“YOGA” 2002 – Vol. 4

“YOGA” 2002 – Vol. 4

Yoga ed Ecologia (Parte Seconda)

Di: Swami Niranjanananda Saraswati

Benefici di uno stile di vita naturale

Ci sono molte altre regole stabilite dalla tradizione vedica che sono parte dello stile di vita e che mostrano attenzione per l’ambiente. Quando una cultura segue una regola creata sulla base della comprensione delle leggi della natura, questa cultura potrà sopravvivere a tutti gli assalti della natura, non importa quanto grande sia la distruzione.
Qualche anno fa è stato fatto uno studio che paragonava il potenziale agricolo degli Stati Uniti d’America con una popolazione di 200 milioni di abitanti, e l’India con una popolazione di 900 milioni. Con il suo attuale sistema agricolo e l’uso di prodotti chimici, gli USA possono potenzialmente nutrire l’intera popolazione mondiale per 50 anni. L’India, che ha 900 milioni d’abitanti ed è più piccola per dimensioni di territorio degli USA, potenzialmente può nutrire l’intero modo per 300 anni.
Perché? L’America è un paese giovane, ha circa 400 anni. Non sappiamo l’età dell’India ma, da quanto sappiamo, la fascia equatoriale sarebbe stata popolata dal tempo in cui il primo uomo ha camminato su questo pianeta. La differenza è quindi lo stile di vita.
Se adottate uno stile di vita naturale, vivendo secondo le leggi della natura, senza cercare di alterare le condizioni naturali, in questo modo sarete più ecologicamente consapevoli.
Quando fa freddo, mettete un maglione di lana. Quando è caldo vi togliete gli abiti. Ma se tentate di riscaldare una stanza con mezzi artificiali, i prodotti chimici inquineranno l’atmosfera, come sta succedendo con il buco nello strato di ozono causato dall’uso di aerosol e gas CFC negli impianti di condizionamento e nei frigoriferi.
Più lusso e confort danneggiano la natura. Perché non fare a meno dei confort? Questi sono necessità artificiali, non veri bisogni. Le necessità artificiali sostengono l’industria e il commercio. Potete cucinare i vostri cibi semplicemente, o potete comperare un microonde per cucinare velocemente.
Cosa succede poi? Sarete coscienti che non avete abbastanza tempo e avrete bisogno di fare le cose il più velocemente possibile.
La gente ha molte inibizioni sul tempo, specialmente nei paesi moderni ed industrializzati. Lavora molto per soddisfare la domanda di beni artificiali.
Però è possibile vivere anche senza un microonde. Infatti, il cibo è più saporito se si cucina senza. Gusto, salute e molto altro vengono sacrificati in nome di un pasto istantaneo. Cucinare è una gioia, sedersi, pelare e tagliare le verdure. Immaginate come preparate il cibo; il flusso dell’informazione della verdura verso di voi e il flusso della vostra interazione con il materiale organico è una relazione molto bella. Se non potete dedicare una o due ore il giorno a cucinare avete perso la gioia di vivere.
Se non avete il tempo di fare un bagno freddo nel bel mezzo dell’inverno, senza pensare “Oh! Vorrei avere acqua calda!” non potrete godere del beneficio di quell’acqua fredda che da più salute, energia e immunità al corpo.

GOD: generazione, organizzazione e distruzione

Con tutti i movimenti e le teorie ambientali una cosa è certa: la coscienza cosmica è molto più consapevole della crescita e della distruzione dell’intera popolazione umana.
Se c’è un disequilibrio, la coscienza della natura se ne prende cura. L’unico modo in cui la natura può fare ciò è creando la distruzione. Questa è l’idea della trinità: GOD – generazione, organizzazione e distruzione, o Brahma, Vishnu e Shiva.
La generazione e la creazione sembrano essere complete a livello fisico grossolano, ma la generazione continua a livello sottile.
L’organizzazione, il mantenimento e la continuazione stanno ancora verificandosi.
Infatti, gli esseri umani sono parte della coscienza di Vishnu – preservare, mantenere e nutrire.
Non abbiamo dentro di noi la coscienza di Brahma, l’aspetto di DIO. Siamo nella coscienza di Vishnu, nella O di GOD.
Un incontro con Shiva è come un incidente. Terremoti, tragedie e morte sono contenuti nella D di GOD, che corrisponde a Shiva. Quando incontriamo D (distruzione) abbiamo solitamente un grosso shock.
Dal punto di vista cosmico siamo nella coscienza di Vishnu e a livello di tamas. Non vogliamo cambiare. Siamo spaventati e sconvolti quando vediamo la natura di Shiva che viene e pulisce tutto, viene e distrugge tutto affinché possa aver luogo una nuova nascita.
Questo è il modo in cui la natura risana e rinnova se stessa dall’impatto con la razza umana.

L’Era del Bhakti (Parte Seconda)

di Swami Satyananda Saraswati

In realtà noi siamo tutti in relazione con Dio solo e con nessun altro. La mia associazione più stretta è con Dio, non con mia madre, o con mio padre, né con mio fratello. Non sono figlio di nessuno, padre di nessuno, fratello di nessuno. Sono semplicemente il servitore di Dio. Sono lo schiavo di Dio. Questa è l’unica verità della vita.
Bhakti marga è di gran lunga la via migliore da seguire fra tutte. Soprattutto per quelle persone che desiderano avere una visione di Dio, che vogliono rendersi conto della forma della Verità. Ma una cosa è certa, c’è qualcosa che si frappone come un ostacolo fra me e Dio. Che sia il corpo, la mente, che siano le emozioni, qualcosa sta sul percorso. Si dice, e io lo credo, che Dio mi sia più vicino di quanto lo sia il prana, la mia forza vitale. È più vicino a me del mio respiro. È più vicino a me dei miei pensieri. Ma se è così, perché non posso vederlo? Quello che voglio dire è: “Perché non sono capace di vedere e riconoscere la verità.” È perché sono cieco, c’è una benda legata sui miei occhi che m’impedisce di vedere e riconoscere la verità. Ora noi dobbiamo stabilire un metodo per entrare in contatto con Lui. Finché questo microfono non è collegato alla corrente elettrica non funzionerà. Allo stesso modo, se non posso stabilire un contatto con Dio, in un modo o nell’altro, allora come posso continuare a vivere?
Rinunciare ai propri desideri e alle proprie aspirazioni può causare qualche difficoltà, ma rafforzerà la vostra risoluzione di resa volontaria a Dio e compirà anche il mandato di Dio. Arpan, l’offerta del sé, può causare difficoltà al corpo, ma non importa perché ne otterrete beatitudine. Seguire il mandato di Dio dà beatitudine. Dovete offrire ad ogni passo il corpo, la mente, le emozioni e, alla fine, la consapevolezza sottile o atma. Per offrire l’atma si deve rinunciare anche ad ogni idea di liberazione o al desiderio di vicinanza a Dio, di riceverne la grazia, di unirsi a Dio. Non voglio ottenere niente, neppure Dio. Tu sei il mio padrone. Lo accetto. Sono felice di sapere che tu sei il mio Padrone. Perciò posso pensarti e ottenere la tua vicinanza nel corso del tempo. Ma oggi, anche se non ti do neanche uno sguardo, non importa. Invece di venire da me in persona, manda il tuo sevak Hanuman a darmi indicazioni e a dirmi che cosa devo fare. Farò quello che dice. Puoi mandare il tuo messaggero. Il mio sé non mi appartiene: è tuo. Quando io offro me stesso a te, il problema del desiderio della liberazione, della vita spirituale, non si pone.
Dio mi ha dato tutto e di ciò che non ho avuto, forse, non avevo bisogno. Quindi, perché dovrei per forza chiederlo? Dio non mi ha dato una moglie. Ha detto: “Figlio, tu non hai bisogno di una moglie”. Così mi sono salvato da questo. Ma dire a Dio: “Per favore dammi una moglie o altrimenti avrò un sacco di difficoltà” sarebbe chiedergli di ribaltare tutte le decisioni che ha preso per me. Ciò che non ho ricevuto da Dio, non me lo ha dato perché non ne avevo bisogno. Ora, se questa logica si può applicare a me, dovrebbe potersi applicare anche a voi. Se Dio non vi ha dato qualcosa è perché non ne avevate bisogno.
C’è un uomo che ha cinque figlie. Sono tutte sposate e ha anche due nipoti, un maschio e una femmina. Dio non ha voluto dargli un figlio maschio, così non l’ha avuto. Così entrambi, marito e moglie, sono liberi, perché le loro figlie sono sposate e sono andate nelle case dei mariti. Ora i genitori vivono bene e insegnano yoga. Vanno a Madras, in Nepal, a Singapore e sono contenti. Se avessero avuto un figlio non avrebbero avuto così tanta libertà. Un figlio ti lega, mentre una figlia no, perché prima o poi lascia la casa dei genitori per quella del marito. Alla fine lo hanno capito. Io dicevo sempre a loro: “Guardate, quello che Dio non vi ha dato, è perché non ne avevate bisogno; allora perché mi chiedete inutilmente di chiedergli un figlio per voi o di fare qualche miracolo perché possiate avere un maschio?”
Quando non avete nessun supporto o riparo, quando non vi resta nessuna speranza, quando il vostro corpo è sfinito e cede, quando la vostra mente cessa di funzionare, allora il vostro atman è libero di incontrarlo. Il guscio o la conchiglia esterna si rompe e l’energia ritorna alla sua fonte.
Per questi motivi, nel secolo a venire, gli interrogativi della mente, i metodi di ricerca e l’attenzione filosofica degli scienziati si rivolgeranno alla vita interiore, alla consapevolezza sottile. C’è un solo modo per scoprire il metodo. Coloro che sono privi di fede e di convinzione, e vivono immersi nel godimento, le persone con quel tipo di cultura, devono essere iniziate. Finché persone così non intraprendono questa via, gli scienziati continueranno solo a far ricerche sulla materia, come hanno fatto finora.
Nel prossimo secolo la ricerca condotta sulla spiritualità vedrà bhakti come base e causa. Me ne sono reso conto molto chiaramente perché negli stati moderni, dove la ricerca è condotta in abbondanza, hanno una grande tendenza alla bhakti e la favoriscono.
I principi della fede e del credo sono noti come bhakti. La fede e il credo formano la base di bhakti. Bhakti yoga può essere il prossimo oggetto di ricerca per gli scienziati.
Finora gli scienziati hanno fatto ricerche esclusivamente sulla materia e non sullo spirito, perché affermano che il sé o atman non esiste; in questo modo che tipo di ricerca si può condurre? Ma essi possono a buon titolo fare ricerca sui sentimenti, sulle emozioni, sulla fede e sul credo.
La prossima generazione sta preparandosi a volgere la musica a Dio. Oggi si fa un sacco di pubblicità alla musica, dappertutto. Non solo in occidente, ma anche in oriente. Non solo nelle nazioni che credono in Dio.
La musica ha permeato tutti i tipi di società del mondo. È diventata universale. Ora è solo necessario cambiare la direzione del suo corso. La generazione dopo di voi darà alla musica la forma di preghiera, kirtan, bhajan e intonazioni del nome di Dio.
La musica ha molte forme, è parte del nada yoga. Nada significa vibrazione del suono. Quel suono che è privato della percezione sensoriale, che è molto sottile, invisibile e non visto. Quel suono che emerge sempre e riverbera, ma che non si può afferrare o udire è conosciuto come anahat nada. Questo suono è sufficiente e superiore a tutti gli altri suoni, è la base di tutti i suoni. È noto come anahat, il suono non percosso.
Anahat nada si manifesta inizialmente nell’eternità, poi nello spazio. Quando si manifesta nello spazio allora può essere udito. Le vibrazioni del suono hanno corso continuo nel tempo eterno e poi si manifestano nella durata dello spazio e del tempo. I kirtan sono amati ovunque nel mondo. Gli australiani cantano kirtan, molto belli e pieni di vita. I bambini piccoli si trovano insieme e cantano il nome di Dio. È noto che il kirtan è l’occasione in cui il nome di Dio è ripetuto da molte persone riunite. Kirtan è il sadhana più importante del Kali Yuga.
Ci sono differenti sadhana per ogni yuga: yajna, tapasya, yoga, rinuncia, ecc. In questo Kali Yuga non si trovano queste forme di sadhana perché la mente si distrae facilmente; se si praticano la rinuncia e l’austerità (tyaga e tapa) gli uomini si ammalano. La yajna richiede un sacco di tempo per essere condotta, e così come fate a lavorare e a fare i vostri affari se seguite una yajna? In quest’epoca il sadhana principale è cantare ripetutamente il nome di Dio.
Nel Kali Yuga il nome di Dio è soltanto la base. Questo Yuga è molto complicato e confuso. Pieno di stress e d’ansia. Perciò è difficile fare molti sadhana.
Per la salute fisica va bene praticare asana, pranayama, neti, dhauti, ma per rendersi conto di Dio e vivere nella vita divina tutti i sadhana non sono più indispensabili, perché sono troppo difficili. Ci rimane un sadhana e questo è cantare il nome di Dio, continuamente.
Nam Sankirtan è cantare il nome di Dio. Questo è lo yoga, il dharma del ventunesimo secolo.
La gente del mondo, senza differenze di nazionalità, cultura, colore, religione o credo, godrà della benedizione dei kirtan. Le persone si riuniranno a centinaia o migliaia, secondo un ordine familiare o sociale, per cantare i kirtan. Attraverso il nome di Dio si curano tutti i disturbi fisici, mentali e sociali.
Perché siamo così afflitti da infelicità in quest’epoca? Perché in questo secolo è stata data più importanza al divertimento e al piacere dei sensi. Nel mondo si è data importanza alla politica, al materialismo, ai desideri materialistici e ai piaceri. Se desiderate comprare una bicicletta, una moto o una macchina siete continuamente ossessionati da quel pensiero.
Questa non è la via per la pace individuale, né per la pace nel mondo. Non si può stabilire la pace nel mondo facendo conferenze internazionali. Se ogni individuo e ogni famiglia raggiungono la pace, allora si potrà stabilire la pace nel mondo. Se ognuno accende una lampada, il mondo intero può essere illuminato.
Nel prossimo secolo ogni individuo, l’intera società e tutti gli scienziati s’interesseranno di musica. Gli scienziati che stanno conducendo ricerche sul nucleare attraverso metodi scientifici, cominceranno le ricerche su bhakti e, che lo vogliate o no, i vostri figli canteranno kirtan.
I tempi stanno cambiando. Il clima sta cambiando. Il clima per il materialismo si avvicina alla fine e sta tornando il tempo che porta a bhakti. Dopo l’inverno viene l’estate e voi riponete gli abiti di lana. Dopo l’estate viene l’inverno e rimettete gli abiti pesanti. Allo stesso modo è finito il tempo in cui il materialismo prosperava. La gente è stanca di materialismo. L’attrazione e l’attaccamento della gente alla cultura materialistica si sono interrotti. Le persone sono diventate disilluse, prive di speranze e confuse.
In futuro preferirete condurre una vita semplice, spontanea, pacifica. Che cosa stiamo guadagnando dalla vita urbana moderna? Siamo circondati da povere baracche e da un habitat sporco. La gente vive in una camera o in piccoli appartamenti di fronte ai quali scorrono scarichi sporchi. Le case di fango e i cibi semplici dei villaggi sono di gran lunga meglio di queste condizioni di vita. C’è pulizia, c’è pace, le notti sono tranquille. I problemi dell’inquinamento da rumore, dell’inquinamento dei comportamenti sociali, dell’inquinamento dell’aria sono assenti.
Sapete dirmi che cosa ha da offrirvi la cultura odierna? Sporco, immondizia, folla, dubbi l’uno nei confronti dell’altro, famiglie distrutte, preoccupazioni e ansia. Anche la persona che è sempre arrivata prima diventa nervosa quando deve superare un test d’abilità o rilasciare un’intervista. Preoccupazione, ansia e perdita di fiducia sono diventate la cultura attuale e nel corso del tempo assumono la forma delle malattie mentali.
Così, in questo secolo sarà solo necessario cantare il nome di Dio. Ora non sarebbe più possibile per nessuno condurre yajna o altre forme di sadhana, come in passato. Persino i sadhu e i mahatma oggi non sono più capaci di fare yajna. Dopo tutto i sadhu e i mahatma si sono evoluti nella stessa società in cui vivete voi. Non discendono dal cielo. È la vostra progenie che diventerà sadhu o mahatma. Così la matrice che portate nel mondo è destinata ad avere le vostre stesse qualità. Dovete capirlo. Neanche questi sadhu e mahatma saranno capaci di dedicarsi a tapasya. Dopo un giorno di digiuno dicono di avere lo stomaco pieno di gas e di acidità. Basta un piccolo mal di testa e arriva il dottore. Ora la vecchia matrice è alla fine.
Le future generazioni del prossimo secolo saranno le generazioni del bhakti yoga. Non raja yoga, nemmeno gyana yoga, ma bhakti yoga.
In quest’epoca l’uomo ha grandemente sviluppato le proprie emozioni. Le sue emozioni non sono attutite, né bloccate. È possibile che siano un po’ distorte, ma, qualsiasi esse siano, siete liberi di esprimerle. Il flusso di queste emozioni espresse deve essere indirizzato a Dio. La stessa emozione di ostilità che indirizzate ad un vostro nemico, o la passione che provate per una donna, o l’avidità che sentite per la ricchezza, quando tutte queste stesse emozioni sono dirette verso Dio, si dicono bhakti bhavana o emozioni di bhakti bhava.
Bhakti non ha nessun altro ingrediente. Bhakti usa lo stesso ingrediente che si usa nei sentimenti di avversione. Quando provate avversione per qualcuno lo pensate ventiquattro ore al giorno. Rimane nella vostra mente quando state mangiando o dormendo, non vi esce dalla testa. Allo stesso modo dovreste ricordarvi di Dio tutto il tempo, quando sviluppate bhakti bhava. Ma questo non succede, tutte le altre emozioni vi sopraffanno, ma bhakti o il pensiero di Dio no. Questo è il motivo per cui Ravana deve aver pensato che la bhakti di Shabari, Hanuman o Sugriva per Rama non fosse alla sua portata. Così, al contrario, praticava la bhakti dell’inimicizia. Sviluppo inimicizia con Bhagwan Rama, rapisco Sita e lui verrà di sicuro a liberarmi. Per Ravana la bhakti dell’inimicizia era molto naturale. Ma non è facile per tutti.
Ci sono due tipi di bhakti al mondo che è difficile ottenere, quella di Dio come vostro nemico e quella di Dio come vostro amore, proprio come l’amore che Radha e Krishna avevano l’uno per l’altro e che Mira Bai aveva per Krishna.
Mira pensava che Dio fosse suo marito. Aveva sposato un uomo per conformarsi al costume, ma lei stessa accettava come marito solo Krishna. Questa madhurya bhakti (dolce devozione) non tutti la possono raggiungere, soltanto pochi eletti.
Dasya bhakti invece è accessibile a tutti. Dasya significa servitore. Lui è il mio padrone e io sono il suo servitore. Dovrebbe dirmi ciò che devo fare. Farò solo quello che mi comanda di fare. Sono nelle sue mani, un servo al suo comando. Dasya bhakti è molto semplice ed è possibile raggiungerla. Se anche questo non è possibile, c’è un altro tipo di bhakti conosciuto come atmanivedan bhakti, che è espressione del seguente sentimento: “Non c’è nessuno così cattivo e disonesto quanto me. Sono l’inutile figlio di mio padre. Per ingannarti canto ogni giorno “Jay Jagdish Hare”. A scanso di dubbi, ti porto ghirlande di fiori. Penso che se non ti venerassi, tu mi potresti punire rendendomi vedovo o privandomi di figli. Così, a scanso di paure, vado al tempio per la venerazione. Guarda che figlio inutile sono. Ma comunque io sia, ti appartengo. Un figlio può cessare di essere un buon figlio, ma una madre non può mai cessare di essere una buona madre.”
E questo è un altro tipo di bhakti che può adattarsi a voi. Se vi va praticatelo. “Io non sono adatto a nulla, ho sentito parlare di te da sadhu e mahatma. Cantano un sacco di lodi su di te. Il tuo nome è cantato nel Ramayana, nella Bhagavad Gita, nel Guru Granth Sahib, nella Bibbia e nel Corano. Io vi credo, ma sento maggiore attrazione per mio figlio che per te. La mia mente è più occupata da mio marito che da te. Lo scintillio e il fascino della vita mondana mi attraggono più di te. La mia mente è più occupata dal divertimento, a sconfiggere gli altri, a vincere i nemici piuttosto che da te. Tutte le volte che mi siedo per venerarti, il mio corpo può essere seduto qui, ma la mia mente vaga ovunque incessantemente. Io voglio che la mia mente sia focalizzata su un solo punto e concentrata, ma non lo fa mai.” Mi sto riferendo a tutti voi. Non è forse questo che capita a tutti voi?
Nella Bhagavad Gita Arjuna dice: “O Krishna, questa mente è molto inquieta e per sua natura oscilla. È molto testarda e anche forte. È per questo motivo che tenere sotto controllo la mente è difficile, come controllare il vento.”
Non abbiate avversione nei confronti di voi stessi. Gettate tutti i blocchi interiori nei confronti della vostra vita. Dopo questo, quando la vostra mente è purificata, dite: “Mio Dio, sono tuo, qualunque cosa io possa essere. Che io sia un imbroglione, o uno sciocco, o un dissoluto, o un uomo inutile, un ladro, un mascalzone o un peccatore, comunque io sia, sono tuo.”
Così praticate bhakti secondo il vostro livello. Se il vostro livello è quello della terza classe, ma vi iscrivete all’università, potete essere sicuri di fallire. Perciò praticate il sadhana adatto al vostro livello. Al mattino sedetevi e offrite la vostra debolezza a Dio. Se non sapete come parlare a Dio, scrivete nel vostro diario. Poi stracciatelo.
Dovreste aprire voi stessi davanti a Dio. Non vi è necessario mentire, perché dovreste sapere chi siete. La vostra mente è impura, i vostri pensieri sono contaminati, i vostri sogni sono contaminati, la vostra parola è dura. Voi parlate di Dio, leggete e scrivete di Dio, potete meditare su di Lui, ma lo pregate sempre? Giusto il corpo rimane qui, ma la mente vaga ovunque. Questa è la vostra personalità e questo è il vostro livello.
Questo è il vostro livello e volete iscrivervi all’università, continuerete nei fallimenti quotidiani. Prima di tutto capite cosa è bhakti, che cosa è il vero amore. Quando amate una magnifica ragazza, proprio come succede al cinema, senza dubbio non è vero amore, eppure dimenticate ogni cosa che vi circonda compreso ciò che vi è più vicino, dimenticate persino che cosa penseranno i vostri genitori. Non pensate neanche a che cosa succederebbe se la ragazza rimanesse incinta. No, dimenticate tutto. Ma dimenticate tutto alla stessa maniera, quando venerate Dio? No. Quando cantate il nome di Dio e non riuscite a dimenticare voi stessi nemmeno per mezzo minuto, allora questo significa che dovreste cambiare il vostro sadhana.
Il prossimo secolo appartiene al bhakti yoga. Non solo per voi, ma anche per gli scienziati che conducono la ricerca. Coloro che adesso fanno ricerche sui principi della scienza, le faranno sulla bhakti. Qual è l’effetto di bhakti sul comportamento umano? Qual è il suo effetto nella consapevolezza superiore dell’uomo? Si farà ricerca su questo. Adesso fanno ricerche sulla materia, presto le faranno sulle emozioni umane. Perché le emozioni umane sono molto più potenti e significative.
Proprio come nasce nella vostra mente il sentimento di profonda aggressività o l’intensa emozione del desiderio, di inimicizia e odio, nello stesso modo nasce la profonda emozione del vero amore per Dio. Non solo per Dio, ma per tutta l’umanità, perché Dio non ha forma. Eppure tutte sono sue forme. Potete affermare che Dio ha una forma o anche che ne è privo. Dio non ha nessuna forma, nonostante possiate vederlo in qualsiasi forma vogliate. Dio non ha forma, ma ogni forma è la sua forma, perché è presente in ogni cosa. È la Verità che pervade ogni cosa. In questo universo non c’è posto, oggetto o cosa in cui Dio non sia presente.
Perciò, qualsiasi cosa sia permeata dalla divinità ha buone vibrazioni che ispirano buoni pensieri e sentimenti in noi, che possono costruire una buona società e sviluppare buone relazioni fra noi, che è la bhakti più elevata. Dio non dovrebbe essere limitato o ristretto a templi, chiese e moschee. Dovrebbe invece essere presente nella vostra vita in forma di un padre senza fine e senza limiti.
Dio deve essere visto in due forme: immanente e trascendente. È sopra ed è separato da ogni cosa; è oltre il tempo, lo spazio e l’oggetto; è presente in tutte le forme di vita.
Dobbiamo accettare entrambi questi concetti di Dio, non solo il concetto della sua forma trascendentale.

Yogatattwa Upanishad

La Yogatattwa Upanishad, “Upanishad della Verità dello Yoga”, di cui esistono varie redazioni considerevolmente divergenti tra loro, nel testo commentato da Narayana, che abbiamo scelto, sembra radunare, senza sistematicità, pensieri e temi propri di scuole yogiche. Dopo un accenno all’eterno ripetersi delle esistenze, si insiste sull’efficacia della meditazione sulle singole parti della sillaba Om; grazie a questa meditazione, come pure per mezzo del pratyahara e del pranayama, l’anima inizia la sua ascesa dal cuore, che è la sua sede finché sussistono i legami con la materia, cosicché, pura come cristallo, trapassa il brahmarandhra o sutura sagittale e si ricongiunge con il Brahman, o con Vishnu, esaltato al principio come Supremo Spirito. Un accenno al luogo da scegliersi per esercitare lo yoga, unico mezzo di salvezza, conclude questa Upanishad, piuttosto frammentaria, che presenta notevolissime difficoltà nell’interpretazione. Vedasi anche per le note: Upanishad, a cura di Carlo Della Casa, U:T:E:T, Torino, 1976.

Primo Khanda

  1. Om! Io voglio rivelare, per desiderio del bene dei devoti, la verità dello yoga. Chi l’ascolta e la studia si libera da ogni peccato.
  2. Vishnu, grande yogi, grande asceta, dal corpo smisurato (1), risplende sul cammino della verità come una lampada, egli, lo Spirito Supremo.
  3. Ognuno, dopo aver bevuto il latte e spremuto i seni, gode di quella matrice nella quale, quando fu gravida, è stato generato.
  4. Quella che era madre, diventa poi sposa; la sposa diventa madre, il padre diventa figlio e il figlio di nuovo padre.
  5. Come i secchi legati a una ruota idraulica che girano (continuamente), così per il ciclo delle esistenze (la creatura) esperimenta i (vari) mondi, dopo esser passata attraverso ogni condizione di vita.
  6. Tre sono i mondi, tre sono i Veda, tre sono i momenti sacri della giornata, tre sono gli dei (maggiori), tre sono i fuochi sacrificali, tre (essenze) costituiscono i guna: tutte queste cose sono fondate sulla sillaba Om, che è triplice.
  7. Colui che medita anche sulla semisillaba, dopo che è stata esaurita la sillaba dai tre fonemi (A, U, M), costui tutto l’universo raggiunge, e ottiene la sede suprema.
  8. Come il profumo è nel fiore, come il burro è nel latte, come l’olio è nel seme di sesamo, come l’oro è nelle pepite.
  9. Così nel cuore c’è una ninfea ed essa è inclinata verso il basso, ha gli steli ritti ed ha in basso un segno: in essa giace lo spirito.

Secondo Khanda

  1. Quando si pronuncia la lettera A, la ninfea diventa splendente; quando si pronuncia la lettera U, la ninfea si chiude; quando si pronuncia la lettera M, si percepisce il nada; la semisillaba nasale è invece priva di movimento (2).
  2. Colui che ha controllato l’anima con lo yoga, devoto sempre al Sommo Spirito, diventa simile a un puro cristallo, simile in certo modo a un raggio di sole.
  3. Con le mani e i piedi (concentrati) sulla testa, simile alla tartaruga (3), (lo yogi) si concentri su se stesso e così raccolga l’aria in tutte le nove aperture (4).
  4. Bloccate poi le nove porte, (si rimane) così respirando ed espirando (all’interno del corpo): si dice che questo è il kumbhaka immobile, simile a una lampada in mezzo a una giara (5).
  5. Quando il soffio si libera ascendendo, si ha come una rottura del (brahmarandhra) simile a petalo di ninfea: si riconosce allora il (Brahman) senza macchia, che sta sulla fronte, in mezzo alle sopracciglia (6).
  6. In un luogo che non sia impervio, che sia privo di vento, deserto, tranquillo, sicura è la sorte per coloro che, grazie allo yoga, hanno realizzato la loro vera natura.

Note

  1. In Vishnu risiedono infiniti universi, secondo Narayana.
  2. Sono qui rappresentati gli effetti della meditazione sui vari suoni costituenti la sillaba Om (A, U, M più la semisillaba o risonanza nasale). L’immobilità della semisillaba si traduce nell’acquisizione definitiva, da parte del praticante, dello stato raggiunto, nel quale si percepisce il nada, ossia il brusio indistinto prodotto dall’ascesa dell’aria nel corpo sottile, che altrove (Hamsa Up.) è detto essere il Brahman.
  3. Ossia probabilmente: riducendo tutto nella meditazione. Il paragone con la tartaruga è solitamente impiegato per illustrare il pratyahara, ovvero il ritirarsi dagli oggetti dei sensi, che tuttavia viene dopo il controllo del respiro nelle enunciazioni teoriche dello yoga.
  4. Letteralmente, il precetto viene espresso come un invito rivolto agli yogi: “Raccogliete, raccogliete il respiro!”.
  5. Il kumbhaka, o ritenzione dell’aria inspirata, è il momento più importante del pranayama e produce una situazione simile a quella d’una lampada in mezzo ad una giara, che è il corpo, alla giara simile per la fragilità e per la funzione limitante che entrambi hanno nei confronti dello spazio.
  6. Tra le sopracciglia è posto l’agya chakra, “centro del comando”, che è la sede delle facoltà superiori e dello stesso Brahman.

Yoga Sutra di Patanjali

Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Four Chapters on Freedom – Commentary on Yoga Sutras of Patanjali”, ed. Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.

I Capitolo: Samadhi Pada

Sutra 24: definizione di Ishwara

Kleshakarmavipakashayairaparamristah purushavishesa Ishvarah

Klesha: afflizioni; karmavipaka: frutto delle azioni passate; ashaya: deposito delle impronte del karma passato; aparamristah: non toccata; purushavishesa: speciale tipo di essenza spirituale; Ishvarah: Dio

Dio è una speciale essenza spirituale non toccata da afflizioni, azioni, loro impronte e loro frutti.

In questo sutra si chiarisce la natura di Dio. Patanjali non crede in un Dio personale. La sua idea di Dio è quella di una coscienza spirituale così pura da essere libera da ogni relazione con il karma e i suoi effetti. La comprensione di questo sutra richiederebbe una chiara comprensione dello spirito di base del sadhana indù. Il sadhana indù comprende molte forme di yoga, come il raja yoga, l’hatha yoga, il mantra yoga, il karma yoga, il laya yoga e il tantra, ma la base fondamentale del sadhana indù è l’abbandono alla realtà suprema. Ciò è vero per un uomo comune come per i più intellettuali filosofi indù.
Un individuo può abbandonarsi a Dio solo se è consapevole dei propri limiti. Quando si conoscono i propri limiti non si è portati fuori strada e ci si può abbandonare completamente a Dio. Finché si crede di avere delle qualità importanti, non si può essere un vero bhakta. La bhakti inizia quando si conosce veramente se stessi, quando si conosce la propria vera natura e si è sicuri di ciò. L’uomo è per natura debole ma, a causa dell’ignoranza, pensa di essere forte e capace. Ishwarapranidhana non vuol dire solo andare al tempio; richiede un completo abbandono con un continuo processo di introspezione per un tempo molto lungo. In aggiunta a Ishwarapranidhana un aspirante dovrebbe fare il proprio sadhana. L’abbandono a Dio è una delle vie più veloci per la realizzazione. Ishwara è un particolare purusha che rimane imperturbato dalle cinque afflizioni, dai tre tipi di azione, dai tre tipi di frutti dell’azione e dai semi dei karma. Le afflizioni sono cinque: ignoranza, senso dell’io, raga, dwesha e paura della morte. Queste afflizioni sono radicate nella mente di ognuno, ma Dio ne è libero. Le azioni o karma sono di tre tipi: buone, cattive e miste. Hanno frutti buoni, cattivi o misti, come la durata della vita, il piacere e il tipo di nascita. Dio è libero da questi tre aspetti.
È a causa del nostro karma passato che nasciamo in circostanze favorevoli o sfavorevoli. La nostra salute, le gioie, lo sviluppo mentale e la durata della vita sono effetto delle nostre azioni passate. Con queste continuiamo ad accumulare nuove impronte delle nostre azioni. Questo deposito di impronte, che è chiamato karmashaya, continua ad ingrandirsi e noi dobbiamo vivere i suoi effetti, buoni o cattivi, nelle nascite future. Dio è completamente libero dal karmashaya.
Secondo il Sankhya, ci sono molti purusha nell’universo e Ishwara è il più importante tra questi, così come un re, anche se è un essere umano come gli altri, ha uno status speciale in virtù del fatto di essere il sovrano. Allo stesso modo Dio è uno speciale tipo di purusha, in quanto è libero dagli aspetti che si trovano a vincolare gli altri purusha. Anche gli altri purusha, per natura, sono liberi da prakriti, ma entrano in contatto con prakriti ed è a causa di tale contatto che vanno incontro a varie nascite e rinascite. Ishwara è sempre libero. Purushavishesha è uno stato speciale della coscienza che sta al di là delle cose menzionate prima, ma che si manifesta in ogni uomo sulla terra. Dunque è possibile per ogni uomo, per ogni individuo, raggiungere lo stato supremo che è purushavishesha ma, per far ciò, bisogna avere un’esperienza diretta di Ishwara, perché la concezione intellettuale che generalmente abbiamo non è sufficiente

Yoga e Dipendenze – Yoga Nidra: Volontà e Sankalpa (Parte Quarta)

Dal Seminario tenuto da Swami Anandananda Saraswati il 7 Aprile 2001, Grecia.

Domande e risposte

Qualora si sia dipendenti da qualche cosa, quante volte bisogna praticare yoga nidra in modo che questo abbia delle ripercussioni sul subconscio?
Yoga nidra dovrebbe essere praticato con regolarità insieme ad alcune asana e pranayama. Inoltre dipende dal tipo di dipendenza, a che fase della riabilitazione si è arrivati, se si tratta del periodo che segue la disintossicazione. Yoga nidra dovrebbe essere praticato giornalmente, dopo la pratica di asana o dopo gli shatkarma o dopo un po’ di esercizio fisico e pranayama.
All’inizio yoga nidra non dovrebbe essere una pratica troppo lunga e bisognerebbe aumentarne la durata gradualmente.
Yoga nidra è una tecnica dai diversi aspetti, dalle differenti componenti. Abbiamo una prima fase durante la quale si raggiunge uno stato di rilassamento preliminare. Dopo questa fase, e prima di iniziare la rotazione della consapevolezza delle differenti parti del corpo, si formula per la prima volta il proprio sankalpa.
Nella seconda fase si pratica la consapevolezza di differenti tipologie di respirazione, che consistono nella consapevolezza del respiro nelle narici (prima) e nella consapevolezza della respirazione addominale (dopo).
La consapevolezza del respiro che passa all’interno della colonna vertebrale viene adottata in una fase più avanzata. Si può anche eseguire la consapevolezza del respiro attraverso tutto il corpo.
Tutti questi tipi di consapevolezza del respiro, di cui ho enumerato le differenti forme, sono componenti di yoga nidra.
Si può anche praticare la consapevolezza di sensazioni differenti e opposte come pesante/leggero, freddo/caldo, grande/piccolo. Successivamente si focalizza la consapevolezza sulla visualizzazione e questo avviene sempre alla fine della pratica. Esiste una varietà veramente ampia di visualizzazioni possibili e alcune di queste possono venire praticate in casi specifici.
Dopo la fase della visualizzazione, giunge di nuovo il momento del sankalpa, che alla fine della pratica diventa maggiormente efficace e acquista una maggiore potenzialità, in quanto dopo le fasi precedenti lo stato della mente è diventato aperto, rilassato, ricettivo, tranquillo e calmo. Dopo la ripetizione del sankalpa, nella fase finale viene richiesto al praticante, che è sdraiato, di prepararsi ad uscire dallo stato in cui si trova, che è di passività ed introversione, e di ritornare estroverso. Se si mettono tutte queste fasi in sequenza, la pratica dura dai trenta ai quaranta minuti circa, che non costituiscono una grande difficoltà per chi non è abituato allo yoga, come per chi è in condizioni particolari come quelle della dipendenza (sempre secondo il tipo di dipendenza).
In ogni caso all’inizio si dovrebbe praticare per non più di 10, 12, 15 minuti e usare solo il rilassamento preliminare, la rotazione della consapevolezza attraverso le differenti parti del corpo e, certamente, il sankalpa; è necessario lavorare gradualmente su questo nel corso di alcune settimane.
Ora dobbiamo pensare al significato della pratica di yoga nidra per, tra virgolette, le “persone normali” e per le persone che sono fortemente dipendenti da eroina, o cocaina, dall’alcool o da altro ancora. La tecnica di yoga nidra, in un’area specifica come quella della riabilitazione dopo la disintossicazione, per chi sta iniziando anche a praticare yoga deve essere graduale, ma eseguita tutti i giorni.
C’ è stata una ricerca, alcuni anni fa, condotta da Sw. Niranjanananda negli Stati Uniti, su un gruppo di persone la cui età variava dai 16 ai 22, 24 anni che fumavano marijuana e desideravano smettere.
Si abituarono a praticare ogni giorno due asana, un pranayama e poi 10-15 minuti di yoga nidra, questo era tutto. Erano solo 10-15 minuti, ma praticati regolarmente.
Ad ogni modo dobbiamo considerare entrambi gli aspetti, sia quelli generali sia quelli particolari, individuali. Infatti, come insegnante di yoga si deve sostenere la persona che soffre per una dipendenza, che si aspetta, venendo alla tua lezione, di riuscire a riabilitarsi attraverso lo yoga nidra e si aspetta di essere aiutato. Egli pensa: “Io sono passivo, introverso e dunque con l’animo non molto predisposto allo yoga nidra; si vuole che io mi muova un po’, che io respiri un po’; ma soprattutto cosa significa essere introverso? Se io sono così e tu mi insegni yoga nidra, io sarò più piatto di un tappetino. Come sarò riabilitato se verrò alle tue lezioni? Io non riesco a stare zitto un momento e mi muovo continuamente: è una persona completamente differente quella che tu vuoi che diventi calma.”
Si possono anche insegnare alcune asana e qualche pranayama, ma soprattutto ad essere calmi e un po’ introversi. Inizialmente tutti hanno bisogno di alcune asana e alcuni pranayama. In alcuni casi potrebbero essere necessari asana e pranayama per stimolare le energie della nadi pingala; in altri casi è necessario canalizzare le energie per stimolare la nadi ida e allora 12 o 15 minuti di yoga nidra possono essere realmente utili.

Sono un insegnante inglese che a scuola si confronta spesso con il problema dell’iperattività dei bambini, che ha come conseguenza una situazione di caos in classe. È possibile insegnare una pratica di rilassamento molto breve ed efficace che si possa praticare in classe prima dell’inizio delle lezioni?
Se vuoi qualche cosa di veramente efficace, penso che ci siano due possibilità: la prima consiste nell’uso di una forma di trataka per i bambini. Si prende un foglio di carta bianca in cui, nella metà superiore, viene disegnato un cerchio completamente nero all’interno, eccetto che per un punto bianco al centro, mentre al centro della metà inferiore viene disegnato solamente un punto nero. Tu chiedi agli studenti di fissare il punto bianco nel cerchio nero e dopo circa venti secondi chiedi loro di fissare il punto nero. Si verifica un effetto ottico e quando guarderanno il cerchio nero vedranno un altro cerchio intorno ad esso; quest’esperienza piace molto agli studenti. Quando ciò accade, si genera una forma di focalizzazione attraverso cui l’iperattività si riduce automaticamente. Si può inoltre usare il diagramma della respirazione alternata delle narici; qui hai la possibilità di conoscere degli esperti dello yoga nell’educazione della R.Y.E..
Se durante yoga nidra ci si assopisce, come è possibile ripetere il sankalpa?

Quello di assopirsi è il problema principale di yoga nidra. Questo capita fino a quando l’individuo ritiene che non lotterà più, fino a quando dice a se stesso: “Lo voglio” e nello stesso tempo dice: “Non lo voglio”, oppure: “Ne ho abbastanza, riprendo il mio modo di essere, non voglio tutte queste cose”.
Vedete, se stiamo praticando yoga nidra e abbiamo un sankalpa per la riabilitazione dalla dipendenza, per semplice che sia un sankalpa, per alto o basso che sia il livello della dipendenza, deve essere formulato in questa maniera: “Io realizzerò la mia natura più profonda”, “La mia vita sarà utile a molte persone”, “Io realizzerò la natura divina dentro di me”. Capite? Se vi muovete in questa direzione tutto si realizzerà naturalmente. Ora vi farò un esempio. Supponete che io chiami una persona e gli dica: “Per favore salta da qui a lì” questo è abbastanza facile; ma se alla stessa persona io dico: “Per cortesia salta da qui fino a quel muro” costui mi dirà: “Oh è troppo lontano, è impossibile”; ma se insisto e gli dico di nuovo: “Per favore salta e cerca di arrivare laggiù”, sicuramente si impegnerà un po’ di più, non raggiungerà il muro ma gli andrà il più vicino possibile. La stessa cosa succede con il sankalpa. Supponiamo che la dipendenza sia questo punto e il sankalpa consiste nell’arrivare laggiù, quando si salterà in yoga nidra, probabilmente non si arriverà laggiù ma in prossimità di quel punto.
Un sankalpa può durare tutta la vita e per questo deve essere formulato correttamente, secondo gli esempi che vi ho fornito oggi. Per esempio: “Io sono forte e sano” oppure “Io ho il coraggio di affrontare tutte le situazioni nella vita” e questo include anche la situazione della convalescenza ecc, o ancora “Io realizzo la mia vera natura interiore dalla quale scaturisce ogni energia”. Così si giunge alla riabilitazione e un individuo può chiarire altre cose e proseguire. In questo modo il sankalpa è anche una direzione nella vita. Questo è solo uno degli aspetti.
La generazione dei giovani percepisce che c’è un vuoto di direzione, un’assenza di direzione, la sensazione di non essere utili alla società, di non valere nulla. In molti casi di persone che hanno iniziato a fare uso di superalcolici e droghe pesanti, il problema era un vuoto di direzione. In questa maniera si prendono due piccioni con una fava. Il sankalpa può avere utilità anche solo per un breve periodo. Si può scegliere: “Sarò forte e sano” e con il passare del tempo lo si può modificare o cercarne uno nuovo. Swami Niranjan ha detto che la maggior parte delle persone affette da dipendenza sono fondamentalmente persone orientate spiritualmente, persone molto, molto sensibili ed è proprio a causa di questa sensibilità eccessiva che cadono nella dipendenza da alcool; questa sensibilità è una qualità che ha solo bisogno di essere canalizzata e che bisogna equilibrare con la pratica.

Riguardo alle dipendenze leggere dal fumo, delle sigarette, dal caffè o dal cibo, una persona è in grado, praticando le tecniche yogiche di yoga nidra, delle asana, ecc, di rafforzare la volontà subconscia, lavorando consapevolmente per diminuirle?
Sì è possibile. Parliamo di eccessi di qualsiasi genere. Il cibo è necessario ma qui stiamo parlando di eccessi. Laddove vi siano eccessi vuol dire che da qualche parte vi sono tensioni, che c’è una condizione psico-emozionale che spinge l’individuo a compensare attraverso il cibo, le sigarette, il caffè o altre cose ancora. Con la pratica di alcune asana e di alcuni shatkarma, di pranayama e anche di yoga nidra o di alcune tecniche meditative, sarà possibile riuscire a rilassare i blocchi psico-emozionali che spingono una persona nella direzione sbagliata.
Attraverso il pranayama si può aumentare il livello di energia e equilibrare l’attività di ida e pingala nadi. Attraverso gli shatkarma si mantiene il sistema puro e leggero. Non so se avete mai praticato qualche shatkarma, ma l’esperienza in generale è che dopo aver praticato laghu shankhaprakshalana o kunjal o anche solo neti, ci si sente come se non si avesse bisogno d’altro.
Ora, come raggiungere questo stato? Attraverso la disciplina, e qui è dove la meditazione e yoga nidra realmente funzionano e aiutano.
Tutti hanno la forza di volontà, è una forza naturale. Studiando lo yoga si scopre che nel passaggio dal macro al microcosmo agiscono tre forze. Una viene chiamata iccha shakti, ed è la forza di volontà; poi c’è gyana shakti, la conoscenza; infine c’è kriya shakti che significa azione, la forza dell’energia nell’azione. Queste tre shakti sono parte di noi, le possediamo, in definitiva dobbiamo solo preoccuparci che queste tre shakti non siano dissipate. Una persona non può solo pensare di mangiare, o solo di fumare una sigaretta o di prendere un caffè, voglio dire che questo non deve essere il nostro unico pensiero nella vita.
Desideriamo del cibo, desideriamo un vestito, desideriamo questo, desideriamo quello, vogliamo quell’altro ancora, abbiamo bisogno di quello. Le energie sono disperse così come è frammentata la forza di volontà. Ora, quello che si fa con le pratiche di yoga, con lo yoga in generale, è mettere insieme ciò che viene dissipato, rimettere insieme nel loro stato e condizione naturali le energie frammentate.
Attraverso la pratica di yoga nidra, attraverso il sankalpa, nelle visualizzazioni e anche se si pratica trataka, si può allenare la concentrazione. Cos’è la concentrazione? Consiste nell’unire insieme tutte le risorse, tutte le energie, tutte le facoltà. Ora noi parliamo di forza di volontà ma allo stesso modo possiamo usare la parola concentrazione. Sono due cose fra loro collegate. In alcune pratiche di yoga si studia e si allena la mente a focalizzarsi e ad essere centrata, questo sviluppa la forza di volontà e poi si può rispondere alla domanda: “Prendi una tazza di caffè?” dicendo: “No, grazie, non ora.”

Una dentista desidera qualche indicazione riguardo ad una breve tecnica per i suoi pazienti, per far sì che non siano spaventati a tal punto da non riuscire a svolgere il suo lavoro, lavorando sull’insieme prima di lavorare sul dente.
Si può aiutare il paziente a rilassarsi un po’ sulla sedia del dentista. Conosce le pratiche di yoga nidra? Ma non è il caso di applicarle se poi i pazienti devono pagare il doppio: un’ora di yoga nidra e un’ora di cura è molto denaro.
Se ci si accorge che una persona è tesa, come sono tese il 99% delle persone che vanno dal dentista, si può aiutare con qualche piccolo spunto. Si può osservare come tiene i piedi e consigliarla di rilassare le gambe; si può suggerire di tenere gli occhi leggermente chiusi, senza premere le palpebre, e di rilassare il viso.
Si possono fare alcune cose in base all’osservazione. Io conosco yoga nidra da più di venti anni, e ho un sacco di problemi con i denti; quando vado dal dentista, mi siedo e cerco di rilassarmi, ma quando qualche aggeggio che fa zzzzzzz arriva molto vicino alla mia bocca, immediatamente le mie dita si contraggono, le sopracciglia si muovono, ecc, è istintivo. Cerco di fare trataka con il diploma del dentista sulla parete, cercando di fissare un punto, ma quello che mi rilassa veramente è che il mio dentista porta gli occhiali. Allora guardo il riflesso della mia bocca nei suoi occhiali, e vedendo quello che mi sta facendo, perché l’idea di non potere vedere quello che un altro fa nella mia bocca mi mette in tensione, mi rilasso un pochino.
Se il dentista è un praticante di yoga e osserva può dire: “Oh lei è veramente calmo, veramente tranquillo, lei non salta come tutti gli altri” a qualcosa serve. L’ideale sarebbe che le persone potessero fare una lezione di yoga nidra o qualcosa di simile prima di entrare nello studio. Invece di leggere i giornali nella sala d’aspetto, si potrebbe fare un po’ di yoga nidra e poi chiamarli per trapanare, ecc. Ma in definitiva i dentisti devono comprendere che dire qualche cosa è diverso da iniziare a parlare di yoga e devono comprendere che il paziente è in una differente condizione di base.

Terapia Yogica delle Malattie Comuni: Spondilite Cervicale

Tratto da: Swami Karmananda Saraswati, “Yogic Management of Common Diseases”, ed. Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.

La spondilite cervicale è il nome dato alla rigidità e alla degenerazione di lunga data che affligge la colonna vertebrale nel tratto del collo. È caratterizzata da dolore e spasmi muscolari nel retro del collo e della testa. Spesso vi si associa anche mal di testa da tensione. Il dolore si può irradiare nelle spalle, nelle braccia e negli avambracci, dove può essere percepita una sensazione di formicolio o pizzicore.
Il collo è impedito nei movimenti e sono frequenti fiacchezza muscolare e persino deperimento dei muscoli delle braccia, vertigini e fischi nelle orecchie.
In molti casi di spondilite, con i raggi X si possono prontamente rilevare i segni della degenerazione vertebrale nel collo. Tuttavia, paradossalmente, la radiografia del collo di molti pazienti appare normale e sana, con pochi o nessuno dei classici segni visibili di degenerazione.
La degenerazione visibile comprende l’assottigliarsi dello spazio del disco intervertebrale, così che l’area appare tutta logorata e si vedono nuove sporgenze ossee dense chiamate osteofiti.
I forami, cioè i canali ossei attraverso cui corrono i vasi sanguigni si restringono. Questi vasi sanguigni non riforniscono solo la colonna vertebrale, ma anche la parte posteriore del cervello che comprende il cervelletto e il midollo allungato.
Il restringimento osseo di queste arterie vertebrali può causare la diminuzione dell’afflusso di sangue al cervello e ne può derivare fiacchezza e vertigini.
In modo analogo, l’eccessiva crescita ossea può schiacciare le radici dei delicati nervi cervicali che escono da entrambi i lati della colonna vertebrale nel collo. Ne possono conseguire dolori alle braccia e alla schiena.

La causa

L’osteoartrite delle vertebre del collo può essere accelerata da un danno precedente. Il collo è la parte più delicata della colonna vertebrale ed è anche una delle più vulnerabili. Persino un sobbalzo dovuto ad una frenata improvvisa dell’automobile può causare questo danno al collo, che può anche capitare per un graduale processo degenerativo, dovuto all’usura e alla consunzione di giunture, ossa, muscoli e legamenti del collo. Questo è più comune dopo la mezza età, specialmente in quelle persone che conducono un lavoro sedentario e si siedono per tutto il giorno tenendo la testa rigidamente in avanti.

Trattamento medico

Principalmente la medicina moderna propone, come cura a questa malattia, la fisioterapia, coadiuvata da farmaci antinfiammatori e analgesici (antidolorifici). Spesso delle iniezioni intevertebrali di corticosteroidi nelle zone sofferenti alleviano effettivamente il dolore, diminuendo l’infiammazione, ma molti pazienti riferiscono che, dopo aver ricevuto una serie di queste iniezioni, il loro stato generale peggiora, con dolori che, alla fine, aumentano.
Spesso la fisioterapia fornisce un sollievo temporaneo effettivo, ma raramente cura la patologia; può consistere nella diatermia a onde corte, massaggio, trazioni cervicali e collare cervicale.

Trattamento yogico

Le asana yoga, nella spondilite, si dimostrano sia palliative sia curative, specialmente nei casi diagnosticati precocemente, dove i raggi X rilevano mutazioni minime. Le asana agiscono riducendo la tensione e lo spasmo muscolare e correggendo la postura. Inoltre ripristinano l’equilibrio pranico nel collo, conducendo alla rigenerazione dei tessuti danneggiati e alla reversione dell’abnorme crescita ossea.
Il seguente programma di pratiche può essere prescritto a coloro che soffrono di spondilite cervicale. Dovrebbe essere adottato lentamente e con attenzione, sotto una guida esperta, e quindi praticato quotidianamente.

  1. Asana: pawanmuktasana prima parte, soprattutto purna titali asana (la farfalla completa), skandha chakra (la rotazione delle spalle) e griva sanchalana (i movimenti del collo). Gli esercizi di rotazione del collo devono essere eseguiti con attenzione. Vajrasana, shashankasana, shashank bhujangasana, bhadrasana, shavasana, akarna dhanurasana, makarasana, marjari-asana e sarpasana possono essere eseguite.
    Successivamente, quando il numero di movimenti che non provocano dolore aumenta, si possono eseguire gradualmente le seguenti asana: padmasana, matsyasana, yoga mudra, supta vajrasana, saral dhanurasana e ardha matsyendrasana.
    È molto utile sedere fermi in padmasana, o in altre asana meditative, con la colonna vertebrale diritta e la testa leggermente indietro, per periodi di tempo sempre più estesi. Evitate tutte le altre asana, specialmente le asana capovolte, finché non avviene un marcato miglioramento dei disturbi.
  2. Pranayama: nadi shodhana stadi 1 e 2.
  3. Meditazione: kaya sthairyam è molto efficace per le deformità e i disturbi spinali. La testa deve essere eretta, con una leggerissima inclinazione indietro, la colonna vertebrale diritta e le spalle rilassate. Un insegnante esperto dovrebbe dimostrare la posizione.
  4. Rilassamento: yoga nidra in shavasana. Potrebbe essere necessario un sostegno per il collo come un cuscino morbido.
  5. Hatha yoga: neti kriya ogni giorno.
  6. Raccomandazioni dietetiche: come per l’artrite.
  7. Aiuto addizionale: un collare cervicale è spesso utile.

La Pratica di Trataka (Parte Quarta)

Tratto da: Paramahansa Satyananda, “Early Teachings – 31 Luglio 1967”, ed. Bihar School of Yoga.

Domande e risposte

Trovo molto difficile, nella pratica di trataka sulla fiamma della candela, mantenere l’immagine della fiamma ferma dopo aver chiuso gli occhi. Perché mi succede questo e come si può rendere stabile l’immagine?
Mentre si fissa la fiamma della candela, può apparire un piccolo puntino, qualche volta è di colore rosso, altre volte giallo, verde o bianco. Ha diversi profili, può essere bislungo o a forma di uovo. Mentre si pratica trataka si deve fissare la cima dello stoppino nel punto in cui è acceso. Quello è il punto centrale di concentrazione durante trataka. Quando si chiudono gli occhi e si fissa l’immagine complementare, ciò che si vede è l’effetto della luce sulla retina; non è nient’altro che questo. Più brillante è la luce, più profondo sarà l’effetto.
L’immagine complementare appare sempre anche se gli occhi tremolano, ma in un modo o nell’altro, se non si è in grado di mantenere fermo il movimento del cervello, allora l’immagine scompare. Il cervello è sempre in vibrazione e deve essere controllato per tutto il tempo. Provate nuovamente a fermarla. L’immagine va e viene, non si può trattenerla a lungo. No, non vi è niente di sbagliato nel fissare la luce della candela da uno a tre minuti, il fattore più importante non è il tempo, ma solo la stabilità.
Dovete essere in grado di fermare le vibrazioni dei nervi, della retina e del cervello. Qualche volta non si è in grado di avere il controllo volontario sulla retina e così non si riesce a vedere la luce interna.

È utile per la concentrazione praticare shambhavi ad occhi aperti?
Si, ma è molto faticoso.

In quali altri modi può essere utilizzato shambhavi?
Primo, la concentrazione diventa più facile e la vibrazione del cervello può essere controllata attraverso la volontà. Alcuni yogi diventano anche in grado di controllare i battiti del cuore. Si può controllare il movimento vibratorio del cervello per un certo tempo, dopodiché può essere penetrata la dimensione dell’inconscio.

Qual è lo scopo di antar trataka?
Trataka viene praticato per la concentrazione. In questo caso la pratica di shambhavi è interna. Quando siete in grado di praticare shambhavi correttamente, sarete in grado di mantenere la mente ed il cervello stabili per un certo tempo.

Possiamo coprire gli occhi con il palmo delle mani mentre osserviamo l’immagine interiore?
Si, una certa pressione sulla retina può rendere l’immagine più ferma. Si possono anche coprire gli occhi con la parte cava del palmo, senza esercitare alcuna pressione sugli occhi.

È possibile portare a livello conscio le esperienze dell’inconscio?
Quando la coscienza individuale è in sintonia con l’inconscio, differenti suoni e immagini possono fluttuare davanti a voi. Quando vi è un’espansione della coscienza individuale verso lo stato di super conscio si possono vedere e sentire immagini e suoni diversi. Coloro che sono puri di mente, che si sono totalmente votati a un livello di vita superiore, che non hanno distrazioni contrastanti nella loro vita, possono ricordare tutto questo.