Omaggio a Paramahamsaji

Swami Anandananda Saraswati

Swami Anandananda Saraswati 1

Swami Anandananda Saraswati

Incontrai Swami Satyananda il 14 Maggio 1979 in Australia nell’ashram dove ero andato per vederlo, infine, di persona e ricevere mantra diksha e il nome spirituale. Il primo di molti ricordi che è ancora molto vivo nella mia mente è l’incontro con Paramahamsaji quando ricevetti mantra diksha. Entrai nella stanza dove Swamiji era seduto, a destra c’era un fuoco acceso in un braciere, mi sedetti di fronte a lui, la mia mente si svuotò completamente; tutte le domande che avevo in mente, tutti i pensieri razionali, il senso del tempo, era svanito tutto, avevo dimenticato ogni cosa. C’era solo lui. Swamiji aspettò pazientemente finchè trovai il mio mala e ricordai ciò che volevo chiedergli. Mi allontanai sapendo in cuor mio che avevo trovato tutto ciò che stavo cercando: un guru e uno scopo nella vita.
Questo mi portò a Munger alla Bihar School of Yoga, l’ashram di Swamiji, dove potevo vederlo ogni giorno e entrare più in contatto con la sua missione: portare lo yoga nella vita di tutte le persone, nei diversi ambiti sociali, utilizzando spiegazioni scientifiche e accessibili a tutti.

Quando lasciai Munger nel 1980 Swamiji mi disse: “Verrò in Italia quest’anno e ti incontrerò lì.” Mi balzò il cuore di gioia per la sorpresa inaspettata. Quando Swamiji arrivò in Italia corsi al luogo di ritrovo e assorbii ogni parola che disse nelle sue conferenze e nei satsang. In quell’occasione trovai il coraggio di chiedere a Swamiji un sadhana e lui mi guardò con un sorriso e disse: “Prima lavora sodo e poi pensa ad un sadhana”. In quegli anni Swamiji venne molte volte in Italia e in Europa ed io ebbi l’opportunità di organizzare programmi e giri in Italia dove io traducevo tutti i suoi discorsi, lo portavo in giro per l’Italia, cucinavo per lui, ecc.
In un’occasione, quando Swamiji doveva venire in Italia per un programma, per qualche strano motivo decisi di digiunare sino al suo arrivo. Qualcuno lo informò di ciò e, quando ci incontrammo nella sua stanza d’albergo, trovai già lì alcuni suoi discepoli della Spagna e avevano portato una valigia piena di cibo indiano. Swamiji aprì la valigia e iniziò a distribuire cibo a tutti. Quando giunse il mio turno continuò a servirmi grandi quantità di cibo e disse: “Anand, mangia tutto e poi te ne darò altro”. E così feci sino al punto che stavo per scoppiare. Quando il pranzò finì e lui ripose tutto nella valigia, in quel momento arrivò un’altra persona dalla Spagna cui Swamiji chiese se aveva già pranzato. Alla risposta negativa, Swamiji disse: “Anand, accompagnalo a pranzo in un buon ristorante” e poi rivolto all’ospite: “Fagli mangiare tutto ciò che mangerai tu”. Io pensai che dopo quello sarei realmente potuto esplodere, mentre riflettevo che non avrei mai più digiunato in tali occasioni.
In un’altra situazione avevo dei problemi perché mi piace molto il caffè e pensavo che avrei dovuto rinunciarvi per passare al tè. Swamiji stava incontrando alcuni ospiti nella sua stanza ed io ero seduto in un angolo, lui stava parlando in Hindi al suo ospite quando improvvisamente si rivolse a me in inglese dicendo: “Anand, tè o caffè va bene lo stesso” poi si girò verso il suo ospite e continuò il suo discorso in Hindi. Fui stupito, sapeva esattamente cosa avevo in mente e con quella frase mi diede una risposta facendomi realizzare la limitazione della mia mente e l’ampiezza della sua consapevolezza.
Sono grato a Dio di avere avuto nella mia vita l’opportunità di vedere lo sviluppo e la crescita della missione di Swamiji, dal più piccolo ashram originario sino a Ganga Darshan, un’oasi di bellezza e perfezione dedicata allo yoga e alla vita spirituale.
Sono grato di essere stato testimone del distacco di Swamiji quando lasciò Munger e passò Ganga Darshan a Swami Niranjan. Piansi quando nel 1995 Paramahamsaji porse a Swami Niranjan lo shivalinga di cristallo nominandolo suo successore.
Sono grato di aver visto lo sviluppo stabile e graduale dell’ashram di Rikhia, di aver visto ciò che Swamiji ha fatto e sta ancora facendo per gli abitanti dei villaggi e soprattutto per i bambini, kanyas e batuks che lui ama così tanto. Aver visto come aveva programmato tutto in anticipo grazie alla sua capacità di avere una visione del futuro. Una delle frasi che ricordo maggiormente e che mi ha sempre ispirato è: “C’è sempre il sole che sorge all’orizzonte”. Ogni volta che lascio Munger o Rikhia è sempre con nuovo incoraggiamento di ispirazione, entusiasmo e ottimismo e il cuore pieno e leggero.
Sono grato alle forze più alte per aver incontrato un esempio vivente di un sannyasin dedicato totalmente al suo guru, alla sua missione e all’elevazione dell’umanità. Un sannyasin dotato di vairagya e viveka, molto vicino, attento e comprensivo nel rapportarsi alle persone. Nei suoi discorsi si sentiva sempre che Swamiji parlava direttamente a lui o a lei, a ciascuno in ascolto, toccando l’essenza più profonda di ogni essere, dando la consapevolezza delle limitazioni di ciascuno e un modo per superarle.
Io sono grato di aver imparato e compreso lo yoga da Swami Satyananda, attraverso i suoi libri e i suoi satsang che sono un immenso tesoro per l’umanità.
La vastità della sua conoscenza donataci in modo pratico, sistematico e scientifico, ornata di esempi appropriati, aneddoti, storie e umorismo, disponibile per tutti, è una fonte di incoraggiamento e ispirazione ed agisce come una fiamma di luce che ci da una direzione nella vita.
Non ci sono parole appropriate per descrivere i miei sentimenti verso Paramahamsaji. Tutto ciò che posso dire è che il sentimento è unico come lui è un essere unico, e unico è come uomo, sannyasin, maestro, esploratore della vita e dello spirito, un guru unico.
Dal profondo del mio cuore, grazie Swamiji.

Om tat sat

Swami Anandananda Saraswati