Tantra
Tratto da: Sw. Satyananda Saraswati, “A Systematic Course in the Ancient Tantric Techniques of Yoga and Kriya”, ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.
La seguente esposizione ha lo scopo di fornire un’introduzione e un quadro generale del tantra. All’inizio, molte delle idee esposte potranno sembrare un po’ strane, tuttavia più si scava nel tantra più se ne comprende la sublimità.
I suoi concetti filosofici raggiungono le più grandi altezze nel tentativo di esprimere l’inesprimibile, senza però perdere il contatto con l’applicazione pratica. Molte filosofie si perdono in parole e non sono applicabili alla maggior parte delle persone. Esse formulano dei concetti complessi che in nessun modo sono in relazione all’individuo e ai suoi tentativi di affrontare e capire la vita. Raramente si sforzano di dimostrare all’individuo come egli stesso possa fare l’esperienza della consapevolezza superiore. Il tantra invece è un sistema pratico chiamato sadhana shastra, che indica che è una scrittura orientata alla pratica. Il suo scopo è di portare ogni individuo all’illuminazione spirituale utilizzando tutti i mezzi idonei e disponibili. Consiste in un grande numero di differenti pratiche, che possono adattarsi ad ogni tipo di persona, combinate con i più alti concetti che i saggi tantrici hanno realizzato, nel corso dei secoli, durante stati di profonda meditazione. È per questa unione di pratiche e di concetti che nutriamo una grande considerazione per il tantra.
Vi invitiamo ad assumere un atteggiamento di grande apertura nei confronti del tantra. Non accettatene le idee ciecamente; accontentatevi di assimilarle. Dovete capire da voi stessi se esse sono veramente valide, attraverso la vostra esperienza e la vostra realizzazione personale. Bisogna ricordare che il tantra è soprattutto una scienza. Esso non vi chiede di credere alla lettera; è un sistema che va provato e sperimentato, poiché solo grazie all’esperienza si può credere a ciò che si è ascoltato. L’essenza del tantra è esperienza personale attraverso la pratica.
La scienza dell’infinito
Il tantra è la scienza di vedere, sentire e conoscere l’infinito nel finito e attraverso il finito; esso porta all’esperienza dell’infinito attraverso il mondo limitato delle forme, e quando l’infinito è stato visto in un oggetto, c’è poi solo un piccolo passo da compiere per vedere l’infinito in ogni cosa. Il tantra insegna la conoscenza e l’esperienza del macrocosmo per mezzo del microcosmo, insegna la conoscenza dell’illimitato attraverso i mezzi del limitato; la conoscenza della suprema coscienza (paramatman) attraverso la conoscenza della coscienza individuale (jivatman). Il tantra è un mezzo per conoscere la vostra natura divina e quindi la natura divina di ogni cosa. È un metodo che insegna ad utilizzare ciò che è materiale per mettersi in sintonia con l’immateriale, ad usare il manifesto per conoscere l’immanifesto. È un metodo per essere assorbiti nell’infinito, per essere risucchiati nell’infinito per mezzo di un vortice di oggetti e di energie materiali. Il mondo viene usato come guado verso ciò che sta oltre, verso ciò che è indescrivibile.
L’universo oggettivo è utilizzato come una rampa di lancio verso l’eterno. Il tantra ha per scopo di espandere l’esperienza della vita di ogni giorno, di godere e di vivere la vita pienamente, quale mezzo verso la consapevolezza superiore. Esso ingloba tutti gli aspetti della vita, sia nel mondo materiale che in quello trascendente.
Tantra: il sistema universale
Nel senso più ampio, il tantra è un sistema universale. Esso è stato ed è tuttora un modo di vita per i più diversi gruppi di persone in tutto il mondo. Anche se ci possono essere delle differenze locali, la premessa basilare è fondamentalmente la stessa, e cioè che per ciò che riguarda la comprensione, la devozione e le pratiche spirituali, l’esistenza è divisa in due aspetti: il manifesto e l’immanifesto. In realtà, la vera natura del mondo e dell’esistenza sta ben oltre questo concetto, ma alla realizzazione di ciò si giunge nei più alti stadi della consapevolezza. È opportuno fare questa distinzione per motivi pratici.
Nel tantra indiano, che è il soggetto della nostra argomentazione, questi due aspetti sono chiamati Shiva (coscienza) e Shakti (forza o energia della manifestazione). Per questioni di convenienza e di simbologia, Shakti viene considerata la madre cosmica. Nel linguaggio moderno, essa è indicata come madre natura, anche se poche tra le persone che usano questo termine sono consapevoli della sua origine e del suo significato. Questo concetto non è confinato all’India. Nel Taoismo della Cina ci sono Tao e Teh. Il Tao corrisponde a Shiva (anche se ci sono alcune piccole riserve a questo proposito) e Teh è corrisponde esattamente a Shakti, o la madre dell’universo. Gli antichi egizi veneravano Osiris (coscienza o Shiva) e Isis (la madre, Shakti, o la forza cosmica della manifestazione). Nella Cristianità c’è la Vergine Maria, un simbolo della madre universale. Il padre, inutile dirlo, è la coscienza. Le prime due carte dei tarocchi sono Magus ed Isis velata, che rappresentano rispettivamente la coscienza e la forza della manifestazione. E si potrebbero fare molti altri esempi, ma qui non è il caso.
Ciò che desideriamo indicare è che il concetto della madre cosmica ed il simbolo che lo accompagna, o personificazione della coscienza, non dipendono dal tempo, dal luogo e dalla razza. Questo concetto è universale ed è profondamente ancorato nella psiche collettiva dell’umanità.
Il tantra è un sistema che continua la tradizione, quale è stata praticata in tutto il mondo da tempi immemorabili. Non si tratta in realtà di qualcosa che è stato inventato, è un’espressione delle più profonde realizzazioni dell’uomo. Il sistema del tantra (tantra universale, non necessariamente la forma che prevale in India) è stato praticato per buone ragioni; la più ovvia è che si può verificare la verità di questo concetto o comprensione dell’esistenza quando si raggiungono stadi ragionevolmente elevati di consapevolezza.
Questa divisione di Shiva e Shakti è verificabile attraverso l’esperienza personale, nel passaggio da stati di consapevolezza moderati ad altri più elevati. La validità di questo concetto è stata confermata dai mistici nel corso delle loro meditazioni. Esso è l’espressione di esperienze mistiche di innumerevoli saggi, yogi, santi, ecc. di tutte le epoche ed è stato formulato in seguito alle realizzazioni raggiunte durante gli stati di meditazione. È solo a indescrivibili livelli di consapevolezza che il concetto viene superato… e ciò è ancora tenuto nascosto dal tantra, poiché Shiva e Shakti semplicemente diventano una e la stessa cosa. Perciò ricordate bene questo: il concetto di Shiva e Shakti e tutte le altre personificazioni analoghe presenti nella storia dell’umanità sono basate su esperienze mistiche.
Un’altra ragione del perché il concetto di Shiva e Shakti sia così profondo è che facilmente trova un’applicazione pratica. Esso è stato adottato nel corso delle varie epoche poiché facilitava delle potenti pratiche spirituali in grado di portare un individuo a sperimentare in prima persona. Questo concetto fornisce una base per pratiche che possono essere utilizzate per raggiungere l’unione, la comunione con una forza che è molto più grande di quella dell’individuo. Il sistema di Shiva e Shakti, il sistema del tantra nel mondo intero, porta alla consapevolezza superiore, alla conoscenza e alla beatitudine.
Una parte integrante del tantra è l’uso del suono nella forma di mantra quale metodo per invocare delle forze superiori. Sono usati anche dei cerchi magici (mandala e yantra). Sia i mantra che i cerchi magici costituiscono una parte integrante di molti sistemi universali, vecchi e nuovi, e soprattutto di sistemi esoterici. Possiamo ancora vedere i ruderi di arcaici cerchi magici usati da antichi popoli. Cos’è Stonehenge, in Gran Bretagna, se non un cerchio magico cosmico? Cosa sono le piramidi, se non mandala cosmici? Le piramidi dei Maya nell’America Centrale sono sicuramente dei mandala, dei luoghi per l’invocazione di vibrazioni superiori. Potremmo fare migliaia di esempi, tutti piuttosto ovvii. Esistono milioni di piccoli cerchi magici apparentemente insignificanti che normalmente non sono visti e sono talmente comuni che non vengono presi in considerazione. In India, ad esempio, quasi ogni grande albero ha una sorta di altare alla base. Ognuno di essi è un mandala, anche se molto probabilmente coloro che li costruirono non se ne resero conto. Ripetiamo: l’essenza del tantra è universale. Essa giunge naturalmente alla psiche dell’uomo, non è qualcosa che viene imposto, a differenza di quanto accade per molte altre cose nella vita. L’essenza del tantra è compresa naturalmente dall’uomo, anche dall’uomo moderno delle città, in quanto, benché sia possibile indurre dei cambiamenti superficiali nella propria vita, ci sono certe cose che mettono in movimento le profondità del nostro essere. L’essenza del tantra è radicata nella psiche di ogni uomo così come lo era nella gente delle epoche remote.
Definizione di tantra
Ora parliamo del tantra nell’India di oggi. Il termine tantra è composto di due parole: tanoti e trayati. La parola tanoti significa espandere, allungare, estendere, mentre la parola trayati significa liberare. Perciò tantra (tan + tra) vuol dire espandere la propria esperienza e consapevolezza di ogni cosa, estendere le frontiere della comprensione oltre il materiale e quindi raggiungere la conoscenza spirituale e la liberazione.
Il tantra è anche conosciuto come tantrica, kauladharma, kaulica o kaula. Il termine kaula deriva dalla parola kula che significa famiglia, società, comunità. Perciò, kaula, kaulica e kauladharma possono essere interpretati come la via della comunità, la via della famiglia, o forse la via della fratellanza e dell’amicizia. La parola kula significa inoltre la forza cosmica di manifestazione (Shakti) e akula significa coscienza (Shiva). Perciò il sentiero di kaula è l’unità di Shiva e Shakti, unione cosmica o nirvana. Si dice che il sistema di kaula implichi semplicità di vita combinata con armonia dell’ambiente interiore ed esteriore, assieme ad una comprensione ed accettazione degli altri. La forza cosmica addormentata nell’uomo è spesso conosciuta come kulakundalini. Perciò kauladharma è un sistema per liberare le forze ed il potenziale cosmico (Kundalini o Shakti) nell’uomo. Coloro che seguono il sentiero del tantra vengono chiamati tantrici, kaula o kaulica.
Il tantra è un sistema che ha per scopo di insegnarci come vivere pienamente. È un mezzo per affrontare con successo la vita e le sue apparenti complicazioni, ed infine divenire illuminati.
Scopo del tantra
In realtà, il tantra è un compendio di numerosi altri sistemi, in quanto comprende ed ingloba una vasta selezione dei diversi aspetti della vita umana. Riguarda il campo fisico, quello psichico, quello mentale e quello spirituale. È in relazione con il lavoro, il gioco, la devozione, il pensiero e tanti altri aspetti delle cose umane. Un testo tantrico chiamato ‘Varahi Tantra’ dà una descrizione elaborata dei soggetti principali del tantra. Essi vengono riassunti come segue:
- Coscienza.
- Creazione e distruzione dell’universo fisico (shristi e pralaya).
- Venerazione di divinità (devi o deva puja).
- Classificazione degli esseri.
- I corpi celesti: astronomia e astrologia.
- I diversi livelli di consapevolezza (loka).
- I canali ed i centri psichici (nadi e chakra) nella struttura umana.
- Leggi e doveri in società.
- Riti sacramentali (samskara).
- Consacrazione di forme di divinità (murti).
- Incantesimi (mantra).
- Cerchi magici (mandala e yantra).
- Gesti simbolici ed invocativi (mudra).
- Pratiche spirituali (sadhana).
- Devozione (puja) sia interiore che esteriore.
- Consacrazione di case, pozzi, ecc..
- Descrizione di luoghi sacri.
- Magia (yogamaya sadhana).
- Riti cerimoniali ed iniziazioni (diksha).
- Yoga, compresi asana, pranayama, metodi di meditazione, ecc..
- Molti tipi di medicina, compreso l’ayurveda che è una scienza delle erbe combinata con pratiche yogiche.
- Scienza.
A questa lista andrebbero aggiunti anche l’alchimia, l’arte di vivere una vita fruttuosa e gioiosa, e l’uso dell’energia sessuale quale mezzo per pervenire ad una consapevolezza superiore. Come si può vedere, quindi, il tantra include una vasta gamma di soggetti. Si dice che una volta esistessero 14.000 testi tantrici; ora ne sono rimasti pochi, in quanto la maggior parte di quelli tradizionali sono andati perduti o distrutti.
Bisogna ricordare che l’induismo dei nostri giorni è basato quasi interamente sul tantra, mentre molta gente crede che sia basato completamente sui Veda. Le divinità principali dei Veda sono Prajapati, Agni, Indra, Varuna, ecc. e queste non sono una parte integrante dell’induismo moderno. Per quanto ne sappiamo, non si erige quasi nessun tempio a queste divinità vediche nell’India di oggi. Vishnu (colui che sostiene), Shiva (colui che è di buon auspicio e che dissolve), Saraswati (patrona della conoscenza e dell’apprendimento), Kali (Shakti), Durga (un altro aspetto di Shakti), ecc. sono tutte divinità chiave nell’induismo. Vi sono migliaia di templi in tutta l’India dedicati a queste divinità, che derivano tutte direttamente dal tantra. Naturalmente, pochissima gente accetterebbe questo, in quanto il tantra è caduto in discredito per una serie di malintesi. Ma per quanto ci riguarda gli Indù sono, a loro insaputa, più vicini al tantra di quanto non pensino.
Lo scopo del tantra è vasto. Esso è inteso per coprire ogni aspetto della vita dell’uomo, dal mattino presto fino a tarda notte, dalla nascita alla morte. È inteso per rendere la vita più armoniosa e gioiosa in ogni azione e situazione. È per ogni tipo di persona, dalle casalinghe ai monaci. È un sistema che ci insegna come conoscere pienamente ed usare il mondo in cui viviamo, e come metterci in sintonia con la coscienza superiore. Il tantra pratico è spesso riassunto in tre aspetti principali: tantra (qui significa le regole, i principi e il sistema), mantra (il veicolo della coscienza) e mandala o yantra (la forma della coscienza). Si tratta di una definizione succinta che probabilmente non dirà un granché alla prima lettura, ma questi tre aspetti comprendono ogni cosa dell’universo materiale. Questo di certo richiede una comprensione del significato delle parole il più possibile completa, ma possiamo affermare che ogni cosa attorno a noi è composta di mantra e yantra, incluso ogni singolo essere umano.
Origine e sviluppo
Nessuna data definitiva può essere assegnata all’inizio del tantra. Esso non è stato inventato o formulato come tale; le sue origini confuse risalgono alle nebbie della preistoria. Non è nato grazie all’ispirazione di una sola persona, come è stato per il Buddismo, il Cristianesimo, ecc.. È cresciuto lentamente attraverso i secoli; si è sviluppato in tutte le parti del mondo; non ha seguito uno schema fisso di crescita, ma la sua evoluzione ha subito delle variazioni a seconda delle circostanze locali e dell’influenza di diversi saggi o yogi tantrici. Spesso, in località diverse i metodi sembravano contraddirsi l’un l’altro, ma ciò avveniva solo ad un livello superficiale, poiché, in realtà, erano tutti una parte del tantra.
In India il tantra ha iniziato ad assumere le sembianze del sistema che conosciamo ora quando l’uomo ha imparato l’arte della scrittura. Da quel momento, migliaia di testi tantrici sono stati scritti, molti dei quali spesso si contraddicono l’un l’altro su punti minori. Ma ciò non deve sorprenderci poiché le attitudini delle società cambiano anch’esse; ciò che è appropriato per una società spesso è inopportuno per un’altra. Naturalmente, l’essenza è la stessa e tutti questi testi trovano il loro posto nel sistema tantrico.
Il punto di partenza del tantra è che bisognerebbe essere tolleranti nei riguardi dei punti di vista delle altre persone, poiché le differenze sono generalmente solo superficiali. Punti di vista apparentemente opposti generalmente puntano verso la stessa verità. Per questa attitudine di tolleranza e di comprensione, il tantra ha lentamente inglobato e fuso insieme varie credenze, forme di devozione e tecniche. Le principali dottrine tantriche che verranno descritte brevemente, sono: Shakta, Shaivita e Vaishnavita. Esse sono tutte parte del tantra. Anche se può sembrare che dicano e credano cose diverse, in realtà esse dicono e credono la stessa cosa. Questa diversità di pensiero è un’evidente caratteristica del tantra, che si è manifestata perché esso ha abbracciato un vasto numero di sistemi, che alle volte potevano sembrare contraddittori o addirittura dare l’impressione di escludersi a vicenda. Esso non ha cercato di sradicare delle credenze apparentemente antagoniste. Quest’attitudine di tolleranza è possibile solo quando un sistema cresce naturalmente in un ambiente di apertura, gioia e libertà, privo di dogmi. Ciò può avvenire solo quando un sistema procura i risultati e le esperienze che promette, quando effettivamente produce pace e contentezza tra coloro che lo seguono, quando realmente rende la gente più consapevole e comprensiva. I dogmi possono prendere piede solo quando le persone sono infelici, quando vivono in stati inferiori di consapevolezza e quando, a causa di mancanza di esperienza, sono insicure di se stesse e della dottrina che seguono. Il tantra porta gioia e consapevolezza superiore; porta ciò di cui parla, ciò che promette. Non parla di castelli in aria e di cose che la gente non può veramente sperimentare da sola.
Il tantra è un sistema che è cresciuto naturalmente con l’uomo, seguendo la sua evoluzione (qui intendiamo evoluzione nel senso storico). Non gli è stato imposto con la forza. È stato un modo di vita che si è sviluppato spontaneamente, seguendo i movimenti e la vita dell’uomo nelle varie epoche del passato. Un sistema che viene imposto all’uomo causa disgregamento, esattamente come se il modo di vita di un esquimese fosse imposto con la forza al popolo indiano. Non funziona.
Il tantra, nelle sue numerose forme, è cresciuto e maturato con l’uomo man mano che egli si è adattato a nuove situazioni e ha adottato nuovi modi di vita. Per questo motivo il tantra è sia tollerante che pratico: esso si è sviluppato in modo naturale, in risposta ai bisogni dell’uomo. Si dice spesso che il tantra sia basato sui Veda. Questo è molto discutibile in quanto molte evidenze suggeriscono che l’origine del tantra precede la scrittura dei Veda, così come sembra che altre forme di tantra esistessero in Europa molto tempo prima che la Bibbia fosse scritta. Si tratta di un argomento molto nebuloso, anche perché dobbiamo ricordare che il sistema vedico sicuramente esisteva già molto tempo prima di essere esposto in forma scritta. Probabilmente, è più esatto dire che l’origine dei modi di vita vedico e tantrico si perdono nella preistoria. È veramente impossibile affermare quale nacque prima.
Gli studiosi tendono a basarsi sui testi per datare l’origine dei sistemi tantrici e vedici, e ciò non costituisce un’indicazione molto realistica. I più antichi testi tantrici conosciuti furono redatti dopo i Veda. Ciò risulta dal fatto che i Veda furono scritti in sanscrito vedico, mentre le scritture tantriche furono scritte nel più tardo sanscrito paniniya di quest’era upanishadica. Per tale motivo gli storici hanno automaticamente assunto che il tantra deriva dai Veda. Quasi tutti i libri moderni sull’argomento hanno formulato questa ipotesi, ma non è certo una conclusione logica, per diverse ragioni. Innanzitutto vi è una possibilità che i più antichi testi tantrici siano stati persi (secondo una credenza tantrica, i testi vecchi diventeranno superflui e spariranno automaticamente). Va poi detto che la data dei più antichi testi tantrici non fissa necessariamente l’era in cui il tantra iniziò a diventare un rigoglioso modo di vita. Il tantra deve essere esistito molto tempo prima che fosse registrato in forma scritta; esso è un sistema che si è evoluto, non un sistema creato repentinamente. Inoltre è difficile affermare che il tantra proviene direttamente dai Veda quando i testi sono così diversi. Vi sono anche molte somiglianze ma le differenze sono più evidenti. La cosa più sicura da dire è che ambedue i sistemi sono nati gradualmente in qualche periodo indefinito del passato. È pressoché impossibile ed un po’ presuntuoso affermare che un sistema provenga dall’altro; ci sono tanti fatti che dimostrano il contrario. Naturalmente, quando sono venuti a contatto essi si sono influenzati l’un l’altro… talvolta negativamente, altre volte positivamente.
Il soggetto potrebbe essere discusso indefinitamente, ma concluderemo a questo punto. La cosa importante è che ambedue i sistemi hanno il proprio uso; che si è abusato di ambedue in molti modi; che ambedue sono stati male interpretati e che entrambi hanno accumulato le proprie ragnatele. Ambedue i sistemi, se vengono utilizzati nel modo in cui furono intesi originalmente, possono portare l’armonia in tutte le sfere della vita e la trascendenza finale.
Il tantra nacque non con lo scopo di rinunciare al mondo o di sfuggirlo, ma per permettere di sperimentare più pienamente le cose del mondo, e allo stesso tempo per usare le vie del mondo per attingere stati più elevati di consapevolezza. È un sistema spirituale, un sistema psicologico, un sistema psichico, una scienza di vita: chiamatelo come volete ma è un sistema pratico che produce risultati ed esperienza personale. Si è sviluppato dalle esperienze e dalla comprensione di uomini saggi nel corso dei secoli. Il tantra non è un sistema stagnante, è un sistema che si adatta ai bisogni di ogni tempo. Infatti, è una credenza tantrica che i vecchi testi sul tantra si dissolveranno e che ne verranno sempre scritti di nuovi per sostituirli. L’essenza dei testi sarà la stessa, ma l’espressione e la relazione con le condizioni sociali prevalenti sarà diversa. Il tantra si è modificato e si è sviluppato attraverso le epoche, non è rimasto attaccato ad un dogma fisso. Esso continua ancora a crescere e ad adattarsi all’era presente ed anche nel futuro continuerà a plasmare se stesso secondo i bisogni dell’uomo.
Come si Può Trovare il Proprio Guru?
Satsang a Rikhia tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Bhakti Yoga Sagar”, ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.
Come si può trovare il proprio guru?
Il discepolo ottiene il guru che merita. Se una ragazza è bruna, è difficile trovare per lei un fidanzato biondo, a meno che la sua dote non sia notevole. Quando una ragazza è bruna, è necessario cercare un fidanzato bruno. Perciò, il guru è simile al discepolo. Se il guru è buono, tanto meglio. Ciò non significa che voi possiate dire: “Il mio guru non è buono, perciò lasciate che lo abbandoni e ne trovi un altro.” Nel Rajasthan c’è un grande guru che risveglia la kundalini. Ho sentito che pratica shaktipat. Ma Bholenath non è tentato. Lui non pensa che perché in quella casa la carne è ben cotta, o perché c’è una buona insalata, lui andrà lì. Bholenath dice: “Qualsiasi cosa lui mi dia qui andrà bene, perché io ho questo guru per tutta questa vita.”
Vivete secondo i principi che si applicano tra discepolo e guru, marito e moglie, devoto e Dio. Queste sono regole ideali. Sia dolore che felicità continueranno ad esserci. Se vostro marito è cattivo, cosa potete fare? È il vostro destino. Cercate di rieducarlo. Se lasciate la vostra casa e andate via, il prossimo sarà esattamente uguale. Il destino non vi abbandonerà. L’ho visto con i miei occhi. Questo è il motivo per cui un uomo deve vivere secondo le regole e i principi correnti. La moglie di un solo uomo, il cane di un solo uomo, il discepolo di un solo guru, questi sono i forti deterrenti contro l’inadempienza in una società ideale. In questa luce, Bhartrihari ha detto:
Si dovrebbe adorare solo un dio,
Sia esso Sri Krishna o il Signore Shiva.
Si dovrebbe provare amicizia
Soltanto per uno,
Sia re o rinunciante.
Ci dovrebbe essere
Solo un luogo per abitare
Sia esso in città o nella giungla.
E per il divertimento si dovrebbe avere
O una bella donna o
La solitaria grotta di una montagna.
Le inadempienze possono non essere realtà, possono persino non verificarsi, ma i deterrenti sociali sono più forti. In ogni società ci devono essere ideali e ci devono essere deterrenti. Avere la bomba atomica nella vostra nazione è un deterrente e non è necessariamente per attaccare qualcuno. I nostri rishi e muni sapevano bene quanto è complessa la vita e come accadono i fatti nella società, quello che succede fra guru e discepolo e quello che succede tra marito e moglie. Essi conoscevano le realtà, perciò pensavano che senza un principio deterrente, sarebbe diventato tutto caotico, e che la gente sarebbe diventata indisciplinata e avrebbe agito secondo i propri capricci e le proprie fantasie.
Molti anni fa, quando Swami Sivanandaji era vivo, il Paramarth Niketan Ashram si trovava dal lato opposto del Gange. Si doveva tenere un grande incontro del Bharat Sadhu Samaj, che era stato fondato da Gulzari Lal Nanda. Swami Sivanandaji doveva tenere un discorso e, poiché parlava in inglese, il mio compito era di tradurre il suo discorso in Hindi. Successivamente, tutti i mahant e i mandaleshwar mi dissero: “Tu sei un grand’uomo, cosa stai facendo qui?” Essi esercitarono su di me una forte pressione perché mi unissi al Bharat Sadhu Samaj, ma fui veloce a capire e pensai: “Stanno cercando di lusingarmi. Perché dovrei unirmi a loro? Swami Sivananda è il mio Guruji e lui è grande. Non ho lasciato la mia casa per diventare un segretario, un presidente o un membro di nessun samaj. Sono venuto qui perché volevo un guru.”
Come hai trovato il tuo guru?
Stavo cercando un guru perché la mia precedente insegnante, una donna tantrica, mi aveva detto che, se volevo avere di nuovo le esperienze che lei mi aveva dato, avrei avuto bisogno di un guru. Io chiesi: “Dove trovo un guru?” E lei rispose: “Bene, se sei un discepolo, puoi sempre trovare un guru. Un cane sa sempre trovare un osso.” Così partii e raggiunsi il mio guru. Ho avuto il giusto maestro. Io ero un giovanotto molto irascibile; lui era calmo. Io ero molto sciocco; lui era illuminato. Io ero molto impaziente; lui era paziente. Io mentivo; lui non mentiva mai. Io non avevo pietà o compassione; lui non provava altro che pietà e compassione. Io ero molto avaro; lui era molto generoso. Dovete trovare un guru che vi sia complementare. Un devoto ha cantato questo canto devozionale sul guru:
Io posso abbandonare Rama ma non il guru.
Io non reputo Hari uguale al guru.
Hari mi ha dato la nascita in questo mondo,
Ma il guru mi ha liberato
Dal ciclo di nascita e morte.
Hari mi ha mandato cinque ladri,
Il guru ha liberato quest’uomo solo dalle loro grinfie.
Hari mi ha intrappolato nella rete della famiglia,
Il guru ha tagliato le catene dell’attaccamento.
Hari mi ha coinvolto nella malattia e nel godimento dei sensi.
Il guru mi ha districato facendo di me uno yogi.
Hari mi ha condotto al karma e alla schiavitù,
Il guru mi ha mostrato la forma del Sé.
Hari ha portato liberazione e libertà,
Ma il guru ha cancellato ogni illusione.
Io dedico il mio corpo e la mia mente al mio guru.
Posso abbandonare Hari, ma non abbandonerò mai il mio guru.
Ho impiegato molti anni per emulare il mio guru e mettere in pratica i suoi principi. Lui era solito dire: “Servi, ama, dona”. Qualunque cosa tu abbia, dalla agli altri. Essa non ti appartiene.’ Allora non lo avevo mai capito, ma ora si. Niente mi appartiene, niente è mio. Io sono solo un mezzo. Tutto viene e va. Anche se questo stuoino mi viene dato, non è per me, è per qualcun altro. Su ogni grano è scritto il nome della persona che lo mangerà. Su questa bicicletta è scritto il nome di chi la riceverà. Ogni mucca che sarà donata, ha scritto su di sé il nome di chi la riceverà. Swami Satyananda è un ufficio postale!
Bene, l’insegnamento di questo guru è che per l’uomo generoso, il mondo intero è una famiglia. Questo è mio, questo non è mio; questi sono i pensieri di una mente limitata. Questo concetto di mio e tuo è molto basso e gretto. Per coloro che hanno un carattere generoso e liberale, il mondo intero, senza riguardo a religione, casta e bisogno, è la loro famiglia. Col miglioramento delle comunicazioni, questo concetto ora è diventato una realtà. Le barriere della distanza sono scomparse. Una volta ho viaggiato da Londra a New York su un Concorde, che vola più veloce del suono. Ho fatto colazione a Londra e quando sono arrivato a New York, non era ancora ora di colazione. Quindi è necessario che la definizione di vicinato venga modificata.
Satsang a Munger su Yoga e Riabilitazione
Dicembre 1998 – Swami Anandananda Saraswati
Il problema fondamentale con chiunque assume droghe è la condizione mentale che vi sta dietro.
La dipendenza è il sintomo di un problema più profondo, un’aspirazione o un bisogno. Lo yoga può aiutarci a capire e a soddisfare questi bisogni interiori e dunque ad occuparci alla radice della natura della tossicodipendenza.
Raggiungere la consapevolezza delle nostre dipendenze ci aiuta ad assumerne il controllo e a non esserne manipolati. La vita in ashram ha una dinamica di gruppo che aiuta a superare la natura della dipendenza. Le persone che vivono in un ashram sono orientate verso un obiettivo più alto. Lo stile di vita yogico in un ashram aiuta perché ci si trova nella condizione di poter vedere i cambiamenti positivi della propria vita. Così il bisogno di droghe o alcol, in genere, sparisce. Comunque ci vuole una decisione iniziale per troncare quest’abitudine ed è a questo punto che lo yoga è di grandissimo aiuto.
Ho avuto l’opportunità di vedere alcuni casi in Italia di persone, alcune abbastanza giovani, altre sulla trentina, che erano pesantemente soggette all’eroina. Quando hanno avuto il desiderio, la voglia, la volontà di smettere, sono giunte allo yoga. Chiedevano al centro yoga di capire se lo yoga avrebbe potuto aiutarli. Di grande aiuto sono stati alcuni shatkarma, molta assistenza, un duro impegno e lo yoga nidra. Il ruolo dello yoga nidra nel superare la dipendenza da droghe è davvero fondamentale, poiché implica la trasmissione dell’idea, della volontà, dell’intenzione di smettere, dal livello superficiale della mente cosciente verso le profondità delle aree subconsce della mente, e la scoperta della loro forza dall’interno.
Ciò che sorprese queste persone fu il fatto di essere in grado di scoprire in loro stessi l’energia, il potere, la volontà di poter essere capaci di resistere. Li sorprese perché fino ad allora avevano cercato aiuto dall’esterno e non credevano che avrebbero potuto trovare all’interno di se stessi questa possibilità. Tuttavia, in definitiva, una cosa è necessaria, ovvero che da parte dell’individuo sia molto chiara la volontà, l’intenzione, la decisione: “voglio smettere”. Quando c’è questo, allora lo yoga e, naturalmente, la vita in ashram sotto forma di lavoro, erogazione d’energia e così via, aiutano in maniera determinante a sostenere il processo di riabilitazione e aiutano a scoprire delle risorse individuali, le risorse interiori. Ci sono state anche persone che hanno tentato ma non sono riuscite e sono andate via ma sicuramente si può dire che in diversi casi la dipendenza dall’eroina è stata superata e tali persone ora praticano regolarmente yoga. Uno di questi ora è un insegnante di yoga. Ha avviato un proprio centro e insegna yoga e aiuta anche altre persone con problemi di questo tipo. Questo è quanto posso dire su ciò.
Swami Nityabodhananda Saraswati
Io ho lavorato un po’ con i programmi di riabilitazione da dipendenza da droghe e ho visto che i risultati migliori arrivano quando le dipendenze vengono trattate dopo la disintossicazione. Dapprima le persone passano attraverso un programma di disintossicazione cosicché le tossine fisiche siano eliminate. Poi entrano in una situazione tipo ashram dove vengono loro assegnate alcune regole che comprendono un lavoro pesante, nessuna relazione con chicchessia, nessun contatto fisico con altre persone e poi yoga. Procedendo con lo yoga si arriva ad un tipo di antar mouna che è fatto con la consulenza di persone che hanno avuto esperienza e sono venute in contatto con le loro personali reazioni mentali. Quali sono le reazioni mentali con la madre, con il padre? Quali sono le cose che li fanno adirare, che li disturbano? Quando emergono queste reazioni, quali sono i particolari sentimenti interiori che li spingono ad arrivare a farsi un’altra iniezione? I tossicodipendenti devono affrontare ciò per superare la loro dipendenza. Ho visto che se questi programmi sono portati avanti per almeno sei mesi insieme allo yoga, a un’intensa autocoscienza e autoesame, allora le persone hanno buone probabilità di smettere. Ho anche notato nelle lezioni di yoga, poiché ho insegnato tutti i tipi di lezioni generali, che con queste persone, anche se stanno meglio, c’è sempre qualche cosa di sbagliato. Riconoscete che, dopo che uno ha assunto droghe per tre o cinque anni, c’è qualcosa di distorto nella sua personalità, c’è qualcosa di alterato nel suo sistema nervoso. Non capite esattamente cosa sia, ma in qualche modo il collo è su un’angolatura sbagliata, il corpo è su un’angolatura sbagliata, c’è qualche cosa che sbilancia il collo, e con ciò riconoscete che sono in difficoltà. Eppure, quando chiudono gli occhi, quando iniziano a praticare la meditazione, emerge una vibrazione bella come in nessun’altra lezione. Queste persone sono così contente di eseguire le pratiche interiori! Sono così felici durante e dopo la pratica! Io vengo assediato, per un’ora vanno avanti a parlare di una cosa dietro l’altra, tanto sono entusiasti dello yoga. Penso che da questo gruppo di persone possano uscire dei grandi yogi.
Una cosa ho imparato da loro: una volta che una persona è dipendente lo è per sempre. Dovrà smettere e autoesaminarsi per il resto della sua vita – la necessità c’è sempre.
Sannyasi Mangaltirtham
Ho visto che le persone dipendenti hanno una profonda esigenza di droga. Se non la ottengono facilmente cercano di prenderla in ogni modo con ogni mezzo. Dal momento che prendono la droga, entrano in uno stato ebete, catatonico e diventano più o meno dei vegetali. In queste condizioni lo yoga non può aiutarli. Ho visto che i rimedi omeopatici possono diminuire il bisogno immediato di droghe e quando la persona dipendente esce dallo stato di intossicazione, allora possiamo provare i metodi dello yoga. Con l’uso delle droghe i muscoli e i tessuti entrano in uno stato chiamato citotonia dove i nervi non rispondono agli impulsi motori neuronali. Questo stato può essere corretto con le semplici pratiche di pawanmuktasana. Poi, lentamente, si possono introdurre gli shatkarma. Dopo aver iniziato queste tecniche, il tossicodipendente risponderà meglio e potrà procedere ad altre pratiche come il pranayama e lo yoga nidra.
Ho visto che molti tossicodipendenti hanno avuto qualche trauma mentale o emozionale, che è stata la causa della loro dipendenza. Spesso tali tossicodipendenti sono ipersensibili e di natura intelligente, non ebeti o stupidi. Questa sensibilità acuta costituisce per loro una difficoltà a trattare con la vita, così si drogano per dimenticare o sfuggire da questa condizione e dai suoi effetti dolorosi.
Swami Niranjanananda Saraswati
Il corpo è un oceano di sostanze chimiche. Le ghiandole endocrine producono differenti sostanze chimiche e ormoni. Ci sono differenti sostanze chimiche nel sangue. Se si osserva attentamente il corpo si scoprirà che è un oceano di sostanze chimiche. Il cibo e le droghe che consumiamo producono tutte certi cambiamenti nelle sostanze chimiche fisiologiche. Questo non è un concetto nuovo. Nello yoga si asserisce che noi siamo quello che mangiamo. Questo indica che i sistemi fisiologici sono influenzati, controllati e alterati con l’assunzione dei differenti generi di consumo.
Ci sono differenti tipi di droghe: alcune da inalare nei polmoni, alcune da iniettare nel sangue, alcune da assorbire attraverso il sistema digestivo. Ogni giorno vediamo un nuovo gruppo di sostanze chimiche e droghe con nuovi modi di assunzione. Queste droghe creano, sopprimono o attivano la produzione o il rilasciamento di altri ormoni e sostanze chimiche nel cervello e nel sangue. Le endorfine sono alcune di queste sostanze chimiche ma ve ne sono molte altre. Quando queste sostanze chimiche vengono prodotte o soppresse, differenti centri del cervello vengono attivati o inibiti. Così si può neutralizzare una sensazione di dolore, di sofferenza, di frustrazione o darsi una spinta imponendo un diverso tipo di esperienza al normale schema o stato della mente, del cervello e del corpo. Perché le persone cadono nella droga? I tossicodipendenti sono persone sensibili che sono diventate introverse a causa di certe situazioni, conflitti o problemi della loro vita. Le persone che sono molto sensibili emozionalmente e mentalmente spesso ricorrono alla droga per modificare i loro schemi di pensiero, i loro modi di vedere e esperire la vita. Da questo gruppo potete trarre degli yogi molto bravi. Possono comprendere le reazioni sottili del corpo e della mente in virtù della loro sensibilità e natura introversa.
La gestione delle tossicodipendenze è un processo molto complesso. Per rimuovere un’abitudine, oggi la scienza medica fornisce un’altra forma di medicina, che rimpiazza le sostanze chimiche nel corpo, come le tavolette di nicotina, che aiutano a rimpiazzare le sostanze chimiche della droga. Il tossicodipendente è portato attraverso un processo di disintossicazione dalla droga alle pastiglie. Quando si sente a proprio agio con le pastiglie sostitutive e non sente più la necessità delle droghe originali, allora può entrare in campo lo yoga.
Lo yoga è uno dei più potenti strumenti di disintossicazione del corpo, ma non è un sistema applicabile universalmente. Le pratiche che devono essere insegnate dipendono dalla condizione fisica, dall’età, dal tipo di dipendenza. Le pratiche basilari nel processo di disintossicazione sono gli shatkarma. Neti dovrebbe essere praticato tutti i giorni, kunjal a giorni alterni per un certo tempo e laghu shankaprakshalana due volte alla settimana per purificare il sistema e rimuovere le scorie dagli organi interni che sono stati compromessi a causa dei sintomi contratti. Agli shatkarma dovrebbero seguire pratiche di asana per ringiovanire il corpo e pranayama per il cervello. Negli stadi finali della disintossicazione, la pratica di kriya yoga è uno strumento molto potente per gestire i differenti tipi di depressioni, fobie e tendenze suicide, perché riarmonizza e riequilibra l’intero sistema pranico e psichico. Kriya yoga è una tecnica molto potente per gestire la dipendenza, perché le visioni psichedeliche indotte dalle droghe sono rimpiazzate dalle visioni psichedeliche indotte dai kriya. Ciò ne fa uno degli strumenti più efficaci.
Più importante delle pratiche di yoga è il sostegno del gruppo che può essere fornito dall’ambiente dello yoga. Tutte le pratiche, sia di yoga sia di altri sistemi, hanno a che fare con il singolo individuo. Smettere la dipendenza è qualcosa che uno deve decidere da solo, ma, allo stesso tempo, c’è la necessità di un appoggio esterno, familiare o sociale. Oggigiorno la società non vede la dipendenza di buon occhio. Molte persone considerano la tossicodipendenza come un marchio d’infamia. Dunque un tossicodipendente può trovare la necessità di un ambiente yogico. Gli ashram o i centri di yoga forniscono un tipo di appoggio dinamico dove un incoraggiamento e una guida appropriata sono ricevuti dal tossicodipendente che non è capace da solo di gestire il trauma psicologico che emerge durante il periodo di disintossicazione. Anche il rilassamento e la meditazione possono giocare un ruolo vitale nella gestione del processo. Così lo yoga, la meditazione e l’appoggio del gruppo in un centro yoga o in un ashram possono diventare mezzi molto efficaci per il trattamento e la cura delle dipendenze.
Il Mantra
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Il Mantra “, ed. Satyananda Ashram Italia.
Molti conoscono la pratica del mantra col mala, ma come praticare il mantra sincronizzandolo al respiro? Sedete in siddhasana o nella posizione del loto, fate in modo che la colonna vertebrale sia eretta, concentratevi sulla punta del naso e sentite il respiro che entra e che esce. Questo è un respiro molto naturale: siete costretti a respirare, giorno e notte, tutte le 24 ore; voi respirate 21.600 volte al giorno, ma non siete mai consapevoli di questo. Ora, se divenite consapevoli del respiro ed integrate il mantra con il respiro allora, nel corso del tempo, potete ripetere senza rendervene conto 21.600 mantra al giorno. Questo vuol dire che consciamente, subconsciamente ed inconsciamente, durante il giorno e durante la notte, voi ripetete il mantra perché vi siete allenati sul respiro. Non sarà più necessario per voi concentrare la mente; perfino se la mente è distratta non ha importanza; perfino se la mente è preoccupata non è importante; neppure se la mente è depressa è importante e perfino se state pensando ai vostri problemi, ai vostri affari, al lavoro e alla famiglia non ha importanza, perché state praticando il mantra con il respiro e avete allenato la vostra mente a muoversi col respiro. Ora immaginate, per 21.600 volte, con ogni singolo respiro voi ripetete il mantra; qualche volta ne siete consapevoli, qualche volta no, ma il vostro respiro è OM. Questa è una grande trasformazione e dal momento che siete intelligenti, capite che il respiro non va sprecato. Vi devo però dire, come amico, che la pratica del mantra costituisce un lungo cammino, richiede tempo; non è il cammino più breve ma non è una via noiosa e neppure una via pericolosa, è invece la più facile, la più sicura e anche la più economica! La più economica nel senso che non richiede concentrazione: perché la concentrazione è una cosa molto “costosa”, non credo che tutti possano averla. Non possiamo avere un jumbo jet, vedete, non abbiamo denaro per questo, allo stesso modo non abbiamo la concentrazione, poiché non abbiamo per essa una tendenza naturale.
Yoga Sutra di Patanjali
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Four Chapters on Freedom – Commentary on Yoga Sutras of Patanjali”, ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.
Poteri psichici o paranormali
In sanscrito i poteri psichici si chiamano siddhi e comprendono la telepatia, la chiaroudienza, la chiaroveggenza, la premonizione e una vasta gamma di poteri meno conosciuti. Essi si manifestano tramite le sfere sovra-individuali della mente ed emergono dall’inconscio collettivo dove ogni persona, ogni mente individuale ed ogni cosa sono intimamente collegate fra di loro. Queste siddhi possono verificarsi riguardo al passato, al futuro e ai regni al di là di tempo e spazio. Nonostante il carattere miracoloso che gli si attribuisce, non dobbiamo dimenticare che sono semplicemente delle modalità d’espressione della mente.
In questi ultimi anni numerosi esperimenti scientifici, condotti sia in Russia che altrove, hanno misurato diversi fenomeni psichici, ma questi esperimenti non sono realmente necessari poiché l’individuo scoprirà personalmente alcuni di essi lungo il cammino dello yoga.
Negli Yoga Sutra viene descritta una vasta serie di siddhi sia note che sconosciute, ciò nonostante il testo ci mette bene in guardia contro il desiderio di acquisire questi poteri o di prenderli alla leggera. Essi rappresentano un pericolo per sé e per gli altri se li si utilizza a fini egoistici. Lo scopo dello yoga non è quello di sviluppare le siddhi, ma di condurci alla realizzazione della nostra natura reale. Le siddhi sono semplicemente uno scenario di passaggio che sicuramente affiorerà man mano che la mente diviene più concentrata e purificata. Bisogna manifestare verso di esse un distacco assoluto. Sulla via dello yoga le tentazioni prendono forme sempre più sottili. È difficile resistere alla tentazione di giocare con questi poteri psichici e se cedete cadrete e pagherete un’ingente penalità per la vostra indiscrezione. Tutti i grandi santi, yogi, ecc. ci raccontano la loro lotta contro la tentazione; anche Buddha e Cristo. Fortunatamente queste siddhi si manifestano raramente nelle menti egoistiche; se succedesse, allora vi sarebbe un caos totale nella mente e nei regni più sottili della psiche. Perciò non praticate yoga con lo scopo di ottenere siddhi, prima di tutto appagate i vostri desideri nel più sicuro mondo fisico.
I Capitolo: Samadhi Pada
Sutra 5 : Vritti – classificazione principale
Vrittayah panchatayyah klistaklistah
Vrittayah: modificazioni della mente; panchatayyah: di cinque tipi; klista: doloroso (letteralmente duro, difficile); aklistah: non doloroso
Le modificazioni della mente sono di cinque tipi; esse sono dolorose o non dolorose.
Questo sutra si basa su una combinazione di quattro parole. Il termine “vritti” vi è ora familiare e tuttavia richiede una spiegazione approfondita che vi sarà data a partire da questo sutra. Il sutra dice che le vritti della mente sono di cinque tipi e queste cinque modificazioni sono dolorose o non dolorose. Questo significa che le modificazioni della mente sono in tutto dieci: cinque dolorose e cinque no. Tutto ciò richiede un chiarimento. La mente vede un fiore; attraverso gli occhi prende la forma del fiore che gli piace. È quello che si chiama “aklista”, piacevole. Poi la mente vede il corpo schiacciato, decomposto di un cane sul quale sono passate le ruote di un veicolo. La vostra mente guarda attraverso gli occhi e assimila la percezione, ma non le piace affatto. È quello che si chiama “klista”, doloroso. Così la particolare modificazione della mente nel caso del fiore era non dolorosa o piacevole, nel caso del cane schiacciato era dolorosa o “klista”. La modificazione è la stessa, la percezione avviene attraverso gli occhi, ma la visione è duplice: klista o aklista, dolorosa o non dolorosa.
Nello stesso modo la mente ha o assume, in generale, una quintuplice modificazione o manifestazione. Quali sono queste cinque vritti? Le tratteremo nei sutra successivi, ma prima di arrivare a questo argomento, cercate di capire bene quello che Patanjali intende. Esse rappresentano la manifestazione della mente nelle differenti sfere della vita, come per esempio guardare un uomo, un albero, un paesaggio. Lo vedete attraverso gli occhi ma è una delle manifestazioni della vostra mente. Ascoltate della musica o una conferenza: anche questa è una delle modificazioni della vostra mente. Poi chiudete gli occhi e pensate al passato, al presente, al futuro, alle vostre relazioni, agli amici e ai nemici. Questa è una delle modificazioni della mente, una delle formazioni mentali, uno degli schemi della mente. Quando siete preoccupati, ansiosi, pieni di rabbia o di passione, pieni di dolore, di gelosia, di compassione, di amore per gli uomini, di amore per Dio, anche questo è una degli schemi della vostra mente e questa particolare modificazione si chiama vritti.
Secondo il sistema dello yoga ogni dimensione di conoscenza, ogni forma di pensiero, ogni campo di consapevolezza sono vritti della mente. Nello yoga anche lo stato di sonno è considerato essere una delle condizioni della mente. Anche il sogno è una condizione mentale. Allo stesso modo il dubbio, l’illusione, gli errori di valutazione, come per esempio prendere una corda per un serpente, rappresentano altrettante condizioni della mente o vritti.
In Sanscrito, e soprattutto nei testi yogici e del vedanta, il termine vritti compare continuamente. È un termine che porta con sé una tale confusione, che talvolta anche i filosofi e i pensatori non sono stati in grado di spiegarlo propriamente. Ci fu nel settimo secolo un grande erudito che si chiamava Goudapadacharya. Era il guru del guru del grande Shankaracharya. Egli scrisse un commentario dettagliato di una piccola Upanishad, la Mandukya Upanishad, nel quale scrive: “Il mondo intero sembra non essere altro che una delle forme delle modificazioni mentali di una coscienza suprema”.
Il cosmo intero, non solo la terra, ma il cosmo intero è forse irreale; può essere semplicemente un’espressione del vostro pensiero, il pensiero mentale di un essere supremo, una forza cosmica pensante. Così quando utilizziamo il termine modificazione mentale, intendiamo i differenti schemi o espressioni della mente, i differenti stadi, sfere o dimensioni della personalità. In una commedia lo stesso uomo può interpretare sulla scena un mendicante, un re, un ladro, un sannyasin, un uomo o una donna e così via. Allo stesso modo anche nell’uomo è un’unica sostanza che è chiamata consapevolezza, coscienza, che sembra manifestarsi sotto gli aspetti di veglia, sogno, sonno, pensiero, attrazione e repulsione. È una sola ed unica coscienza che sembra recitare differenti ruoli e questi sono le differenti vritti.
Terapia Yogica delle Malattie Comuni: Tonsillite
Tratto da: Swami Karmananda Saraswati, “Yogic Management of Common Diseases”, ed. Bihar School of Yoga, Munger, Bihar, India.
Le tonsille sono due aree di tessuto immunitario sensibile poste su entrambi i lati della faringe, all’entrata della gola.
Queste strutture ghiandolari formano la prima linea di difesa del sistema di controllo immunitario dell’organismo, facendo parte di un più ampio circuito di tessuto protettivo linfoide chiamato Anello di Waldeyer, che include anche le adenoidi. Esse stanno di guardia come due sentinelle per proteggere il corpo dall’invasione di microrganismi, come batteri e virus, e sono anche responsabili del riconoscimento e della risposta a potenziali allergeni e a qualsiasi sostanza estranea, alimentare o chimica.
Tonsillite
Tonsillite significa infiammazione delle tonsille, che diventano rosse, gonfie, sensibili e possono essere ricoperte di pus bianco simile a crema e materiale in decomposizione.
Questo è un disturbo dei bambini e degli adolescenti, che di solito ricorre ad intervalli variabili durante la crescita e lo sviluppo, quando il sistema immunitario è esposto a nuovi microrganismi ed altre sostanze ambientali. L’infiammazione delle tonsille spesso precede gravi infezioni sistemiche come disturbi reumatici cardiaci, artrite e disturbi ai reni. Anche stati febbrili generalizzati e condizioni come la costipazione possono far precipitare la tonsillite, così come altre risposte del tessuto immunitario e linfatico, includendo l’appendicite e la linfadenite.
Gli attacchi di tonsillite sono spesso fatti precipitare da abusi dietetici negli individui predisposti. Specialmente implicati sono i cibi e le bevande fredde. Un altro frequente fattore precipitante è l’esposizione del corpo all’umido e al freddo.
L’insorgere della tonsillite è preceduto da brividi di freddo e fitte dolorose nella schiena e negli arti. La febbre sale rapidamente e nei bambini piccoli può raggiungere i 40° la sera del primo giorno. Mal di gola e difficoltà ad inghiottire sono notevoli. Il respiro diviene pesante e fetido, e la lingua impastata. Spesso la voce diventa nasale ed è normale il rigonfiamento delle ghiandole linfatiche cervicali ai lati del collo. Generalmente la febbre scompare in una settimana e l’infiammazione gradualmente cala, ma le tonsille spesso rimangono gonfie.
Tonsillite cronica
La tonsillite cronica è un ingrossamento duraturo delle tonsille. Esso si ha sia nei bambini che nei giovani adulti, ed è di solito associato con gonfiore delle adenoidi, un secondo più piccolo gruppo di ghiandole linfatiche nella faringe.
L’abitudine a respirare attraverso la bocca a causa di infiammazioni croniche delle tonsille e delle adenoidi è forse l’effetto più a lungo termine, poiché si è scoperto che influenza negativamente lo sviluppo fisico e mentale. Deformazione del torace, mutamenti dell’espressione del viso, alterazione della condizione mentale e rallentamento della crescita sono tratti caratteristici dei bambini che respirano dalla bocca. Il viso può assumere una caratteristica espressione vacua, ottusa e apatica, specialmente durante il sonno. L’indebolimento delle capacità mentali e della memoria ed il rallentamento dei processi di pensiero sono ulteriori conseguenze.
Questi effetti dannosi principali del respiro attraverso la bocca rivelano l’importanza di una respirazione libera ed equilibrata attraverso entrambe le narici per un sano sviluppo fisico e mentale, e ci danno qualche idea del valore terapeutico delle pratiche di pranayama tipo nadi shodhana e kapalbhati, così come dei kriya jala e sutra neti.
Fisiologia yogica
Secondo la fisiologia yogica, le due narici sono le radici delle due nadi principali del corpo psichico, conosciute come ida e pingala. Ida nadi convoglia chitta shakti (energia mentale), responsabile dello sviluppo mentale e dell’espressione. Pingala nadi convoglia prana shakti (energia vitale), responsabile delle azioni e dello sviluppo fisico. L’equilibrio delle capacità e delle energie fisiche e mentali si ottiene nell’hatha yoga e nel pranayama bilanciando ed equilibrando il flusso del respiro nelle due narici, e questo porta allo sviluppo completo e al risveglio delle capacità mentali e fisiche assopite dell’individuo.
Le scoperte fisiologiche accrescono notevolmente le tesi yogiche. Si è scoperto che un grande numero di nervi sensoriali e autonomi si trovano allo scoperto sotto la membrana mucosa nasale, e sono diversamente stimolati dal flusso gemello del respiro nelle narici, producendo effetti fisici e mentali distanti e diffusi. L’importanza di bloccare tonsilliti croniche, infiammazioni alle adenoidi, l’abitudine a respirare con la bocca e deviazioni e deformazioni nasali è chiaramente di capitale importanza nella salute futura, nel benessere e nello sviluppo mentale del bambino o dell’adolescente che ne soffre.
Terapia medica
La terapia medica delle tonsilliti croniche nel passato era di solito la rimozione chirurgica, chiamata tonsillectomia.
In tempi più recenti la frequenza di questa operazione è calata enormemente poiché i medici sono diventati più consapevoli dei pericoli a lungo termine della rimozione chirurgica di organi vitali del sistema immunitario. È sempre più evidente che la probabilità di disturbi e infezioni del sistema linfatico o immunitario più gravi è aumentata in chi si è sottoposto ad asportazione chirurgica delle tonsille (tonsillectomia). Certamente i moderni chirurghi sono più reticenti, rispetto al passato, ad asportare le principali strutture ghiandolari linfatiche come appendice e tonsille che non nel passato. Ciò riflette la crescente conoscenza del ruolo di queste strutture linfatiche nella salute e nella malattia.
Di solito gli antibiotici hanno un ruolo preminente nella terapia medica delle tonsilliti. Cicli di antibiotici vengono spesso prescritti per lenire preoccupanti ricadute dei sintomi ad ogni cambio di stagione. Tuttavia è raro che si curi la tonsillite con tale metodo.
Le tonsilliti acute non dovrebbero essere considerate tanto una malattia quanto la manifestazione di sottostanti squilibri e impurità fisici. Quando l’attacco acuto è passato, anziché togliere le tonsille, usate lo yoga per purificare e riequilibrare l’organismo.
Terapia yogica per mal di gola, tonsilliti croniche e respirazione con la bocca
Le tecniche yoga forniscono sicuro ed efficace sollievo alle tonsilliti croniche. Anche la correzione dell’abitudine a respirare con la bocca può essere ottenuta con la pratica regolare e duratura del seguente programma. Nelle tonsilliti acute con febbre, riposate a letto finché la temperatura e la fase acuta della malattia calano. Durante la fase iniziale dell’attacco può essere necessaria anche una terapia antibiotica insieme con analgesici tipo l’aspirina. Si avrà sollievo anche con gargarismi di acqua salata, neti e impacchi caldi nella regione del collo. Dopo la scomparsa dell’attacco acuto dovrebbe essere adottato il seguente programma yoga, secondo le capacità.
- Surya namaskara: Praticate secondo la vostra capacità con piena consapevolezza del respiro.
- Asana: simhasana, asana di equilibrio, trikonasana.
- Pranayama: ujjayi, shitali e shitkari, nadi shodhana.
- Shatkriya: neti kriya e gargarismi con acqua salata tiepida due volte al giorno, kunjal e laghu shankhaprakshalana quando necessario.
- Rilassamento: yoga nidra.
- Dieta: durante la fase acuta della malattia prendete soltanto succhi di frutta e germogli di legumi (mung) conditi con un po’ di olio, succo di limone e aglio tritato. Poi possono essere presi anche brodo vegetale e un leggero ‘khichari’ (riso e lenticchie).
Ulteriori raccomandazioni
- Il collo dovrebbe essere mantenuto sempre al caldo. L’esposizione all’aria fredda esterna durante un attacco è pericolosa poiché l’umidità e la polvere dell’aria infiammano le tonsille.
- Se le tonsille sono molto gonfie e doloranti, triturate del ghiaccio, avvolgetelo in un telo e ponetelo intorno al collo. Quando diventa spiacevole, toglietelo e fate un impacco caldo da mantenere da tre a cinque minuti. Quindi mettete nuovamente il ghiaccio. Tenetelo per circa mezz’ora, poi fate dei gargarismi con acqua salata tiepida.
- Fare gargarismi con acqua salata tiepida o un collutorio antisettico due volte al giorno dà sollievo e stimola la guarigione.
La Serie di Pawanmuktasana
Tratto da: Swami Karmamurti Saraswati, “Yoga for Beginers”, ed. Satyananda Ashram, Mangrove Mountain, Australia.
Questa è una serie di asana che a prima vista sembra infantilmente semplice. Non fatevi trarre in inganno. Questi esercizi apporteranno benefici alle giunture e agli organi del corpo. Anche se sembrano molto semplici hanno effetti sottili sul praticante. Fateli con la consapevolezza che la serie di pawanmuktasana ha una profonda influenza tanto a livello spirituale quanto a livello fisico.
Shavasana
Tecnica: sdraiatevi supini con le braccia lungo i fianchi, sufficientemente distanti dal corpo in modo da non comprimere o contrarre la parte superiore delle braccia e le spalle, i palmi delle mani sono rivolti verso l’alto.
I piedi sono leggermente separati in modo che le cosce non si tocchino.
Chiudete gli occhi. Rilassate completamente tutto il corpo, lasciatevi andare come una corda bagnata.
Divenite assolutamente immobili. Non muovetevi neanche se avvertite disagio.
Lasciate che il respiro diventi ritmico e naturale. Lasciate che la mente diventi cosciente dell’inspirazione e dell’espirazione nell’ombelico.
Cercate di sentire il respiro come se entrasse e uscisse dall’ombelico e sentite il movimento dell’ombelico sincronizzato al respiro. Siate consci del movimento del respiro e del movimento dell’ombelico. Contate il numero delle respirazioni – 1 inspiro, 1 espiro, 2 inspiro, 2 espiro e così via. Continuate a contare per qualche minuto. Se la mente inizia a divagare riportatela al conteggio. Se siete capaci di mantenere la mente sul respiro per qualche minuto, sicuramente il corpo e la mente si rilasseranno.
Respiro: naturale e ritmico.
Durata: eseguite per un tempo adeguato. In generale, quanto più a lungo la praticate meglio è. Durante la pratica delle asana qualche minuto è sufficiente.
Concentrazione: sul respiro e sul conto del respiro.
Benefici: rilassa tutto il sistema psicofisiologico. Sarebbe l’ideale praticarlo prima di dormire e prima, durante e dopo la pratica delle asana, in particolare dopo gli esercizi dinamici.
Esercizio 1: Flessione delle dita dei piedi
Mettetevi in una posizione seduta.
Allungate le gambe di fronte al corpo.
Sostenete il corpo mettendo le mani di fianco e leggermente dietro a voi, sostenendo il peso sulle braccia distese.
Divenite coscienti delle dita dei piedi. Totale consapevolezza solo delle dita dei piedi.
Tenete i piedi ben diritti e lentamente muovete solo le dita dei piedi lentamente, avanti e indietro, nel modo più ampio possibile, senza forzare.
Anche se non è possibile farlo, con le dita dei piedi cercate di toccare il pavimento quando le flettete in avanti e le tibie quando le flettete indietro. Muovetele lentamente senza forzare.
Mantenete la consapevolezza completamente sulle dita dei piedi. Ripetete cinque volte.
Esercizio 2: flessione delle caviglie
Rimanete nella posizione di base come nell’esercizio 1.
Muovete entrambi i piedi avanti e indietro il più possibile, flettendoli dalle giunture delle caviglie. Mantenete le ginocchia dritte. Muoveteli lentamente, senza forzare. La consapevolezza è sulle caviglie. Sentite il movimento delle articolazioni.
Ripetete cinque volte.