Conferenze di Swami Satyananda Saraswati in Italia

Satsang con Paramahamsaji

Rimini, Settembre 1982

Conferenze Satsang 1982 Satyananda Ashram Italia

Satsang con Paramahamsaji

Rimini, Settembre 1982

Per piacere, parlaci delle origini dello yoga, come fu insegnato dal Signore Shiva e come ha raggiunto noi esseri umani.

Lo yoga è una pratica molto antica. Possiamo trovare riferimenti allo yoga nei libri più antichi. Anche nelle civiltà che hanno preceduto quella di Atlantide vi sono riferimenti allo yoga. Noi consideriamo sempre Shiva come il primo maestro dello yoga. È molto difficile dire se Shiva era una persona reale oppure una forza, ma sicuramente le leggende sono piene di storie di Shiva. Shiva insegnò lo yoga a Parvati che era sua moglie. Parvati era sia discepola che moglie e Shiva la istruì sia nello yoga che nel tantra. Questo è il leggendario scenario dell’origine dello yoga. Tuttavia, abbiamo svolto alcuni studi riguardo l’origine storica.

Dall’America del Sud all’estremo oriente, la scienza dello yoga era conosciuta molte migliaia di anni fa. Lo yoga arrivò a noi attraverso la tradizione dei guru. Di volta in volta abbiamo cercato di farlo rivivere in ogni parte del mondo. Anche in Europa, prima dell’avvento del cristianesimo, la civiltà celtica praticava più o meno lo yoga. Anche nel primo cristianesimo si incoraggiava, ispirava, predicava e praticava lo yoga. Fu solo più tardi, come succede in ogni religione, che divenne una religione cerimoniale.

Negli ultimi duecento anni la rivoluzione industriale ha posto tutto in un rapporto inverso. Ma negli ultimi trenta o quaranta anni le cose hanno iniziato a schiarirsi. In tutto il mondo c’è un risveglio della filosofia yogica. Persino in un paese come la Russia, dove tutto è controllato, potete scoprire che le persone sono molto consapevoli dello yoga. In ogni paese, non importa quale sia la religione, lo yoga si sta sviluppando molto velocemente. La struttura portante dello yoga è il rapporto guru-discepolo; Per questo oggigiorno i guru stanno cercando di divulgare lo yoga nei più remoti angoli del mondo.

Ci puoi parlare di Ganga Darshan?

Ganga Darshan è il nome del mio ashram in India, dove vivo. Questo luogo è situato su una piccola collinetta. Circa cinquemiladuecento anni fa questa era la sede di un grande yogi tantrico che era anche un re. Egli governò da quel palazzo per ventitré anni. È in questo posto che io vivo e lo chiamo Ganga Darshan.

Nel 1956 arrivai per la prima volta a Munger e passavo spesso il tempo su questa collinetta. Lì mi accaddero numerose esperienze insolite. Talvolta erano molto spaventose. A volte pensavo che sarei impazzito e lasciai anche la città in preda alla paura. Nel momento in cui lasciai la città stavo bene. Successivamente acquistai questa proprietà perché pensavo che l’ashram dovesse essere costruito in questo posto che aveva un ambiente così potente, in modo che le persone che sarebbero venute avrebbero potuto fare esperienza di pace e luce spirituale. Perché l’ho chiamato Ganga Darshan? Darshan significa visione. Ganga si riferisce al fiume Gange. Dall’ashram avete una visione panoramica del Gange. Ma Ganga vuole anche dire pingala nadi.

Nell’hatha yoga leggiamo delle due nadi ida e pingala. Pingala nadi è chiamata Ganga, che è il simbolo del prana o della vita. Nelle pratiche di pranayama e yoga, lo yogi controlla pingala nadi. Quando il flusso di pingala nadi è sotto controllo, allora entra nell’esperienza interiore. Ganga Darshan è uno dei più importanti luoghi nella storia dello yoga in Oriente e in Occidente. Sarà un’istituzione molto grande in grado di ospitare un migliaio di persone per volta, dove le persone possono vivere per quanto desiderano, lavorare e fare il loro sadhana. Le persone vengono lì sia per il trattamento delle loro malattie che per vivere lì.

Molte persone sono venute anche dall’Italia per vivere lì. Ora Swami Ananda andrà a vivere lì per qualche tempo. Le persone dall’Italia hanno contribuito in modo sostanziale per la realizzazione di Ganga Darshan. Gli italiani non sono un popolo molto ricco, ma hanno un cuore molto ricco. Nella realizzazione di Ganga Darshan molte nazioni hanno offerto il loro aiuto. Molti paesi si sono impegnati per realizzare questo progetto. Stiamo istituendo un centro di ricerca sullo yoga per valutare i suoi effetti sul corpo e sulla mente. Proprio ora molti scienziati e medici si stanno preparando in varie parti del mondo per gestire questo progetto a Ganga Darshan. Stiamo progettando di sottoporre a questo esperimento ogni pratica di yoga cosicché possiate conoscere cosa succede durante le varie pratiche di yoga.

Che relazione ha la Bhagavad Gita con lo yoga di oggi?

Più di cinquemila anni fa, in India, ci fu una grande guerra civile tra due dinastie. Questa battaglia fu combattuta in un posto situato a nord-ovest di Delhi. Parteciparono anche paesi che non fanno più parte dell’India. A quel tempo l’India includeva il moderno Pakistan, Afghanistan, Tibet, Birmania, Malesia, Iran e Turchia. Questa era conosciuto come grande India.

Quando le due armate erano sul punto di combattersi, accadde qualcosa. Il comandante di uno dei due eserciti era Arjuna e il suo carro era guidato da una delle personalità di spicco di quell’epoca, Krishna. Krishna è considerato dagli indù nello stesso modo in cui Cristo è considerato dai cristiani. L’unica differenza è che i cristiani considerano Cristo come il figlio di Dio e gli indù considerano Krishna un’incarnazione. Un’altra differenza è che Cristo visse la vita di un sadhu e Krishna quella di un imperatore. Tuttavia, sin dalla sua prima infanzia, egli era il maestro dei miracoli come Cristo.

Durante la famosa battaglia, Krishna si trovò in una situazione molto difficile. I comandanti a capo dei due schieramenti chiesero il suo appoggio. Non fu possibile per lui proteggere entrambi, perciò disse: “Qui c’è il mio esercito e qui ci sono io. Scegliete uno dei due”. Una parte scelse il suo esercito e Arjuna scelse Krishna stesso. Krishna disse ad Arjuna che pur unendosi a lui, non avrebbe toccato un’arma, e così divenne l’auriga di Arjuna.

Quando la battaglia stava per iniziare, Arjuna divenne nervoso. Vide i propri zii, fratelli, maestri, parenti e amici davanti a sé tra quelli che avrebbe dovuto uccidere. Decise di ritirarsi dal combattimento. Allora arrivò Krishna e istruì Arjuna e questi insegnamenti sono conosciuti come Bhagavad Gita. Gli insegnamenti sono divisi in diciotto capitoli e il titolo di ciascun capitolo si riferisce a un tipo di yoga.

Il titolo del primo capitolo è “Lo Yoga della Depressione Mentale”. Il titolo del secondo capitolo è “Samkhya Yoga”. Il terzo capitolo è “Bhakti Yoga”. Il sesto capitolo è “Raja Yoga”. Il diciottesimo capitolo è “Sannyasa Yoga”. Allo stesso modo, ciascun capitolo ha il titolo di uno yoga diverso. Il tema ricorrente nel corso dei diciotto capitoli è “rinunciare all’ego e vivere nel mondo”. Se siete capaci di rinunciare al vostro ego, potete vivere nel mondo come il loto nell’acqua. In effetti, gli insegnamenti nella Bhagavad Gita sono considerati essere le basi del karma yoga.

Karma yoga significa dare un significato e uno scopo elevato a ogni azione che fate. Perché vi sposate? Perché volete avere dei figli. Perché lavorate? Volete guadagnare soldi. Questi sono gli obiettivi che ciascuno ha riguardo la propria vita e la propria professione. Questo è detto karma, ma il karma yoga è diverso. Quando realizzate o decidete un obiettivo sublime per la vostra vita, quello è karma yoga. Dovete comprendere lo scopo della vostra esistenza, allora qualsiasi cosa voi facciate diventa karma yoga. Nella Bhagavad Gita la vita nel suo insieme è accettata all’interno del progetto di progresso spirituale. Questo significa che qualunque cosa facciate è parte del vostro progresso spirituale e niente nella vostra vita è extra-spirituale. Questo è ciò che dovete comprendere.

Come si può vivere una vita coniugale sessualmente attiva e praticare tantra?

Nelle pratiche tantriche si può vivere sia una vita di celibato sia una vita coniugale. L’atto sessuale rilascia una certa quantità di energia ad alta frequenza e questa energia viene normalmente sprecata. Nel tantra ci sono determinate pratiche attraverso cui questa energia viene canalizzata verso i centri superiori del cervello e della coscienza.

In così poco tempo non mi è possibile trattare questo argomento ma posso farvi un esempio. Se vi pungo con uno spillo, dove sentite il dolore? Sentirete il dolore dove vi ho punto. Ma dove si verifica realmente il dolore? Qual è la sede dell’esperienza? Quella zona dove vi ho punto non è la sede dell’esperienza. La sede dell’esperienza è il cervello. Ma perché non riuscite a sperimentarlo lì? Perché ne fate esperienza nel corpo? Perché la vostra mente è grossolana. Quindi non fate esperienza del dolore nel centro. Tuttavia, il dolore può essere sperimentato direttamente nei centri superiori.

Anche l’esperienza sessuale è un tipo di esperienza. Dove la sperimentate? A un livello grossolano. Per questo motivo vi lascia esausti e colpevoli. Per questo motivo vi lascia aridi e vuoti. Ed è per questo motivo che non contribuisce alla vostra consapevolezza spirituale. Se potete far esperienza dell’esperienza sessuale nel centro superiore allora, immediatamente, si trasformerà in un’esperienza illuminante. Ma voi non potete.

Gli esseri umani ne fanno esperienza a un livello più grossolano. Gli animali ne fanno esperienza, ma non sanno dove. Le creature inferiori, probabilmente, non sanno neanche cosa stanno facendo. Gli yogi, tuttavia, devono sperimentarlo nei centri superiori e per questo dovrete praticare lo yoga di base e poi le altre forme di yoga.

L’atto sessuale ha tre obiettivi, secondo il livello evolutivo individuale. Un tipo di persone lo pratica per procreare e basta. Il secondo, persone leggermente più elevate, lo pratica per il piacere. Un tipo ancora più elevato di persone lo pratica per il samadhi e un genere ancora più elevato di persone non lo pratica affatto perché non è necessario avere un partner per avere quell’esperienza. Entrambi sono dentro di voi, il positivo e il negativo, ida e pingala, il simpatico e il parasimpatico. Voi li unite entrambi in agya chakra. Questo, in sanscrito, è detto maithuna. Maithuna non significa rapporto sessuale; significa unione di due. Possono incontrarsi due uomini, due donne, anche due fili elettrici e anche due idee. Questo è chiamato maithuna che, sfortunatamente, è stato equiparato al rapporto sessuale.

Quindi, a un primo livello è la progenie, a un livello più elevato è il piacere, a un livello ancora più elevato è il samadhi, e quando si arriva al punto supremo, si ha l’unione tra ida e pingala in agya chakra. Due flussi di energia si uniscono l’uno con l’altro e sgorga la beatitudine. Quella beatitudine è un centinaio di volte superiore alla beatitudine ottenuta dall’unione sessuale. È per questo motivo che molti yogi sono capaci di vivere da soli.

Per praticare il tantra dovete studiare molto. Io non contesto il vostro uso, ma penso che attualmente, l’Oriente e l’Occidente moderni siano interessati al tantra per perfezionale i loro comportamenti sessuali anarchici. Non va bene. Noi siamo persone con la mente rivolta allo yoga e comprendiamo il ruolo dell’atto sessuale nella vita umana, ma non potete dire che potete ottenere il samadhi attraverso il sesso. Dovete capirlo molto meglio e andare molto più in profondità.

Conferenze Satyananda 1982 Satyananda Ashram Italia 08

È necessario avere un mantra personale nella meditazione?

Per avere successo nella meditazione dovete avere un nucleo o una base. Un mantra è utile e potente. Potete usare, anche o esclusivamente, una forma o un mandala. Ma il mantra ha alcuni altri aspetti importanti.

Il mantra è un suono, e quando questo suono esplode dentro la mente l’intera coscienza viene pervasa dal suono. Dovete ricordare che il suono è una forma di energia. Ci sono molte altre forme di energia: l’energia elettrica è una forma, l’energia nucleare è un’altra. Allo stesso modo, anche il suono è energia potenziale e il suono può raggiungere qualsiasi frequenza. Quando il suono ha una bassa frequenza allora potete sentirlo. Voi mi sentite perché il suono che produco ha una bassa frequenza.

Nel mantra yoga, ci sono varie tecniche per aumentare la frequenza del suono. Anche nella scienza della fisica sappiamo che il suono può produrre fori in un metallo solido. Inoltre, sappiamo che il suono può andare e tornare molte volte in un secondo. Questa è la scienza del radar. Tuttavia, tutto dipende dalla frequenza del suono. Un pipistrello è in grado di produrre suoni ad alta frequenza sbattendo le ali. Anche il suono della mia voce deve poter viaggiare avanti e indietro molte migliaia di volte in un secondo. Questi sono gli aspetti sottili del suono.

Nello yoga il suono è chiamato nada. Nada è il suono che è percepibile a diversi stadi. Questo suono che io sto emettendo è percepibile all’interno di uno raggio limitato. Potete sentirlo perché le vostre orecchie sono organizzate e sintonizzate su questa frequenza. Ma se in questa stanza ci fosse una zanzara o una mosca, questa non sarebbe in grado di sentire il mio suono perché le sue orecchie sono sintonizzate su una diversa frequenza.

Il suono ha micro onde e macro onde. Quindi, in japa yoga avete quattro stadi per aumentare la frequenza del suono nella mente. Supponiamo che il vostro mantra sia Om. Ora, non diciamo che esso è un mantra, diciamo che è nada, suono. Mantra e nada sono la stessa sostanza. Quando il suono è utilizzato per migliorare la qualità della mente diventa un mantra. Om è un nada, un suono. Quando praticate Om per migliorare la meditazione e la mente, allora diventa un mantra.

Nada è una parola sanscrita che significa fluire costantemente e anche ciò che risuona. Qualcosa che fluisce e risuona è nada. Questo è il significato letterale. Il significato letterale di mantra è “riflettendo su questo la mente diventa libera dalla materia”. Quindi non dovremmo tradurre mantra come un nome divino o sacro e neanche come il nome di Dio. Il mantra è un suono laico e non un suono religioso.

Nel tantra la scienza del mantra è stata descritta in modo molto dettagliato. Si afferma che il mantra è una combinazione di suono, colore e frequenza. Ogni mantra ha un effetto sulla mente. Quando praticate il mantra a voce alta generate una bassa frequenza. Quando smettete di ripeterlo ad alta voce e cominciate a sussurrarlo, state aumentando la frequenza. E poi, quando fermate anche il suono sussurrato e praticate il mantra nella vostra mente, non producendo alcun suono, ma sentendo le vibrazioni del mantra dentro di voi, state aumentando ulteriormente la frequenza del suono. Non siete in grado di udire il suono ma potete sentirlo. Poi praticando il mantra nei chakra e nelle diverse parti del corpo, questo ne eleverà ulteriormente la frequenza.

Ora, ricordate che il mantra è nada. Nada è un punto, conosciuto come bindu. Bindu significa punto ed è la misura più piccola di un oggetto. È come un seme. Prendete un piccolo seme e mettetelo nella terra. Dopo qualche tempo troverete un albero di mango, un albero di avocado, un mandorlo, o un pesco nato da quel piccolo seme. In tutti i semi, siano essi materiali o immateriali, ci sono degli archetipi. Questi archetipi si sviluppano nella forma di un albero. Allo stesso modo il nada, quando ci si medita sopra o viene praticato, assume proporzioni enormi. Quindi, anziché meditare direttamente, è sempre consigliabile perfezionare e far esplodere il nada con la pratica del mantra.

Si deve pensare durante il rilassamento?

Puoi fare ciò che preferisci. Durante il rilassamento dovresti lasciare che il corpo e la mente si comportino spontaneamente. Non è solo perché sei sdraiato che ti rilassi. Durante il rilassamento il corpo può assumere qualsiasi posizione, purché sia spontanea. I pensieri possono andare e venire.

Qual è il ruolo dell’umanità e dove sta andando?

Dovresti fare questa domanda a un profeta. Io non sono un profeta. Dovresti fare questa domanda a un pessimista. Io non sono pessimista. Io ho buone speranze per l’umanità. Io non credo a un disastro imminente. Non penso che la maggioranza dell’umanità sarà eliminata. Ritengo che l’uomo crescerà sempre migliore.

La storia passata dell’uomo non è stata una buona storia. È vero che ci sono state persone buone ma, più o meno, l’umanità ha sempre sofferto. Ora siamo liberi. Siamo liberi di condurre una vita spirituale. Mai, nella storia dell’umanità, c’è stato un rinascimento come al giorno d’oggi. Ora, non solo gli anziani o gli adulti, ma anche i bambini e ragazzi stanno seguendo il sentiero spirituale. Se dedichiamo noi stessi alle scoperte spirituali a questa età, avremo una società migliore in breve tempo.

Prima non avevamo comodità tecnologiche. Ora possiamo cucinare molto velocemente. Possiamo raggiungere qualsiasi luogo in poche ore e possiamo avere molto più tempo per praticare yoga. In passato l’uomo doveva faticare molto. A piedi si percorrevano quattro miglia in un’ora mentre adesso con un aereo se ne percorrono seicento. Quindi, con tutte queste comodità tecnologiche a nostra disposizione, dovremmo utilizzare il tempo libero. Non dovremmo sprecare tempo, mente e denaro in modi che non ci aiutano spiritualmente.

Vedo il sole sorgere, vedo le striature d’argento sull’orizzonte. Di certo, mi reputo una persona ottimista. Sono consapevole delle molte profezie sul giorno del giudizio. Ho letto quei libri e non sono d’accordo. E non succederà.

Per essere sempre consapevoli della sfera immortale, che attitudine devo avere verso me stesso e cosa devo fare per mettere questo in pratica?

Pratica ogni cosa passo dopo passo e non tutto in una volta. Prima viene il guru, poi il mantra, poi il sadhana insegnato dal guru, quindi il giusto atteggiamento verso il tuo stile di vita. Poi le cose si svilupperanno da sole.

Il rebirthing è una cosa dannosa o buona?

Durante il processo del rebirthing la coscienza regredisce. Quando questo accade, potete avere molti barlumi della vostra infanzia. Potete avere l’esperienza di luce di quando eravate un embrione. Ma, in definitiva, ciò non crea un cambiamento significativo nella mente e nella vita. È molto positivo essere in grado di ricordare la propria vita passata, intendo passata in questa vita. Questo vi aiuta nell’introspezione, ma non penso dobbiate ricorrere a metodi come il rebirthing perché nel momento in cui ottenete un elevato stato meditativo allora gli avvenimenti della vostra vita passata vi diventeranno chiari automaticamente.

Io non sono contrario al procedimento del rebirthing, ma non lo considero necessario. Anche se non vi sottoponete al processo del rebirthing, in un elevato stato di dhyana, meditazione, le stesse cose arriveranno automaticamente.

In breve, cosa pensi di queste parole della Genesi: “Poi Dio fece l’uomo con la polvere della terra e soffiò il respiro in entrambe le narici e questo fu il respiro della vita e l’uomo divenne un essere vivente”.

Questa è un’espressione simbolica del processo di materializzazione della materia e della vita insieme. La citazione a cui fai riferimento non è tratta da un libro di biologia, botanica o fisica, ma da un testo religioso. Se fosse stato un libro di scienze naturali, allora ci sarebbe stato scritto qualcos’altro per elaborare questa affermazione. La polvere in questo caso non significa solo la polvere fisica; simboleggia la materia e “soffiare la vita” significa l’emergere della forza vitale nella materia.

La materia ha molti stadi di esistenza, manifestazione e annichilimento. A un livello la materia è inerte; nel processo di evoluzione essa manifesta vita; successivamente manifesta coscienza. Poi manifesta energia, e la manifestazione finale della materia sono conoscenza ed esperienza. Questa è la verità riguardo sia la fisica che la metafisica. I grandi personaggi insegnarono la verità in modo molto semplice e sintetico. Per questo motivo questa affermazione è breve e simbolica.

Swamiji, è vero che il tuo spirito giunge a ciascuno di noi?

Ci sono due modi di insegnare. Uno è detto istruzione e l’altro trasmissione. Nell’istruzione si deve insegnare al discepolo attraverso la parola. Nella trasmissione non è neanche necessario che il guru e il discepolo si vedano l’uno con l’altro. Uno dei miei metodi è infondere la conoscenza con la trasmissione.

Coloro che si mantengono in sintonia con me possono avere sempre il beneficio della trasmissione. Non è immaginazione. Io posso sempre entrare nell’anima delle persone. E tutti possono sentirmi, non solo al mattino ma in qualsiasi momento della giornata. Io tengo molti corsi e insegno alle persone perché lo vogliono e lo faccio da più di tre decenni. Ma gradualmente, sto insegnando sempre meno e per me non è nemmeno necessario insegnare. Quando l’anima fiorisce, tutti la possono sentire.

Ciò che si richiede è una coscienza serena, come quella dei bambini. Gli intellettuali hanno un sistema di isolamento di notevole spessore. È bene essere intellettuali e analitici, ma per quanto riguarda il vostro maestro spirituale, non dovrete essere intellettuali perché ci sono molti eventi nella vita spirituale che non sono conformi con le vostre risposte intellettuali.

Chi ha i sentimenti di un bambino non ha la testa di un intellettuale. È bene vedere cosa, dove, come e perché per quanto riguarda le cose materiali. Ma quando volete far esperienza di qualcosa che è oltre la mente e i sensi, questo interrogarsi non darà risultati; piuttosto li distruggerà. L’esperienza che state cercando non è lontana da voi. È più vicina del vostro stesso respiro. È più vicina del vostro stesso pensiero. È più vicina del vostro stesso sé. C’è un velo molto sottile tra voi e quell’esperienza. Per raggiungere quell’esperienza non dovete percorrere migliaia di miglia. Per raggiungere quell’esperienza non dovete aspettare cinquant’anni.

Per avere l’esperienza interiore bisogna eliminare il velo sottile. Tutti hanno quell’esperienza dentro di sé, un uomo, una donna, un saggio, un idiota. Nessuno è privo di quel potenziale. Perciò, coloro che sono innocenti e infantili per quanto riguarda l’esperienza, avranno l’esperienza.

Tutti i sadhana che state facendo sono per stracciare quel velo. Perché vi diciamo di arrendere il vostro ego a Dio e al guru? Perché vi chiediamo di lavorare senza egoismo? Perché vi diciamo di rendere i vostri pensieri e la vostra mente liberi? Solo per creare una situazione in cui quel sottile velo potrà essere strappato.

C’è un’altra cosa importante. Noi non siamo cinquanta, trenta o venti, noi siamo uno. Sembriamo differenti perché abbiamo corpi diversi. Un’unica corrente elettrica scorre attraverso ciascuna lampada in questo luogo. Solo le lampadine sono diverse, le attrezzature sono diverse, il microfono è diverso, ma non l’energia elettrica. È solo una e non due. Quindi, c’è un’energia, Spirito o Sé, che è in ognuno di noi. Quello che è in me è in voi e in tutti, qui e ovunque. Non solo uomini o donne o esseri umani, ma tutte le creature, tutti gli animali, tutti gli oggetti del mondo sono integrati e connessi attraverso questo unico Sé. Gli interruttori e le lampadine sono differenti. Colui che conosce questa verità sa la verità. Non c’è alcuna differenza tra voi e me. Può darsi che abbiate fatto esperienza di me al mattino, ma io sono stato sempre in voi. L’unica ragione per cui qualcuno non ha avuto l’esperienza e voi si è perché egli non era in sintonia con il proprio sé. Quando siete in sintonia col vostro sé, siete in sintonia col vostro guru, Dio e l’intero universo. Il metodo di insegnamento attraverso la trasmissione è il più elevato sistema di apprendimento.

Conferenze Satyananda 1984 Satyananda Ashram Italia 09

Come vive lo spirito tra un’incarnazione e l’altra?

Nel momento della morte l’ego si ritira ed entra nello stato di incoscienza allo stesso modo in cui il frutto diventa seme. Poi, nel momento giusto, secondo la natura del karma, l’anima entra nel grembo della madre. Alcune nascono immediatamente, alcune dopo qualche tempo mentre altre impiegano molto tempo per reincarnarsi.

Pensi che sia bene conoscere le nostre vite precedenti o è pericoloso?

La natura ha chiuso quel capitolo e da ciò potete capire se è bene o male. Quando avrete trasceso i sentimenti di dolore e sofferenza, allora potrete conoscere le vostre vite precedenti. Altrimenti questa conoscenza vi porterà solo altro dolore.

Persino gli eventi degli ultimi trenta o quarant’anni sono molto dolorosi. Se vi ricordate i fallimenti della vita negli ultimi anni, quanta angoscia patirete. Se doveste conoscere le vostre vite precedenti, forse potreste finire al manicomio.

Le persone mi pongono questa domanda molte volte. Io non conosco la vita precedente di nessuno, ma so il modo per conoscerla. Se vi parlassi della vostra vita precedente sono sicuro che finireste in manicomio perché violerei le leggi della natura. Per questo motivo, soffrirei io e anche voi.

Il signore Buddha praticava un grande sadhana. Egli era figlio di un re. All’età di trentasei anni volle conoscere la verità. Rinunciò alla sua bella moglie Yashodhara e al figlio Rahul. A quel tempo era conosciuto come Siddharta Gautama. Buttò via le vesti reali e indossò la veste ocra. Visse qualche tempo con un guru e studiò il Samkhya. Poi cominciò a praticare austerità, ma non ottenne niente. Un giorno decise che o si sarebbe realizzato o avrebbe lasciato il corpo. Egli era molto fermo su questa decisione, smise di mangiare e meditò mattina, sera, notte, ogni momento. Divenne molto debole e si ridusse a uno scheletro.

Un giorno andò allo stagno per fare il bagno e non riuscì a uscire dall’acqua. Nel frattempo, la figlia del capo locale stava portando del porridge per la divinità della foresta. Quando lo vide pensò che fosse lui la divinità della foresta perché non aveva l’aspetto di un uomo vivo. Egli prese il porridge e acquistò un po’ di energia. Si sedette e ottenne l’illuminazione.

Quando ottenne l’illuminazione divenne consapevole che in molte vite passate egli era un illuminato. Egli ricordò anche che in molte vite era nato come animale, anche se illuminato. Egli realizzò di essere stato Bodhisattwa per ventiquattro vite. Come Bodhisattwa egli preferì vivere nell’incarnazione di vari animali. Se questa fosse la vostra precedente incarnazione è bene saperlo. Tuttavia, se nella vostra precedente incarnazione foste stati un delinquente, un ladro, un bandito o una prostituta, è meglio non saperlo.

Qual è il significato di Swami, Saraswati e Paramahamsa?

Swami significa maestro di se stesso. Saraswati significa intuizione. Paramahamsa significa colui che può discernere tra reale e irreale.

Swamiji, come può un discepolo aiutare a servire il proprio guru? E come fa un guru ad aiutare il suo discepolo? Cosa accade esattamente tra di loro?

Guru significa il sé spirituale, il vostro sé spirituale. Un guru può essere il vostro insegnante, ma non è necessario sia il vostro insegnante. Molte volte imparate yoga, filosofia e molte altre cose da una persona ma quello è il vostro insegnante, non il vostro guru. Il vero guru è dentro il vostro sé. La luce interiore dentro di voi è il vostro guru. Tuttavia, non riuscite a vederlo. Perciò avete bisogno di una replica esatta di quel guru in una persona esterna. Questo è il motivo per cui guru significa il vostro sé.

Il rapporto tra un guru e un discepolo deve essere totalmente intimo. Pensate al rapporto con la vostra vita o il vostro respiro, è così intimo. Potete vivere senza respirare? No, morireste. La stessa intimità è tra guru e discepolo. Potreste praticare sadhana per molti anni, ma avrete l’esperienza spirituale solo se avete un guru.

Talvolta noi intellettuali sentiamo di dover imparare alcune pratiche da una persona esperta, e questo è tutto. Non vogliamo avere niente a che fare con quella persona perché abbiamo molta paura di perdere il nostro ego in lui. Allora succede che praticate il vostro sadhana per lunghi periodi, ma la luce non discende. Il dovere di un discepolo è arrendere totalmente l’ego davanti al proprio guru.

In India c’è un rituale. Quando andate dal vostro guru, portate con voi una ghirlanda di fiori, un pezzo di stoffa, della frutta, una noce di cocco e del denaro. Essi simboleggiano diversi aspetti del vostro ego. La noce di cocco rappresenta il guscio duro della vostra testa; la frutta rappresenta il desiderio per i frutti delle azioni che eseguite; la stoffa rappresenta l’idea del corpo; i fiori rappresentano i vostri sentimenti amorevoli e devoti e il denaro rappresenta i vostri cosiddetti attaccamenti. Queste sono le varie forme di ego che operano in un discepolo. Se siete capaci di offrire il vostro ego ai piedi del vostro guru, allora siete suo discepolo. Se non riuscite, allora siete solo un allievo o uno studente.

Ci fu un grande yogi chiamato Milarepa. Egli si recò dal suo guru per avere l’iniziazione, ma il suo guru non lo accolse cordialmente. Tuttavia, egli rimase sul gradino davanti alla porta del suo guru. Ogni volta che il suo guru lo vedeva, lo insultava, ma Milarepa era al di sopra di tutto ciò. Un giorno, in assenza del guru, la moglie del guru gli diede da mangiare della carne. Immediatamente, il guru tornò e vedendo questo fatto, si arrabbiò molto con Milarepa, sostenendo che egli aveva avuto un qualche tipo di relazione con sua moglie. Egli ordinò a Milarepa di trasportare delle pietre in cima a una collinetta e lì costruire un rifugio. Il ragazzo lo fece. Quando terminò di costruire il rifugio, il guru gli ordinò di demolirlo e portare giù le pietre. Questo era il modo di agire di un pazzo. I guru sembrano folli, ma di fatto non lo sono. Leggete la storia di Milarepa. Questa vi dice come un discepolo deve comportarsi per diventare un discepolo.

Se si riesce a divenire un discepolo, l’illuminazione avviene qui e ora. Allo stesso modo, anche i guru devono avere un certo comportamento con i loro discepoli. Il guru è simbolo di compassione, grazia e benedizioni. Ma questo non significa che debba essere indulgente con i suoi discepoli, deve essere qualcosa di simile a un falegname o un sarto. Se il falegname non scalpella e sega il legno, questo non diventerà mai un bel mobile. Un sarto taglia il pezzo di tessuto con le sue forbici affilate senza pietà e lo trasforma in un bell’abito.

Un discepolo è un materiale grezzo; deve essere riplasmato e rimodellato. Perciò, l’attitudine di un guru non può essere quella di una madre o di un innamorato, l’attitudine di un guru non può essere quella di un poliziotto. La cosa principale nella mente del guru è l’illuminazione del discepolo. Le vecchie abitudini, i vecchi atteggiamenti, le vecchie nevrosi, devono essere disgregate. Per una persona è naturale attaccarsi alla sua vecchia personalità. Anche dopo essere diventati discepoli è la stessa vecchia storia. Nessun cambiamento nel modo di pensare, nessun cambiamento nel comportamento, allora dove è avvenuto il cambiamento? Dire soltanto che si è diventati discepoli non è sufficiente. Eppure i discepoli vogliono che il guru sia congeniale, amabile, piacevole e vantaggioso.

Bene, questa è una cosa molto importante che tutti devono comprendere. Se mettete la vostra vita nelle mani del guru, allora dovete seguirlo. Se non avete fede in lui, allora non dite che è il vostro guru. Quindi, il dovere di un discepolo è abbandonare il proprio ego al guru e il dovere del guru è rimodellare il discepolo.

Tutti coloro che stanno cercando un’esperienza devono avere un guru. Senza un guru non c’è devozione. Potete essere devoti a Dio, ma non avete mai visto Dio. Qualunque cosa abbiate sentito riguardo Dio è completamente spirituale e intellettuale. Per migliaia di anni abbiamo subito il lavaggio del cervello o siamo stati indottrinati, per questo crediamo in Dio. Ci sono pochissime persone che possono rinunciare a tutto per Dio. Prima dovete avere un guru esterno. Quando avete completato le formalità con il guru esterno, allora il guru interiore vi diventerà chiaro e anche Dio lo diventerà.

Conferenze Satyananda 1982 Satyananda Ashram Italia 06

Swamiji, ci puoi parlare del rapporto col tuo guru, Swami Shivananda? Sei ancora in contatto con lui?

Prima di andare da Swami Shivananda nel 1943, ero già in contatto con molti maestri esperti di tantra. Praticavo già meditazione e altre cose spirituali. Avevo praticato vari sadhana. Avevo imparato l’ipnosi, i moderni sistemi della psicoterapia, pratiche tantriche nei cimiteri e per un po’ di tempo avevo anche avuto una certa istruzione con una yogini tantrica. Poi avevo vissuto con un uomo anziano che era maestro di tantra, ma non ero soddisfatto.

Sapevo molto bene che la vita familiare non era per me. Avevo sempre voluto vivere e vagabondare da solo. Non ho mai voluto nessuno con me per proteggermi, aiutarmi o sostenermi. Non mi piacevano neanche i soldi, le proprietà e gli amici. Perciò, l’unica via che mi rimaneva era prendere sannyasa. Pensai anche che se pur avessi sposato una ragazza col mio stesso temperamento e stato mentale ciò non mi avrebbe aiutato perché, nel momento in cui ci si sposa, si diventa parte della grande società e si è obbligati verso quella società. Quando ero giovane, ritenevo che la società fosse un insieme di idiosincrasie. Ancora oggi ho più o meno la stessa opinione.

Così arrivai a Rishikesh e incontrai Swami Shivananda con l’aiuto di alcune persone che avevo incontrato in precedenza. L’effetto fu spontaneo, non ho avuto bisogno di valutarlo. Non dovetti decidere se stare con lui oppure no. Alla sua presenza la mia mente analitica divenne attonita. Se la vostra mente si spegne, non penserete. Quella fu la mia prima esperienza col mio guru.

In presenza del guru l’intelletto è attonito. Cresce solo il cuore. Non dovete pensare attraverso il potere del ragionamento. Questa è chiamata resa. Resa non significa prostrarsi a terra davanti a un uomo. Resa significa l’abbandono dell’ego e dell’intelletto. Ma non potete farlo da soli. Se c’è qualcosa di difficile nella vita, quella è l’arresa dell’ego.

Io provengo da un ambiente molto benestante. Non avevo mai visto la povertà. Non conoscevo altro che comodità e lusso. In effetti, non sapevo neanche che l’uomo potesse sopravvivere mangiando vegetali. Pensavo che solo quelli che erano poveri mangiavano vegetali. Avevamo molti villaggi, migliaia di pecore, centinaia di cavalli e molti beni. Quando arrivai a Rishikesh, non avevo neanche un materasso su cui dormire. Non avevo niente da mangiare, c’erano zanzare, scorpioni, serpenti e scimmie ovunque e il Gange, in cui mi immergevo, era molto freddo.

Per molti anni soffrii di diarrea, dissenteria, epatite, paratifo, tifo e molte altre malattie. Tuttavia non pensai di lasciare quel posto. Lavoravo sodo. Quello fu il periodo iniziale nell’ashram. Per avere da mangiare dovevo camminare per quattro o cinque chilometri sotto il sole cocente ogni giorno e poi tornare indietro. E questo solo una volta al giorno. Non prendevo il the e non potevo avere il the. Ma non lo notai mai. Non me ne accorsi mai. Quella fu la seconda esperienza.

Quando amate qualcuno, le cose difficili non sono difficoltà. Diventate consapevoli delle difficoltà quando non avete nessuno da amare. Se amate il vostro guru o chiunque altro, anche se il mondo intero vi prende in giro o vi critica, voi non capite. La personalità di Swami Shivananda era così compassionevole e pacifica che non riconobbi mai le malattie e i disturbi di cui soffrivo. Se guardo indietro a quegli anni, io stesso mi sorprendo di come ciò accadde. Stavo sognando o ero sotto ipnosi?

Il mio ashram in India è relativamente molto meglio dell’ashram dove ho vissuto, ma tuttavia ci sono persone che hanno il loro ego e si lamentano. Quando amate qualcuno, come potete essere consapevoli delle esperienze esterne? Quando siete nel caldo abbraccio di un giovane ragazzo o di una giovane ragazza non notate neanche il passare del tempo. Quando siete preda della passione e della violenza non pensate a nient’altro. Ma quando siete in presenza del vostro guru, come potete essere consapevoli di voi stessi? In questo modo rimasi con lui per dodici anni fino a quando mi disse di andare e lavorare all’esterno.

Nella mia vita ho visto molte persone che chiamo maghi. Ho vissuto con persone che sono dei grandi intellettuali, ma è estremamente raro venire in contatto con un uomo che aveva così tanto amore, compassione, comprensione, perdono eterno, non solo nella sua mente ma nel suo stile di vita. Posso solo ricordare tre persone così, non di più. Una era il Mahatma Gandhi, un’altra era Swami Shivananda e la terza era Gesù Cristo. Se aveste vissuto con Swami Shivananda avreste pensato per tutto il tempo a Gesù Cristo.

Quando Gesù Cristo disse: “Dio, perdona loro perché non sanno ciò che fanno”, pensavo che nessun altro uomo potesse parlare in questo modo, ma nella vita di Swami Shivananda e del Mahatma Gandhi questo era messo in pratica. Questa fu un’esperienza davvero molto grande nella mia vita. Quando il Mahatma Gandhi stava per essere assassinato, il dipartimento di polizia voleva proteggerlo con le armi. Nell’aria c’erano già voci di un attentato per ucciderlo. Il governo voleva selezionare le persone che andavano ai suoi incontri, volevano porre poliziotti alla sua destra, alla sua sinistra, davanti e dietro. Gandhiji rifiutò e disse: “Il vero protettore è Dio, non le pistole. L’uomo non deve difendersi perché è la copia del divino. Se uno ha fede in Dio deve avere fede in se stesso. Se non avete fede in voi stessi, significa che non avete fede in Dio. Quindi, per vivere e sopravvivere, avete bisogno dei piaceri del mondo”. Quello era Gandhiji. Swami Shivananda era uguale.

Chiunque gli chiedesse qualcosa, egli faceva la carità. Anche se nell’ashram non c’erano soldi, egli avrebbe preso un prestito per donarlo. Era la persona più generosa che io abbia mai visto. Noi guadagniamo denaro e ammassiamo ricchezza sfruttando gli altri. Nessuno può diventare ricco senza sfruttamento. Ma quando arriva la questione di aiutare gli altri, non vogliamo farlo perché siamo miseri e non abbiamo cuore. Perché non siamo capaci di pensare che Dio ci ha dato la ricchezza solo per donare agli altri?

Per quanto riguarda la vita spirituale di Swami Shivananda, essa era completa. Per tutte le ventiquattro ore rimaneva immerso nel pensiero del suo mantra. Quando stava lasciando il corpo, una signora che sedeva accanto a lui gli chiese di dare il suo ultimo messaggio. Egli prese una penna e scrisse “Dio è reale, tutto il resto è irreale”. Quella fu la filosofia di Swami Shivananda durante tutta la sua vita, nient’altro.

Io lo lasciai nel 1956 e viaggiai per tutto il subcontinente indiano. Il 13 luglio del 1963 ebbi un’esperienza interiore. Quell’esperienza interiore fu molto più reale di questo. In quel momento la direzione nella mia vita divenne completamente chiara. Fu dopo quell’esperienza che nel 1964 iniziai questo movimento yoga.

Non mi piacciono gli ashram, non mi piace avere discepoli e talvolta sono esausto di tutto ciò che mi circonda. Voglio abbandonare gli ashram e andare via in isolamento in una foresta e semplicemente sedermi là. Se ho lasciato i miei genitori e tutte le proprietà, perché crearne un’altra? Se ho lasciato i miei parenti, perché averne degli altri? È in quei momenti che ho sempre una visione. Non so mai se durerà a lungo o pochi secondi. In quei momenti sono trasportato in un’altra dimensione di coscienza e non sono più Swami Satyananda. E sento molto chiaramente “No, continua a muoverti. Non ritirarti”.

Questo è successo diverse volte dopo il 1964. Io non vorrei assolutamente quella visione perché so che quella è la voce di Swami Shivananda. Egli ha molti eccellenti discepoli sparsi per il mondo. Sono in America, Europa e ovunque, e questi possono svolgere una grande mole di lavoro perché lo vogliono, perché hanno quell’ambizione. Vogliono servire. Vogliono aiutare l’umanità. Io non lo voglio. A me piacerebbe solo dormire, mangiare e dormire di nuovo perché ho rinunciato a tutto.

La rinuncia deve essere completa. Dovete rinunciare a tutto ciò a cui siete attaccati. La mia casa è diventata vecchia e io posso rinunciarvi. Il mio abito è diventato vecchio, posso rinunciarvi. Ma posso rinunciare alla persona che amo? All’oggetto che amo? Questo è molto difficile. Noi pratichiamo le rinunce convenienti. Rinunciamo agli oggetti che non ci piacciono. Cercate di rinunciare a ciò che vi piace. Quella è rinuncia. So molto bene che prima o poi uscirò da questo ciclo. 

Qualche tempo fa ho scritto una poesia:

“Con niente sul corpo e con niente nelle mani,

lasciatemi vagare sulle rive del Gange.

Il nome di Shiva sulle mie labbra tutto il tempo

e il pensiero di Devi e Durga nella mia mente ogni istante.

Fate che io non sappia nemmeno di esistere

E quando morirò, non saprò nemmeno che sto morendo”.

Quello è il tipo di vita che Swami Shivananda ha suscitato in me, ma ora devo seguire lui. Una volta mi disse che noi siamo strumenti; siamo il mezzo. Dobbiamo amare tutti senza passione e attaccamento. Dobbiamo servire tutti senza passione e attaccamento. Dobbiamo servire tutti senza aspettative. Dobbiamo amare Dio senza chiederGli niente. Lo scopo della nostra vita spirituale deve essere quello di avere la visione del divino. Dio ci ha dato tutto. Noi non l’abbiamo chiesto. Egli vi ha dato tutto senza che Glielo chiedeste. Allora perché chiedete? Egli sa ciò di cui avete bisogno, Egli sa ciò che meritate, Egli sa quello che non dovete avere. Quindi, dovete solo gettare via i desideri e rimettere tutto alla volontà divina. Sia che vi troviate nel dolore o nella felicità, siete nelle Sue mani.

Se incontrerete mai una persona di questo tipo, per favore venite e fatemela conoscere. Fino a quando non troverete una persona del genere, continuate a fare il vostro sadhana. Sfortunatamente, oggi, il mondo è privo di tali persone. Ho cercato intensamente e con ardore di scoprire se intorno a me ci fosse una persona simile. Trovo buoni oratori, trovo persone molto buone, ma non trovo persone ebbre di Dio. Provate a cercare, rinunciare e arrendervi alle persone ebbre di Dio.

Perché un mala ha 108 grani?

Uno rappresenta l’Essere Supremo; otto rappresenta l’universo manifesto, la Natura o Prakriti. Il mondo oggettivo è il prodotto della Natura. E zero rappresenta il samadhi o lo stato supremo. Così, 108 è il numero dei grani di un mala. Significa che tra l’Essere Supremo e questo mondo oggettivo vi è uno stato superiore chiamato samadhi.