Era una mattina presto, mentre uscivo dalla mia stanza lungo il corridoio del building della cucina ho visto Swami Niranjan di persona per la prima volta (lo avevo già incontrato in un sogno). Il nostro incontro fu solo un contatto oculare, breve ma completo, e ci fu un riconoscimento reciproco. Deve essere durato solo pochi secondi, ed entrambi abbiamo proseguito nelle nostre rispettive direzioni.
Quel giorno era il mio compleanno, e quella sera sono stato iniziato a sannyasa da Paramahamsaji. Swami Niranjan era presente e ha chiamato i nomi dei nuovi swami mentre noi ricevevamo i nostri dhoti, mala e le indicazioni dal nostro Guru. Lo stesso giorno, Swami Niranjan è stato nominato alla presidenza della Bihar School of Yoga. Per me, l’arrivo di Swami Niranjan e il suo ruolo nella Ashram è spontaneamente collegato anche con il mio essere qui. Non vi è alcun pensiero su questo né alcun tentativo di valutazione.
Lui mi ha aperto ad una nuova esperienza, ovvero il fatto di poter parlare e riferirmi a lui come a un amico, cosa che non ho davvero potuto fare con Paramahamsaji a causa di un opprimente senso di rispetto. Quello che mi ha veramente colpito è stato questo rapporto spontaneo, aperto e giocoso, e sento di averlo davvero accettato nella mia vita, perché anche io sono stato accettato da lui. Lui mi fa sentire un membro della ‘famiglia’ dell’ashram.
Da allora sono stato regolarmente a Ganga Darshan, ogni anno. Nel gennaio del 1989, durante una delle mie visite, ero nella mia stanza con un raffreddore e la febbre e ho sentito bussare alla porta. Quando l’ho aperta, ho visto Swami Niranjan lì in piedi con un sorriso e in quel momento ho sentito una esplosione di amore nel mio cuore. E’ stata la stessa identica esperienza che ho avuto in precedenza con Paramahamsaji, e difatti è stato allora che ho percepito la dimensione di Guru di Swamiji, completando così i diversi aspetti del nostro rapporto. Come un intreccio di differenti elementi, ci sono ancora momenti in cui mi rapporto a lui come un amico, come un compagno, come un fratello maggiore, come un fratello di guru e come un ispiratore o un Guru.
In tempi più recenti, l’ho sentito parlare delle diverse qualità e capacità di Paramahamsaji ed io le percepivo in lui. Quando penso a lui, o parlo di lui adesso, non è come il successore di Paramahamsaji, o come il suo principale discepolo, perché per me l’idea di un successore suggerisce una entità separata. Penso a lui come un prolungamento di Paramahamsaji, come quando due fili elettrici sono uniti o saldati insieme, conducono una corrente singola che percorre l’intera distanza. Mi rallegro considerando quanto sono fortunato ad avere un Guru in due differenti corpi, uno a Deoghar, l’altro a Ganga Darshan. Uno sta eseguendo il sadhana in solitudine e l’altro sta eseguendo il sadhana dove oltre un centinaio di persone vivono, lavorano e imparano.
Om tat sat