando ti penso, sento il cuore che batte forte e l’entusiasmo che si riaccende e cresce.
Tutto questo avrei voluto dirtelo, ma non ho mai osato farlo.
Swami Satyananda, quando sei venuto in Italia, sei sempre stato affiancato da Sw. Amritananda e Sw. Yogamudrananda, comunicando in tal modo il valore che hai sempre dato alle donne.
Questo argomento lo hai spesso affrontato durante gli incontri sottolineando l’attitudine spirituale che le donne hanno in relazione all’evoluzione della consapevolezza sia che esse siano mogli, sorelle o discepole.
Ricordo, tra i tanti temi affrontati da te nelle tue visite in Italia, l’enfasi con cui hai trattato il tema delle patologie legate allo stress, e ricordo lo stupore che hai creato quando hai parlato della necessità di avere disciplina. La ricerca scientifica che hai sostenuto sullo Yoga Terapia ha stimolato molto il mio intelletto e il mio cuore. Mi sono dedicata con passione allo studio delle applicazioni dello Yoga nella cura delle malattie e queste conoscenze hanno consentito di integrare e migliorare il mio intervento terapeutico con le persone malate con cui vengo in contatto all’interno dell’ospedale dove lavoro.
Successivamente ci hai introdotto alle pratiche di Kriya Yoga e la mia disciplina, nel tentativo di praticare costantemente questo sadhana, è stata messa a dura prova.
Sicuramente gli argomenti che hai trattato non sono passati inosservati nella mia testa e nel mio cuore, così come nella testa e nel cuore di tutte le altre persone che hanno avuto la fortuna di incontrarti e il privilegio di ascoltarti… quante volte ho notato bocche aperte e occhi lucidi mentre tu parlavi e guardavi negli occhi tutti i presenti, e di tanto in tanto accompagnavi le tue parole con un sorriso innocente.
L’esempio che però è più evidente è che hai preferito agire piuttosto che parlare,.
Swamiji, ci hai insegnato la spiritualità attraverso lo Yoga e ci hai mostrato la via attraverso la tua vita, le tue parole, le tue azioni ed anche attraverso l’operato dei suoi discepoli.
Non so se si può dire al proprio Guru che gli si vuole bene, ma sicuramente non posso fare a meno di dirti: GRAZIE!

Sannyasin Chandrakalanda