Conferenze di Swami Satyananda Saraswati in Italia

Kriya Yoga

Il Ciocco (LU), Maggio 1984

Conferenze Satsang 1984 Satyananda Ashram Italia

Kriya Yoga

Il Ciocco (LU), Maggio 1984

Hari Om Tat Sat

La filosofia tantrica è codificata in sessantaquattro libri. Alcuni di questi testi sono piuttosto vasti e alcuni sono molto concisi. Parlano principalmente delle forze nascoste nell’uomo; insegnano come sviluppare la forza di volontà, curare le malattie, utilizzare l’ipnosi e il mesmerismo, ma alcuni di loro sono dedicati ad argomenti spirituali. Il numero conosciuto di questi tantra, come ho detto, è sessantaquattro, ma negli ultimi cinquant’anni, degli studiosi indiani e occidentali hanno fatto molte ricerche dalle quali è risultato che ce ne sono ben centotrenta.

Tutti questi testi non si occupano del progresso spirituale dell’uomo, ma parlano delle siddhi, i poteri psichici minori. Di conseguenza, in generale, la filosofia tantrica non è compresa. Tuttavia, un gentiluomo inglese, conosciuto in tutto il mondo con il nome di Sir John Woodroffe, fece alcune ricerche sul tantra poche decine di anni fa e scrisse una serie di libri originali sul tantra. Sono disponibili le traduzioni; è possibile ottenere questi libri nelle maggiori lingue del mondo.

Nel sistema tantrico, si accetta una realtà: quella che è molto difficile controllare la mente. Ci sono sistemi che parlano di controllare la mente attraverso la mente. Per esempio, il raja yoga. Nella scienza del raja yoga, si pratica pratyahara, dharana, dhyana, samadhi, tutto attraverso la mente. Ma nel tantra vengono riconosciuti due metodi. Viene detto che quando la mente è agitata, anche il prana diventa agitato. Perciò, per controllare la mente e il prana, può essere usata la stessa verità. Coloro che hanno una grande forza di volontà possono controllare il prana attraverso il controllo della mente, ma coloro che non hanno forza di volontà e la loro mente è molto debole e distratta, dovrebbero prima controllare il prana, in modo tale che la mente venga messa sotto controllo.

Alcune persone trovano che controllare la mente sia molto difficile. Possono praticare qualsiasi tecnica del raja yoga, ma scoprirebbero di non essere in grado di controllare la loro mente. Quando si sforzano nel controllo della mente, gli viene il mal di testa e hanno una sensazione di pesantezza, depressione e letargia. Le persone, molte volte, provano a concentrarsi molto intensamente e, quando ne vengono fuori, percepiscono molta rabbia. Pertanto, dobbiamo scoprire come gestire la mente e come gestire il prana.

Dovete ricordare una cosa. Il controllo della mente e il controllo del prana vanno di pari passo, non separati. Dovete scoprire quale dei due riuscite a controllare in modo più semplice. Quando sia la mente che il prana sono sotto controllo, allora, il risveglio della kundalini inizia e si manifesterà il samadhi.

Il tantra accetta la realtà che molti di noi sono deboli. Le religioni non comprendono questa realtà, credono che tutti siano forti e possano praticare i precetti religiosi. Pertanto, i problemi della mente sono i vostri reali problemi. Potete controllare la mente se la reprimete, ma quello disturba la personalità. Se, invece, non controllate la mente e la lasciate correre selvaggia, allora non riuscite a raggiungere la meditazione. La domanda è, cosa fare?

Quando praticate il mantra, spesso provate a reprimere la mente. Un pensiero arriva nella mente e non lo volete, allora provate ad allontanarlo. Questo crea una grande spaccatura nella vostra mente, attraverso questo processo si crea un’ostilità nella mente. Voi volete controllare la mente, ma il punto è: chi è che vuole controllare la mente? La mente sta odiando la mente, la mente sta detestando la mente; per questo soffrite di problemi mentali. Questo è il motivo per cui molte persone che praticano la concentrazione e il controllo della mente, hanno delle personalità schizofreniche. Questa personalità schizofrenica viene creata a causa delle differenze all’interno della mente. Quindi, non è molto sicuro controllare la mente direttamente. Il controllo della mente dovrebbe avvenire attraverso il controllo del prana. È per questa ragione, che la scienza o le tecniche del kriya yoga sono state proposte nel tantra.

La filosofia tantrica è la più antica filosofia conosciuta dall’uomo. È più antica della filosofia vedica. In questi testi tantrici ci sono alcune pratiche conosciute come kriya yoga. Ci sono centinaia pratiche in kriya yoga, ma non tutte le pratiche sono importanti e devono essere praticate. Dalle cento pratiche del kriya yoga, ne ho estrapolate diciassette dai vari testi tantrici. Per esempio, c’è un voluminoso testo tantrico chiamato Maha Nirvana Tantra o “Tantra della Grande Liberazione”. In questo testo sono indicati alcuni kriya. Uno di questi è maha mudra, un altro è maha bheda mudra, il terzo è vajroli kriya e il quarto è shambhavi mudra. Da questo e da altri testi, ho estratto varie pratiche.

La pratica di siddhasana è considerata la pratica più importante nel tantra. Si dice che attraverso la pratica di siddhasana è possibile controllare l’energia e raggiungere la luce interiore. Per questo motivo, molte pratiche del kriya yoga sono eseguite in siddhasana. Allo stesso modo, in alcuni testi tantrici viene suggerita la pratica di viparita karani mudra per la sublimazione dell’energia pranica nell’uomo. L’energia pranica è rilasciata dal corpo nella forma di bindu, seme. Per questo è necessario per uno yogi, praticare viparita karani mudra, cosicché egli possa sublimare o reindirizzare la sua energia originaria.

Conferenze Satyananda 1984 Satyananda Ashram Italia 05

Viparita karani mudra viene parecchio elogiata in ogni testo tantrico perché tutti concordano su una cosa: Shakti, l’energia, va verso il basso e deve essere portata verso l’alto. Viene detto ovunque che l’energia pranica viene sprecata e dovrebbe essere canalizzata. Alcuni testi dicono che se si pratica pranayama per un’ora o perfino due, la mente automaticamente diviene sotto controllo. In questo caso non dovete combattere con la vostra mente. Se praticate bhastrika pranayama per mezz’ora o ujjayi pranayama per un’ora, la mente arriverà automaticamente a un punto di quiete.

Non è solo nei testi tantrici che trovate questi kriya. Sono indicati perfino nella Bibbia. La Bibbia dice che esiste una scala tra la terra e il paradiso. È scalata per metà percorso con gli occhi aperti e per l’altra metà con gli occhi chiusi. Riferimenti al kriya yoga possono essere trovati in quasi tutte le antiche scritture dell’umanità come la Bibbia, i Veda, la Bhagavad Gita, ma se non riuscite a trovarle, allora dovreste leggere il mio libro sul kriya yoga. Ho pubblicato un libro voluminoso di circa duemila pagine sul kriya yoga.

Già prima della nascita di Cristo, gli Esseni in Oriente conoscevano il kriya yoga. Qualche anno fa, dei ricercatori occidentali trovarono alcune pergamene nel Mar Morto che divennero note come le Pergamene del Mar Morto. Ho letto numerosi commentari di queste pergamene. Questi kriya erano ben conosciuti da questa antica civiltà. Se praticate questi kriya, non dovrete combattere con la vostra mente. Qual è lo scopo di praticare kriya yoga? C’è solo un obiettivo: risvegliare la kundalini.

I diciassette kriya del kriya yoga sono indipendenti tra loro. Se ne può praticare uno, due o tutti. Non è necessario che li pratichiate tutti e diciassette, ma alcuni sono molto importanti. Ad esempio, maha mudra e maha bheda mudra. Se non riuscite a praticare tutti i kriya, ma eseguite solo maha mudra e maha bheda mudra, potete raggiungere lo stesso risultato che con la pratica di tutti i kriya.

Nei testi tantrici, maha mudra e maha bheda mudra, si presume che vengano praticati in siddhasana, ma ho trovato che molte persone non la riescono a eseguire. Quindi, ho deciso di insegnare questa pratica in paschimottanasana. In effetti, questi due mudra fanno parte anche dell’hatha yoga. Potete trovarne i riferimenti nel vostri libri di hatha yoga.

C’è un terzo kriya importante che vi voglio indicare. È conosciuto nel tantra come naumukhi mudra, che significa “mudra dei nove cancelli”: due occhi, due narici, due orecchie, bocca, e i canali escretori e urinari. Attraverso questo mudra si chiudono tutti e nove i cancelli. In hatha yoga è presente un mudra simile. Forse lo conoscete come shanmukhi mudra o alcuni lo chiamano yoga mudra, nel quale vengono tappate le due orecchie, due occhi, naso e bocca. Questa è una pratica preliminare, in quanto in naumukhi mudra vengono chiusi tutti e sette i cancelli e anche i canali escretori e urinari attraverso la pratica di mula bandha e vajroli kriya.

Quando sono chiusi tutti e nove i cancelli, è possibile risvegliare la kundalini che risiede in muladhara e muoverla verso l’alto attraverso sushumna verso i centri più elevati nel cervello. Se avete qualsiasi difficoltà a capire cosa vi sto dicendo riguardo a questo kriya, vi prego di far riferimento ai vostri libri di hatha yoga. L’unica differenza tra shanmukhi mudra presente in hatha yoga e naumukhi mudra presente in kriya yoga, è che in kriya yoga si pratica mula bandha e vajroli kriya così da chiudere i canali escretori e urinari.

Vi è un’altra pratica importante conosciuta come tadan kriya, che è praticata nella posizione del loto. Mentre sedete nella posizione, le natiche vengo battute contro il pavimento. Non è molto difficile comprendere questa pratica perché, se leggete qualsiasi testo classico di hatha yoga, troverete la tecnica. Potete far riferimento ai vostri testi e imparare da qualsiasi insegnante.

Dunque, queste sono le pratiche più importanti del kriya yoga. In hatha yoga, vi sono state insegnate come tecniche preparatorie. Se avete praticato hatha yoga correttamente, allora sarete in grado di comprendere questi kriya e praticarli con un insegnante esperto.

Ora veniamo a un altro punto importante, la ripetizione del mantra Om. Esistono molti modi di ripetere Om nelle diverse pratiche. Qualche volta si ripete una lunga “O” e una corta “M”, che è quello che facciamo solitamente ogni giorno. In altre pratiche la “O” e la “M” sono uguali. Ma in kriya yoga la ripetizione del mantra Om è fatta con una “O” più corta e una “M” più lunga. È tipo: “Ommmmmmmmmmm”. La vibrazione della “Mmmmmmmm…” può essere sentita molto bene lungo la colonna vertebrale.

Ci sono molti tipi di pranayama: nadi shodhana, bhastrika, kapalbhati, ujjayi, shitali, shitkari, bhramari, surya bheda, murchha, ecc. Tra tutti questi, ujjayi è stato scelto per kriya yoga perché si è trovato che è il più facile e il più sicuro. Bhastrika pranayama è più veloce e i risultati sono rapidi, ma allo stesso tempo sono incerti gli effetti collaterali. Quando si pratica bhastrika pranayama per mezz’ora a una rapida velocità, riuscite facilmente a trascendere la mente.

Bhastrika pranayama può essere praticato in modo lento, ma anche intensamente. Tutti i prana del vostro corpo cominciano a vibrare come se il vostro corpo stesse sperimentando un ciclone, e al termine del pranayama, la mente è completamente persa. Indubbiamente è un pranayama molto potente, ma come ho detto, gli effetti collaterali sono incerti. Alcune persone potrebbero trarne beneficio, ma altri potrebbero avere difficoltà respiratorie e nervose. Non è così con ujjayi pranayama. L’effetto è lento, ma è certo e sicuro.

Con l’aiuto di ujjayi pranayama, si può percorrere tutta la lunghezza della colonna vertebrale dalla sommità alla base e dalla base alla sommità. Potete percepire che il vostro respiro si muove su e giù attraversando i centri lungo la colonna. Ujjayi è un modo di respirare naturale e inconscio. Osservate qualsiasi bambino sano mentre è addormentato, noterete che sta respirando in ujjayi. Quando una persona sana dorme, essa respira in ujjayi contraendo la gola. Per questo, il respiro in ujjayi viene considerato il più spontaneo e naturale. Perciò, né bhastrika né nadi shodhana sono indicati per il kriya yoga.

Durante la pratica di ujjayi pranayama osserverete che dopo quindici o venti minuti la mente comincia a rilassarsi e cominciano ad apparire le visioni. In kriya yoga il processo di avere delle visioni viene posticipato, ciò significa che vi viene insegnato ad avere le visioni da un certo punto in poi perché, a volte, quando la mente è okay, riuscite ad averle velocemente, mentre altre volte, quando la mente non è okay, ci vuole tempo. Per questo tutte le pratiche preliminari del kriya yoga devono essere eseguite con gli occhi aperti.

Una delle più importanti istruzioni nel kriya yoga è di mantenere gli occhi aperti e non chiuderli. Ovviamente potete sbattere le palpebre di volta in volta, quello non importa. Non siete autorizzati a chiudere gli occhi fino al tredicesimo kriya. Sono solito sentirmi stanco anche io. Le mie palpebre cadono e provo a mantenerle aperte a forza. Tra il quarto e quinto kriya, solitamente diventa così forte l’urgenza di chiudere gli occhi e sedere tranquillamente che mi controllo solo perché il mio guru ha detto: “Mantieni gli occhi aperti!”.

La maggior parte dei kriya vengono eseguiti per tre o quattro minuti ciascuno, per questo non c’è nessun problema di scomodità nella posizione. Nella quarta e nella quinta pratica è davvero molto difficile mantenere gli occhi aperti. A metà strada si cominciano a vedere forme, luci e ombre, anche se con gli occhi aperti. Dopo la tredicesima pratica vi viene chiesto di chiudere gli occhi. Ah, è così confortevole! Stavate aspettando da mezz’ora di chiudere gli occhi. Poi vi viene chiesto di concentrarvi su tutti i chakra.

Vi concentrate sui chakra e sui loro punti riflessi. Bindu visarga non ha questo punto riflesso e nemmeno sahasrara chakra, ma tutti gli altri chakra ce l’hanno. Agya chakra ha il centro tra le sopracciglia; vishuddhi chakra ha la gola; anahata chakra ha lo sterno; manipura chakra ha l’ombelico; swadhisthana chakra ha la base dei visceri addominali. Non è necessario avere un punto di contatto con muladhara chakra perché quando si contrae e si pratica mula bandha, ci si trova già in muladhara chakra e la prima concentrazione è fatta su questo chakra.

Conferenze Satyananda 1983 Satyananda Ashram Italia 05

Non è necessario che vi parli di questo kriya. Potete leggere ogni tipo di libro sull’hatha yoga. Su questo kriya è stato scritto molto nell’Hatha Yoga Pradipika, Gheranda Samhita, Hatha Yoga Ratnavali e Goraksha Samhita. Inoltre, c’è un libro chiamato Shat Chakra Nirupanan, che significa “Esposizione dei Chakra”. È un testo molto antico. Potete trovarlo nell’appendice del libro di Sir John Woodroffe su Shakti e Shakta. Dovreste leggere Shat Chakra Nirupanam, perché è importante che voi conosciate i chakra.

Concentrarsi sui chakra in maniera astratta è davvero molto difficile, ma diventa più facile se conoscete cosa sono yantra, mandala e bija mantra. Il loto di muladhara, per esempio, ha quattro petali, uno Shivalingam con il serpente della kundalini avvolto per tre spire e mezzo, quattro bija mantra, yam, ram, lam, vam, e un bija mantra centrale. Il suono, lo yantra e il mandala dovrebbero essere portati nella mente. Non serve praticare questo fino alla fine, ma se viene fatto all’inizio, dopo riuscirete facilmente a focalizzare la vostra mente su un chakra particolare.

Viene specificato nei testi di hatha yoga che è molto importante la concentrazione su ogni chakra singolarmente. Perché è importante? Sebbene la sede riconosciuta della kundalini sia muladhara chakra, ogni singolo individuo fa esperienza del risveglio della kundalini durante il corso dell’evoluzione. Come risultato di questo, forse, la vostra kundalini non si trova in muladhara, ma è possibile che sia in manipura, o potrebbe essere da qualche parte vicino ad agya chakra. Vi state concentrando solo su muladhara chakra, ma Shakti non è lì. Quindi, dovete praticare la concentrazione in ogni chakra per un certo periodo di tempo. Potete farlo in molti modi. Fate un mandala o uno yantra con il bija mantra. Leggetelo attentamente e comprendetelo. Poi, chiudete gli occhi, praticate mula bandha e immaginate lì il mandala.

Quando praticate mula bandha state gestendo muladhara chakra. Quando praticate vajroli, state contattando swadhisthana chakra. Quando praticate uddiyana bandha, state contattando manipura. Quando trattenete il respiro, praticando kumbhaka, state contattando anahata chakra. Quando praticate jalandhara bandha, state contattando vishuddhi chakra. E infine, quando praticate shambhavi mudra o trataka su un particolare punto, state contattando agya chakra. Nei testi di hatha yoga è stato scritto molto altro ancora riguardo al risveglio dei chakra.

Paramahamsa Yogananda della Self-Realization Fellowship ha portato il kriya yoga in Occidente. Lo portò, in particolare, in America, Europa e America Latina e lo insegnò a migliaia di persone. Come conseguenza, molte persone ne beneficiarono spiritualmente. Dopo Paramahamsa Yogananda, anch’io venni in Occidente con il kriya yoga e lo resi più chiaro, perché quando Paramahamsa Yogananda venne in Occidente, le persone erano principianti. In quel periodo, non riuscivano nemmeno a sedersi a gambe incrociate, per non parlare della posizione del loto o di siddhasana. Le persone non riuscivano neanche a sedersi sul pavimento e a tendere i piedi, ma ormai non è più questa la situazione. Ora, gli occidentali sono molto orientati verso lo yoga e molto ben preparati o, posso perfino dire, avanzati. Stanno praticando hatha yoga da tanti anni; per questo motivo ho voluto insegnare l’intero insieme di pratiche del kriya yoga.

Ora, arrivo al punto di come imparare il kriya yoga. Nei paesi europei ci sono molti insegnanti che insegnano kriya yoga e che stiamo preparando da molti anni. Riconosco che possa essere difficile per voi praticare tutti i kriya, ma vi prego di imparare quello che vi risulta più semplice. Tra tutte le diciassette pratiche, potete riconoscerne e praticarne anche solo una.

Vi dirò ora la pratica più facile che solitamente insegno. Sedete nella posizione del loto o in siddhasana. Mantenete gli occhi aperti e fissi. Non muoveteli. Iniziate un ujjayi pranayama molto leggero e piegate la lingua indietro in khechari mudra. Continuate a muovere il respiro su e giù lungo la colonna vertebrale da cinque a trenta minuti. Dovreste percepire che tutto il procedimento sta avvenendo nella colonna. Non chiudete gli occhi e non siate troppo rigidi. Potete muovere lo sguardo da una parte all’altra se vi piace e potete anche grattarvi. Ma continuate con il respiro in ujjayi, gli occhi aperti e la lingua ripiegata. Una volta terminato, chiudete gli occhi. Portate la consapevolezza alla base della colonna vertebrale e immaginate un piccolo Shivalingam, una pietra di forma ovale con un serpente arrotolato intorno per tre spire e mezzo. Vedrete che cosa accade.

Hari Om Tat Sat