Conferenze di Swami Satyananda Saraswati in Italia

Satsang con Paramahamsaji – 3

San Sicario (TO), Settembre 1982

Conferenze Satsang 1982 Satyananda Ashram Italia

Satsang con Paramahamsaji – 3

San Sicario (TO), Settembre 1982

Fino a ora hai parlato del mantra come processo di purificazione. Ci puoi parlare del mantra come ponte tra guru e discepolo?

Penso che il ponte tra guru e discepolo sia la devozione. Naturalmente il mantra può aiutare.

Perché dai sannyasa a persone che sono sposate e che sono dei capifamiglia?

Sannyasa è un’idea o una filosofia. Solo perché vivi con tua moglie o tuo marito non significa che sei un miserabile. Non tutti gli scapoli sono sinceri e non tutte le persone sposate sono peccatrici. Marito e moglie rappresentano due poli opposti chiamati Shiva e Shakti. Non potete avere elettricità se i due poli, positivo e negativo, non si uniscono assieme.

Quando do sannyasa alle persone sposate, mi aspetto da loro che pratichino la filosofia spirituale dell’unione tra i due poli in maniera molto sistematica e corretta. Entrambi possono vivere la vita di un sannyasin e aiutarsi l’un l’altro. Ciò significa che devono essere molto responsabili riguardo sannyasa.

Come possiamo applicare la pratica del kriya yoga nella vita quotidiana?

Non è assolutamente necessario applicare le pratiche di yoga nella vostra vita quotidiana. Quando praticate yoga per un po’ tempo la vostra consapevolezza cambia. Questo cambiamento di coscienza non è improvviso. È molto graduale. Vivete la vostra vita con questa qualità di coscienza cambiata. Ecco come potete applicarla.

Qual è la differenza tra kundalini yoga e kriya yoga?

Lo scopo del kriya yoga è risvegliare la kundalini preparando l’aspirante. In effetti, ogni forma di yoga è intesa a risvegliare la kundalini. Potete risvegliare la kundalini con l’azione altruistica o karma yoga. Penso che questo sia il sentiero più facile. Analogamente, anche bhakti yoga, raja yoga, gyana yoga e altre forme di yoga sono intese a risvegliare la kundalini. Ma la pratica del kriya yoga influenza direttamente il risveglio della kundalini. Noi non lo chiamiamo kundalini yoga, lo chiamiamo kriya yoga perché c’è un sistema yogico separato chiamato kundalini yoga che è diverso dal kriya yoga.

L’illuminazione è un evento graduale o avviene all’improvviso? Quale percorso seguono le varie tecniche yogiche per raggiungere l’illuminazione?

Dipende dalla persona. Di solito, è un processo graduale. Attraverso varie vite si raggiungono differenti gradi di illuminazione. Il centro dell’illuminazione è principalmente agya chakra.

Cosa succede dopo la morte a una persona illuminata rispetto a una persona non illuminata?

Entrambe si reincarnano. Devono lavorare per la loro ulteriore evoluzione. Quando si ottiene lo stadio finale di evoluzione, allora si esce dal ciclo delle rinascite.

Swamiji, abbiamo appena saputo che Anandamayi Ma ha lasciato il suo corpo mortale. Tutti sappiamo che la conoscevi da quando eri molto giovane. Ci puoi dare qualche notizia riguardo lo straordinario fenomeno che lei incarnava?

Questa è una novità anche per me. Non lo sapevo. La incontrai quando avevo dieci anni e lei mi incoraggiò molto spiritualmente.

Era nata in quella parte dell’India conosciuta come Bangladesh e sin dall’infanzia ha vissuto una vita di estasi spirituale. Durante la sua vita ha ispirato milioni di persone verso il sentiero della bhakti. Il suo mantra era: “Solo il parlare di Dio è parlare, tutto il resto è doloroso”.

Lei aveva un ashram nella stessa città dove sono nato ed era solita visitare quel luogo una o due volte l’anno. Gli indiani sono molto religiosi e come temperamento seguono il sentiero della bhakti. Ogni volta che sanno di un santo o di un discorso divino, vanno sempre a vedere. E in India, davanti a un vero santo, davanti a un vero sadhu, il più ricco e il più povero, un re e una persona ordinaria non hanno nessun tipo di distinzione.

In occidente pochissimi sanno che in India un santo o guru è considerato sopra Dio, non sotto Dio. In presenza di un vero sadhu o di un santo realizzato in Dio, chiunque vada, sia un musulmano o una prostituta, un cristiano o un carnivoro, un grande leader o un re, tutti sono considerati uguali e devono comportarsi come se fossero uguali. È precisamente per questo motivo che in India sono nati particolari tipi di sannyasin e gli indiani sono molto attenti a non offenderli.

Anandamayi Ma era tra questi. Dovunque andasse, ci fosse stato un grande uomo o uno spazzino di strada, sedevano davanti a lei, fianco a fianco. Lei era rispettata da ogni ceto sociale, il politico, l’intellettuale, il commerciante e la classe operaia. Lei non discuteva mai di religione ma parlava sempre, con ogni respiro, di Dio.

La religione e Dio sono due cose diverse, non la stessa cosa. Dio ha a che fare col cuore di un devoto e non con il sancta sanctorum. Il cuore di un vero devoto è il tempio in movimento di Dio e il sancta sanctorum è la casa morta di Dio. Non è un male andare al sancta sanctorum, ma bisognerebbe ricordarsi che se una persona vive con Dio nel cuore, questo è il vero tempio.

Ogni volta che Anandamayi Ma arrivava, migliaia e migliaia di persone povere e ricche si recavano per avere il suo darshan. C’è un’altra convinzione tra gli indù, che i veri santi non hanno bisogno di pubblicità. Non serve soffiare in una conchiglia per annunciare l’alba. Allo stesso modo, quando c’è molta pubblicità intorno a uno swami o a un sadhu, gli indiani diventano molto vigili e cauti. Coloro che aspirano alla vita spirituale, coloro che intendono condurre una vita più elevata dovranno scoprire le cose da sé senza leggere materiale pubblicitario. Un santo realizzato in Dio non dovrebbe essere trattato come un annuncio pubblicitario.

Anandamayi Ma è vissuta sempre in trance, in estasi; perciò, ovunque andasse, il suo arrivo non era mai annunciato a suon di tromba. Tuttavia, la sera, trovavate migliaia di persone che affollavano l’appartamento in cui viveva. Ovunque lei vivesse, in qualsiasi casa abitasse, diventava un tempio. Parlava molto poco, ma dal suo sguardo i suoi devoti ottenevano un messaggio di conforto, consolazione e la risposta a ciò per cui erano andati. Anandamayi significa piena di beatitudine e Ma significa madre.

Conferenze Satyananda 1982 Satyananda Ashram Italia 09

L’uomo accetta con difficoltà alcune cose come solitudine, morte, ecc. Cosa può fare lo yoga per aiutare?

Quando praticate yoga, allora migliorate la qualità della mente e delle emozioni e iniziate ad accettare molti avvenimenti inevitabili. Molte persone a questo mondo sono preoccupate per ogni cosa perché l’uomo è perfezionista e vuole che tutto sia perfetto. Se vede qualcosa di assurdo non lo accetta, non lo capisce.

La filosofia dello yoga è connessa al processo di evoluzione. Noi crediamo che ci saranno sempre idioti a questo mondo, fianco a fianco con i saggi. Prevarranno forze positive e forze negative, esisteranno fianco a fianco. Quando avrete realizzato questo niente di male potrà disturbarvi.

L’esistenza è una miscela dei tre guna, ed essi ci saranno sempre. Se fate una legge per cui tutti i criminali devono essere uccisi, nel giro di cinque anni ci sarà un’altra banda di criminali. Non potete eliminare il processo sempre fluttuante della Natura. Non potete eliminare la morte, e se metà della popolazione mondiale diventasse immortale, sarebbe un grosso problema. Una volta c’era un problema di mortalità. Ora c’è il problema del sovrappopolamento. Perciò la morte e altre circostanze avverse non dovrebbero causare squilibrio nella mente.

La filosofia più importante dello yoga è: voi percepite il mondo secondo la qualità della vostra visione. Quando crescete oltre i limiti del sé inferiore, interpretate diversamente le azioni e le reazioni che avvengono nella mente. Conosciamo hatha yoga e raja yoga, ma lo yoga si occupa principalmente della profondità della coscienza umana e aiuta l’individuo a evolversi e ad avere una migliore comprensione del mondo.

Santi e mistici occidentali sono diventati tali senza praticare yoga. Può, quindi, lo yoga essere considerato un modo spontaneo e naturale dell’evoluzione umana?

Le pratiche di yoga esistevano nella tradizione antica e anche nel cristianesimo. Queste tradizioni si sono adesso perdute perché i santi non vivono più, sopravvivono solo i preti. Questo non è successo solo nel cristianesimo ma anche nell’induismo. Anche i preti Indù pongono la stessa domanda.

Nella Bibbia c’è un riferimento molto chiaro al kriya yoga, al nada yoga e al samadhi: “Per Dio, io giuro che muoio ogni notte”. Questa morte non è la morte ordinaria. Qui “morte” indica l’assenza totale di consapevolezza oggettiva. Per me non è importante reinterpretare la Bibbia poiché non sono un’autorità a riguardo, ma i santi del cristianesimo sicuramente praticavano yoga. Recitavano i nomi, cantavano inni (kirtan), praticavano penitenza, bhakti yoga, yama e niyama e dormivano sul pavimento. Tutte queste sono forme di yoga. Hatha yoga non è tutto lo yoga, è una branca dello yoga. Quando questi santi meditavano cosa accadeva al loro corpo? Diventava immobile. Quella è la definizione di asana. Negli Yoga Sutra di Patanjali la definizione di asana è totale immobilità del corpo.

Man mano che crescete nella consapevolezza spirituale le vostre pratiche cambiano. Ci sono stati molti santi in India che non praticavano asana, non praticavano kunjal, shankhaprakshalana o neti, ma solo perché non li praticavano non significa che noi non dovremmo praticarli. Se volete seguire i santi, dovete seguirli totalmente.

Noi siamo creature della convenienza. Quando il guru beve whisky il discepolo dice: “Il mio guru beve whisky, anch’io posso berlo perché devo seguire il mio guru”. Quando il guru parla alle donne, le abbraccia, anche noi possiamo farlo perché dobbiamo seguirlo. Ma se il guru tocca i fili dell’alta tensione non lo farete. Direte: “Oh, lui è un santo, può farlo. Io non posso.” Questo è un modo di pensare molto inopportuno che accade nel rapporto tra guru e chela.

I santi della tradizione cristiana erano grandi yogi. Una cosa dovreste ricordare, né Cristo né quei santi erano occidentali. Avevano origini orientali. Non erano cattolici di Roma. Erano nati ebrei, ma la divinità non appartiene a una religione. Le incarnazioni di Dio, dei santi e degli apostoli sono esseri universali.

Puoi parlare dell’osservazione del rapporto corpo/mente facendo riferimento a un’esperienza passata?

Noi ricordiamo le esperienze del passato, ma non possiamo farne esperienza esattamente allo stesso modo. Se una volta avete gustato un certo cibo, in quel momento avete avuto un’esperienza. Potete richiamare la stessa esperienza oggi, senza avere quel cibo? A questo scopo dovete prima praticare antar mouna, rendere la mente un osservatore; qualunque cosa vi venga in mente, siatene testimone. Non ritirate la mente da nessun tipo di esperienza. Non impegnate la mente in nessun processo di pensiero. È un po’ difficile.

Quando sollevate la mano, dovete sapere che la state sollevando. Quando respirate, dovete sapere che state respirando. Quando oscillate, dovete sapere che state oscillando. Quando siete stabili, dovete sapere di essere stabili. Questo per vedere tutto ciò che succede, per vedere tutto ciò che esiste, per vedere che state vedendo, per vedere che state vedendo ciò che vedete. Talvolta pensate cose orribili. Non siatene tormentati. Talvolta vedete il vostro guru, Krishna, Cristo, non importa, non è importante.

Se c’è un dolore nell’addome, dovete sapere che c’è un dolore nell’addome, non piangete, non gridate. Se vi state addormentando, dovete sapere che vi state addormentando, che state andando, che siete andati. L’attitudine deve essere: “Io sono l’osservatore, non l’attore, non colui che pensa. Io non sono il karma, io non sono il pensiero, io non sono l’emozione, io non sono il sentimento. Io sono soltanto il testimone di tutto ciò che sta accadendo nel mio corpo, nella mia mente”. Se vi accade di vedere un grande fantasma con denti e corna, una grossa pancia e un viso orrendo che viene verso di voi, dite semplicemente. “Ok, lo sto vedendo”.

Un discepolo stava praticando antar mouna. Iniziò a vedere un fiume che aumentava di livello sempre più vicino a lui e che stava per essere trascinato via. Iniziò a pensare: “Oh, sono solo testimone di tutto ciò che sta accadendo”. La volta successiva vide una bella fanciulla che andava verso di lui in atteggiamento amoroso. Egli pensò che era l’osservatore e che non era partecipe. Un giorno, mentre praticava antar mouna andò molto in profondità ed ebbe una visione in cui riceveva un telegramma che gli comunicava la morte di sua madre e, di colpo, il suo antar mouna si interruppe.

Si può praticare antar mouna, rimanere testimone a tutti gli stadi, ma vi sono certe tendenze nell’essere umano che sono le sue debolezze e che lo disturberanno sempre. A questo dovete fare attenzione.

La tradizione stabilisce che i bambini siano iniziati alle pratiche importanti di yoga all’età di otto anni, ma ora alcuni insegnanti di scuola materna desiderano applicarle a bambini più piccoli, iniziando appena il bambino incomincia la scuola. Lo yoga si può applicare loro? E in questo caso, come?

I bambini prima di otto anni hanno un diverso sistema e perciò l’insegnamento dello yoga dovrebbe essere dato loro in maniera tale che possano assorbirlo piuttosto che impararlo. Dall’età di due anni si dovrebbero dare dimostrazioni con lo scopo di farle assimilare. I modelli dovrebbero essere forniti loro allo stesso modo in cui date loro i giocattoli con cui giocare. La maggior parte delle posizioni yoga hanno nomi di animali e uccelli. La sequenza delle asana dovrebbe essere preparata nella forma di modelli che assomiglino a un animale, a un essere umano e anche alla posizione stessa.

I bambini piccoli hanno un cervello fotografico, qualsiasi cosa vedono è registrata in modo fotografico. Perciò qualunque conoscenza di yoga vogliate fornire ai bambini dovrebbe essere audiovisiva. Molte volte i bambini di due o tre anni vedono i loro genitori; non possono analizzarli intellettualmente né rispondere emozionalmente; semplicemente li vedono e li registrano. Successivamente, quando crescono, verso i diciotto anni, c’è un processo di sviluppo di quelle impressioni. Dopo lo sviluppo di quelle impressioni, sviluppano una personalità basata sulle impressioni fornite dai genitori. Un bambino di un anno, o anche di sei mesi, non comprende cosa fanno i suoi genitori, ma registra le impressioni. Questo è certo e nessuno dovrebbe dubitare di questo fatto. Non potete nascondere niente ai vostri bambini in nessun momento, neanche durante la gravidanza.

La coscienza funziona a vari livelli. La vostra coscienza sta funzionando a livello intellettuale. Se uccido qualcuno, voi lo capite e poi giudicate che questo non è giusto. Molte volte la vostra coscienza funziona a livello spirituale, a livello emozionale e anche a livello schizofrenico. A due, tre, quattro anni, o perfino prima di due, la vostra coscienza funziona a ciò che chiamerei livello fotografico. Questo è detto samskara.

Se volete che i vostri bambini assimilino lo yoga e poi sviluppino le impressioni più avanti negli anni, dopo i diciotto, diciannove o venti anni, e influenzare così la loro mente, il loro carattere, la personalità e il destino, allora dovete praticare voi stessi. Oltre che con figure e supporti visivi, ai bambini si può insegnare anche raccontando storie. In tenera età i bambini possono non essere capaci di rispondere o reagire, ma sicuramente respirano tutta la storia e da ciò traggono il meglio o l’essenza. Perciò, a livello di scuola materna, attraverso figure, dimostrazioni e racconti di storie potete sicuramente far imparare lo yoga ai bambini.

Quando raccontate una storia a un bambino ci sono certi aspetti importanti della storia e una struttura generale che i bambini registrano ma più tardi, verso i vent’anni, possono liberarsi della struttura e conservare l’essenza. Questa è la funzione peculiare dell’intelligenza umana.

Conferenze Satyananda 1984 Satyananda Ashram Italia 02

Per favore, puoi parlare del controllo delle emozioni da parte di un praticante yoga?

Se con la parola yoga intendi raja yoga, allora penso sia meglio dire che le emozioni non dovrebbero essere controllate. Yoga significa karma yoga, bhakti yoga, raja yoga e gyana yoga. Ogni yoga ha qualcosa per rendere completa la vostra vita.

Bhakti yoga canalizza le emozioni. Dovrebbe essere praticato prima del raja yoga o insieme al raja yoga. Karma yoga aiuta a equilibrare le impurità della mente, le distrazioni della mente. Se praticate gli yoga sistematicamente, allora non vi imbatterete mai nei problemi creati dalla mente e dalle emozioni durante le pratiche di meditazione.

Il motivo per cui nella meditazione affrontiamo la mente è perché non l’abbiamo trattata tramite bhakti yoga e karma yoga. In yoga la meditazione è considerata il punto più elevato, tuttavia penso che nei paesi moderni la meditazione sia enfatizzata troppo e in modo errato. La meditazione è uno stadio molto elevato e perciò ha bisogno di molta preparazione. Se non praticate le altre forme di yoga allora dovrete affrontare molte difficoltà nella meditazione.

Il karma yoga è la filosofia del vostro rapporto con la vita. Qual è il vostro rapporto con tutto ciò che vi circonda e quale dovrebbe essere il vostro atteggiamento nei confronti del vostro lavoro, della vostra famiglia, dei figli, dei problemi, dei nemici e di tutto il resto? Come dovreste reagire al successo o al fallimento, all’amore o all’odio, alla vittoria o alla sconfitta? Questo è molto importante. Il karma yoga è la filosofia che stabilisce il vostro rapporto con tutto il resto nel mondo in modo tale che niente disturbi la vostra mente in nessun momento, non importa cosa vi sia successo.

Allo stesso modo, il bhakti yoga è così importante che senza di esso non è possibile equilibrare adeguatamente le emozioni. Dunque, dobbiamo scoprire chi amare e chi può accettare tutto il nostro amore senza reagire in modo negativo. La maggior parte dei problemi di cui attualmente soffre la gente sono i problemi causati dall’amore o dall’assenza di amore. Perciò così come allenate la mente, è necessario sapere come gestire le emozioni. Una mente non addestrata, emozioni non addestrate e conducenti non addestrati causano incidenti. Dunque, nel bhakti yoga le emozioni sono canalizzate verso una divinità nella forma di Dio, di deva o di guru. Se amo qualcuno, lui non dovrebbe approfittarsi di me. Se non mi approfitta di me, lo amerò sempre di più. Dio non si approfitta dei suoi devoti. Allo stesso modo, anche il guru non si dovrebbe approfittare dei suoi devoti.

Quando avete praticato karma yoga e bhakti yoga e quindi praticate raja yoga, la mente automaticamente diventa quieta. È perché non si praticano bhakti yoga e karma yoga che durante la meditazione ci sono problemi emozionali e mentali. Dovete dire: “Bene, lasciamoli venire”. Non bloccateli, perché bloccarli sarebbe il disastro più grande.

Puoi spiegarci il significato del Shanti Path e la storia di come ha iniziato a essere praticato a Munger. Qual è il significato di Guru sharanam gachchami e Yogam sharanam gachchami?

Shanti path significa letteralmente “canto di pace”. Ce ne sono dieci e sono compilati e tratti dai vari Veda. Con lo Shanti Path che recitiamo stiamo risvegliando la nostra forza di volontà dinamica. Al termine della meditazione è necessario che il processo di estroversione sia graduale.

Le strofe Guru sharanam, Satyam sharanam e Yogam sharanam non sono una mia composizione ma una creazione dei discepoli. Guru sharanam gachchami significa “Trovo rifugio nel guru”, Satyam sharanam gachchami ha due significati “Trovo rifugio nella verità” o “Trovo rifugio in Satyananda” e Yogam sharanam gachchami significa “Trovo rifugio nello yoga”.

Circa duemilacinquecento anni fa in India nacque Buddha. Migliaia di persone, intellettuali e laici lo seguirono. C’erano migliaia di sannyasin del suo ordine e la loro preghiera era Buddham sharanam gachchami, Sangham sharanam gachchami, Dhammam sharanam gachchami: “Trovo rifugio in Buddha, trovo rifugio nel sangha, trovo rifugio in dhamma”. Queste preghiere venivano recitate tre volte e dopo ripetevano i loro giuramenti o impegni: “Mi astengo da vino, carne e donne”. Per chi aveva famiglia c’erano cinque giuramenti e impegni mentre gli eremiti ne avevano dieci. Naturalmente, oggi tutti i Buddisti non mantengono i giuramenti.

I discepoli possono essere di Buddha, di Cristo, di Shivananda o di Satyananda. Sono tutte persone strane. Per primi promuovono l’immagine del loro guru, ma quando la sua immagine diventa molto celebre, allora si prendono il merito del suo successo dicendo: “Io sono discepolo di Buddha”.