La Donna e il Tantra
Tratto da: Swami Shivananda Saraswati, Swami Satyananda Saraswati, “Devi – Honouring Shakti”, pubblicato da Sivananda Math, Bihar, India.
Nel Tantra ci sono due importanti poli di energia conosciuti come Shiva e Shakti. In realtà Shiva e Shakti hanno diversi ambiti di esistenza e di azione nel cosmo e nell’individuo. Nella società umana l’uomo e la donna rappresentano rispettivamente Shiva e Shakti. Nella mente universale il tempo e lo spazio rappresentano Shiva e Shakti. Nella vita spirituale la mente e il prana rappresentano Shiva e Shakti. Nei testi di Hatha Yoga queste due shakti sono conosciute come Ida e Pingala. Ida rappresenta la coscienza e Pingala rappresenta la forza vitale o prana.
Queste due shakti sono i poli opposti di energia. Normalmente non sono mai insieme ma, al momento della creazione, si incontrano in un punto di unione su ogni piano. Nella mente universale tempo e spazio s’incontrano nel nucleo e, quando si uniscono, avviene un’esplosione nella materia. Qui il tempo è rappresentato dalla polarità positiva dell’energia e lo spazio da quella negativa.
Nella normale società umana l’uomo e la donna sono i due diversi poli di energia. Questi poli di energia sono stati trattati in dettaglio dall’antica tradizione tantrica. È abbastanza nota un’immagine di Kali che sta in piedi, quasi nuda, con un piede poggiato su Shiva, che è sdraiato a terra. Lei ha un’espressione feroce, la lingua insanguinata e un mala fatto di centotto teschi umani. Quella è Kali allo stato risvegliato. Si possono anche trovare alcuni disegni, per quanto molto rari, di Shiva seduto nella posizione del loto. Metà del suo corpo è Shiva e metà è Shakti. Inoltre si può vedere l’immagine di Shiva e Parvati seduti nella posizione di guru e discepolo. Shiva è seduto nella posizione del loto e Parvati siede più in basso. Shiva la istruisce sui segreti del tantra. Questi sono tre esempi. Si sa anche qualcosa sul quarto. A circa cento miglia da Munger si trova un centro tantrico molto importante conosciuto come Tarapitha. Lì si può vedere Shiva che succhia il latte al seno di Shakti.
Queste sono le relazioni fra Shiva e Shakti a differenti livelli di evoluzione e di risveglio. Ad un certo livello Shakti è il discepolo e Shiva è il guru: cioè la donna è il discepolo e l’uomo il guru. Ad un altro livello essi non sono per nulla diversi. Shiva e Shakti sono attorcigliati insieme in un solo corpo, una sola struttura e una sola idea. Ad un livello ancora successivo di evoluzione, Shakti è suprema e Shiva è sottomesso. Questa è l’interpretazione filosofica degli stadi di risveglio della Shakti insita in ciascuno.
Nella tradizione tantrica la donna è considerata superiore all’uomo per quanto riguarda le iniziazioni tantriche. Questo non va assolutamente considerato come una rivendicazione sociale. È semplicemente un’attitudine spirituale riguardo all’evoluzione di una consapevolezza più elevata. La disposizione d’animo della donna, le sue emozioni e la sua evoluzione psichica sono decisamente superiori rispetto a quelle dell’uomo. Il risveglio della forza spirituale, la kundalini, è molto più facile nel corpo della donna che in quello dell’uomo.
Inoltre, c’è un altro punto importante da capire. Generalmente, quando un uomo penetra nei più profondi meandri della mente e ne esce, non è in grado di riportare quelle esperienze con sé, ma una donna può farlo. Sembra esserci una differenza minima tra la consapevolezza interiore ed esteriore della donna. Quando l’uomo s’immerge molto in profondità nella coscienza, ha certe esperienze, ma, al suo ritorno da quel profondo stato mentale alla consapevolezza ordinaria, cade un velo fra quelle esperienze e la mente conscia. Nella donna questo velo non scende. Oltre a questo, l’essere psichico della donna è fortemente caricato di consapevolezza spirituale. L’espressione esteriore di una donna o di una ragazza – amore per la bellezza, tenerezza, simpatia e comprensione – a è la manifestazione del suo stato interiore. Di solito faccio una battuta. Dico che se tutte le donne dovessero lasciare questo mondo, esso diventerebbe un deserto. Non ci sarebbero più colori, profumi, sorrisi o bellezza. Questo dimostra che la consapevolezza interiore della donna è molto ricettiva e pronta ad espandersi.
Anche nell’ambito del kundalini yoga, il corpo della donna è dotato di un centro particolare. Muladhara chakra, nel corpo dell’uomo, si trova in un’area intricata e molto congestionata. Gli uomini fanno mula bandha e non succede nulla ma, nel corpo femminile, questo centro si può perfino toccare con le dita. Perciò nel corpo della donna il risveglio può avvenire molto più rapidamente.
Altro punto importante è che la donna è sempre stata la principale trasportatrice dell’energia e l’uomo il mezzo. La donna può non essere la propria moglie: potrebbe essere la propria madre, figlia o discepola. Maria era la madre di Cristo. La Madre dell’Ashram di Aurobindo era una discepola. Allo stesso modo, nella tradizione tantrica, c’è la storia delle sessantaquattro yogini. La parola yogini è il femminile di yogi. Queste yogini sono venerate in tutta l’India. Ci sono sessantaquattro templi dedicati ai sessantaquattro aspetti dell’energia femminile. Uno si trova a Kamakhya in Assam, un altro a Calcutta a Kalighat.
Studiando i libri sul tantra, si capisce chiaramente un punto fondamentale: Shakti è creatrice e Shiva è lo strumento. Shiva non è mai stato considerato un creatore. Nel vama marga è Shakti importante, non solo nella vita sessuale, ma anche nelle pratiche spirituali, perché compie i processi della creazione e conduce la maggior parte dei riti spirituali. Fra gli indù i rituali, religiosi e non, sono condotti principalmente dalle donne; gli uomini devono sedere tranquillamente. La donna è l’officiante; l’uomo è il partecipante.
Vama marga è il cammino spirituale che può essere praticato insieme al partner. La seconda divisione si chiama kaulachara. Qui la madre dà l’iniziazione al figlio. Il nord del Bihar in particolare è il centro di questo tipo d’iniziazione. L’area in cui è ancora prevalente l’iniziazione kaulachara si estende a nord fino ai confini del Nepal, nell’Assam a est e nell’Uttar Pradesh a ovest. Secondo questa tradizione, il figlio considera sua madre coma una dea. Ogni mattina, così come i Cristiani vanno in chiesa la domenica o gli Indù vanno al tempio e si prostrano davanti alla divinità, allo stesso modo il figlio si avvicina alla madre. Questa non è solo una forma di rispetto sociale che egli usa verso gli anziani della famiglia. È un’adorazione spirituale che il figlio esegue, non perché lei è sua madre, ma perché è il suo guru.
Lo stesso si fa nel vama marga, solo che qui non è il figlio, ma il partner che si prostra davanti alla donna. A questo punto viene dato il segno spirituale o di benedizione. In questa tradizione è la donna che pone tale segno sull’uomo; non è lui a porlo su di lei.
Questi, dunque, sono i due importanti ruoli nei quali la donna è coinvolta nel tantra. È un triste errore considerare la donna nel tantra soltanto come una partner sessuale. La vita sessuale è importante, ma non è l’unico tipo di relazione che può esistere fra un uomo e una donna. Dopo tutto, vostra madre è anche una donna, così come lo è vostra figlia e anche vostra moglie.
Nel tantra il ruolo dell’iniziatore è spostato dall’uomo alla donna. Ramakrishna Paramahansa considerò sempre sua moglie Sarada come una Devi, o dea. In Sanscrito devi significa illuminato o illustre. Quando Ramakrishna si sposò era molto giovane e sua moglie era ancora una bambina, ma lui la considerava la Madre Divina. Così si comportò sempre verso di lei, poiché era così che la considerava.
Nello schema dell’evoluzione prima viene Shakti e poi Shiva. Se avete quest’attitudine nella vita spirituale, sia nei confronti di vostra moglie che di vostra figlia o della discepola, allora potrete osservare che, in ogni ambito, lei è l’attivatrice e voi il partecipante. Anche se un uomo ha realizzato la consapevolezza suprema, avrà difficoltà nel comunicarlo agli altri, se non porta una donna ad esempio per rendere l’idea.
Bisogna anche ricordare che nel tantra c’è un altro sentiero chiamato dakshina marga o tantra vedico. In esso la donna, che sia figlia, madre o moglie, non è necessaria, perché si ritiene che l’aspirante abbia in se stesso entrambe le forze. Ida è femminile e pingala è maschile. L’unione fra le forze mentale e pranica equivale all’unione fra un uomo e una donna. Questa è l’ipotesi nello hatha yoga.
Ida è Shakti e pingala è Shiva. Quando si uniscono in agya chakra, quella è la vera unione. La sede di Shakti è in muladhara. La sede di Shiva è in sahasrara. Lì Shiva è in eterno yoga nidra, inattivo, indifferente, senza nome e senza forma. Non ha niente a che fare con la distruzione e la creazione. La sua coscienza è omogenea e totale. Non c’è vibrazione in sahasrara. Shakti risiede in muladhara e, attraverso le pratiche dello yoga, la si desta. Risvegliatasi, essa risale lungo sushumna fino ad agya. Quando Shakti raggiunge agya chakra ha luogo l’unione.
Questa unione avviene quando s’incontrano i due poli di energia. Quando si preme l’interruttore si accende la luce, perché i fili dell’interruttore si uniscono. Allo stesso modo, in ajna chakra, quando si verifica l’unione, simultaneamente avviene l’esplosione. L’energia creata in ajna chakra sale fino a sahasrara chakra. Lì Shiva e Shakti si uniscono l’un l’altra e, in quel momento, Shiva inizia a danzare. Forse avete visto l’immagine di Nataraja. È l’espressione simbolica di Shiva risvegliato.
Quando Shiva si sveglia dal suo profondo yoga nidra comincia a danzare. Non sto parlando di un uomo, ma di una forza. Il risveglio di quella forza nell’uomo è simboleggiato dalla danza di Shiva nella forma di Nataraja. Alla fine Shakti e Shiva discendono insieme attraverso lo stesso percorso fino a muladhara. Entrambi discendono insieme al livello terreno, alla dimensione materiale. È il cammino dei santi che scendono per raggiungerci di tanto in tanto. Leggendo la filosofia di Sri Aurobindo si comprende il risveglio dell’energia e la sua unione con Shiva, la loro danza e la loro discesa al nostro piano di esistenza. Perciò nel kriya yoga abbiamo il passaggio ascendente e quello discendente – arohan e awarohan.
Abbiamo definito il ruolo della donna nel tantra e nella vita spirituale, ma la posizione delle donne in molte culture moderne ne è ancora lontana. Se vogliamo recuperare l’originaria posizione delle donne oggi, allora il modo di pensare deve essere cambiato completamente. La nostra struttura sociale dovrà essere basata su di un concetto nuovo delle realtà religiose, in cui sia completamente compreso ed accettato il ruolo delle donne nell’evoluzione spirituale dell’umanità. Questo è assolutamente necessario per la comparsa di una nuova società.
DONNE E SANNYASA
Nella maggior parte delle culture del mondo le donne sono vissute sotto il dominio maschile da tempi immemorabili. Solo a partire dal ventesimo secolo sono stati definitivamente riconosciuti alle donne i fondamentali diritti di uguaglianza. In molte religioni del mondo le donne sono state anche escluse dalla vita spirituale più elevata. Forse il motivo di questo è stato che gli uomini volevano sfruttarle per i loro scopi carnali. Se alle donne fosse stato permesso di vivere una vita spirituale e se esse fossero state incoraggiate ad elevare la loro consapevolezza, allora non si sarebbe potuto usarle e sfruttarle. Perciò le donne furono relegate in casa, in quanto il loro unico scopo nella vita era servire i mariti e produrre discendenza. Venivano condizionate in tal modo che non sapevano come opporsi, rifiutare o resistere.
Negli shastra vedici alle donne veniva accordata una posizione spirituale diversa da quella degli uomini. Ad esse non veniva data la possibilità, che invece gli uomini avevano, di scegliere la vita spirituale o il sannyasa. Perciò, sebbene la cultura indiana sia costellata di grandi donne che furono sante, poetesse, filosofe e bhakta, la maggior parte delle donne erano sposate e pochissime erano rinuncianti.
Mentre nella cultura vedica le donne avevano meno possibilità di praticare o di vivere la vita spirituale, la cultura tantrica, che precedette quella vedica, non condivideva queste vedute sulle donne. Nella cultura tantrica le donne erano considerate superiori. Loro erano le iniziatrici, le guru e le ispiratrici. Questo non va inteso come rivendicazione sociale, ma solo in relazione all’evoluzione della coscienza.
Se si guarda a molti movimenti spirituali, si scoprirà che le donne sono sempre state in maggioranza. Inoltre le donne hanno svolto un ruolo principale nella rinascita dello yoga. Si dice che il Signore Shiva sia l’Adiguru e il fondatore del tantra e dello yoga. Il suo primo discepolo fu Parvati, la sua controparte femminile o shakti. Se si leggono i testi tantrici, si troverà che cominciano con le parole: “Parvati domandò” e poi Shiva dà la sua risposta. Quindi la conoscenza fu impartita prima ad una donna e, nella cultura spirituale, quando si fa riferimento ad una relazione, la donna viene sempre nominata per prima. Si dice Sita Rama e non Rama Sita, Radha Krishna, non Krishna Radha, Gauri Shankar, non Shankar Gauri.
Nelle tradizioni Indù e Tibetana c’erano ottantaquattro yogi e di questi sessantaquattro erano yogini. Nel Kashmir vi fu una grande santa chiamata Lalla, che era sempre nuda. Spesso i suoi devoti le chiedevano: “Lalla, perché non indossi dei vestiti?”. E lei li scherniva, dicendo: “Voi vedete la mia anima o vedete il mio corpo?”. Nelle Upanishad ci sono molti riferimenti a grandi sante e vi si trovano dibattiti filosofici fra yogi uomini e donne. Un riferimento è ad una donna intelligentissima, Gargi, che era una rinomata studiosa e una grande sannyasini.
Quando Shankaracharya scrisse il suo famoso testo sul tantra, Saundarya Lahari, cominciò con un verso molto significativo: “Senza Shakti, come può Shiva creare alcunché?” Shiva è solo il testimone silenzioso; Shakti è la creatrice. Perciò, nella vita indiana, le donne eseguono la maggior parte dei rituali, mentre gli uomini osservano. Che si tratti di una ordinaria cerimonia sociale, di un rito religioso, del culto di una divinità o di un giorno di digiuno, è la donna a iniziarlo. L’uomo deve semplicemente seguirla. Questa è la tradizione indiana nota come iniziazione conferita dalla donna all’uomo.
Le tradizioni matriarcali sono in genere più olistiche ed armoniose e, infatti, promuovono il benessere di tutti piuttosto che di qualche elite o gruppo selezionato. Le tradizioni patriarcali erano generalmente più gerarchiche e punitive. Le religioni matriarcali insegnano la tolleranza, la comprensione e la compassione per gli altri, qualità che riflettono la natura femminile. Sono state responsabili delle cose belle della vita, come le arti raffinate, la danza, la musica, la pittura, la scultura e così via. Le religioni patriarcali erano più espansionistiche ed intolleranti. Hanno prodotto guerre religiose e sviluppato forti amministrazioni. Hanno anche impedito alle donne di dedicarsi alla vita spirituale. Ciononostante, nel ventesimo secolo le donne di tutto il mondo sono diventate più aperte e hanno cominciato a capire di avere un ruolo importante da sostenere nell’evoluzione spirituale.
Andate ad una qualsiasi lezione di yoga, ad un satsang o in qualunque ashram e troverete più donne che uomini. Il fatto che si trovano più donne coinvolte nei movimenti spirituali si deve alla recente rinascita della tradizione delle donne sannyasin di cui io sono largamente responsabile. Nei primi anni ’60 e ’70 cominciai ad iniziare donne al sannyasa e le preparai insieme ai sannyasin uomini. In principio questo causò un grande scompiglio tra i capi spirituali ortodossi, che si dichiararono contrari, ma, col trascorrere degli anni, essi non ebbero altra scelta che seguire il mio esempio. Oggi anche loro hanno donne sannyasin e discepole.
Non c’è alcuna ragione per impedire alle donne di condurre la vita di sannyasa. Le donne sono molto spirituali per natura e deve essere loro permesso di elevare la coscienza e di sviluppare questa parte della loro personalità. Perché non dovrebbero diventare fonti di forza spirituale, sante e sannyasin dalle vedute compassionevoli? La mia filosofia personale è che le donne sono molto sincere e obbedienti. Sono oneste e grandi lavoratrici e quando lavorano con voi, vi mantengono rilassati per tutto il tempo. Una delle ragioni più importanti del successo del mio lavoro è stata l’introduzione di donne sannyasin nel movimento. Non voglio dire che gli uomini siano inutili, essi hanno la loro collocazione specifica ma, nello schema della creazione, credo che le donne siano superiori.
Durga
Tratto da: Sw. Shivananda Saraswati, Sw. Satyananda Saraswati, “Devi – Honouring Shakti”, Sivananda Math, Bihar, India.
La Dea Durga è un simbolo del superconscio, l’aspetto più elevato, più profondo, raffinato e benevolo dell’inconscio. È colei che concede gloria e bellezza. Durga è raffigurata come una bella dea seduta su una tigre. Ha otto mani, che rappresentano gli ottuplici elementi. Indossa un mala di teste umane a simboleggiare la sua saggezza ed il suo potere. Di solito le teste sono cinquantadue e rappresentano le cinquantadue lettere dell’alfabeto sanscrito, che sono manifestazioni esteriori di Shabda Brahman o Brahman in forma di suono. Durga è colei che toglie tutte le conseguenze negative della vita e che dona potere e pace.
La Dea Durga è dettagliatamente descritta nel Devi Mahatmya, un testo sacro noto anche come Durga Saptashati e Sri Sri Chandi. Questo testo è cantato durante Navaratri e durante la Sat Chandi Mahayajna e racconta la storia della manifestazione di Durga per distruggere le forze del male. La Madre Divina ha molte forme che si manifestano in diversi momenti per esaudire le preghiere dei devoti. Una forma di Durga è Chandi, la dea feroce, che viene invocata per distruggere le forze oscure. Durga Saptashati narra di come questa manifestazione è ottenuta dai deva per distruggere le demoniache forze del male e per ristabilire virtù e giustizia. La forma di Madre Durga è una fusione di tutti i poteri dell’energia cosmica nei suoi diversi aspetti.
La recitazione di Durga Saptashati è un servizio alla Dea Madre. Questo dovrebbe essere lo spirito e la forza conduttrice della vostra recitazione. Tutti dovrebbero imparare a recitare Durga Saptashati. Proprio come si prendono lezioni di francese o tedesco, allo stesso si dovrebbero prendere lezioni di Durga Saptashati. Incoraggiate i vostri figli ad imparare a cantare anche i mantra. Iniziate a cantare a casa vostra durante Navaratri. Quando venite a questo mondo passate attraverso periodi di dolore e di piacere. Durga vi libera da paure infondate quindi, recitando i suoi mantra, diventate liberi e senza paura. Come Chandi, la Madre si rivela ai suoi devoti, concedendo loro di penetrare più profondamente nella natura della creazione.
In Devi Suktam le differenti forme di Devi, l’energia cosmica, sono descritte come maya, coscienza, intelligenza, sonno, fame, timore, energia, brama, pazienza, identità, riservatezza, pace, riverenza, effulgenza, prosperità, vritti, memoria, compassione, appagamento, senso materno e illusione. Devi Suktam è molto facile da imparare.
Ya devi sarvabhuteshu shantirupena samsthita
Namastasyai namastasyai namastasyai namo namaha.
Alla Devi che è presente in tutti gli esseri nella forma di pace, porgo i miei saluti.
Solo una parola cambia per ogni verso – shakti rupena, shuddha rupena, tushti rupena e così via. Esso può trasformare la vostra vita yogica in potere spirituale. I poteri della Devi mi hanno aiutato durante il mio primo periodo di purascharana. Altrimenti le potenze superiori possono lanciare un incantesimo sul sadhana. Poiché il nostro viaggio è interiore, dentro noi stessi, abbiamo bisogno del loro aiuto.
Devyaparadhakshamapana Stotram si canta dopo Devi Suktam. Questi mantra non sono soltanto dei versi. Cose misteriose che non vengono afferrate guardando solo in superficie, possono invece essere perfezionate e realizzate pienamente. Ripeteteli con totale comprensione del loro significato. Appena li realizzerete completamente, avrete apparizioni e visioni; i poteri degli dei proteggeranno l’aspirante ed eleveranno e ispireranno voi. Il sentiero tantrico è incompleto senza questo stotra.
Durante Sat Chandi Mahayajna chiediamo alla Madre Divina di alleviare le nostre sofferenze, di concedere salute, prosperità e pace al mondo. Preghiamo: “O Madre, fa’ che ognuno sia felice. Dai ad ognuno il potere di discriminazione e discendi nei cuori di tutti cosicché tutti i demoni, Mahishasura, Shumbha, Nishumbha, Chanda, Munda e Dhumralochana, siano annientati”. La Dea Durga è colei che rimuove tutti gli ostacoli. Possa Ella incarnarsi in noi per distruggere i demoni interni affinché possiamo realizzare la grazia del divino.
2000
La madre è la personalità che piace di più al cuore umano. I figli hanno più familiarità con la madre che con il padre. Al figlio è più cara la madre che il padre. È un’incarnazione di affetto, tenerezza e amore. È tenera, dolce e gentile. Provvede a tutte le necessità dei suoi figli. Un figlio può aprire il suo cuore più liberamente alla madre che al padre.
Swami Sivananda
La madre è il primo simbolo o base della fede. È colei che dà la vita, che dà la saggezza, che dà i samskara. Proprio come il futuro di un albero è impresso nel seme, il destino di un bambino è impresso nel grembo materno. Perciò è fondamentale che la madre, la nutrice e la procreatrice della vita, sia rispettata, accudita ed amata. È dovere di ogni sannyasi aiutare e sostenere le donne. Nessuna società può progredire senza rendere alle donne il dovuto.
Swami Satyananda
Esiste un bambino che non deve tutto all’affetto e all’amore di sua madre? La madre è tua amica, filosofa, protettrice e guida per tutta la tua vita. La madre umana è una manifestazione della Madre Universale. In questo mondo a tutto ciò di cui il figlio ha bisogno provvede la madre.
Swami Sivananda
Durga Mantra
Om
Durgaa Durgaatishamani Durgaapadvinivaarini
Durgamachchhedini Durgasaadhini Durganaashini
Durgatoddhaarini Durganihantri Durgamaapahaa
Durgamagyaanadaa Durga daityalokadavaanalaa
Durgamaa Durgamaalokaa Durgamaatmaswarupini
Durgamaargapradaa Durgamavidyaa Durgamaashritaa
Durgamagyaanasansthaanaa Durgamadhyaanabhaasini
Durgamohaa Durgamagaa Durgamaarthaswarupini
Durgamaasurasamhantri Durgamaayudhadhaarini
Durgamaangi Durgamataa Durgamyaa Durgameshwari
Durgabhimaa Durgabhaamaa Durgabhaa Durgadaarini
Yoga Sutra di Patanjali
Tratto da: Sw. Satyananda Saraswati, “Four Chapters on Freedom – Commentary on Yoga Sutras of Patanjali”, Edizioni Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.
II Capitolo: Sadhana Pada
Sutra 19: I quattro stadi dei guna
Vishesvishesalingamatralingani gunaparvani
Vishesa: con una differenza; avishesa: senza differenza; lingamatra: con un semplice segno; alingani: senza alcun segno; gunaparvani: stato dei guna
Vishesa, avishesa, lingamatra e alinga sono gli stadi dei guna
Ci sono quattro stadi di guna collegati al processo dell’involuzione della supercoscienza; essi corrispondono ai quattro stati del samprajnata samadhi. Il primo, vishesa, è lo stato mentale di vitarka ed è un particolare stato di esperienza. Il secondo stato, senza alcuna particolarità, è lo stato astrale, chiamato vichara samadhi; in esso avishesa è il supporto della mente. Il terzo stato, chiamato ananda, è collegato alla coscienza causale del lingamatra; il quarto stato, chiamato asmita samadhi, è lo stato atmico, collegato con alinga. Esso non è macchiato da alcuna impronta.
Vitarka è il primo stato dei guna. In esso vi è una differenziazione e voi ne siete consapevoli. Il secondo stato non implica alcuna differenziazione e vi è una completa fusione con l’oggetto. Questo stato è definito avishesa e il samadhi è vichara. Nel terzo stato c’è un solo un’impronta visibile attraverso samyama attraverso un controllo completo dell’oggetto tramite la mente. Qui si vede l’archetipo dell’oggetto, ossia la sua essenza. La natura essenziale di questo oggetto è visto con un’impronta. Quando vedete un’impronta in questo profondo stato di coscienza, dovete sapere che siete in ananda samadhi e le impronte sono diverse secondo i differenti oggetti. Nello stato finale dei guna, quando siete completamente stabiliti nello stato superiore della supercoscienza (asmita), non sussiste alcuna impronta. Qui la coscienza entra in un campo completamente diverso; al di là di quest’ultimo, si trova la zona di nirbija samadhi.
Così possiamo definire quattro stadi dei guna, che sono via via sempre più raffinati e sottili secondo la posizione della vostra coscienza. Bisogna ricordarsi che anche la coscienza ha tre guna che si modificano secondo il processo di involuzione.
Sutra 20: La definizione di veggente
Drasta drishimatrah suddho’pi pratyayanupashyah
Drasta: veggente, purusha; drishimatrah: solo la pura coscienza; shuddho: puro; api: anche, sebbene; pratyaya: il concetto; anupashyah: sembra essere
Il veggente è solo pura coscienza ma, a dispetto della sua purezza, sembra vedere attraverso il concetto mentale
Questo sutra e il prossimo sono importanti, perché contengono la filosofia Samkhya. Tutto quello che è soggetto all’esperienza, alla conoscenza, è drishya, che sia una forma, un suono, un pensiero, un sogno o il sonno. Il vagito di un neonato, le chiacchiere e il riso di un giovane e il pensiero di un vecchio, tutti sono drishya. Tutto questo è in continuo cambiamento, e così anche le conoscenze cambiano. L’uomo civilizzato ha un’espressione più elevata delle sue conoscenze rispetto a quella di una tigre o di un neonato. La conoscenza è la stessa per quanto riguarda un serpente, una tigre o un uomo civilizzato, ma c’è una differenza nell’espressione della conoscenza: questo è drishya.
Il drastha è il veggente che conosce il drishya. La conoscenza non potrebbe esserci se non ci fosse un soggetto oltre l’oggetto. Nella Brihadaranyak Upanishad c’è un dialogo tra il saggio Yajnavalkya e Maitreyi. Il saggio dice che se non c’è un soggetto nello stato superiore del samadhi, chi sentirà e chi vedrà cosa? La conoscenza sorge quando c’è sia il soggetto che l’oggetto. Se c’è uno solo dei due non può esserci conoscenza. Nello yoga il veggente è pura coscienza. Esso non può essere visto né se ne può fare esperienza. Il veggente è molto puro, ma vede attraverso i concetti mentali. Se c’è un paralume colorato attorno ad una lampada, possiamo sapere dall’esterno che c’è una luce, ma questo non significa che vediamo la sorgente della luce come realmente è. Allo stesso modo il purusha è puro, ma sembra impuro a causa di pratyaya.
Il purusha sembra gettare un colpo d’occhio sul mondo attraverso concetti mentali come raga, dwesha, amore, odio, ecc. Quando eliminate accuratamente tutto questo, la luce può brillare sempre più chiaramente finché, tolta anche l’ultima traccia del paralume, la luce può brillare nel suo splendore originale. In realtà la luce non è cambiata, è stato tolto quello che la nascondeva, così la differenza esiste a livello della nostra percezione cognitiva. La luce non era disturbata, sembrava semplicemente diversa a causa di pratyaya. Così per purificare gli elementi della conoscenza, è sempre necessario eliminare i concetti mentali, ossia i pratyaya.
Come l’acqua contenuta in recipienti di diversi colori sembra colorata, allo stesso modo il purusha, sebbene puro, sembra avere la sua coscienza modificata dai diversi pratyaya. Così come l’acqua, benché trasparente, sembra colorata dal colore del bicchiere che la contiene, allo stesso modo il purusha, pur non avendo qualità, sembra imbevuto di conoscenza. Il purusha è pura coscienza, senza nient’altro, ma sembra essere influenzato dai pratyaya di felicità, di avidya, di morte e di nascita.
Sutra 21: Prakriti esiste solo per Purusha
Tadartha eva drishyāsyatmā
Tadartha: per amore di questo (purusha); eva: solo; drishyasya: del visto; atma: natura
Per amore di questo (il purusha) esiste solo prakriti
Prakriti esiste solo per amore di purusha. Tutto il processo di evoluzione fin dall’inizio mira a servire solo lo scopo di purusha. Prakriti è solo un veicolo. Purusha è il conoscitore e prakriti è il veicolo della conoscenza. Nelle scritture si afferma che tutta la struttura dell’universo è la manifestazione di una congiunzione tra purusha e prakriti. Prakriti dà luogo all’universo semplicemente per l’esperienza di purusha e alla fine per la sua liberazione.
Paragoniamoli ad un cavallo e al suo cavaliere che vanno ad un pellegrinaggio. Il cavallo aiuta il cavaliere ed insieme avanzano; ogni tanto il cavaliere scende e si occupa del cavallo. Il cavallo è funzionale al viaggio e al suo completamento; è solo un mezzo per il cavaliere per raggiungere la sua meta. Allo stesso modo prakriti esiste in funzione di purusha, ossia per la sua esperienza e per la sua liberazione. Prakriti lavora sempre per completare il piano evolutivo e quando purusha raggiunge la liberazione finale e lo scopo di prakriti è raggiunto, essa si allontana definitivamente da questo purusha.
Sutra 22: Prakriti dopo la liberazione
Kritartham prati nastamapyanastam tadanyasadharanatvat
Kritartham: una persona il cui scopo è realizzato; prati: verso; nastam: distrutto; api: sebbene; anastam: non distrutto; tat: quello; anya: altro; sadharanatvat: a causa di essere comune
Per colui il cui scopo è stato realizzato, il veduto diviene non esistente, ma per gli altri non è distrutto perché la conoscenza è comune a tutto
Quando purusha in pellegrinaggio raggiunge la sua destinazione finale, il cavallo resta solo perché non serve più fino al momento in cui qualcun altro lo riprende. Allo stesso modo, quando purusha è liberato e le sue esperienze sono terminate, non c’è più niente da fare con prakriti.
La pura coscienza che passa attraverso le diverse fasi dell’evoluzione può essere considerata come attraversare esperienze di vario tipo e quando essa raggiunge lo stato di liberazione, allora prakriti non esiste più per questo purusha. Allo stesso tempo, quando purusha è liberato, quando la sua meta è raggiunta, la conoscenza potrà essere totalmente annullata per questo purusha ma nell’individuo gli elementi di conoscenza continueranno; egli vedrà, sentirà, si muoverà e così di seguito. Si tratta dello stato di jivanmukti, in cui non si cessa di esistere. Quelli che hanno raggiunto lo stato di jivanmukta, agiscono nel campo di prakriti. A dispetto della loro liberazione, prakriti continua a lavorare perché è una proprietà inerente alla mente, a chitta, ai sensi, ecc. e di conseguenza continueranno a fare esperienza del mondo senza morire subito dopo aver raggiunto jivanmukti. Così purusha è prima liberato, ma prakriti sopravvive e compie il proprio lavoro attraverso il corpo di un jivanmukta.
La coscienza, o purusha, non entra in contatto con prakriti, ma dopo la loro separazione essa diviene apatica. Così come un cavaliere lascia il suo cavallo dopo avere raggiunto la meta e smette di allenarlo, di custodirlo, di prendersene cura, allo stesso modo purusha liberato non si cura più di prakriti. Così il cavallo si indebolisce e un bel giorno muore. Allo stesso modo anche prakriti diventa lenta e debole e lascia il jivanmukta perché arriva alla sua fine. Questo si chiama videhamukti.
La Kundalini nel Tantra
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Kundalini Tantra”, Edizioni Satyananda Ashram Italia.
All’età di sei anni ebbi un’esperienza spirituale spontanea durante la quale divenni completamente incosciente del mio corpo per un periodo di tempo abbastanza lungo. A dieci anni successe ancora la stessa cosa, ma questa volta ero abbastanza cresciuto per pensare e razionalizzare e ne parlai a mio padre. All’inizio non capì che cosa era successo e volle portarmi da un dottore, ma fortunatamente nella nostra zona a quel tempo non c’erano dottori. Se ci fossero stati, forse mi avrebbero portato in manicomio, ma stando così le cose non dovetti sottopormi a nessuna cura e fui trascurato.
Mio padre aveva molta considerazione per i Veda e per il suo guru. Un giorno questo guru venne a visitare la mia città natale, così mio padre mi portò da lui e gli chiese il suo parere su di me. Il saggio gli disse che avevo avuto un’esperienza spirituale e che quindi dovevo essere avviato a seguire una vita spirituale. Mio padre obbedì al suo guru e fece in modo che venissi educato in tal modo. Così, fin da giovane, mi dedicai alla ricerca spirituale.
La mia famiglia era indù e nell’induismo ci sono due tradizioni: una crede nell’adorazione degli idoli e l’altra che Dio sia senza forma. Anche se la mia famiglia apparteneva alla seconda, spesso mi ritrovavo ad osservare le immagini delle differenti divinità e mi chiedevo cosa significassero. Durga era sopra un leone, Saraswati sopra ad un cigno, Vishnu dormiva su un cobra enorme, Kali era completamente nuda, in piedi sopra il corpo di Shiva, anche Tara era nuda e Shiva beveva latte dal suo seno. Non riuscivo a capire il loro significato. Perché Shiva cavalcava un toro e aveva tutti quei serpenti avvolti intorno a lui? Come poteva il Gange fluire dai suoi capelli? Perché Ganesha, con la sua enorme testa di elefante e il suo pancione, stava su un piccolo topo? Pensavo che ci dovesse essere un significato simbolico dietro tutto questo, ma iniziai a capirlo solo attraverso il kundalini yoga, che iniziai a praticare a quindici anni, quando andavo ancora a scuola.
In questo periodo ebbi un’altra esperienza. Ero seduto tranquillamente quando all’improvviso, senza alcuno sforzo, la mia mente si rivolse all’interno. Vidi improvvisamente tutta la terra, con i suoi oceani, continenti, montagne e città, rompersi in due pezzi. Non capii questa visione fino a pochi giorni dopo, quando scoppiò la seconda guerra mondiale. Questo davvero mi spinse a pensare. Come avevo potuto vedere questo evento futuro simbolicamente nella meditazione, mentre vivevo in una zona remota? Non avevo mai sentito né letto nulla in precedenza, né avevo alcun mezzo per sapere quello che stava per accadere.
Inizio di una nuova vita
Quando avevo diciassette anni facevo domande alle quali nessuno era in grado di rispondere. Mi domandavo cose come la differenza tra percezione ed esperienza. Parlai molto di questi argomenti col mio zio materno e con mia sorella più piccola, ma questo non calmò la mia sete e capii che dovevo andarmene e scoprire le risposte da solo. Rimandai la mia partenza da casa finché un giorno mio padre mi mandò via da casa con novanta rupie in tasca. Così iniziò il mio peregrinare.
Durante i miei spostamenti incontrai uno swami molto vecchio che mi invitò a rimanere nel suo ashram. Aveva una magnifica conoscenza del tantra e mi insegnò molte cose. Anche se sapevo che non l’avrei mai dimenticato, non era lui il mio guru e dopo nove mesi lasciai il suo ashram e continuai la ricerca. Presto raggiunsi Rishikesh, dove sentii parlare di Swami Shivananda. Andai da lui e gli chiesi come fare esperienza della coscienza più elevata. Mi disse di rimanere nel suo ashram e che mi avrebbe guidato. Così seguii la vita monastica, ma ancora per molto tempo rimasi confuso circa lo scopo della mia esistenza. Sentivo che l’uomo era un ricercatore, tuttavia non sapevo realmente cosa stavo cercando e spesso mi trovavo a pormi la terribile domanda che l’uomo si fa circa la morte.
Il risveglio della mia kundalini
Tempo dopo, mentre stavo seduto sulla riva del Gange, ebbi un’altra esperienza. Stavo pensando a delle cose banali, quando la mia mente spontaneamente cominciò ad essere sempre più introversa. All’improvviso sentii che la terra stava scorrendo sotto di me e che il cielo si stava espandendo ed allontanando. Un istante dopo feci esperienza di una forza terribile che si sprigionava dalla base del mio corpo come un’esplosione atomica. Sentivo che stavo vibrando molto velocemente, i flussi di luce erano terrificanti. Feci esperienza della suprema beatitudine, ciò che rappresenta il culmine del desiderio umano, e questa esperienza continuò a lungo. Il corpo intero si contraeva sempre di più, finché la sensazione di piacere divenne così insopportabile che persi completamente la consapevolezza del mio corpo. Era la terza volta che mi capitava una cosa del genere.
Una volta ripresa coscienza, rimasi apatico per alcuni giorni. Non potevo mangiare, dormire, muovermi, nemmeno per andare in bagno. Vedevo ogni cosa, ma non registravo niente. La beatitudine era qualcosa di vivo dentro di me e sapevo che se mi fossi mosso, questa sensazione stupenda sarebbe cessata, ne avrei perso l’intensità completamente. Come potevo muovermi quando c’erano le campane che suonavano dentro di me? Questo era stato il risveglio della mia kundalini.
Dopo circa una settimana tornai alla normalità e allora cominciai a studiare il tantra e lo yoga molto seriamente. Inizialmente mi sentivo un po’ debole e malato, così praticai hatha yoga per purificare tutto l’organismo. Successivamente iniziai ad esplorare la scienza fantastica del kundalini yoga. Cos’è questa forza che si risveglia in muladhara chakra? Il mio interesse era risvegliato e mi impegnai molto intensamente cercando di comprendere questa forza meravigliosa.
Con il risveglio della kundalini, l’intelligenza superiore viene risvegliata dal suo letargo e in questo modo potete dare origine ad una nuova sfera di creatività. Quando la kundalini è stata risvegliata, siete benedetti non solo con visioni ed esperienze psichiche, ma potrete divenire un profeta, un santo, un artista o musicista ispirato, un poeta o scrittore brillante, un veggente o una guida spirituale. Oppure potrete divenire anche un leader di primo piano, primo ministro, governatore o presidente. Il risveglio della kundalini influenza la totale area della mente e del comportamento umano.
Kundalini non è un mito o un’illusione. Non è un’ipotesi o una suggestione ipnotica. Kundalini è una sostanza biologica che esiste all’interno della struttura del corpo. Il suo risveglio genera impulsi elettrici attraverso tutto il corpo e questi impulsi possono essere rilevati per mezzo di strumenti ed apparecchiature scientifiche moderne. Perciò ognuno di noi dovrebbe valutare l’importanza e i benefici del risveglio della kundalini ed esprimere il proposito di risvegliare questa grande shakti.
COS’È LA KUNDALINI
Tutti dovrebbero sapere qualcosa sulla kundalini perché rappresenta la futura coscienza dell’umanità. Kundalini è il nome della forza potenziale latente assopita nell’organismo umano, ed è situata alla base della colonna vertebrale. Nel corpo maschile è nel perineo, tra gli organi genitali ed escretori. Nel corpo femminile è situata nel collo dell’utero, nella cervice. Questo centro è conosciuto come muladhara chakra ed è effettivamente una struttura fisica. È una piccola ghiandola che può anche essere asportata e spremuta. Ad ogni modo, la kundalini è un’energia latente ed anche se la ghiandola venisse spremuta, non esploderebbe come una bomba.
Per risvegliare la kundalini è necessario prepararsi attraverso delle tecniche yogiche. Dovete praticare asana, pranayama, kriya yoga e meditazione. Allora, quando sarete in grado di dirigere il prana dentro la sede della kundalini, l’energia si risveglierà e salirà attraverso sushumna nadi, il canale nervoso centrale, su fino al cervello. Man mano che la kundalini procede verso l’alto, passa attraverso ciascuno dei chakra che sono collegati con le diverse aree silenti del cervello. Con il risveglio della kundalini, quando le aree dormienti iniziano a sbocciare come fiori, avviene un’esplosione nel cervello. Quindi la kundalini può essere messa in relazione con il risveglio delle aree silenti del cervello.
Sebbene si dica che la kundalini risieda in muladhara chakra, ciascuno di noi si trova ad un diverso livello di evoluzione e in alcuni di noi la kundalini può avere già raggiunto swadhisthana, manipura o anahata chakra. Perciò, qualsiasi sadhana cominciate, potrebbe avvenire subito un risveglio in anahata o in un altro chakra. Comunque, il risveglio della kundalini in muladhara chakra è una cosa, mentre il risveglio in sahasrara, il centro più elevato del cervello, è un’altra. Una volta che il loto dai mille petali di sahasrara sboccia, sorge una nuova coscienza. La nostra attuale coscienza non è libera perché la mente è subordinata alle informazioni che riceve dai sensi. Se non aveste gli occhi, non potreste vedere; se foste sordi, non potreste sentire. Ma quando la coscienza superiore emerge, l’esperienza e anche la conoscenza divengono completamente indipendenti.
Come l’uomo scoprì la kundalini
Fin dall’inizio della creazione, l’uomo fu testimone di molti avvenimenti trascendentali. A volte poteva leggere nel pensiero degli altri o era testimone dell’avverarsi delle predizioni di qualcuno o poteva addirittura vedere i propri sogni divenire realtà. Egli riflettÉ a lungo sul fatto che alcune persone potevano scrivere poesie ispirate o comporre musiche bellissime, mentre altre non potevano; una persona poteva lottare per giorni di fila sul campo di battaglia e un’altra non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto. Così volle scoprire come mai un uomo fosse così diverso dall’altro.
Nel corso di questa indagine l’uomo arrivò a comprendere che in ogni individuo c’è una forma particolare di energia. Vide che in alcune persone era latente, in altre era in evoluzione e che in un ristretto numero di persone era realmente risvegliata.
In principio l’uomo chiamò questa energia con nomi di dee, dei, angeli o divinità. Poi scoprì il prana e la chiamò prana shakti. Nel tantra venne chiamata kundalini.
Il significato dei vari nomi della kundalini
In Sanscrito kundal significa spirale, così la kundalini è stata descritta come “ciò che è avvolto in spire”. Questa è la credenza tradizionale ma non è stata capita in modo corretto. La parola kundalini effettivamente deriva da kunda, che significa “un luogo molto profondo, una buca o una cavità”. Il fuoco che viene usato durante le cerimonie di iniziazione viene acceso in una cavità chiamata kunda. Similmente, il posto dove si brucia il corpo di un morto è detto kunda. Se scavate una buca o un fosso, quello viene chiamato kunda. Kunda si riferisce alla cavità in cui risiede il cervello, somigliante ad un serpente addormentato avvolto a spirale (se avete l’opportunità di esaminare una sezione anatomica del cervello umano, vedrete che ha la forma di una spirale o di un serpente attorcigliato su se stesso). Questo è il vero significato della kundalini.
La parola kundalini si riferisce alla shakti o energia quando questa si trova allo stato potenziale latente, ma quando si manifesta viene chiamata Devi, Kali, Durga, Saraswati, Lakshmi o con molti altri nomi secondo la forma con cui si manifesta.
Nella tradizione cristiana, i termini “la Via degli Iniziati” o “la Scala che conduce al Cielo”, usati nella Bibbia, si riferiscono all’ascesa della kundalini attraverso sushumna nadi. L’ascesa della kundalini ed infine la discesa della grazia spirituale, sono simboleggiati dalla croce. Per questo i Cristiani si fanno il segno della croce toccando agya, anahata e vishuddhi chakra, perché agya è il punto dove la coscienza che sale è trascesa, e anahata dove la grazia che discende è resa manifesta al mondo.
Qualsiasi cosa avvenga nella vita spirituale, è in relazione al risveglio della kundalini, e lo scopo ultimo di qualsiasi forma di vita spirituale, che sia chiamato samadhi, nirvana, moksha, comunione, unione, kaivalya, liberazione o in qualsiasi altro modo, è di fatto il risveglio della kundalini.
Kundalini, Kali e Durga
Quando la kundalini si è appena risvegliata e voi non siete in grado di dominarla, si chiama Kali. Quando riuscite a dominarla e siete in grado di utilizzarla a scopi benefici e diventate potenti proprio grazie a ciò, allora si chiama Durga.
Kali è una divinità femminile, nuda, con la pelle nera o comunque scura, che porta un mala composto da 108 teschi umani che simboleggiano il ricordo delle varie nascite. La lingua di Kali a penzoloni, color rosso sangue, rappresenta rajo guna, il cui movimento circolare dà impulso ad ogni attività creativa. Con questo gesto specifico esorta ogni sadhaka a controllare il proprio rajo guna. La spada sacrificale e le teste mozze che regge con la mano sinistra sono i simboli della dissoluzione. L’oscurità e la morte non sono certamente soltanto mancanza di luce e di vita, anzi, ne sono le origini. Il sadhaka venera la potenza cosmica nella sua forma femminile, poiché essa ne rappresenta l’aspetto dinamico, essendo la forma maschile l’aspetto statico, che viene attivato solo col potere della forma femminile.
Nella mitologia indù, il risveglio di Kali è stato descritto minuziosamente. Quando Kali si erge, infiammata di rabbia, tutti gli dei e i demoni rimangono sbalorditi e non osano nemmeno muoversi. Non sanno cosa aspettarsi da lei. Chiedono a Shiva di calmarla, ma Kali ruggisce ferocemente, scaraventandolo a terra e mettendosi ritta sul suo torace con la bocca spalancata, assetata di carne e sangue. Quando i deva intonano preghiere per placarla, allora lei torna calma e tranquilla.
Poi vi è il sorgere di Durga, il simbolo più elevato, raffinato e benigno dell’inconscio. Durga è una dea bellissima che siede su una tigre. Ha otto mani che rappresentano gli otto diversi elementi di cui è composto l’uomo. Durga porta un mala di teste umane che simboleggiano la sua saggezza e la sua forza. Queste teste sono di solito 52 e rappresentano le 52 lettere dell’alfabeto sanskrito che sono la manifestazione esteriore di Shabda Brahma o Brahma nella forma di suono. Durga è colei che rimuove tutte le conseguenze malefiche della vita ed è la dispensatrice della forza e della pace, che sono emanate da muladhara.
Secondo la filosofia yogica, Kali, la prima manifestazione della kundalini nello stato inconscio, è una forza terribile; essa riduce l’anima di un individuo in completa schiavitù, simboleggiata dalla sua posizione in piedi sul corpo di Shiva. A volte succede che a causa di instabilità mentale, alcune persone entrino in contatto con la loro dimensione inconscia e vedano forme feroci e di cattivo auspicio come fantasmi, mostri ecc. Quando Kali, il potere inconscio dell’uomo, è risvegliata, sale verso l’alto per incontrarsi con la sua successiva manifestazione, Durga, il superconscio, che dona gloria e bellezza.
Rappresentazione simbolica della kundalini
Nei testi tantrici la kundalini è concepita come forza o energia primaria. Con la terminologia della moderna psicologia può essere chiamata l’inconscio dell’uomo. Come è stato appena spiegato, nella mitologia induista, la kundalini corrisponde al concetto di Kali. Nella filosofia dello Shaivismo, il concetto della kundalini è rappresentato dallo shivalingam, una pietra dalla forma ovale con un serpente arrotolato intorno.
Comunque, più comunemente, la kundalini è rappresentata da un serpente addormentato avvolto su se stesso per tre spire e mezza. Certamente in muladhara, sahasrara o negli altri chakra non risiede alcun serpente, ma da sempre il serpente simboleggia una coscienza efficiente. In tutti i culti mistici più antichi del mondo trovate il serpente, e se avete visto qualche immagine del Signore Shiva, avrete notato dei serpenti attorcigliati attorno alla sua vita, al collo e alle braccia. Anche Kali è adorna di serpenti e il Signore Vishnu riposa eternamente su un grosso serpente avvolto in spire. Il potere di questo serpente simboleggia l’inconscio nell’uomo.
In Scandinavia, in Europa, in America Latina, nel Medio Oriente e in molte altre civiltà del mondo, il concetto del potere del serpente è rappresentato in monumenti e antichi manufatti. Ciò significa che nel passato la kundalini era conosciuta da popoli di tutte le parti del mondo. Però possiamo rappresentare la kundalini nella forma che più ci aggrada, poiché in realtà il prana non ha né forma né dimensione, è infinito.
Nelle descrizioni tradizionali del risveglio della kundalini si dice che essa giace in muladhara nella forma di un serpente attorcigliato e che quando il serpente si risveglia svolge le sue spire e schizza su attraverso sushumna (il passaggio psichico al centro del midollo spinale) aprendo gli altri chakra al suo passaggio (vedi “Il Potere del Serpente” di Sir John Woodroffe). Brahmachari Swami Vyasdev, nel suo libro “Scienza dell’Anima”, descrive il risveglio della kundalini in questo modo:
“I sadhaka hanno visto sushumna nella forma di una barra o di una colonna luminosa, di un serpente giallo oro, o a volte nero lucente, lungo circa trenta centimetri, con occhi rosso sangue come tizzoni ardenti e la punta della lingua che vibra e riluce come un fulmine, salire su per la colonna vertebrale”.
Il significato delle tre spire e mezza del serpente è il seguente: le tre spire rappresentano i tre matra di Om, con riferimento al passato, presente e futuro; ai tre guna: tamas, rajas e sattva; ai tre stati della coscienza: veglia, sonno e sogno; ai tre tipi di esperienza: soggettiva, sensoriale e assenza di esperienza. La mezza spira rappresenta lo stato di trascendenza, dove non vi è né veglia, né sonno, né sogno. Così le tre spire e mezza significano l’esperienza totale dell’universo e l’esperienza della trascendenza.
Chi può risvegliare la kundalini?
Ci sono molte persone che hanno risvegliato la loro kundalini. Non solo santi e sadhu, ma anche poeti, pittori, guerrieri, scrittori; chiunque può risvegliare la propria kundalini. Con il risveglio della kundalini non avvengono solo visioni di Dio, ma è l’alba dell’intelligenza creativa e il risveglio di facoltà supermentali. Attivando la kundalini si può diventare qualsiasi cosa nella vita.
L’energia della kundalini è unica, ma si esprime differentemente attraverso i centri psichici individuali o chakra, inizialmente in modo grossolano e istintivo, poi progressivamente in modo più sottile. L’evoluzione delle espressioni di quest’energia ai livelli più elevati e sottili di vibrazione rappresenta l’ascesa della coscienza umana fino alle sue più elevate possibilità.
Kundalini è l’energia creativa, è l’energia dell’espressione di sé. Così come con la riproduzione si crea una nuova vita, allo stesso modo Einstein ha usato quella stessa energia in un campo diverso, più sottile, per formulare una teoria come quella della relatività. È la stessa energia che viene espressa quando qualcuno compone o suona della bella musica. È la medesima energia che viene espressa in ogni aspetto della vita, sia quando si inizia un’attività commerciale che quando si assolvono i compiti familiari o si cerca di raggiungere qualsiasi meta desiderata. Queste sono tutte espressioni della stessa energia creativa.
Tutti, le persone di famiglia così come i sannyasin, devono ricordare che il risveglio della kundalini è lo scopo principale dell’incarnazione umana. Tutti i piaceri della vita sensuale che oggi stiamo provando hanno solo lo scopo di far risaltare il risveglio della kundalini nel mezzo di tutte le circostanze avverse della vita dell’uomo.
Un processo di metamorfosi
Con il risveglio della kundalini, nella vita avviene una trasformazione. Questo non ha molto a che vedere con la propria morale e con la vita religiosa o etica. Ha più che altro a che fare con la qualità delle nostre esperienze e percezioni. Quando la kundalini si risveglia, la vostra mente cambia e cambiano anche i vostri interessi e attaccamenti. Tutti i vostri karma subiscono un processo di integrazione. È molto semplice da capire. Quando eravate bambini vi piacevano i giocattoli, ma come mai adesso non vi piacciono più? Perché la vostra mente è cambiata e di conseguenza anche i vostri attaccamenti sono cambiati. Così, con il risveglio della kundalini, avviene una metamorfosi e c’è anche la possibilità di ristrutturare l’intero corpo fisico.
Quando la kundalini si risveglia, il corpo fisico subisce realmente molti mutamenti. Di solito sono positivi, ma se il vostro guru non è prudente, possono essere anche negativi. Quando la shakti si risveglia, le cellule del corpo sono completamente ricaricate e contemporaneamente inizia un processo di ringiovanimento. La voce cambia, l’odore del corpo cambia ed anche le secrezioni ormonali cambiano. Infatti la trasformazione delle cellule nel corpo e nel cervello avviene ad un ritmo molto superiore alla norma. Queste sono solo alcune osservazioni. Comunque, la ricerca scientifica sta muovendo i primi passi in questo campo.
Perché risvegliare la kundalini?
Se volete iniziare la pratica di kundalini yoga, la cosa più importante è che abbiate una ragione o uno scopo. Se volete risvegliare la kundalini per ottenere poteri psichici, allora fate pure come volete e proseguite per il vostro destino. Ma se invece volete risvegliare la kundalini per godere dell’unione tra Shiva e Shakti, la reale unione delle due grandi forze che sono dentro di voi, e se volete entrare in samadhi e fare esperienza dell’assoluto nel cosmo, se volete comprendere la verità che sta dietro alle apparenze, se lo scopo delle vostre peregrinazioni è molto elevato, allora non c’è niente che possa esservi di ostacolo.
Per mezzo del risveglio della kundalini compensate le leggi della natura e accelerate il passo della vostra evoluzione fisica, mentale e spirituale. Una volta che la grande Shakti si è risvegliata, l’uomo non è più un corpo fisico grossolano, operante con una mente inferiore e un prana a basso voltaggio. Al contrario, ogni cellula del suo corpo è caricata col prana ad alto voltaggio della kundalini. E quando avviene il risveglio totale, l’uomo diventa un piccolo dio, una personificazione della divinità.
FISIOLOGIA DELLA KUNDALINI
Kundalini, o il potere del serpente, non appartiene al corpo fisico, anche se è in connessione con questo, e nemmeno può essere scoperta nel corpo mentale o in quello astrale. Di fatto risiede nel corpo causale, dove i concetti di tempo, spazio e oggetto sono completamente assenti.
Come e dove il concetto della kundalini è in relazione con la coscienza suprema? Il potere del serpente è considerato sorgere dallo stato inconscio in muladhara. Questa consapevolezza inconscia dell’uomo deve poi passare attraverso differenti fasi e divenire un tutt’uno con la consapevolezza cosmica nel regno più elevato dell’esistenza. La consapevolezza suprema, o Shiva, risiede in sahasrara, il corpo superconscio o trascendentale, alla sommità del capo. Nei Veda, così come nei Tantra, questa sede suprema è chiamata hiranyagarbha, il grembo della coscienza. Corrisponde alla ghiandola pituitaria, la ghiandola più importante situata entro il cervello.
Immediatamente al di sotto di questo centro di coscienza suprema, vi è un altro centro psichico, “il terzo occhio”, o agya chakra, che corrisponde alla ghiandola pineale. Esso è la sede della conoscenza intuitiva. Questo centro è posto alla sommità della colonna vertebrale, a livello di bhrumadhya, il centro tra le sopracciglia. Agya chakra è importante perché è simultaneamente connesso con la sede della coscienza suprema in sahasrara e con muladhara, sede dell’inconscio, alla base della colonna vertebrale, attraverso sushumna, il passaggio psichico entro la colonna vertebrale. Rappresenta perciò il collegamento tra la più bassa sede inconscia dell’energia e il centro più elevato dell’illuminazione nell’individuo.
Il kundalini yoga non è astratto. Esso considera come base questo stesso corpo fisico. Per un kundalini yogi, la coscienza suprema rappresenta la manifestazione più elevata possibile della materia fisica in questo corpo. La materia di questo corpo fisico, nel processo graduale dell’evoluzione, viene trasformata in forze sottili come percepire, pensare, ragionare, ricordare, supporre e dubitare. Questo potere psichico, supersensoriale o trascendentale, è il punto finale dell’evoluzione umana.
I chakra
Il significato letterale della parola chakra è “ruota o cerchio”, ma nel contesto dello yoga una traduzione migliore della parola sanscrita è “vortice o gorgo”. I chakra sono vortici d’energia psichica e sono visualizzati e sperimentati come movimenti circolari di energia a particolari ritmi vibrazionali. In ogni persona ci sono miriadi di chakra, ma nelle pratiche del tantra e dello yoga vengono considerati solo i principali. Questi chakra pervadono l’intero spettro dell’essere umano, dal più grossolano al più sottile.
I chakra sono centri sia fisiologici che psichici, la cui struttura corrisponde più o meno alle descrizioni tradizionali. Questi centri nervosi non sono situati all’interno del midollo spinale stesso, ma si trovano come punti di congiunzione nella parte interna della colonna vertebrale. Se tagliate il midollo spinale trasversalmente a differenti livelli potete vedere che la materia grigia, nella sezione trasversale, assomiglia alla forma di un loto e i canali ascendente e discendente delle fibre nervose corrispondono alle nadi. Queste fibre nervose di comunicazione controllano le differenti funzioni fisiologiche di quella parte del corpo. Molti libri affermano che i chakra sono serbatoi di energia, ma questo non è vero.
Un chakra è come un polo di elettricità situato al centro, da cui si diramano dei fili elettrici verso differenti direzioni, alle case e alle luci delle strade intorno. Questo succede per ciascuno dei chakra. Le nadi che escono da ogni chakra trasportano il prana in entrambe le direzioni. Nelle nadi c’è un flusso di prana in avanti e indietro, analogo al flusso della corrente alternata nei fili elettrici. La comunicazione efferente e la reazione afferente entrano ed escono dal chakra nella forma di questo flusso di prana nelle nadi corrispondenti.
Nel corpo umano ci sono sei chakra collegati direttamente con i centri superiori non attivati del cervello. Il primo chakra è muladhara. È situato nel piano pelvico e corrisponde al plesso nervoso coccigeo. Nel corpo maschile si trova tra le due aperture urinaria ed escretoria sotto forma di una piccola ghiandola inattiva denominata corpo perineale. Nel corpo femminile è situato all’interno della superficie posteriore della cervice. Muladhara è il primo chakra nell’evoluzione spirituale dell’uomo dove l’individuo va oltre la coscienza animale ed inizia ad essere un vero essere umano. È anche l’ultimo chakra nel compimento dell’evoluzione animale. Si dice che da muladhara chakra, giù fino ai talloni, ci siano altri chakra inferiori che sono responsabili dello sviluppo delle qualità animali e umane di istinto e intelletto. A partire da muladhara chakra in su, si trovano i chakra relativi all’illuminazione e all’evoluzione dell’uomo superiore o superuomo. Muladhara chakra controlla l’intera gamma delle funzioni escretorie e sessuali nell’uomo.
Il secondo chakra è swadhisthana, situato nel punto più basso al termine del midollo spinale. Corrisponde al plesso nervoso sacrale e controlla l’inconscio nell’uomo.
Il terzo chakra è manipura, che si trova nella colonna vertebrale esattamente all’altezza dell’ombelico. Corrisponde al plesso solare e controlla l’intero procedimento della digestione, assimilazione e regolazione della temperatura nel corpo.
Il quarto chakra è anahata, che si trova nella colonna vertebrale, posteriormente alla base del cuore, all’altezza della depressione dello sterno. Corrisponde al plesso nervoso cardiaco, controlla le funzioni cardiache, polmonari, del diaframma e degli altri organi in questa regione del corpo.
Il quinto chakra è vishuddhi, situato all’altezza della cavità della gola nella colonna vertebrale. Questo chakra corrisponde al plesso nervoso cervicale, controlla il sistema tiroideo ed anche alcuni sistemi di articolazione, il palato superiore e l’epiglottide.
Agya, il sesto e più importante chakra, corrisponde alla ghiandola pineale e si trova nella linea mediana del cervello, esattamente alla sommità della colonna vertebrale. Questo chakra controlla i muscoli e lo stimolo dell’attività sessuale nell’uomo. Il tantra e lo yoga sostengono che agya chakra, il centro del comando, ha il completo controllo su tutte le funzioni della vita del discepolo.
Questi sei chakra funzionano come interruttori che attivano le differenti parti del cervello. Il risveglio che viene indotto nei chakra viene trasmesso ai centri superiori del cervello attraverso le nadi.
In kundalini yoga, di solito, vengono anche nominati altri due centri superiori nel cervello: bindu e sahasrara. Bindu è situato posteriormente, alla sommità del capo, dove i brahmini indù lasciano crescere un ciuffo di capelli. Questo è il punto dove l’uno inizia a dividersi e diviene molteplice. Bindu controlla gli organi della vista ed è anche la sede del nettare o amrit.
Sahasrara è il supremo, è il culmine finale della kundalini shakti. È la sede della consapevolezza superiore. Sahasrara è situato alla sommità del capo ed è fisicamente connesso con la ghiandola pituitaria che controlla ogni ghiandola e sistema del corpo.
Le nadi
Le nadi non sono nervi, ma piuttosto dei canali per il flusso della coscienza. Il significato letterale di nadi è “flusso”. Esattamente come le forze positiva e negativa della corrente elettrica scorrono attraverso circuiti complessi, allo stesso modo prana shakti (forza vitale) e manas shakti (forza mentale) scorrono attraverso ogni parte del nostro corpo lungo queste nadi. Secondo il tantra ci sono 72.000 o più di questi canali o diramazioni, attraverso i quali gli stimoli scorrono come corrente elettrica da un punto ad un altro. Queste 72.000 nadi coprono l’intero corpo e attraverso esse, nei differenti organi del corpo vengono mantenuti i relativi ritmi di attività. Tra tutte queste nadi, ve ne sono dieci principali, e tra queste dieci, tre sono le più importanti perché controllano il flusso del prana e della coscienza nelle altre nadi del corpo. Queste tre nadi vengono chiamate ida, pingala e sushumna.
Ida nadi controlla tutti i processi mentali, mentre pingala nadi controlla tutti i processi vitali. Ida è conosciuta come luna e pingala come sole. La terza nadi, sushumna, è il canale per il risveglio della coscienza spirituale. Così abbiamo: prana shakti che corrisponde a pingala, manas shakti a ida e atma shakti a sushumna. Potete considerarle come forza pranica, forza mentale e forza spirituale.
Mentre sushumna scorre all’interno del canale centrale del midollo spinale, ida e pingala scorrono simultaneamente lungo la superficie esterna del midollo, ma sempre all’interno della parte ossea della colonna vertebrale. Ida, pingala e sushumna hanno origine in muladhara, nel piano pelvico. Da qui sushumna fluisce direttamente verso l’alto all’interno del canale centrale, mentre ida passa a sinistra e pingala a destra. In swadhisthana chakra, o plesso sacrale, le tre nadi si incontrano ancora e ida e pingala si incrociano. Ida passa verso l’alto sulla destra e pingala sulla sinistra, sushumna continua a fluire direttamente verso l’alto nel canale centrale. Le tre nadi tornano a riunirsi in manipura, il plesso solare, e così di seguito. Infine ida, pingala e sushumna, si incontrano nella ghiandola pineale o agya chakra.
Ida e pingala funzionano nel corpo alternatamente e non simultaneamente. Se osservate le vostre narici, troverete che generalmente in una il flusso del respiro è libero mentre nell’altra è bloccato. Quando la narice sinistra è aperta sta fluendo l’energia lunare o ida nadi. Quando la narice destra è aperta, è l’energia solare o pingala nadi a fluire.
Alcune ricerche hanno dimostrato che quando il flusso è libero nella narice destra, l’emisfero sinistro del cervello è in attività. Quando il flusso scorre nella narice sinistra, è l’emisfero destro ad essere in attività. In questo modo le nadi, o canali di energia, controllano il cervello e gli avvenimenti della vita e della coscienza.
Ora, se queste due forme di energia, prana e chitta, pingala e ida, vita e coscienza, possono essere fatte funzionare simultaneamente, allora possono entrare in funzione ambedue gli emisferi del cervello simultaneamente e partecipare insieme all’attività del pensare, del vivere, ai processi intuitivi e di regolazione.
Nella vita ordinaria questo non avviene perché il risveglio ed il funzionamento simultaneo della forza vitale e della coscienza può avere luogo solo se il canale centrale, sushumna, è collegato con la kundalini, la sorgente dell’energia. Se sushumna può essere così collegata nel corpo fisico, può riattivare le cellule cerebrali e creare una nuova struttura fisica.
L’importanza del risveglio di sushumna
Sushumna nadi viene descritta come un tubicino vuoto al cui interno vi sono altri tre tubicini, uno dentro l’altro, ognuno progressivamente più sottile del precedente. Questi tubicini o nadi sono: sushumna che indica tamas, vajrini che indica rajas, chitrini che indica sattva e brahma che indica coscienza. La coscienza più elevata generata dalla kundalini passa attraverso brahma nadi.
Quando kundalini shakti viene risvegliata passa attraverso sushumna nadi. Il momento del risveglio avviene in muladhara chakra e l’energia si apre la via attraverso sushumna su fino ad agya chakra.
Muladhara chakra è proprio come un potente generatore di corrente. Per mettere in funzione questo generatore è necessario un certo tipo di energia pranica. Questa energia pranica viene generata attraverso il pranayama. Quando praticate pranayama generate energia e questa energia è tenuta giù da una pressione positiva che attiva il generatore in muladhara. Quindi questa energia così generata viene spinta verso l’alto da una pressione negativa fino a raggiungere agya chakra.
Di conseguenza, il risveglio di sushumna è importante quanto il risveglio della kundalini. Supponete di aver messo in moto il vostro generatore ma non avete inserito la presa, il generatore continuerà a funzionare ma l’energia non verrà distribuita. Dovete collegare la presa al generatore in modo che l’energia possa passare attraverso il filo elettrico alle diverse zone della vostra casa.
Quando solo ida e pingala sono attive, e non sushumna, è come avere i fili positivo e negativo nel cavo elettrico, ma non la terra. Quando la mente riceve tutte e tre le correnti di energia tutte le luci si accendono.
L’energia scorre attraverso ida e pingala continuamente, ma la sua luminosità è molto bassa. Quando invece c’è corrente che fluisce in ida, pingala e sushumna, allora si ha l’illuminazione. In questo modo dovete capire il risveglio della kundalini, il risveglio di sushumna e l’unione delle tre nadi in agya chakra.
L’intera scienza del kundalini yoga concerne il risveglio di sushumna, poiché una volta che sushumna comincia ad essere attiva, si stabilisce una via di comunicazione tra le dimensioni superiore ed inferiore della coscienza e avviene il risveglio della kundalini. Shakti attraversa sushumna per divenire un tutt’uno con Shiva in sahasrara.
Il risveglio della kundalini non è certamente fittizio o simbolico, è bensì un avvenimento elettrofisiologico! Molti scienziati stanno lavorando a questo riguardo e il dott. Hiroshi Motoyama, in Giappone, ha creato un apparecchio con il quale si possono registrare e misurare le onde e i flussi di energia che accompagnano il risveglio della kundalini.
Quando le radici di una pianta sono innaffiate adeguatamente, questa crescerà ed i suoi fiori sbocceranno magnificamente.
Similmente, quando avviene il risveglio della kundalini in sushumna, il risveglio avviene in tutti i livelli della vita. Ma se il risveglio avviene solo in ida e pingala o in uno degli altri centri, non è un risveglio completo. Solo quando kundalini shakti si risveglia e sale su attraverso il passaggio di sushumna fino a sahasrara, viene liberato l’intero potenziale di energia superiore presente nell’uomo.
L’albero mistico
Nel quindicesimo capitolo della Bhagavad Gita vi è una descrizione de “l’albero che non muore mai”, che ha le radici in alto e il tronco e i rami rivolti verso il basso. Colui che conosce quest’albero conosce la verità. Quest’albero esiste nella struttura e nel funzionamento del corpo e del sistema nervoso dell’uomo. Bisogna conoscere quest’albero paradossale ed arrampicarvisi per giungere alla verità. Possiamo cercare di capirlo in questo modo: i pensieri, le emozioni, le distrazioni e così via non sono altro che le foglie di quest’albero le cui radici sono il cervello e il cui tronco è la colonna vertebrale. È detto che bisogna arrampicarsi su quest’albero dalla cima fino alla base se si vuole tagliarne le radici.
Quest’albero è completamente sottosopra, eppure contiene l’essenza di tutta la verità occulta e la conoscenza segreta. Non lo si può comprendere intellettualmente, ma solamente attraverso un risveglio spirituale progressivo, perché la comprensione spirituale sorge sempre in un modo che sembra paradossale e irrazionale alle facoltà dell’intelletto. Questo stesso albero è chiamato “Albero della Vita” nella Kabala e “Albero della Conoscenza” nella Bibbia. La sua comprensione forma la base della tradizione religiosa sia cristiana che giudaica, ma sfortunatamente è stato completamente travisato da tutti per moltissimo tempo.
Così, chiunque stia cercando di salire da muladhara verso sahasrara, sta di fatto salendo verso le radici e le radici sono in cima, nel cervello, in sahasrara. Muladhara non è il centro delle radici. Così, se vi state muovendo da swadhisthana verso sahasrara, o da manipura a sahasrara, state di fatto salendo alle radici, che sono in cima, in sahasrara.