“YOGA” 1998 – Vol. 2

“YOGA” 1998 – Vol. 2

Yoga e Tantra

Intervento di Paramahansa Niranjanananda al meeting di Aix-les-Bains del 24 – 27 aprile 1997.

Lo Yoga e il Tantra sono padre e figlio, o padre e figlia, madre e figlio, madre e figlia, comunque si voglia chiamarlo.
Lo Yoga è un ramo del Tantra e, nella mia comprensione dell’argomento, direi che il Tantra non ha una sua specifica filosofia, e così lo Yoga. Piuttosto si occupano, o meglio, il Tantra si occupa (dato che lo Yoga è una parte integrante del Tantra) della scoperta della vera natura umana, del risveglio della coscienza e della liberazione dell’energia che è insita in ogni essere.

Kriya Yoga, Kundalini Yoga, sono tutti parte del Tantra e l’intero percorso del pensiero yogico è tantrico. Perciò quando usiamo la parola Tantra, la usiamo nel suo significato generale, riferita alle meditazioni, agli atteggiamenti, ai comportamenti, alle pratiche, alle discipline che sono fisiche, sociali, morali e personali, alla capacità di accettare la vita. Inoltre, non si tratta di una materia, una scienza o una filosofia mistica. Non c’è misticismo nel Tantra, anche se molti autori sostengono il contrario.

Il misticismo si riferisce ad un processo sconosciuto nel quale si manifestano esperienze che non ci sono abituali. Se nella meditazione vedi la luce, la consideri un’esperienza mistica, se vedi un’immagine, come la figura di una divinità o di un santo, la consideri un’esperienza mistica; ma se nella meditazione vedi un demone, il diavolo, pur emergendo anch’esso dalla tua interiorità, non la consideri un’esperienza mistica, la definisci piuttosto un’esperienza orribile! Perché? A causa della convinzione che il misticismo, o qualcosa di mistico, sia sempre legato ad un’esperienza trascendentale o divina, e che ciò che non è trascendentale o divino non sia mistico.

Il Tantra non dice questo. Il Tantra sostiene che nella vita si possono fare esperienze di ogni genere, di natura grossolana, trascendente, istintiva, animale, umana e divina, e che tutte contribuiscono a formare parte della nostra personalità.

Lo scopo del Tantra è la realizzazione di quest’ampio ventaglio di esperienze umane e la loro comprensione. Lo Yoga è un metodo con il quale ci si può educare fisicamente, mentalmente ed emozionalmente per capire il significato racchiuso in queste esperienze che sono insite in noi. Quindi lo Yoga ed il Tantra sono una cosa sola. Lo Yoga è l’aspetto pratico del Tantra, e conduce alla realizzazione della natura trascendente.

Accelerare l’Evoluzione del Cervello

Estratto dell’intervento del Dott. George Tompkins, Presidente del “Kundalini Research Association International” al meeting di Aix-les-Bains del 24 – 27 aprile 1997.
Seconda Parte

Negli anni novanta la scienza si è concentrata nella ricerca sul cervello. Infatti, è un tema attuale, questo è “il decennio del cervello”. Gli scienziati conoscono tutti i circuiti neurali, hanno identificato tutti i trasmettitori neurali e, tuttavia, sono lontani dallo scoprire la ragione per cui usiamo solo una piccola frazione del nostro cervello. La percentuale di potenziale del cervello inutilizzato è un mistero per gli scienziati. Se possiamo dimostrare attraverso le tecniche yoga che stimolano e attivano la kundalini, che molte delle aree silenti del cervello possono essere attivate e che il soggetto ricevente può essere dotato di nuovi talenti che superano di molto ogni espressione precedente – sia letteraria che artistica, linguistica, matematica, scientifica, oratoria o altro – la scienza sarà messa in allerta e sarà scossa poiché ciò sarà un primo gradino del cambiamento dell’attuale concetto di mente e di materia. I risultati aprirebbero la porta ad una definitiva ondata che spingerebbe la scienza ad indagare il lato soggettivo o causale della vita.

Si può fare un’analogia con il nostro programma spaziale. Quando il presidente John Kennedy annunciò che avremmo mandato un uomo sulla luna, non avevamo gli strumenti per completare la missione. Tuttavia, una volta che la coscienza collettiva della razza ebbe accettato che ciò fosse possibile, creammo ciò che era necessario a completare la missione. La nostra missione nell’indagare il fenomeno Kundalini è aprire la porta alla coscienza collettiva della razza dimostrando il potenziale umano e divino dell’uomo. Così facendo affermeremmo che siamo tutti sulla stessa barca umana che si dirige verso la stessa destinazione, e che dobbiamo coscientemente cooperare a questo processo evolutivo. La nostra meta è affermare la rinascita dello spirito nell’uomo come il vero scopo dell’esistenza, progredendo verso lo sviluppo della Consapevolezza Spirituale. Ciò è come affermare lo sviluppo di nuovi modi di cognizione e percezione superiori all’intelletto e ai cinque sensi.

La Bibbia dice: “A meno che tu non sia rinato nello spirito, non puoi entrare nel Regno dei Cieli”. Questo processo si riferisce alla vita, non alla morte. Quando si muore si perde l’opportunità immediata di rinascere nello spirito. Guadagnare l’ingresso a più alti stati di coscienza è il compito di chi vive ed è lo scopo dell’esistenza.

In India le scritture parlano di una doppia nascita. La cerimonia del Sacro Filo dei giovani rappresenta il simbolo della doppia nascita come scopo della vita. I tre nodi del filo rappresentano i tre canali nervosi – Ida, Pingala e Sushumna – che servono come tre veicoli del prana. Il risveglio della Kundalini (lo Spirito Santo) è il catalizzatore di rinascita. Una volta che il potere dello spirito sarà empiricamente dimostrato, si creerà l’ambiente idoneo allo scopo della vita, anche la persona media lo comprenderà.

Il vero ruolo della scienza è convalidare lo spirito. La rivista Time ha condotto una ricerca tra i giovani, molti dei quali hanno detto di avere perso la fede nella religione. Tuttavia se la scienza potesse dimostrare qualcosa circa la religione, essi crederebbero nella scienza. Questo è il clima della nostra epoca razionale. La scienza, se lasciata sola, arriverà ad una realizzazione della verità maggiore di ogni dogma o religione. Con la scoperta della legge spirituale, la scienza agisce come principio unificante tra tutte le fedi dell’umanità e le porta assieme verso il comune scopo della consapevolezza spirituale. La spiritualità sarà la scienza futura e la scienza il suo strumento per portare lo scopo dell’evoluzione alla portata di ogni essere umano. La ricerca della Kundalini è lo sforzo pionieristico per aprire la porta alla scienza futura.

Spesso la gente chiede come questa ricerca possa essere realizzata dato che è impossibile qualificare o quantificare l’energia. La risposta è semplice. Noi non concentriamo la ricerca su questa suprema energia o su come o perché essa opera. La nostra enfasi è nel dimostrare i considerevoli cambiamenti che avvengono una volta che è liberata una misteriosa forza sconosciuta e che l’energia sessuale inizia il suo flusso verso l’alto nel corpo. C’è un processo di rimodellamento biologico, purificazione e selezione che influenza tutto il corpo e la totalità della mente. Tutti gli organi principali del corpo iniziano a operare a un nuovo livello. Il metabolismo e la chimica del sangue cambiano. Ogni cellula del corpo è coinvolta. L’energia sessuale attiva i neuroni a nuovi livelli di prestazione. Le aree silenti del cervello diventano attive. A fianco di tutti i cambiamenti biologici ci sono anche miglioramenti mentali, sviluppi psicologici e psichici. Ci sono anche esperienze di consapevolezza superiore che non possono essere provate.

Prevediamo di costruire un data base di queste esperienze, comparandole alle esperienze dei mistici e dei saggi del passato. La nostra enfasi sarà sulla nuova attività del cervello, come rispondono le aree precedentemente silenti. Speriamo di dimostrare che con il pieno risveglio della Kundalini il genio può essere coltivato. Parte della nostra teoria è che anche i geni possono essere trasformati con il risveglio della Kundalini.

Una volta che la ricerca sulla Kundalini si sia empiricamente dimostrata un successo, sarà come uno sparo udito per il mondo, e il popolo indiano risveglierà la grande gloria della sua terra. Ciò porterà i ricercatori in India a esplorare gli antichi testi riguardanti la Kundalini e il Tantra. Aprirà la porta ad una poderosa ricerca sulla Coscienza e i suoi infiniti misteri. Imprimerà sulle masse l’importanza dei valori spirituali e della coltivazione dei tratti nobili del carattere come mattone fondamentale per il risveglio della Kundalini. In breve, una volta che la capacità trasformante della Kundalini sia dimostrata, ciò rivoluzionerà il pensiero dell’uomo sullo scopo dell’esistenza e influenzerà tutti gli aspetti della vita compresi quelli sociali, politici, lo stile di vita, l’educazione, la religione. So che suona come un’utopia, ma noi ci stiamo preparando a dimostrare la nostra origine divina e la meta dell’evoluzione umana.
I saggi indiani del presente e del passato hanno individuato la capacità dell’uomo di evolvere in forme superiori di coscienza. Swami Vivekananda, parlò costantemente come tema ricorrente di come il suo lavoro fosse la crescita dell’uomo, definendo il potenziale illimitato dell’uomo e il suo potenziale umano e divino.

Sri Aurobindo scrisse volumi sull’uomo superiore del futuro, definendo l’uomo come un essere in transizione verso la condizione divina. Egli disse: “La sola opportunità dell’India di realizzare la sua grandezza riposa nella sua spiritualità”. Disse anche: “Fu destino dell’India porre una nuova fondazione per il mondo”. Il mio amico Gopi Krishna usò lo stesso linguaggio in una lettera scritta ad un amico quando asserì: “Tutta la mia ambizione, tutti i miei desideri e tutta la mia vita sono rivolti a questa unica mira – lasciare un’eredità di autentica informazione concernente il piano trascendente della coscienza ai posteri, porre le fondamenta di una nuova scienza.” Questa nuova fondazione per il mondo avverrà una volta che la scienza abbia osservato e documentato il potere “trasformazionale” dello spirito in tutti noi.

Mi piacerebbe terminare con alcune citazioni di un saggio che è ancora fra noi, Paramahansa Satyananda, fondatore della Bihar School of Yoga: “Con il risveglio della Kundalini, l’intelligenza supe¬riore si leva dal suo sonno e potete far nascere un nuovo campo di creatività. Quando la Kundalini si risveglia, non solo godete di visioni ed esperienze psichiche, ma potreste diventare un profeta, un santo, un artista ispirato o un musicista, un brillante scrittore o un poeta, un chiaroveggente o un Messia, oppure potreste diventare un eminente leader, un primo ministro, un governatore o un presidente. Il risveglio della Kundalini coinvolge l’intera area della mente e del comportamento umano.” Successivamente afferma: “Ognuno dovrebbe conoscere qualcosa circa la Kundalini poiché essa rappresenta la coscienza fu¬tura del genere umano. Con il risveglio della Kundalini c’è un’esplo¬sione nel cervello, poiché le sue aree assopite o dormienti sbocciano come fiori. Dunque la Kundalini può essere equiparata al risveglio delle aree silenti del cervello.” Per concludere: “Chiunque, che sia un capofamiglia o un sannyasin, deve ricordare che il risveglio della Kundalini è lo scopo primo dell’incarnazione umana. Tutti i piaceri della vita dei sensi di cui noi ora godiamo sono indirizzati a potenziare il risveglio della Kundalini in mezzo alle circostanze avverse della vita umana.”

Si potrebbe in fine citare l’eredità delle scritture indiane che sostengono la conoscenza antica ed attuale riguardo allo scopo dell’incarnazione umana e della natura del meccanismo della Kundalini fissato in noi per accelerare l’evoluzione del cervello verso uno stato sublime di esistenza per la razza umana. Lavoriamo tutti insieme per sostenere la ricerca indirizzata a costruire il ponte tra questa conoscenza e la scienza moderna. La sicurezza e la salvezza della razza umana dipendono dal peso della nostra abilità a trasformare e produrre geni spirituali per condurci attraverso il ventunesimo secolo e oltre.

Spirito Invisibile

Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, rivista “Yoga”, Munger, Bihar, India, maggio 1992.

Quando avevo diciannove anni andai dal mio Guru, Swami Sivananda Saraswati. Ero molto giovane e forte, sia nel corpo sia nella mente. Vissi con lui per dodici anni e durante quel periodo praticai seva (il servizio disinteressato) nei suoi confronti. Andai dal mio Guru con un problema. Ero abituato a meditare fin da quando avevo otto anni e potevo raggiungere un certo livello nel Dhyana Yoga, ma non riuscivo ad andare più in là. Quel livello era shunya – il vuoto. Allora qualche sadhu mi aveva suggerito di cercare un Guru. Così lasciai la mia famiglia alla ricerca del mio Guru.

Viaggiai visitando alcuni luoghi e infine arrivai a Rishikesh nel marzo del 1943, il giorno diciannove. Quel mattino di marzo, alle nove, incontrai Swami Sivanandaji, il mio Guru, e gli presentai le mie difficoltà. Egli parlò brevemente con poche parole (come sapete, Swami Sivananda non parlava molto). Disse: “Resta qui, lavora duro e purifica la mente”. Così feci e vissi lì con lui. Durante quel periodo lavorai nell’ashram assolvendo tutte le mansioni, dal fare lo spazzino al pulire le latrine, a fare il mahatmaji leggendo testi sul Vedanta – feci ogni cosa!

Quando lasciai l’ashram, a marzo del 1956, di nuovo il giorno 19, girai per tutto il subcontinente indiano, non come sannyasi, non come sadhu, ma come mendicante, come bhikshu (uno che vive di elemosina) perché sapevo che in gheru chiunque mi avrebbe rispettato, mi avrebbe preso in considerazione, e io avrei potuto imbrogliare chiunque. Così vissi come un mendicante e molte volte fui preso a calci. Molte volte dovetti restare senza cibo e raramente avevo un posto per dormire la notte, perché chi va a dare ricovero a un bhikshu? Un mendicante può essere onesto, ma la gente non si fida di lui. Un sadhu può essere un imbroglione, ma tutti si fidano di lui.
Durante questo periodo capii che per me era più importante insegnare lo Yoga piuttosto che il Vedanta. Per me era più importante insegnare le asana e il pranayama piuttosto che le Upanishad e la Gita, perché trovavo che la gente era afflitta da infermità mentali e fisiche. Questa è la ragione per cui andai a Munger e iniziai a riflettere su ciò, e perché fondai un piccolo centro il 19 gennaio 1964, pochi mesi dopo che Swami Sivananda aveva lasciato il suo corpo.

Costantemente io sono in contatto con il suo spirito invisibile. Non è uno scherzo. Non è semplicemente una questione di fede, perché non appartengo a quella categoria di discepoli di Swamiji che hanno molta fede. Se una cosa è lì, io ci credo, se non c’è, non me ne preoccupo. Così questo costante contatto con lo spirito invisibile c’è. Io ricevo una guida molto chiara. Lo sento parlare; lo sento dirmi cosa devo fare. Lo sento dirmi cosa accadrà, e questa è la ragione per cui in questi ultimi anni sono stato in grado di diffondere lo Yoga e estenderlo in ogni settore. E il lavoro che la Bihar School of Yoga, Munger, ha svolto – e posso dirlo senza alcun vanto – è storico!
Migliaia di insegnanti di yoga in tutto il mondo e di tutte le religioni prestano omaggio allo Yoga. Ogni settore della società presta omaggio allo Yoga. E non solo questo, lo Yoga diventerà una cultura, non semplicemente esercizio, non solo una filosofia – una cultura! Io continuerò a lavorare fino a quando riceverò la sua guida. Il giorno in cui la guida non verrà più, smetterò di lavorare, perché non ho interesse per gli ashram o i chela (discepoli) o per i soldi o per il nome. So che pensare di costruire un ashram o avere un chela è un altro vasana (desiderio) ed io non voglio avere tale vasana.

Il lavoro che si sta svolgendo ora attraverso il mezzo della Bihar School of Yoga è una diretta ispirazione del mio Guru, ed è secondo il suo volere e la sua rivelazione che si svolge il lavoro. Io non posso lavorare da solo. Sono un uomo con molte limitazioni. Non cerco di dissimulare la mia personalità e le mie qualità. Sono un uomo di così tante e con così tante limitazioni e ancora sono in grado di andare avanti. Non voglio neanche essere una brava persona solo per impressionare la gente. Sono quello che sono.
Per me non è importante essere una brava persona solo per ottenere il vostro rispetto e, sicuramente, non vorrei essere nemmeno il mezzo dell’ispirazione di Swamiji. Io vorrei solo essere libero e camminare sulla terra, ma egli ha scelto me per operare, e in considerazione di ciò, a dispetto delle tante difficoltà nella mia mente e nella mia personalità, io lavoro. Molte volte penso di chiudere ogni cosa e andare via, ma il giorno in cui penso ciò, la notte stessa sento la voce: “Fai questo!” e “Fai quello!”.

Così ora voi capite che è importante per un discepolo rimanere un discepolo. Un chela non può mai diventare un Guru. Non c’è una tradizione simile. Un chela rimane un chela; un Guru rimane un Guru. Non ci sono alternative a ciò. Un chela non può mai essere promosso allo stato di Guru. Così tutti noi dobbiamo cercare di essere dei chela.

Terapia Yogica delle Malattie Comuni: Disturbi della Tiroide

Tratto da: Swami Karmananda Saraswati, “Yogic Management of Common Diseases”, ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.

Tutti noi conosciamo persone che possono mangiare in continuazione e non ingrassano mai, mentre altri basta che pensino al cibo per ingrassare. Alcune persone volano attraverso la giornata con energia e vitalità da vendere, mentre altri devono trascinare il loro corpo come un peso morto. Questi sono esempi di variazioni nel metabolismo, il sistema di energia del corpo fisico.

Metabolismo

Il metabolismo è un concetto molto importante in termini di salute. È la somma totale della conservazione e del consumo di tutte le energie del corpo ed è diviso in due:
1. Anabolismo: la costruzione e la sostituzione dei tessuti e la conservazione dell’energia; per esempio il glucosio viene preso dal tratto digestivo e conservato nel fegato come glicogeno.
2. Catabolismo: la distruzione dei tessuti e l’uso dell’energia.

Naturalmente la reale situazione del metabolismo è molto complessa e la scienza moderna non ha ancora scoperto le chiavi per svelare i suoi segreti. Si sa, tuttavia, che la ghiandola tiroide è il regolatore del metabolismo nel corpo ed è a sua volta regolata dalla ghiandola pituitaria nella testa.
La regolazione del metabolismo in una persona sana avviene come risposta a richieste fisiche ed emozionali trasmesse attraverso il cervello e i suoi centri ipotalamici.

La tiroide

La ghiandola tiroide si trova nella parte anteriore del collo, avvolta intorno alla trachea. Essa è divisa in due lobi, uno su ciascun lato dal collo, e secerne ormoni nel sangue. Queste sostanze chimiche sono chiamate tiroxina (T4) e triiodotironina (T3). È il livello di questi ormoni nel sangue che determina il nostro ritmo metabolico.
La produzione degli ormoni tiroidei dipende dalla presenza di iodina che si può trovare nel sale marino, nelle alghe marine, nella verdura fresca e nel latte. L’assenza di iodina dalla dieta causa un allargamento della ghiandola tiroidea chiamato gozzo. Questo è comune specialmente in aree montane e isolate che sono prive dei benefici del mare.
Una sana funzione tiroidea dipende anche da chiari e sani segnali che arrivano dal cervello in forma di ormoni cerebrali e impulsi nervosi.

Disturbi della tiroide

Le due forme estreme di disturbi alla tiroide sono:

  1. Ipertiroidismo o tireotossicosi – in cui la ghiandola secerne ormoni in eccesso. Tale condizione è più comune nelle donne che negli uomini (in rapporto di 8 a 1) con età variabile tra i trenta e i cinquant’anni. Gli individui tireotossici diventano magri, tremolanti, irritabili, ansiosi e perfino isterici. Poiché il metabolismo è aumentato essi sperimentano battito cardiaco rapido e palpitazioni, respirazioni rapide e superficiali, frequenti movimenti intestinali e diarrea, vampate, intolleranza al caldo, sudore, disturbi mestruali e, talvolta, protrusione agli occhi (esoftalmo). Tali persone soffrono la situazione paradossale in cui si sentono stanchi e senza energia e, tuttavia, sono obbligati a muoversi, parlare e fare qualcosa. Si agitano costantemente e la minima osservazione può fare scattare una risposta impropriamente astiosa. La terapia medica di questa condizione include farmaci come carbimazolo e chirurgia.
  2. Ipotiroidismo – questa condizione è all’estremo dello spettro rispetto alla tireotossicosi e si ha in caso di insufficiente o completa assenza delle secrezioni ormonali. L’ipotiroidismo è chiamato mixedema negli adulti e cretinismo quando si ha dalla nascita. La causa più comune del mixedema è un risultato o chirurgico o di irradiazione nel trattamento dell’ipertiroidismo. Si può anche verificare senza alcuna ragione logica benché non sia così comune come l’ipertiroidismo e, ancora una volta, affligge principalmente donne di mezz’età piuttosto che uomini. I sintomi dell’ipotiroidismo sono quelli di un metabolismo diminuito con il rallentamento delle attività mentali e fisiche, costipazione, rallentamento dei movimenti, stanchezza, vari dolori muscolari, sordità, raucedine, aumento di peso nonostante il poco appetito, pelle e capelli secchi, mestruazioni irregolari e poca memoria. L’inizio del disturbo è graduale ed è spesso scambiato per un disturbo dovuto all’età. Svogliatezza, lentezza e apatia possono essere così marcate che il paziente non si prende cura di se stesso e non vuole neanche una terapia e deve essere persuaso dai famigliari e dagli amici a cercare assistenza medica. Spesso il medico riconoscerà la condizione per caso incontrando il paziente dopo lungo tempo. Un caso avanzato ha come condizione palpebre gonfie e tumide, labbra grosse e lingua allargata. La pelle ritiene i fluidi, diventando pallida e turgida, la sudorazione è assente e la pelle è flaccida e secca, il discorrere lento, monotono e rauco. Successivamente, nel corso della malattia, si può avere collasso cardiaco.
    La somministrazione dell’ormone tiroideo a questi pazienti ha effetti sensazionali. Tuttavia tale terapia ha lo svantaggio di sopprimere qualsiasi attività tiroidea rimasta, agendo sul meccanismo di feedback della pituitaria. Nel tempo questo rende la terapia yogica e l’eventuale cessazione della terapia farmacologica più difficile.

La visione yogica

La tiroide è correlata a vishuddhi chakra, il centro psichico che purifica i veleni del corpo (vish) e li trasforma in amrita, il nettare dell’immortalità. Prima che la tiroide possa funzionare come un efficiente purificatore, essa deve funzionare in armonia con i bisogni del corpo, equilibrando anabolismo e catabolismo. Per esempio, dobbiamo essere in grado di prendere ciò che vogliamo dal cibo, assimilarlo ed eliminare le scorie e ciò che non è necessario. Tutti i sistemi energetici del corpo devono essere integrati.
La maggior parte delle persone soffre di lievi disturbi del me¬tabolismo, ma entro la normale variabilità della funzione tiroidea. È impossibile per un medico sapere qual è il corretto livello dell’ormo¬ne tiroideo per ogni individuo e perciò le somministrazioni farmacologiche vengono adeguate secondo la necessità. Tali squilibri possono manifestarsi con obesità, irritabilità, ansietà, letargia e così via. Di solito questi stati sono la conseguenza di uno squilibrio generalizzato delle ghiandole endocrine (che secernono gli ormoni) e raramente si manifestano come disturbo puramente tiroideo ma, non di meno, beneficeranno enormemente del sadhana per la tiroide.

Trattamento yogico

Molto prima che la scienza medica scoprisse l’esistenza della tiroide, gli yogi avevano ideato alcune pratiche che non solo mantenevano sane le ghiandole e il metabolismo, ma erano anche parte di un sistema di illuminazione. Si resero conto che la salute del sistema neuroendocrino era vitale per la consapevolezza superiore.
Sarvangasana (posizione sulle spalle) è l’asana più riconosciuta per i suoi effetti sulla tiroide. Un’enorme pressione è posta sulla ghiandola da questa potente postura. Poiché la tiroide ha uno dei maggiori rifornimenti di sangue rispetto qualsiasi altro organo del corpo, questa pressione ha effetti stupefacenti sulla sua funzione, migliorando la circolazione e spingendo verso l’esterno le secrezioni stagnanti. La stimolazione dell’area attira la consapevolezza verso tale zona e, con la consapevolezza attenta, giunge il prana, il veicolo della guarigione. Ciò significa che, quando ci concentriamo sulla zona, i nervi sensori vengono stimolati mettendo in movimento i collegamenti all’interno del cervello. Poiché l’intero processo è risanatore, il cervello tende a riaggiustare i suoi centri regolatori e ne consegue un corrispondente riassestamento della situazione muscolare, del flusso sanguigno e dell’attività nervosa nella zona del collo. Perciò sarvangasana è utile in lievi stati sia ipo che iper poiché il suo effetto globale è di riequilibrare. Gli effetti di sarvangasana sono aumentati sentendo il respiro normale che si muove dentro e fuori della gola mentre si è in posizione.
Dopo sarvangasana dovremmo praticare matsyasana e da sarvangasana possiamo praticare halasana, pashini mudra, padma sarvangasana e altre varianti. Tutte queste pratiche influenzano positivamente una migliore salute della tiroide. Allo stesso tempo tutte queste pratiche dovrebbero essere evitate in gravi tireotossicosi, debilitazione fisica o con un gozzo molto pronunciato, dove la terapia medica è, ovviamente, il primo trattamento da seguire.
Viparita karani mudra, benché non eserciti così tanta pressione sull’area della tiroide, è più potente di sarvangasana perché incorpora ujjayi pranayama e la consapevolezza dei passaggi psichici. È anche più utile per il gozzo, benché, ancora una volta, il primo passaggio logico sia di aggiungere più iodio alla dieta.
Altre asana efficaci includono surya namaskara, pawanmuktasana con enfasi sugli esercizi per la testa e il collo, yoga mudra, suptavajrasana e tutte le asana di piegamento indietro, sirshapadasana, khandarasana, grivasana, simhasana.
Pawanmuktasana è utile come terapia iniziale in gravi disturbi alla tiroide e per pazienti anziani.

Il pranayama più efficace per problemi alla tiroide è ujjayi. Esso agisce sulla zona della gola e i suoi effetti rilassanti e stimolanti sono probabilmente causati dalla stimolazione d’antichi percorsi riflessi all’interno dell’area della gola (associati, per esempio, con il vomito, il respiro, la deglutizione) che sono controllati dal bulbo e dall’ipotalamo. Questa pratica ci dà anche accesso diretto alla struttura pranica e psichica, la substruttura dell’attività metabolica.
Ujjayi è la base di vishuddhi shuddhi e di ajapa japa, procedimenti yogici molto potenti che dovrebbero essere insegnati dopo che il paziente ha acquisito completamente le conoscenze di base.
Nadi shodhana pranayama è utile nel riequilibrare il metabolismo attraverso il suo effetto su ida e pingala.
Shitali e shitkari, respiri rinfrescanti, sono preziosi nello stato ipertiroideo per rinfrescare il corpo ipermetabolico superattivo e, perciò, surriscaldato.
Bhastrika pranayama dovrebbe essere usato nell’ipotiroidismo a causa dei suoi effetti riscaldanti e della sua capacità di accelerare il metabolismo.
Jalandhara bandha esercita pressione nella zona della tiroide; dovrebbe essere inserita con cautela nel pranayama e dopo che siano stati perfezionati gli esercizi iniziali. Possono essere aggiunti anche gli altri bandha per aumentare gli effetti del pranayama.
Naturalmente, a lungo andare, le tecniche più potenti per regolare non solo la tiroide, ma anche l’intero sistema neuroendocrino, sono mahabandha, mahamudra e mahabedha mudra. Queste possono essere eseguite solo da praticanti avanzati.

Il ruolo del rilassamento emotivo

Uno dei fattori principali che fanno precipitare in stati di squilibrio tiroideo è la soppressione e il blocco per lungo tempo dell’espressione emozionale. Questa è strettamente connessa ad un’altra condizione, quella del “globus histericus”, che è predominante nelle donne di mezza età. Qui il sintomo principale è il bisogno frequente di deglutire come per rimuovere una tensione o un blocco psichico nell’area della gola. Nel trattamento yogico questa tensione, costante e sostenuta, è talvolta sperimentata coscientemente per la prima volta durante gli stati più profondi di yoga nidra, quando le triplici tensioni accumulate e fissate in profondità – muscolare, mentale ed emozionale – sono progressivamente rilassate.
Equilibrare le emozioni e dare uno sbocco adeguato alla loro espressione è una parte importante della terapia yoga per i disturbi della tiroide. La pratica dei Kirtan (canto collettivo di mantra fino a dimenticare se stessi e fino alla trascendenza) è uno dei metodi più utili. Un altro è la meditazione ajapa japa (pratica della consapevolezza del mantra nel passaggio psichico frontale dall’ombelico alla gola) unita a ujjayi pranayama.

Ajapa Dharana – Seconda Tecnica

Tratto da: Paramahamsa Niranjanananda, “Dharana Darshan”, ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.

Rotazione Attraverso il Passaggio Spinale

Questa tecnica utilizza il passaggio psichico più importante che è collocato esattamente al centro della colonna vertebrale. Questo passaggio è conosciuto come sushumna nadi, che ha origine da muladhara chakra, alla base della colonna vertebrale. È attraverso questo passaggio che kundalini shakti, o energia spirituale, deve scorrere nel suo cammino verso il cervello, o chakra della corona, dove si unisce con la coscienza suprema al fine dell’illuminazione. Lungo sushumna sono situati i fantastici chakra, o interruttori psichici, che accendono le facoltà psichiche dormienti celate nel buio totale dei recessi interiori del cervello assopito.

Lo scopo di questa pratica è quello di sviluppare la consapevolezza di questo canale che è di grande importanza per la nostra evoluzione e crescita spirituale. La schiena è una zona di cui noi, generalmente, non siamo molto coscienti perché non possiamo vederla o toccarla con facilità. Per di più questo passaggio e situato nel centro della colonna vertebrale, che è una struttura ossea, rendendolo maggiormente inaccessibile. A causa della nostra generale inconsapevolezza di questa zona, si sostiene che il passaggio di sushumna giace in uno stato di tamas, o inerzia, precisamente al di fuori della nostra percezione cosciente. Allo scopo di destare il nostro potenziale spirituale dormiente e iniziare il cammino spirituale, questo passaggio psichico deve essere aperto. Finché sushumna è chiusa, la consapevolezza spirituale non può svilupparsi.

Questa pratica si compone di vari stadi che progressivamente aprono, purificano e risvegliano il passaggio di sushumna. Inizialmente il respiro viene diretto su e giù lungo la colonna vertebrale in linea retta da muladhara ad agya e da agya a muladhara. Poi si visualizza sushumna come un canale luminoso o un filo di luce all’interno della struttura della colonna vertebrale. Quindi si ruota il respiro all’interno di sushumna mentre si mantiene la visualizzazione. Poi si fa esperienza del prana mentre attraversa ogni chakra o centro psichico in successione. Infine sushumna viene purificata e risvegliata dalla rotazione di Soham e Hamso.

Man mano che questa pratica viene gradualmente perfezionata, si fa esperienza di un enorme accumulo di energia psichica nel passaggio di sushumna. Quest’accumulo di energia aiuta a risvegliare il prana, le nadi, i chakra e, infine, determina il risveglio della forza spirituale innata, o kundalini shakti. Come questo processo di risveglio acquista slancio, gli stati di concentrazione e di meditazione diventano gradatamente stabili poiché la coscienza penetra la dimensione sottile, psichica del nostro essere.

TECNICA

Stadio uno – preparazione

Sedete in una confortevole posizione meditativa. Siate sicuri che la colonna vertebrale sia diritta. La testa, il collo e le spalle dovrebbero essere leggermente indietro. Posate le mani sulle ginocchia in chin o in gyana mudra. Controllate la posizione del corpo e aggiustatela. Sentite la posizione del corpo rilassata, stabile ed equilibrata. Concentratevi sulla stabilità e immobilità del corpo.

Stadio due – consapevolezza del respiro

Spostate la consapevolezza dal corpo al respiro. Praticate un respiro lento, ritmico. Quando inspirate, contate lentamente fino a cinque e quando espirate, contate lentamente fino a cinque. Totale consapevolezza del respiro e del conto. Sentite il respiro diventare lento e stabile. A mano a mano che vi concentrate sul respiro lento, ritmico, sentite il corpo e la mente che si armonizzano. Il corpo e la mente sono armonizzati dal respiro che è regolare e ritmico.
Ora portate la consapevolezza a muladhara chakra, sotto la colonna vertebrale, nel perineo. Inspirate lentamente e muovete la consapevolezza verso l’alto, lungo la colonna vertebrale, assieme al respiro, da muladhara, alla base, fino ad agya chakra, alla sommità. Quando avete raggiunto la sommità della colonna vertebrale, espirate lentamente e tornate indietro da agya chakra a muladhara. Continuate respirando in linea retta su e giù lungo la colonna vertebrale, da muladhara ad agya e da agya a muladhara. Cercate di sentire il movimento del respiro nel centro della schiena, lungo la colonna vertebrale. È più difficile sviluppare questa consapevolezza perché non siamo coscienti della zona della schiena così come lo siamo della zona frontale.

Stadio tre – visualizzazione di sushumna

Ora abbandonate per qualche momento la consapevolezza del respiro. Cercate di visualizzare il sottile passaggio psichico che corre lungo il centro esatto del midollo spinale. Questo passaggio è conosciuto come sushumna nadi. È il passaggio psichico che conduce la kundalini, o forza spirituale, da muladhara fino a sahasrara al fine dell’illuminazione. Visualizzate questo passaggio psichico come un lungo, sottile tubicino luminoso, costituito da una sottile sostanza immateriale. Vedete il passaggio di sushumna tra muladhara e agya, al centro del midollo spinale. Quando percepite questo tubo, esso sembra essere trasparente, contenente nient’altro che luce. Particelle di luce bianca, fibre di luce bianca, mescolate e intrecciate, formano questo passaggio.

Visualizzate chiaramente il passaggio di sushumna e muovete la consapevolezza su e giù lungo la sua superficie esterna. Fate esperienza della luminosità di questo sottile canale. Il passaggio di sushumna è vuoto all’interno ed è aperto ad entrambe le estremità. Muovete la consapevolezza su e giù attraverso il centro del canale di sushumna. Visualizzate chiaramente dall’interno l’intera lunghezza del canale. Intensificate la vostra consapevolezza, risvegliate la visione del passaggio di sushumna al centro del midollo spinale.

Stadio quattro – respirare all’interno di sushumna

Riprendete la consapevolezza del respiro lento, profondo. Sentite il respiro muoversi all’interno del passaggio di sushumna. Mentre inspirate, salite attraverso il centro del passaggio spinale da muladhara ad agya. Mentre espirate scendete attraverso il passaggio spinale da agya a muladhara. Concentratevi sul movimento del respiro all’interno del passaggio. Risvegliate la visione di sushumna da un’estremità all’altra così da poter vedere il passaggio in tutta la sua lunghezza con chiarezza, mentre scendete e salite.

Tutta la vostra consapevolezza è assorbita all’interno del passaggio psichico. Quando il respiro sale, anche la consapevolezza sale e osserva ogni parte del passaggio. Quando il respiro scende, anche la consapevolezza scende, osservando incessantemente l’intero passaggio. Sentite il respiro e la consapevolezza come due forze o flussi distinti, uno d’aria o vento, e l’altro di coscienza. Siate consapevoli di queste due forze che si muovono insieme su e giù lungo il passaggio spinale.

Stadio cinque – consapevolezza del prana

Ora divenite consapevoli di una terza forza che si sposta assieme al respiro all’interno della struttura del passaggio spinale. Cercate di fare esperienza del prana, o energia vitale, che si muove assieme al respiro su e giù lungo il passaggio di sushumna. Si può fare esperienza del prana come una corrente di luce, particelle di luce, o lampi di luce che si muovono attraverso il passaggio spinale. Può anche essere percepito come una corrente di calore, di freddo o d’elettricità. Concentrate tutta la consapevolezza sull’esperienza del prana che si muove assieme al respiro all’interno del passaggio di sushumna. Quando il respiro sale, anche il prana sale. Quando il respiro scende, anche il prana scende. Fate esperienza di tre forze che si muovono assieme, il respiro, il prana e la coscienza, all’interno del passaggio spinale.

Stadio sei – attraversare i chakra

Quando la consapevolezza del prana si è sviluppata al punto che siete in grado di farne esperienza spontaneamente con il movimento del respiro, allora dovete visualizzare le differenti giunzioni dei chakra lungo sushumna. Visualizzate i chakra come punti di luce connessi al passaggio psichico come perle di un mala.

Portate la consapevolezza al perineo alla base della colonna vertebrale, dove ha origine il passaggio psichico. Qui vedete il primo punto di luce che rappresenta muladhara, il chakra radice. Quindi visualizzate un punto di luce nel coccige, alla punta inferiore della colonna vertebrale, che rappresenta swadhisthana, il secondo chakra. Ora vedete un punto di luce nella colonna vertebrale direttamente dietro all’ombelico, questo è manipura, il terzo chakra. Quindi visualizzate un punto di luce nella colonna vertebrale, dietro allo sterno, a livello del cuore, questo è anahata, il quarto chakra. Poi vedete un punto di luce dietro alla fossetta della gola nel passaggio spinale, questo è vishuddhi, il quinto chakra. Infine vedete un punto di luce all’estremità del passaggio spinale in mezzo al cervello, questo è agya, il sesto chakra.

Ora riprendete la consapevolezza del prana e del respiro che salgono e scendono attraverso il passaggio psichico da muladhara ad agya e da agya a muladhara. Mentre il respiro e il prana salgono e scendono lungo il passaggio psichico, sentite che il prana è come un ago appuntito che perfora ogni chakra in successione. Fate esperienza della perforazione e dell’apertura dei chakra uno dopo l’altro, senza pause o interruzioni. Non cercate di concentrarvi sui singoli chakra e non ripetetene i nomi. Il respiro e il prana si muovono su e giù lungo sushumna, come un treno espresso che passa attraverso le differenti stazioni lungo il suo cammino, senza alcuna fermata.

Stadio sette – consapevolezza di Soham

Ora lasciate la consapevolezza del prana e dei chakra. Divenite consapevoli del suono del respiro mentre si muove su e giù lungo il passaggio spinale. Intensificate la consapevolezza. Ascoltate con attenzione il suono sottile di ciascun respiro mentre si muove su e giù lungo il passaggio di sushumna. Cercate di fare esperienza della vibrazione del suono, o nada, insito nel respiro stesso. Quando inspirate, ascoltate il mantra So – o – o – o. Quando espirate, ascoltate il suono Ham – m – m – m. Concentrate tutta la vostra consapevolezza sul processo del respiro e sul mantra del respiro, che è Soham.
Quando il respiro sale lungo il passaggio spinale durante l’inspirazione, il mantra So si muove con esso. Quando il respiro scende lungo il passaggio spinale durante l’espirazione, il mantra Ham si muove con esso. Le due forze del suono e del respiro si muovono assieme come se fossero un’unica cosa. Non c’è distinzione tra loro. Concentratevi sul movimento unico del respiro e del suono all’interno del passaggio di sushumna. Sentite le vibrazioni del mantra che aprono e purificano quest’importante passaggio e ne intensificano la luminosità. La vostra consapevolezza è una cosa sola con la vibrazione del suono, una cosa sola con il respiro, una cosa sola con la luce. Intensificate la consapevolezza del mantra Soham. Il suono So sale con l’inspirazione; il suono Ham scende con l’espirazione. Praticate senza tralasciare alcun respiro.

Stadio otto – consapevolezza di Hamso

Qui la consapevolezza del respiro e del passaggio psichico sono le stesse come nello stadio precedente. Solo il punto di partenza è differente. Invece di iniziare da muladhara con l’inspirazione e con il mantra So, il punto di partenza è in agya con l’espirazione e con il mantra Ham.

Portate la consapevolezza in agya. Espirate da agya a muladhara attraverso il passaggio spinale e sentite il mantra Ham – m – m – m. Poi inspirate da muladhara ad agya con il mantra So – o – o – o. Il mantra Ham accompagna ancora l’espirazione da agya a muladhara, e il mantra So accompagna ancora l’inspirazione da muladhara ad agya. Il processo del respiro è lo stesso; solo il punto di partenza è cambiato. Ora iniziate ogni ciclo da agya con l’espirazione e il mantra Ham che è seguito dall’inspirazione da muladhara con il mantra So. In questo modo il mantra Soham è invertito nel mantra Hamso nel passaggio spinale.

Continuate la consapevolezza di Hamso per un certo tempo. Intensificate la percezione del mantra sincronizzata con il respiro all’interno del passaggio psichico. Ricordate, non dovete ripetere il mantra. Sta già procedendo con il suono stesso del respiro. Dovete solo sentirlo. Una volta che siete capaci di sentire il mantra entro il respiro, allora dovete concentrarvi sulla vibrazione del suono che si muove attraverso sushumna, escludendo qualsiasi altra cosa. Siate consapevoli solo del mantra Ham con l’espirazione da agya a muladhara, e So con l’inspirazione da muladhara ad agya. Continuate la pratica senza tralasciare un singolo respiro. Totale consapevolezza del mantra nel respiro.

Stadio nove – conclusione della pratica

Ora preparatevi a concludere la pratica. Ritirate la consapevolezza del mantra e divenite consapevoli del respiro naturale. Divenite consapevoli del corpo fisico dalla testa alle dita dei piedi. Divenite consapevoli della posizione meditativa. Sentite le mani che poggiano sulle ginocchia. Portate la consapevolezza all’ambiente circostante, lentamente rendete la vostra mente estroversa. Fate una profonda inspirazione e cantate Om tre volte.

Equilibrare lo Swara

Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, “Prana, Pranayama, Prana Vidya” ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.

Swara è il flusso del respiro nelle narici. Possiamo facilmente osservare quale narice fluisce bloccando un flusso per volta, osservando qual è il flusso più consistente.
Durante la naturale oscillazione tra narice sinistra e destra, rispettivamente ida e pingala nadi, esiste un flusso equilibrato solo per pochi minuti. Tuttavia questo periodo può essere esteso modificando la forza del respiro nelle narici così che esse rimangano equilibrate. Le sei tecniche seguenti sono metodi pratici per manipolare il flusso e determinare il suo equilibrio. In alternativa possono essere utilizzate per aumentare il flusso in una delle due narici, a seconda se abbiamo necessità di più Prana Shakti (narice destra) o Manas Shakti (narice sinistra). Però tale manipolazione richiede una certa maturità da parte del praticante, che deve sapere esattamente quando e dove applicare questi cambiamenti.
Il corpo e la mente hanno i propri meccanismi di autoregolamentazione, ed è limitante pensare che, poiché lavoriamo tutto il giorno ad una scrivania, dovremmo mantenere in tale periodo una dominanza della narice sinistra. Talvolta, tuttavia, possiamo notare che siamo bloccati in una situazione di crescente agitazione mentale (narice sinistra), o che le energie fisiche si stanno manifestando in iper-competitività o aggressione (narice destra). In tali occasioni, queste tecniche possono essere utilizzate per invertire lo swara e deviare, senza danni, queste energie. Essenzialmente esse sono applicate durante la pratica spirituale, per mantenere un flusso equilibrato in sushumna.
Durante le fasi dell’alba e del tramonto, di solito una delle due narici diventa fortemente predominante, secondo la fase della luna. Questo è un periodo d’intensa attività dello swara e non è consigliabile alterarne i flussi in tale fase.

Tecnica 1: Padadirasana

Variante a) Cambiare il flusso nelle narici

Sedete in vajrasana con il corpo diritto e verticale, la testa rivolta in avanti – se è dominante la narice sinistra e desiderate aumentare il flusso nella narice destra, ponete la mano destra sotto l’ascella sinistra, con il pollice verso l’alto – la mano sinistra è posta sulla coscia sinistra in chin mudra – alternativamente, per aumentare il flusso nella narice sinistra, ponete la mano sinistra sotto l’ascella destra – chiudete gli occhi – respirate naturalmente con la consapevolezza sul respiro nelle narici – lasciate che il peso del vostro braccio crei la pressione necessaria nell’ascella – non c’è bisogno d’ulteriore pressione. Rimanete fermi e continuate per un periodo tra i cinque e i dieci minuti, o per quanto è necessario, fino a che il flusso sia ben stabilizzato nella narice richiesta.
Variante b) Equilibrare il flusso nelle narici

Sedete in vajrasana, come prima, solo questa volta tenete ciascuna mano sotto l’ascella opposta, con i pollici rivolti verso l’alto – chiudete gli occhi – praticate la respirazione normale con la consapevolezza nelle narici – continuate in questa posizione per dieci minuti – per scopi spirituali può essere praticata per periodi prolungati.

Tecnica 2: Danda kriya

Per equilibrare il respiro con questo metodo avete bisogno di uno yoga danda, che è qualcosa di simile ad una corta gruccia, abbastanza lunga da adattarsi agevolmente sotto l’ascella quando si è seduti in una postura meditativa.

Variante a) Modificare il flusso nelle narici

Sedete nella vostra asana meditativa – permettete al respiro di diventare stabile – per aumentare il flusso nella narice sinistra, sistemate il danda sotto l’ascella destra, in modo che esso crei una leggera pressione sotto il braccio – per aumentare il flusso nella narice destra, si mette il danda sotto l’ascella sinistra – adeguando la pressione sotto l’ascella, il flusso può essere, conseguentemente, aumentato o diminuito.

Variante b) Equilibrare il flusso nelle narici

Questa tecnica richiede l’uso di due danda o, in alternativa, un danda può essere spostato dall’ascella destra alla sinistra per regolare, come desiderato, il flusso nelle narici. Con due danda, uno sotto ciascun braccio, la pressione nelle ascelle può essere modificata inclinando il corpo leggermente a destra o a sinistra, secondo la necessità, per mantenere il flusso equilibrato. Praticate per il tempo necessario. Questa tecnica ha il vantaggio ulteriore di offrire un certo sostegno al corpo durante periodi prolungati di meditazione o pranayama, benché non si debba dipendere da essa.

Tecnica 3: Sdraiarsi sul fianco

Per aumentare il flusso nella narice destra, sdraiatevi sul fianco sinistro, con il ginocchio destro piegato, il piede destro collocato dietro il ginocchio sinistro, e il ginocchio destro poggiato al pavimento. Il braccio sinistro è disteso comodamente davanti al corpo, con la mano destra sotto l’ascella. Questa tecnica agisce anche senza la mano sotto l’ascella, benché più lentamente.
Per aumentare il flusso nella narice sinistra, praticate la stessa asana, sdraiandovi sul lato destro.

Tecnica 4: Narici alternate

Sedete nella vostra asana – diventate consapevoli del flusso dello swara nelle narici – iniziate a praticare nasagra mudra – per aumentare il flusso nella narice destra (pingala) inspirate attraverso la narice sinistra ed espirate attraverso la destra – invertite questo procedimento per aumentare il flusso nella narice sinistra, cioè inspirate attraverso la destra ed espirate attraverso la sinistra – praticate da cinque a dieci minuti osservando il cambiamento nello swara.

Tecnica 5: Punti dell’agopuntura

Questa tecnica può essere praticata in qualsiasi posizione. Essa utilizza la pressione su un punto dell’agopuntura situato nella parte carnosa della mano tra il pollice e l’indice. Il meridiano dell’agopuntura (conosciuto come meridiano dell’intestino crasso) passa attraverso questo punto nel suo percorso verso la narice dello stesso lato della mano. Pizzicate questa porzione carnosa della mano fino a trovare un punto che da una leggera sensazione di dolore. Per aprire la narice destra, premete il punto sulla mano destra, e viceversa. Mantenete una pressione stabile o massaggiate dolcemente questo punto da cinque a dieci minuti.

Tecnica 6: Controllo mentale dello swara

Come esperimento interessante del controllo mentale sul corpo, sedete nella vostra asana meditativa e divenite consapevoli del respiro nelle narici – se la narice sinistra è più potente, concentratevi, per qualche tempo, solo sulla narice destra – ciò può essere aiutato dalla visualizzazione – se la vostra concentrazione è buona, dopo qualche tempo, la narice destra inizierà ad aumentare il suo flusso – naturalmente con la concentrazione, il flusso può essere aumentato anche nella narice sinistra – considerate questa tecnica solo come un esperimento di controllo mentale, poiché la concentrazione richiesta per produrre un tal effetto potrebbe essere usata più costruttivamente in altre tecniche.