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Conferenze di Swami Niranjanananda Saraswati
Le Quattro Dimensioni dello Yoga
Lido di Venezia, Maggio 2006

Le Quattro Dimensioni dello Yoga
Lido di Venezia, Maggio 2006
Molte persone praticano la meditazione allo scopo di vedere la luce. Non capisco perchè la gente si sforzi tanto quando può semplicemente accendere l’interruttore per vedere la luce!
Il processo della meditazione, secondo lo yoga, è uno sviluppo molto sistematico della consapevolezza in relazione alla mente e a come si comporta.
Sono molto felice di essere qui con tutti voi, oggi, in occasione di questo “Festival dello Yoga”, e questa felicità è per molti motivi. Per prima cosa siamo già un piccolo mondo dello yoga di per se stesso con la presenza di trentatre paesi simultaneamente.
Secondo, Venezia è una bellissima città sull’acqua, una città storica che ha unito oriente e occidente e anche questo evento è un incontro tra oriente ed occidente. Il terzo motivo è che in questi giorni discuteremo di yoga; yoga è il mio argomento e posso parlare molto su questo tema. Però, per poter comprendere lo yoga è necessario capire prima la vita, anche se in occidente lo yoga è noto come yoga fisico, mentale o spirituale.

Nello yoga fisico ci sono molti esercizi validi di flessione avanti, indietro e di torsione. Nello yoga psicologico ci sono pratiche di concentrazione e di meditazione. Nello yoga spirituale si coltivano le qualità positive nella vita. Fino ad oggi molti hanno inteso lo yoga in questo modo. Ma osservando lo sviluppo e la crescita che ha avuto nel corso dei secoli, si capisce che lo yoga ricopre quattro aspetti nella vita di un individuo.
Il primo è quello della pratica, il secondo quello del sadhana yogico, il terzo quello dello stile di vita yogico e il quarto quello dell’assimilare la cultura yogica. Se osservate lo yoga da questa prospettiva, allora potete riconoscerne l’importanza nella vita quotidiana, nell’evoluzione della vita e nella comprensione che possiamo avere dello yoga stesso. Questa comprensione è stata la visione e l’insegnamento di Swami Shivananda e di Swami Satyananda, i due maestri della nostra tradizione.
Yoga, vita e Tantra
Lo yoga deve essere connesso alla vita e perciò è importante capire anche la nostra vita. Per capire la vita è utile un esempio riguardo al tempo infinito e allo spazio infinito. Il tempo infinito e lo spazio infinito sono la linea continua della vita; su questa linea continua talvolta emergono dei picchi che rappresentano noi, la vita di cui abbiamo esperienza, confinata in un dato tempo e in un dato spazio. Quando quel picco torna al livello della linea retta, allora ritorna la continuità di spazio e tempo infinito. In questa linea continua di tempo e di spazio infinito noi siamo solo un picco che emerge e poi scompare. Quel picco nella linea retta rappresenta il nostro tempo, il nostro spazio e le nostre percezioni del mondo in un particolare momento: quel picco è la vita di tutti noi.
In questa vita possiamo sperimentare lo sviluppo o la distruzione della coscienza umana. In passato, i pensatori hanno considerato il ruolo della vita umana in uno schema molto ampio. Proprio come noi pensiamo alla nostra vita in relazione alla società, alla posizione o status, ai guadagni o alle perdite economiche, un tempo le persone pensavano alla vita in relazione all’universo, al cosmo, alla natura divina e cercavano di scoprire le relazioni tra loro stessi come individui e queste esperienze universali; così scoprirono che il corpo e la vita umana non sono altro che un’espressione di coscienza e di energia. Il corpo e i sensi diventano solo un mezzo attraverso cui la coscienza e l’energia si esprimono. Il modo per riuscire a risvegliare le forze e le qualità di coscienza ed energia nell’esistenza individuale è stato sviluppato nel Tantra.

La parola tantra significa liberare l’energia ed espandere la coscienza. La filosofia dell’essere umano come espressione di coscienza ed energia fu sviluppata nel tantra, secondo cui la realizzazione del sé o realizzazione divina o libertà sono la conseguenza di una coscienza e di un’energia risvegliate. Coscienza ed energia, quando sono limitate dalla mente e dai sensi, diventano responsabili dell’esistenza fisica individuale.
Lo yoga è emerso dal tantra come metodo per dirigere le energie individuali, per capire e risvegliare la coscienza individuale e per comprendere e liberare le energie contenute in ogni individuo. Dunque le basi dello yoga sono nel tantra. Lo scopo dello yoga è di lavorare con la coscienza umana, sublimarne le tendenze restrittive e negative, risvegliare il campo energetico del corpo aiutando ad armonizzare il carattere dell’essere umano. Lo scopo principale dello yoga è la gestione dei livelli di coscienza ed energia che siamo in grado di esprimere nella vita. Ma nella metà degli anni cinquanta, quando lo yoga è apparso dal suo habitat nell’Himalaya, è stato presentato alla società come un insieme di pratiche focalizzate essenzialmente sulla forma fisica e sui limiti estremi che il corpo può raggiungere attraverso la pratica di asana e pranayama.
All’inizio lo yoga era usato per mantenere il corpo in forma, per perdere peso o per mobilizzare le articolazioni; successivamente, con le nuove ricerche e scoperte e le nuove pratiche, lo yoga è diventato un modo per gestire lo stress. Quindi è diventato un modo per interiorizzare la coscienza e risvegliare le facoltà latenti. Con le pratiche di yoga tutti pensavano di poter raggiungere in breve tempo la realizzazione, dimenticando una cosa: che l’evoluzione ha bisogno del suo tempo. Un bambino che nasce oggi ha bisogno di molti anni per crescere, un seme piantato oggi necessita di molti anni per diventare un grande albero. Allora, come possono alcune pratiche di meditazione, che voi decidete di eseguire per qualche settimana o mese, portarvi allo stato di illuminazione? Purtroppo, molte persone ritengono di essere divenute profeti dello yoga nel giro di una notte, ed oggi lo yoga viene visto come uno stile di vita alternativo capace di governare le influenze negative del modo di vivere attuale.
Vediamo ora le quattro diverse dimensioni dello yoga: le pratiche di yoga, il sadhana yogico, lo stile di vita yogico e la cultura yogica.
La pratica di Yoga
Quando iniziate a praticare yoga per una vostra necessità, per esempio perché soffrite di mal di schiena e volete conoscere alcune pratiche specifiche in merito, allora utilizzate lo yoga per un vostro bisogno particolare. Può darsi che vogliate utilizzare lo yoga per gestire lo stress e i livelli di ansia, allora potreste voler sperimentare alcune pratiche di meditazione, ne provate una, poi un’altra ancora, poi ancora una terza e se scoprite che non avete ottenuto il risultato desiderato o che sembra troppo lontano, abbandonate le pratiche.
Successivamente, ispirati da qualcosa o da qualcuno, riprendete le pratiche e poi ancora le interrompete e prendete un periodo sabbatico di qualche mese. Praticare saltuariamente un po’ di meditazione o solo tecniche fisiche ed utilizzare lo yoga per necessità personali è ciò che io definisco come pratiche yogiche, l’interesse non va oltre il praticare per bisogni specifici personali. Il 90% dei praticanti di yoga ricade in questa categoria, praticano yoga perché sentono che è utile per le loro necessità fisiche, perché si sentono più leggeri ed energici o perché vogliono affrontare i loro stress o le loro ansie. Questo scopo è più o meno materiale o mondano.

Yoga sadhana
Se questa situazione è intesa come pratica yoga, cosa intendiamo come sadhana yogico? Lo yoga ha definito determinati obiettivi, il primo dei quali è l’armonia tramite la disciplina. Questo è anche il contenuto del primo sutra di Patanjali: “Atha yoganushasanam”.
Il primo scopo è scoprire l’armonia della natura dell’individuo attraverso la disciplina. Il secondo passo dello yoga consiste nel gestire la mente, nel disciplinare la mente dissipata, chitta vritti. Il terzo obiettivo concerne lo sviluppo della consapevolezza ad un livello tale da diventare l’osservatore delle proprie azioni. Il raja yoga di Patanjali definisce questi tre obiettivi dello yoga nelle prime tre affermazioni di apertura dei sutra. Quando praticate yoga per disciplinare voi stessi così da sperimentare l’armonia, per gestire le modificazioni della mente e per coltivare la consapevolezza sino a diventare l’osservatore di voi stessi, allora questa pratica di yoga è chiamata yoga sadhana.
Sadhana significa ottenere la perfezione tramite uno sforzo costante. Ottenere la disciplina, gestire le fluttuazioni della mente e coltivare l’espansione della consapevolezza sono i tre scopi definiti dal raja yoga. Pochissimi giungono a questo livello di pratica perché, in effetti la maggior parte delle persone non gradisce essere disciplinata, non vuole seguire una disciplina perché ritiene che richieda troppe restrizioni. Ma dal punto di vista yogico, la disciplina non richiede troppe restrizioni, è piuttosto una corretta sintonizzazione di noi stessi, come una radio che deve ricevere un segnale chiaro. Quando si accende per la prima volta una radio non sintonizzata su alcuna stazione, si riceve solo molto rumore, lo stesso accade per la televisione e in quel caso si vede solo l’effetto neve. Immaginate un televisore che, quando acceso, vi mostri i canali sovrapposti, cosa vedete? Nessun canale perché si sovrappongono uno all’altro. Ma quando la sintonizzazione è corretta allora si vede un canale, poi cambiando un altro e così via e ci sarà chiarezza di immagini e suono. Proprio come la sintonizzazione è necessaria per definire la frequenza di ogni canale, allo stesso modo è necessaria per vedere ogni espressione della coscienza, della mente e dell’energia individuale. Questo è il concetto di disciplina: sintonizzare noi stessi con le giuste frequenze in rapporto ai nostri pensieri, ai nostri desideri, alle nostre aspettative, alle nostre ambizioni, ai nostri bisogni, alle nostre forze e alle nostre debolezze.
Quindi lo scopo della disciplina nello yoga è una corretta sintonia di questo strumento di ricezione. Perciò disciplina non significa restrizioni, e sicuramente non in sanscrito, perché la parola che si usa significa governare la natura sottile della personalità umana. La traduzione del concetto sanscrito di anushasanam con il termine disciplina non è corretta. Il concetto esatto è “adeguata sintonizzazione delle frequenze individuali” e questo accade quando si è in grado di seguire una progressione nello yoga in modo sistematico.
Quando Swami Shivananda iniziò ad insegnare yoga ai suoi discepoli, circa cinquant’anni fa, diceva che nella pratica dello yoga ci deve essere una miscela di differenti tecniche. In una sessione di yoga bisognerebbe inserire cinque diversi tipi di pratiche: una di yama, una di niyama, una di asana, una di pranayama e una di concentrazione. Egli ha dato queste linee guida che a tutt’oggi seguiamo nell’ashram, perché lui diceva che per armonizzare la personalità e svilupparne tutte le diverse aree di espressione si deve praticare lo yoga.
Le distrazioni e i disturbi sensoriali possono essere gestiti con la pratica delle asana e gli squilibri pranici possono essere trattati con la pratica di pranayama; le energie mentali dissipate possono essere canalizzate con le pratiche di concentrazione mentre creare un cambiamento nel modello di comportamento mentale, negli atteggiamenti della mente è possibile adottando e vivendo uno yama e un niyama. Quando queste pratiche sono eseguite nel modo corretto, nella giusta combinazione, allora si ottiene l’armonia fisica e psicologica e la personalità è ben sintonizzata. In relazione al concetto di sadhana è chiaro che il primo passo in questo processo è di ottenere disciplina o controllo dei processi sottili della personalità. Quando seguiamo e cerchiamo di raggiungere gli obiettivi stabiliti nello yoga, allora le nostre pratiche diventano “yoga sadhana”, uno sforzo costante e continuo per raggiungere la meta stabilita dallo yoga. Prima ho detto che il 90% delle persone eseguono pratiche di yoga, del rimanente 10%, solo il 5% circa segue un sadhana yogico che implica un lavoro molto intenso su se stessi, un’osservazione costante delle proprie espressioni.

Lo stile di vita yogico
Il terzo livello è quando lo yoga diventa uno stile di vita e in questo gruppo la percentuale di praticanti si riduce al 3%. Cos’è lo stile di vita yogico? Quando iniziate ad esprimere nella vostra vita gli obiettivi dello yoga e la comprensione generata dalla sua pratica, allora la vita diventa uno stile di vita yogico. Quando iniziate a vivere i principi dello yoga e ad applicare le tecniche dello yoga per gestire le situazioni quotidiane, allora lo yoga diventa uno stile di vita. A quel punto lo yoga non è più un insieme di pratiche eseguite per motivi specifici o periodi specifici ma diventa un’espressione naturale della vita.
Ricordo che una volta avevamo un seminario per bambini dai sei anni in su, un giorno avevamo praticato pranayama e avevo detto loro: “Ogni volta che siete in pericolo trattenete il respiro il più a lungo possibile e il pericolo se ne andrà”. Circa quattro giorni dopo alcuni bambini erano andati a giocare vicino ad una cisterna d’acqua ed un bambino di cinque anni vi cadde dentro. Ovviamente ci furono delle grida ed io, che mi trovavo nei paraggi, li raggiunsi, saltai dentro la cisterna e lo tirai fuori. Quando emerse, il bambino sorrideva e io non ebbi cuore di adirarmi ma gli chiesi cosa avesse fatto sott’acqua e la sua risposta fu: “Stavo trattenendo il respiro”.
Una semplice affermazione che però mi fece pensare. Quando un bambino sente delle istruzioni e le usa comprendendo che in una situazione difficile come quella di trovarsi sott’acqua deve trattenere il respiro, allora capisco che continuerà ad utilizzare queste istruzioni nel corso della sua vita.
Veniamo ad un esempio riguardante lo stress. Quando lo stress si accumula nella vita, allora inizia ad influenzare la mente ed il comportamento, talvolta si manifesterà in forma di insonnia, talvolta in forma di ipertensione. Ma qualunque sia la forma cosa fate, come lo gestite? La cosa più semplice sarebbe ingoiare una pillola e ritornare alla quotidianità. Se soffrite di ipertensione prendete una pillola per ridurla, se soffrite d’insonnia prendete un sonnifero, questo è quello che le persone fanno generalmente. Ma se nella vostra vita avete lo yoga e con bhramari pranayama siete in grado di gestire il vostro stress, non avete bisogno di medicine per gestirne gli effetti. Allora quali possibilità ci sono per una persona in grado di usare lo yoga per gestire lo stress? Per esempio, se è in ufficio, può andare al bagno, chiudere la porta, sedersi e praticare bhramari per dieci volte, ritornando poi al lavoro. Oppure la sera, una volta rientrata a casa, anziché sedersi con un bicchiere di birra, può praticare yoga nidra per dieci o quindici minuti prima di rapportarsi agli altri. In questo modo, se utilizzate lo yoga nei diversi momenti della giornata, potrete gestire lo stato del corpo e della mente superando molti disturbi fisiologici e psicologici creati dallo stress.
Così lo yoga diventa uno stile di vita e non qualcosa che viene praticato un’ora il mattino oppure in un centro il martedì o il venerdì col vostro insegnante di yoga. Potete utilizzare lo yoga ogni momento per gestire le diverse situazioni che dovete affrontare; per esempio, nel traffico cittadino potete usare una profonda respirazione addominale, in ufficio o nel bagno dell’ufficio (se è pulito) potete praticare pranayama, al pomeriggio o la sera per allentare gli stress accumulati potete praticare yoga nidra. In ufficio potete anche praticare cinque minuti di consapevolezza del respiro per liberare la mente da stanchezza e confusione. In questo modo lo yoga diventa parte del vostro comportamento naturale nella vita.
Questo è lo stile di vita yogico, quando iniziate ad applicare, ad utilizzare le pratiche di yoga nelle attività e nella routine quotidiana.

La cultura yogica
Quando l’utilizzo dello yoga nella vita quotidiana diventa più spontaneo, allora la mente, il comportamento e l’attitudine riflettono la consapevolezza yogica. Questa espressione, questo riflesso della consapevolezza yogica è conosciuto come cultura yogica e circa il 2% delle persone raggiunge questo livello.
Durante questo incontro desidero presentare lo yoga in questo modo: come pratiche, come sadhana, come stile di vita e come cultura yogica, perché in definitiva dobbiamo riuscire a nutrire la nostra personalità e la nostra natura. Una volta che riusciamo a riconoscere il ruolo dello yoga nella nostra vita, allora potremo realmente apprezzarlo.
Realizzare il primo stadio
Per questo iniziamo il primo stadio con le pratiche di yoga. Quali sono le cose che possiamo praticare? Hatha yoga e alcune parti del raja yoga. Hatha yoga e raja yoga costituiscono un sistema completo per il primo livello di pratiche yoga.
Oggi parlerò in breve solo di hatha yoga e raja yoga riferendomi alle pratiche. In occidente l’hatha yoga è generalmente considerato uno yoga fisico e il raja yoga è considerato parte dello yoga mentale, ma hatha yoga non è fisico e raja yoga non è mentale. Sono pratiche che inducono un cambiamento nel normale comportamento del corpo. Sono pratiche che apportano un cambiamento nelle condizioni normali di funzionamento dell’energia, dei muscoli e degli organi.
Hatha yoga è lo yoga che equilibra le forze solari e lunari nel corpo; la forza solare è nota come prana shakti e l’energia lunare è nota come chitta shakti. Prana shakti, o energia solare, è responsabile del movimento del corpo e del funzionamento degli organi di senso. Chitta shakti è responsabile del funzionamento della mente e di tutte le diverse facoltà mentali. Lo scopo dell’hatha yoga è la gestione di queste forze perciò, nello schema tradizionale dell’hatha yoga, l’enfasi era sulle principali pratiche di purificazione e disintossicazione del corpo. Queste diverse tecniche dell’hatha yoga purificano e disintossicano il corpo dalla bocca all’ano e questo serve a riattivare il flusso di prana shakti nel corpo, risvegliare i diversi centri psichici o chakra e stimolare la secrezione degli ormoni delle ghiandole pineale e pituitaria. Questo è il campo d’azione dell’hatha yoga.
La combinazione di posture fisiche, tecniche di purificazione e attivazione dei chakra costituiscono l’hatha yoga, mentre il raja yoga tende a gestire le influenze sottili, i comportamenti sottili mentali ed esteriori. Nei prossimi giorni praticheremo alcune delle più utili ed importanti tecniche di hatha yoga e raja yoga nelle sessioni del mattino per avere un’esperienza di yoga pratico che combina hatha e raja yoga.
Il raja yoga comprende cinque stadi principali. Naturalmente nel raja yoga lo yoga è suddiviso in otto rami, o otto membra, che però controllano l’espressione di corpo, energia, mente, comportamento e atteggiamento. Se osservate le asana del sistema di raja yoga, potete notare che Patanjali ha definito come asana una postura comoda e stabile. Voi siete seduti su una sedia, ma è un’asana? Siete comodi e immobili, forse avete le gambe incrociate come me, ma è un’asana? Ieri attraversavo Piazza San Marco e ho visto un giovane immobile, nella posizione di Cesare, era forse un’asana dato che era comodo e immobile? Voglio dire che un’asana è quella posizione in cui siete a vostro agio con voi stessi, in cui il corpo deve arrivare al punto di sentirsi perfettamente comodo e a suo agio praticando quella postura. Quando il corpo arriva a quel punto di comodità e naturalezza, quando tutti gli squilibri fisici, i limiti, le tensioni e lo stress sono scomparsi, la quiete del corpo è il sintomo di un’adeguata armonia. Quindi questa perfetta armonia del corpo è il risultato della pratica di asana.
Un’altra componente del raja yoga è il pranayama, la componente della struttura energetica, il cui obiettivo finale è equilibrare le energie. Poi c’è la gestione della mente tramite pratyahara, dharana e dhyana con la sublimazione graduale da uno stato più grossolano ad uno più sottile e poi trascendentale.
L’atteggiamento individuale è regolato attraverso gli yama per giungere ad un’adeguata condotta personale. Il comportamento sociale può essere modificato con la pratica dei niyama. Quindi le basi di hatha yoga e raja yoga sviluppano la personalità a livelli più elevati sia sotto l’aspetto fisico che mentale.

Creare il giardino della vita
Lo yoga è un argomento molto vasto. Le applicazioni dello yoga nella vita quotidiana offrono una speranza per migliorare la vita, non è necessario diventare uno yogi, ma è importante connettersi con le qualità inerenti alla nostra vita, e la connessione con queste qualità latenti è ciò che ci renderà esseri umani illuminati e realizzati.
Dovete sforzarvi per trasformare il deserto della vostra vita in un giardino fiorito. Una volta un uomo acquistò un pezzo di terra arido dove non c’erano altro che pietre e sterpi secchi. Lavorò molto e lo trasformò in un meraviglioso giardino che molte persone andarono ad ammirare. Un giorno arrivò un sacerdote e fu così entusiasta nel vedere quella meravigliosa fioritura che esclamò: “La creazione di Dio è meravigliosa, guardate che splendido giardino ha creato!”. Ma l’uomo replicò: “Mi spiace, non è Dio che ha creato questa meraviglia, sono stato io. Avresti dovuto vedere questo pezzo di terra quando Dio ne era il proprietario. Adesso che il proprietario sono io l’ho reso un giardino”. Allo stesso modo anche voi, con l’applicazione, la saggezza e la creatività dello yoga, potete cercare di trasformare la vostra vita in uno splendido giardino di cui essere orgogliosi.
Nei prossimi giorni cercheremo di attrezzarci con gli strumenti adeguati per apportare questi cambiamenti in un pezzo di terra arido e trasformarlo in un bellissimo giardino.
Hari Om Tat Sat