“YOGA” 2014 – Vol. 3

“YOGA” 2014 – Vol. 3

Dona

Tratto da: Rikhiapeeth Blog del 6 Dicembre 2013 – Satsang con Swami Shivananda Saraswati.

Donate, donate, donate in abbondanza, in umiltà e con gioia. In questo modo, nel vero processo del dare arricchite anche voi stessi. Se un uomo che non ha eliminato gelosia, maldicenza, odio, orgoglio, egoismo dice: “Sto meditando sei ore al giorno”, è assolutamente un nonsenso. Non c’è alcuna speranza di entrare in uno stato meditativo anche dopo un anno se un uomo non elimina tutte queste vritti e prima purifica la sua mente con il servizio altruistico almeno per sei mesi.

Eccelli nel servizio,
Espanditi nell’amore,
Progredisci nella conoscenza.
Il servizio è espressione dell’Amore,
L’amore è conoscenza concentrata,
La conoscenza è amore diffuso.

Donate al povero, all’ammalato, ai deboli e ai disperati. Donate agli orfani, ai derelitti, ai ciechi, alle vedove indifese. Se date, tutta la ricchezza del mondo sarà vostra. Questo è il segreto dell’abbondanza e della vita divina. Perciò donate, donate, donate. Voi create un modo di vivere da ciò che acquisite, ma create una vita da ciò che donate. Date in abbondanza, godrete pace e prosperità. Otterrete purezza di cuore. Potete fare esperienza di un indescrivibile brivido di estasi divina e beatitudine spirituale. Questo vi darà enorme forza interiore.
Irradiate pensieri di buona volontà e condividete con gli altri ciò che avete. Diffondete la conoscenza spirituale verso tutti. Usate il benessere materiale, la conoscenza, la saggezza spirituale che possedete come divina provvidenza a beneficio dei Suoi figli. Le preghiere vi portano a metà strada verso Dio, il digiuno alla porta della Sua Suprema Dimora e la carità vi fa ottenere l’ingresso.
Fare carità abbondante, spontanea e libera per alleviare le pene dell’umanità sofferente è un mezzo efficace per distruggere gli aspetti negativi. Se donate, tutta la ricchezza del mondo sarà vostra. Questa è l’immutabile, inesorabile legge di natura.

Amore

Tratto da: Rikhiapeeth Blog del 5 Dicembre 2013 – Satsang con Swami Shivananda Saraswati.

L’amore è la Legge della vita. Amare è soddisfare la Legge. Soddisfare la legge significa pace eterna e felicità perpetua. Questo mondo è il risultato dell’amore; esiste nell’amore che è la forza motivazionale dell’universo. L’amore è vita. L’amore è gioia. L’amore è calore. L’amore è il laccio dorato che lega cuore a cuore, anima ad anima. L’amore è costruttivo e creativo, unisce e costruisce. L’amore è il principio della rigenerazione. L’amore è una sostanza reale che potete usare con fiducia. L’amore è una cosa positiva e concreta. Chi applica le leggi dell’amore con precisione scientifica, può operare miracoli. La legge dell’amore è una scienza molto più grande di qualsiasi scienza moderna. La legge dell’amore prevale tra santi e uomini buoni.
Vivere è amare. Amare è vivere. Vivete ciò che potete imparare ad amare. Amate ciò che potete imparare a vivere nell’Eterno. Una vita senza fede, amore e devozione è un triste spreco. È la vera morte.
Non c’è alcuna virtù superiore all’amore; non c’è tesoro superiore all’amore; non c’è conoscenza superiore all’amore; non c’è Dharma superiore all’amore; non c’è religione superiore all’amore; perché l’amore è Verità; l’amore è Dio. Dio è un’incarnazione d’amore. In ogni cellula della sua creazione potete veramente comprendere il Suo amore.
L’amore è la via diretta verso la Verità o il Regno di Dio. È il principio vitale della creazione. È la più alta espressione della forza dell’anima. È la somma totale di tutti i doveri della religione. È la bacchetta magica nelle mani di un devoto con la quale egli conquista tutto il mondo. Era la forza motrice dietro Mira, Radha, Tukaram, Tulsidas, Gouranga, Gesù e i Sufi ebbri di Dio, Mansur e Shams Tabriez.

Il Servizio è Espressione di Amore

Tratto da: Rikhiapeeth Blog del 4 Dicembre 2013 – Satsang con Swami Shivananda Saraswati.

L’amore vibra sotto forma di servizio, carità, generosità e benevolenza. Daya è benevolenza attiva. È l’espressione positiva dell’amore. Ahimsa è l’espressione negativa dell’amore. La bontà passiva da sola non è sufficiente. La bontà attiva o bontà positiva è assolutamente essenziale per il progresso spirituale. L’aspirante dovrebbe essere sempre attivo.
Lo spirito di servizio deve essere connaturato in voi, deve essere innato o inerente in voi. Non dovrebbe essere una semplice esibizione. Tutto il servizio è vuoto se non c’è amore, affetto, sincerità e Bhava. Se servite con Bhava e amore, Dio è con voi.
Shankara, Gesù, Buddha e Maometto facevano servizio. Janaka e Samartha Ramdas facevano servizio. Servi, ama, dona. Chi mette in pratica queste istruzioni può vivere attraverso momenti difficili e brutti giorni illuminato dal raggio divino.
Rendete gli altri veramente felici mentre vi sforzate di rendere felici voi stessi. Pronunciate parole di aiuto. Donate un sorriso di incoraggiamento. Fate un’azione gentile. Servite un po’. Asciugate le lacrime di chi è disperato. Rendete agevole un passaggio difficoltoso nel percorso di qualcun altro. Proverete grande gioia.
Non è necessario che possediate enormi ricchezze. Potete servire con la mente e col corpo. Servite quotidianamente, servite sino alla fine della vostra vita. Non smettete di servire neanche quando diventate uno yogi famoso. 

Servi

Tratto da: Rikhiapeeth Blog del 3 Dicembre 2013 – Satsang con Swami Shivananda Saraswati.

Sentite che ognuno è una manifestazione di Dio. Servite tutti con Narayana Bhava più e più volte, perché le impurità torneranno ripetutamente a velare la vostra comprensione. Servite. Ricordate sempre il Nome del Signore, “Sri Ram, Sri Ram” e “Om Namah Shivaya”. Servite tutto il mondo con Atma Bhava. Servite, Amate, Donate, Purificatevi, Meditate, Realizzatevi. Condividete con gli altri ciò che avete. Solo allora la grazia di Dio discenderà su di voi. Costruite la vostra fede. Fate che la vostra fede cresca sempre più forte. Ricordate sempre il Nome del Signore. Sopportate l’insulto, sopportate l’ingiuria. Una piccola parola vi turba? Quella è Maya. Praticate l’amicizia verso gli altri. Dovete sopportare insulti e ingiurie. Adattatevi. Regolatevi. Dovete stare come una statua, anche se qualcuno vi batte. Se una persona non risponde al vostro saluto, ne siete colpiti. Fisicamente uno può essere forte ma quando ha un po’ di febbre inizia a tremare. Dovete avere forza interiore, forza mentale. Anche se vi tagliano la gola, dovete rimanere come una statua. Il semplice studio non basta. Quando andate a un sabha o a una riunione, se non vi è offerto il primo posto, se il cibo non vi è servito per primi, vi irritate. Abhimana o egoismo è come il granito, come il diamante. Non siete niente. Il vostro intelletto non è niente. Fragile intelletto! Quando prendete una dose di ganja, il vostro intelletto non funziona. Se non mangiate, il vostro intelletto non funziona. Quando vi arrabbiate, l’intelletto non funziona. Perché dipendete da questo fragile intelletto? La disciplina nel percorso spirituale è alquanto diversa. È la disciplina di Viveka, Vairagya, Amanitwa. 

Swami Satyasangananda Saraswati

Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, “Sankalpa Putri”, 2013 Golden Jubilee Edition, Edizioni Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.

Sebbene ognuno faccia parte del successo della yajna, alcune persone si distinguono. Una è Swami Satsangi. È soltanto il suo sforzo che ha determinato il felice coronamento di questo evento. Quando il sankalpa è disinteressato, anche la yajna di quella persona ha successo ed è libera da ostacoli.
Swami Satyananda

Swami Satsangi era raramente presente nelle prime yajna. Compariva dopo aver supervisionato tutto quello che c’era da fare dietro le quinte. Si poneva sullo sfondo e questo permetteva a Sri Swamiji, a Swami Niranjan e agli ospiti di avere maggiore focalizzazione. Lei completava il triangolo che si muoveva come un’unità, permettendo a noi tutti di godere in pieno le festività. Anche lei capiva e svolgeva il suo ruolo, mentre si muoveva dentro e fuori la successione di eventi. E sempre così radiosa. Non solo per il suo aspetto straordinario, ma per una grazia interiore che risplendeva attraverso la sua innata modestia. Swami Satsangi, una donna non solo di oggi ma anche di domani, ha combinato lo stile di vita di un sannyasin con la grazia orientale e l’abilità occidentale.
Swami Shivamurti

L’organizzazione delle mahayajna

(continuazione)
Le yajna condotte a Rikhiapith sono una continuazione del sankalpa di Sri Swamiji. Le persone viaggiano da tutto il mondo per vivere la bellezza e la gioia del servizio disinteressato e del dare fra i rituali vedici e tantrici senza tempo della yajna e della puja.
Prima di essere sannyasin, Swami Satsangi gradiva molto il buon cibo, i bei vestiti, l’arte e il disegno. Amava la bellezza e l’eleganza. Ora indossa un sobrio dhoti e mangia riso e dhal semplici; ciononostante il suo apprezzamento per la bellezza trova espressione nel suo lavoro. Per ogni evento, Swami Satsangi sceglie gli articoli più pregiati per la distribuzione del prasad, organizza pasti deliziosi e decora il palco e l’intero ashram con colori brillanti e fiori fragranti.
Durante questi periodi è come una madre che programma il matrimonio di suo figlio. Se un singolo articolo non è assolutamente perfetto lo rifiuta, anche se questo significa diverse ore di lavoro per aggiustarlo. Durante i programmi potrebbe essere sul palco a partecipare alle yajna, ma i suoi occhi sono dappertutto, assicurandosi che la distribuzione del prasad proceda spedita, gli ospiti siano comodi, i bambini contenti e che la Devi stessa sia soddisfatta.
Tutte le attività intraprese da Shivananda Math e Shivananda Ashram sono presiedute e guidate da lei, così come la direzione di Rikhiapith e di tutto quello che vi è collegato, dalle due yajna annuali ai vari corsi e seminari che vengono proposti, per non parlare delle incessanti attività delle kanya e dei batuk che a migliaia affollano l’Ashram e la Kanya Kitchen.

A Rikhiapith si trova l’ispirazione a vivere una vita consacrata e dedita all’edificazione di ogni singolo individuo. Lì si trova questa forma di apprendimento e questo avviene in modo naturale e spontaneo: aprendo il cuore, connettendosi alle persone, vivendo gli ideali di sannyasa, vivendo i principi di servire, amare e dare.
Rikhiapith si è sviluppata oltre l’immaginazione e Swami Satsangi è al timone di questo movimento. Uso la parola movimento in quanto non è un’istituzione. È un movimento che ha ispirato e incoraggiato milioni di persone a cambiare le proprie vedute, il loro atteggiamento, la loro mentalità, i loro punti di vista, la loro prospettiva della vita.
Swami Niranjanananda

La terza nascita

Nel 2007 sono stati completati dodici anni della Sat Chandi Yajna, segnando il culmine della Rajasuya Yajna. Diecimila persone erano affluite a Rikhia per partecipare all’adorazione e alla celebrazione della conquista di Sri Swamiji. Rikhia fu ufficialmente denominata Rikhiapith e Swami Satsangi ne fu nominata pithadhishwari, avendo ricevuto ufficialmente il mandato di vivere la filosofia di Swami Shivananda del “Servi, Ama, Dona” come pratica quotidiana a Rikhiapith.
Nel 2007 Sri Swamiji iniziò anche Swami Satsangi a paramahamsa sannyasa, onore conferito ai sannyasin della più alta levatura. Essi devono essere la personificazione di tyaga, la rinuncia, e di viveka, il discernimento. Devono possedere la conoscenza e la comprensione dei più elevati insegnamenti spirituali. La loro devozione deve essere risoluta, l’acquisizione degli insegnamenti del proprio guru totale e completa. È allora, a Rikhiapith, che Swami Satsangi ha avuto la sua terza nascita.

Tutto il credito della creazione del capitolo di Rikhia va a Swami Satsangi. Lei è la vera fondatrice di questa istituzione in ogni senso, finanziariamente e amministrativamente. È il suo sogno. Tutto quello che vedete qui è la maya di Swami Satsangi.
Swami Satyananda

Chi è Swami Satsangi?

Il 5 dicembre 2009 Sri Swamiji raggiunse il mahasamadhi. Aveva sempre detto che se ne sarebbe andato da questa vita senza dottori, infermieri o discepoli in lacrime al suo fianco.
Come sempre, tenne fede alla sua parola. Tuttavia, non era solo. Swami Satsangi assistette quando egli si sedette in padmasana e lentamente liberò i prana dal suo corpo. Alla mezzanotte si era spostato in un altro loka. Certamente Swami Satsangi deve aver provato sentimenti di perdita all’assenza fisica del suo amato guru, ma non ha mai mostrato dolore o espresso tristezza, soltanto la sua ammirazione e gratitudine per essere stata ammessa ad assistere a un evento così raro e magnifico.
La sua attenzione durante i giorni successivi al suo mahasamadhi era per i bisogni degli altri, confortando e consolando le migliaia di persone che venivano a Rikhia a porgere i propri rispetti e a esprimere il loro amore.
Un anno dopo il mahasamadhi di Sri Swamiji, Swami Satsangi presentò il bellissimo samadhi sthal di Paramahamsaji. Quando arrivò il momento di scoprire il monumento, convocò all’Akhara tutti quelli che si trovavano nell’ashram. Non c’erano luci accese e ognuno brancolava nel buio quando, all’improvviso, si diffuse dall’altoparlante la bellissima voce da hostess di Swami Satsangi: “Benvenuti. Per favore prendete posto e allacciate le cinture. Adesso preparatevi per un viaggio a Guru Loka!” Le luci si accesero e fu mostrato a tutti il bel monumento di marmo inondato di luce blu.
Prima del suo mahasamadhi, Sri Swamiji diede precise istruzioni a Swami Satsangi e a me su come procedere con la nostra vita. Il mio incarico fu di stabilire Sannyasa Pith e il suo fu di continuare a sviluppare Rikhiapith, viaggiando anche intorno al mondo per condividere la sua conoscenza. Nel 2008 era partita per Hyderabad per il suo primo impegno pubblico da più di vent’anni. In tutti gli anni con Sri Swamiji, egli è stato la guida e adesso lei diventava il suo veicolo. Il tempo le ha conferito esperienza facendone una voce saggia, matura e attraente per i suoi insegnamenti. Il suo argomento a Hyderabad era “Riscoprire lo Yoga”, sebbene io direi che per i presenti l’esperienza è stata quella di “Riscoprire Swami Satsangi”.
Subito dopo, cominciarono i suoi viaggi oltreoceano. Negli anni seguenti ha visitato Regno Unito, Italia, Francia, Spagna, Ungheria, Colombia, Bulgaria e Australia. Ovunque Swami Satsangi vada, riceve il benvenuto più caloroso e sentito da grandi folle, come se venisse a casa. Ha la qualità e il carisma di una celebrità, ma questo non è mai stato il suo desiderio, perché è una sannyasin. Per sempre e sempre, una sannyasin. Swami Satsangi ha dedicato la propria vita al suo guru. In cambio, lui le ha insegnato a vivere pienamente, apertamente, con gioia, grazia e consapevolezza e lei è divenuta una fonte d’ispirazione per tutti noi. Swami Satsangi stessa ha scritto che solo un vero discepolo può diventare guru, che solo il discepolo che ha dissolto completamente se stesso o se stessa può condurre gli altri alla luce.
In occasione del Golden Jubilee della Bihar School of Yoga, i sannyasin, i discepoli e i devoti desiderano rivolgere un sentito Hari Om e Namo Narayan a Swami Satsangi per il suo sessantesimo anno. Sappiamo che continuerà a percorrere l’unico cammino che conosce, accanto al suo amato maestro nel viaggio alla scoperta di sé. Mentre percorre questo cammino, gli splendidi monumenti che crea sono i desideri del suo guru che si manifestano in questo mondo; perché lei è la sankalpa putri.
Swami Niranjan e Swami Satsangi hanno rinunciato per il bene dell’umanità.
Swami Satyananda

Lo Splendore della Grazia

Tratto da: Satya Ka Avahan – Invoking the Divine, anno 1, numero 4, Luglio-Agosto 2012, Sannyasa Pith, Munger, Bihar, India.

Parole di Satyam

Le mie benedizioni sono sempre con voi e dentro di voi. Potete sentire me e i miei migliori auguri fino nell’anima stessa del vostro essere. Durante la meditazione potete comunicare con me. Potete materializzare il guru e Dio in carne ed ossa ovunque e quando lo vogliate.
Swami Satyananda

La Palestra dell’Anima

Le prove sono il crogiolo nel quale la natura getta l’uomo ogni qual volta vuole forgiarlo in un sublime essere superiore. Senza la sofferenza non vi può esser nessuna forza. Senza la sofferenza non vi può essere nessun successo. Senza afflizioni, senza la persecuzione, nessuno può diventare né santo né saggio.
Ogni sofferenza implica l’innalzamento e lo sviluppo della persona. La calamità è una benedizione camuffata per infondere la forza della resistenza e la compassione nel cuore e fare volgere la mente verso Dio. La sofferenza aumenta la forza della sopportazione, della compassione e la fede in Dio e toglie l’egoismo. Queste “visitazioni karmiche” arrivano nella vita di una persona per sviluppare le qualità positive e virtuose.
Ognuno è il prodotto del proprio karma. Comprendete questo e sviluppate la forza interiore. Qualunque cosa succeda, continuate a camminare in avanti con coraggio e siate degli eroi. Vi è un grande futuro per voi. Percorrete il sentiero della rettitudine. Nessun male vi danneggerà. Che la fiamma divina in voi possa splendere sempre di più.
Swami Shivananda

La Perfezione

Quella perfezione che cercate è l’apice spirituale dell’anima, non è soltanto materiale. Voi potete raggiungere il culmine della perfezione soltanto se la mente rimane imperturbabile, se gli appetiti inferiori non vi turbano, se meditate regolarmente, se il passato non interferisce con lo stato attuale della vostra testa, del cuore e delle mani, se siete regolari con il japa e il kirtan, se avete una fede assoluta nel vostro guru e in Dio e se considerate che Dio sia il vostro eterno ed inseparabile compagno. Naturalmente un perfetto comportamento sociale ci conferisce le condizioni nelle quali possiamo sperimentare pienamente la gioia della perfezione spirituale. Vi state incamminando con successo verso la perfezione. Lo visualizzo vividamente. Che possiate mantenere sempre fresco lo zelo del sadhana!
Non dovreste mai mancare con il japa, il kirtan e la meditazione. Mai dovreste mancare di sentire la presenza di Dio dentro di voi. Dio non è soltanto nirakara (senza forma, n.d.t.). Non è soltanto una realtà astratta. Egli è anche come voi e come me. È anche seduto accanto a voi. Egli è un medico che cura e un amorevole compagno di vita. Dovete fare lo sforzo di percepirlo in questo modo e ricercare la Sua grazia. Guru e Dio sono un’unica cosa. Entrambi si muovono come dei comuni mortali e aiutano i loro devoti. Togliete lo schermo mentale di avidya (ignoranza, n.d.t.) e disperdete l’inerzia; potrete commuovere il Suo cuore.
Swami Satyananda

Lo Splendore della Grazia
Maggio 2011 – Pellegrinaggio di Swami Niranjan a Thiruingoimalai, (Tamil Nadu, Sud dell’India)

A maggio del 2011 Swami Niranjan fece un pellegrinaggio in Tamil Nadu (Sud dell’India) al Lalitha Mahila Mahasamajam. Dopo essere stato a Hyderabad e aver visitato il tempio di Sri Sailam, fece un breve volo a Chennai e in seguito viaggiò in macchina fino a Thiruingoimalai. Questo paese è situato vicino a Musiri nel distretto di Trichy, lungo un piccolo fiume affluente del Kaveri. Trascorse tre giorni al Samajam, accompagnato da Swami Shivarajananda.
Nelle vicinanze del Samajam, in cima a una collina, vi è un antico tempio che ha uno Shivalingam di smeraldo nel tempietto del garbhagriha, il sancta sanctorum. Si dice che fin da tempi immemorabili il saggio Agastya, nella forma di un bombo, arrivi ogni notte in questo tempio per adorare lo Shivalingam di smeraldo. Swamiji ha avuto uno speciale darshan in questo sacro tempio.
Allo Sri Lalita Mahila Mahasamajam il sacrario principale è un tempio dedicato allo Sri Yantra dove l’ingresso è permesso soltanto alle donne. Il tempio fu fondato da Swami Advayananda Saraswati, lo stesso che fondò l’istituzione, guru di Mata Sri Vidyamaba Saraswati, capo del Samajam. Fu in questi luoghi sacri che le yogini e Swamiji fecero quotidianamente l’adorazione, abhisheka e havan dello Sri Chakra.
Un giorno la guru Sri Vidyamba Mataji fece purna abhisheka su Swamiji e dopo gli chiese di entrare nel tempio per partecipare insieme alle yogini ai rituali all’interno del garbhagriha. Mentre sedeva davanti allo Sri Chakra, avvenne un cambiamento attraverso il quale egli entrò in uno stato trascendentale, una sorta di samadhi. Tutta la materia solida divenne splendente e si trasformò in corpi luminosi di luce bianca. Le colonne, le persone, lo yantra, le statue, i disegni sulle pareti: tutto fu visto come luce brillante anziché materia solida. Mentre la cerimonia proseguiva, egli rimase seduto in questo stato di pura luminosità. Finì dopo quattro ore. Quando Swamiji si alzò notò che nonostante la completa immobilità di mezza giornata, il suo corpo non sentiva alcuna tensione, alcuna rigidità, alcun disagio. Sembrava che le ore trascorse fossero state in tutto venti minuti. Uscì dal sancta sanctorum in uno stato completamente interiorizzato e fu chiesto il silenzio alle persone che lo avvicinarono per scambiare qualche parola. Per alcuni giorni a seguire, egli visse come se fosse stato all’interno di un bozzolo di luce. Mentre questo evento avveniva molti chilometri a sud, a Ganga Darshan, a Vyasa Pith di Satyam Udyan, le fiamme dei dipak rimasero accese (lumi, n.d.t.) davanti alle immagini di Durga e del Guru senza che nessuno se ne prendesse cura. Di ritorno a Chennai, Swamiji visitò l’ashram a Cholai e tenne un satsang per i devoti di quel luogo, prima di prendere il volo per Kolkata e fare ritorno a Munger. 

L’Invocazione di Lakshmi e Narayana

Tratto da: Satya Ka Avahan – Invoking the Divine, anno 1, numero 5, Settembre-Ottobre 2012, Sannyasa Pith, Munger, Bihar, India.

La Voce Interiore

La voce interiore arriva con un linguaggio parlato e udito interiormente. Non è necessariamente la lingua che tu parli. Per esempio, nei tempi antichi vi fu una principessa che soffriva di lebbra. Andò da due grandi medici che le prescrissero delle medicine e un particolare modo di vivere. Mentre praticava queste cose, udì una voce e ciò divenne un richa o sloka dei Veda. Non conosceva il Sanscrito né il brahmi, né altro del genere. Alla stessa maniera, delle rivelazioni arrivarono in varie lingue ad altre persone.
La voce che si ode a vari livelli di coscienza è differente. Talvolta si ode in una lingua che non sai parlare ma nella quale dev’essere predicata. Per esempio, se io fossi seduto qui e ricevessi una rivelazione in tedesco, significherebbe che il mio insegnamento dovrebbe essere in tedesco. Una voce è udita nella forma più elevata di consapevolezza. Si tratta di una voce senza linguaggio. Si potrebbe chiamare voce o più semplicemente “un’espressione”. Se è udita nella forma di un linguaggio, non sai se lo stai sentendo in inglese o in sanscrito. Io mi ricordo di alcune esperienze fatte molti anni fa. Udii qualcosa ma non sapevo se lo udivo o lo vedevo, se fosse una lingua o un’immagine.
Swami Satyananda

L’Invocazione di Lakshmi e Narayana
8-12 settembre 2011 – La prima Lakshmi-Narayana Yajna – Paduka Darshan, Sannyasa Pith

“Se desideri ricevere le benedizioni del guru, allora devi seguire alla lettera le sue istruzioni”. Swami Shivananda
Verso la fine del 2009, poco prima di ottenere il mahasamadhi, Sri Swami Satyananda dette delle istruzioni finali a Swami Niranjanananda, suo principale discepolo e successore. Swamiji avrebbe dovuto iniziare i preparativi per la prossima fase della sua vita in cui era necessario che si allontanasse gradualmente dal contatto con il pubblico verso una vita di relativa solitudine. Ora doveva concentrarsi sul sadhana e sull’anushthana così come sul suo ruolo come sannyasin. Nel 2013, proprio come Sri Swamiji aveva fatto nel 1989, si sarebbe dovuto allontanare dalla Bihar School of Yoga per stabilire altrove una nuova vita per se stesso. Tuttavia Swami Niranjan non avrebbe vagato da solo come aveva fatto Sri Swamiji. In effetti, per realizzare un tale piano, non era nemmeno necessario che lasciasse la città di Munger. Si sarebbe recato a poca distanza da Ganga Darshan, nel piccolo terreno tranquillo lungo le rive occidentali del Gange chiamato Paduka Darshan. Fu proprio in questo luogo che circa cinquant’anni prima Swami Satyananda aveva praticato dei sadhana superiori e piantato i semi per ciò che sarebbe diventata una rivoluzione globale dello yoga. Paduka Darshan sarebbe diventata la nuova dimora di Swami Niranjan, dove lui e un gruppo selezionato di persone avrebbero portato avanti la missione finale di Sri Swamiji: quella di coltivare uno stile di vita per un’espressione creativa e portare la tradizione del sannyasa in prima linea nella cultura moderna.
Paduka Darshan ha sempre avuto intorno a sé la persistente energia vibrazionale della santa presenza di Sri Swamiji. Da dove si trova offre uno straordinario darshan (panorama, vista, n.d.t.) di Madre Ganga ed è circondato da chilometri di uno sconfinato paesaggio naturale. Da alcuni anni è stato lasciato nella sua tranquillità, forse in preparazione al ruolo speciale che avrebbe avuto in futuro. Nel 2010, mentre osservava il terreno, Swami Niranjan capì chiaramente che al fine di onorare in modo adeguato i desideri del suo guru, Paduka Darshan doveva sottoporsi a un grande rinnovamento. Così, nonostante un calendario pieno che includeva i satsang pubblici mensili, l’intenso sadhana personale e i pellegrinaggi in ogni parte dell’India, egli si mise all’opera riunendo esperti architetti e progettisti per apportare i cambiamenti necessari. A metà del 2011 Paduka Darshan era completamente trasformato. Ogni aspetto della nuova progettazione – dalla ricca architettura dei giardini al magnifico nuovo yajnashala, fino allo scintillante Guru Yantra inciso nel vetro che si staglia in modo straordinario sopra il fiume Ganga – dimostrò la potenza della devozione verso il proprio guru quando la mente del discepolo e concentrata e unificata.
Il primo evento che l’ashram ospitò nel suo nuovo “avatara” fu la celebrazione a luglio di Guru Purnima. Una persona comune forse sarebbe stata soddisfatta di questo enorme compimento ma Swamiji sapeva che il suo compito non era ancora completo. Il terreno di Sannyasa Pith aveva ancora bisogno di essere ufficialmente consacrato e riguardo a questo punto le ultime parole di Sri Swamiji erano state molto precise: “Le divinità residenti di Sannyasa Pith saranno il Signore Narayana e sua consorte Ma Lakshmi e, per ricevere le loro benedizioni è necessario stabilire a Sannyasa Pith una yajna annuale in loro onore”.
Nella storia recente la città di Munger non ha mai visto una yajna di tale portata. È stata una pietra miliare per segnare l’inizio di un movimento grandioso e ogni passo doveva essere eseguito in modo ineccepibile. Ciononostante Swamiji voleva un inizio tranquillo e quindi aveva soltanto accennato al fatto che si sarebbe tenuta una yajna in onore di Lakshmi e Narayana dall’8 settembre, compleanno di Sri Swami Shivananda, al 12 settembre 2011, anniversario del sannyasa di Sri Swami Satyananda. Il messaggio fu diffuso attraverso il passaparola e ciò che doveva essere un evento limitato risultò essere invece il raduno di migliaia di persone. Il giorno di apertura fu quello fausto di Ekadasi e la conclusione fu nel sacro giorno di Purnima. Il primo giorno si recitò la Bhagavad Gita in onore di Sri Krishna, che era tanto adorato da Shivananda e l’ultimo giorno fu recitata l’ultima parte di Sundarkand per Sri Rama che era il più amato da Sri Swamiji. Questo insieme favorevole di circostanze evidenziò delle benedizioni celestiali e ciò che fu visto durante questi cinque giorni diede vita alle abbondanti forze della natura, di Dio e del guru in una stupefacente ovazione cosmica di grazia ed approvazione.
Il programma per i cinque giorni dell’evento includeva aradhana, adorazione, e celebrazione dall’alba al tramonto. Durante la yajna, il sankalpa di Swamiji di fare la Durga Havan per un anno fu spostata da Ganga Darshan a Paduka Darshan e ogni mattina i sannyasin di Ganga Darshan recitavano con padronanza, per due ore, il Durga Sahasrarnama e i sacri stotram. La yajna stessa fu recitata ad arte da pandit di Tryambakeshwar, sede del Signore Mrityunjaya, l’ishtha devata di Sri Swamiji. Le giornate erano piene del canto di mantra, stotram e kirtan, di cerimonie sacre, interminabili offerte di prasad e dell’estatica celebrazione che fornì un’esperienza palpabile della divina presenza in tutti coloro che partecipavano a questo importante evento.
In un satsang durante la yajna Swamiji disse: “Molte persone stanno chiedendo quale sia l’obbiettivo della Lakshmi-Narayana Yajna dal momento che noi, come sannyasin, apparteniamo alla tradizione Shaiva e il nostro ishta devata è il Signore Shiva e ishta devi è la Madre Shakti. In base alla tradizione visibile del sannyasa siamo devoti a Shiva e Shakti. Si sta quindi ponendo la domanda: perché un Sannyasa Pith conduce una cerimonia per invocare la grazia di Narayana o Vishnu e di Lakshmi, la sua Shakti?
“Dovete ricordare che i sannyasin non appartengono ad alcuna setta, né tradizione, né religione. Il Sannyasa è una tradizione indipendente che accetta la credenza, la fede, la cultura e la tradizione di tutti i vari aspetti della società e della civiltà. Nella nostra vita di sannyasa, seguiamo Shiva e Shakti, ma il nostro saluto è sempre quello di Narayana. A Ganga Darshan diciamo “Hari Om”. Hari è uno dei nomi di Vishnu. A Rikhia diciamo “Namo Narayana”. Questo è il saluto di Narayana. In ogni parte dell’India, ovunque si incontrino dei sannyasin, non si salutano con “Om Namah Shivaya” ma con “Om Namo Narayanaya”. Perché si fa questo? Se osserviamo la storia antica, che ormai è diventata mitologia, troviamo che nel divino o Dio vi sono tre aspetti. In inglese Dio si dice “God” – G sta per generazione e rappresenta la qualità di Brahma, il creatore, la forza che ha la capacità di creare, manifestare, generare, iniziare qualcosa di nuovo. O sta per organizzazione e questo rappresenta la qualità di Narayana poiché egli è l’organizzatore dell’universo creato. Egli dimora all’interno di ogni singola forma di vita che esiste in questo universo creato. Egli è il sostenitore, il sostegno di questo creato. Siamo vivi come conseguenza della potenza di Narayana dentro di noi. È grazie a quella forza e potenza che siamo in grado di percepire e di fare esperienza della natura, del mondo, del cosmo e dell’universo, sia di ciò che è visibile sia di ciò che è invisibile. D sta per distruzione, rappresentata da Shiva.
“Alfine di nutrire, sostenere, proteggere e sviluppare, entra in gioco Lakshmi, la Shakti di Narayana che porta la prosperità e la pace. Se nella vita non c’è prosperità, nella mente non c’è pace. Riuscite ad avere la pace mentale se per vari giorni non avete nulla da mangiare, se le tasche sono vuote, se non ci sono soldi in banca? Dipendete dalla grazia di Lakshmi perfino per nutrire e sostenere il vostro corpo. Lakshmi è colei che dona la ricchezza, non soltanto quella materiale ed esteriore ma anche quella mentale, emotiva e spirituale. La completa soddisfazione, la prosperità, la pace e la beatitudine che sperimentate nella vita sono conseguenza della grazia di Lakshmi. Durante lo svolgimento di questa yajna a Sannyasa Pith sono quindi evocate queste due forze”.
Fin dalle prime ore dell’evento e mentre la yajna stava iniziando, Madre Natura offrì molti segni che le forze cosmiche erano senz’altro presenti e compiaciute. Durante la processione delle murti (immagini, n.d.t.) di Sri Narayana e Lakshmi, un’enorme aquila apparve e, spaziando con un ampio volo, fece parikrama intorno al Sannyasa Pith prima di posarsi su un vicino albero di pipal per osservare il procedere della cerimonia. L’aquila è il veicolo del Signore Narayana e si dice che Vishnu risieda in un albero di pipal. Dopo alcuni momenti furono visti due grandi cervi, un maschio e una femmina, che camminavano lungo la riva del Gange proprio sotto lo yajnashala. Prima di allora non si erano mai visti dei cervi sulle pianure di Munger ma la loro sorprendente presenza ricordò benignamente che forse anche Lakshmi era stata ispirata dalla devozione reverenziale poiché lei è l’incarnazione di tutte le più graziose qualità. Inoltre, il fatto che dei serpenti visitassero quotidianamente la zona della puja non giunse come una sorpresa, dal momento che il Signore Shiva è il più grande fra i devoti al Signore Narayana.
Swamiji ci disse che il divino ci parla spesso attraverso gli elementi e l’acqua nella forma di pioggia fu una voce di buon auspicio che permise di evidenziare alcuni momenti significativi del programma. Il primo giorno, mentre le murti entravano nel pujasthal, cadde dal cielo una dolce pioggerellina. Vi fu perfino un momento in cui la pioggia si riversò simultaneamente su Ganga Darshan, Rikhiapith e Sannyasa Pith, la testa, il cuore e le mani del Satyananda Yoga, segno dell’intricata armonia che scorre fra di loro. Uno spruzzo di pioggia cadde anche nel giorno dell’arrivo al programma di Swami Satsangi e le nuvole si squarciarono mentre lei passava attraverso i cancelli dell’Akhara a Ganga Darshan, rivelando un perfetto arcobaleno di benvenuto.
Il più indimenticabile messaggio di grazia di tutto l’evento arrivò nella mattinata del 12, l’ultimo giorno della yajna e anniversario del sannyasa di Sri Swamiji. Fin dalla sua partenza da Ganga Darshan tanti anni fa, è tradizione fare un letto per lui in quella che era stata la sua camera a Sri Niwas. Quest’anno fu fatta la stessa cosa. Il giorno seguente si trovò la camera in disordine, i cuscini spostati, le lenzuola spiegazzate, le pantofole messe disordinatamente vicino alla porta come se fossero state tolte con un calcio. Era così palpabile la sua presenza che faceva venire la pelle d’oca. Fu il chiaro messaggio che Sri Swamiji era venuto per dare le sue benedizioni a un’opera ben fatta. Come abbiamo già narrato nel primo numero della rivista Avahan, questo evento ne ispirò il concepimento.
Mentre i mantra di chiusura vibravano attraverso la terra, la forza della yajna attrasse un’emozionante risposta dallo stesso fiume Ganga. Le sue acque iniziarono visibilmente ad alzarsi e a gonfiarsi, come il cuore di una madre che scoppia d’amore per i suoi figli. Questo crescere delle acque continuò per due giorni prima di tornare di nuovo ai livelli normali. Per secoli lei, Madre Ganga, è stata testimone soltanto di distruzione e trascuratezza lungo le sue rive ma ora, con lo svolgimento di questo antico rituale della sacra yajna, è stata redenta.
Questa inaugurale Lakshmi-Narayana Yajna è stata una magica esperienza che ad arte ha fatto espandere la mente e il cuore. Tutta la nostra gratitudine va a Swami Niranjan la cui perfetta devozione al guru ha conquistato le benedizioni di eterna luce e di eterno amore che lui ha gentilmente condiviso con tutti i partecipanti. L’incarnazione del Sannyasa Pith è completa ma Swamiji ha certamente in cantiere molti altri piani. L’opera è già iniziata ed è con molto entusiasmo e partecipazione che condividiamo questo suo nuovo impegno che indubbiamente continuerà a ricevere le benedizioni e l’approvazione del suo amato Guruji e delle forze cosmiche. 

Satsang con Sw. Satyananda e Sw. Shivananda

Tratto da: Calendario 2014, Luglio, Agosto, Settembre, Shivananda Math, Rikhiapith, Deoghar, Jharkhand, India.

LUGLIO

Satsang con Swami Satyananda Saraswati

Soltanto chi può affrontare i cinque fuochi interiori di desiderio, ira, avidità, ego e attaccamento può affrontare i cinque fuochi esterni. Ma deve anche avere i sentimenti di gentilezza, compassione e amore.
Come i re Shibi e Rantidev, dovrebbe essere preparato a dare il suo sangue e la sua carne per il bene degli altri se necessario.
Le centinaia di rupie che guadagnate non appartengono a voi. Non avete un diritto assoluto sulla vostra ricchezza, avete solo diritti parziali. Io sono anche un partner della vostra ricchezza e “io” non significa Swami Satyananda, significa gli altri. Avete solo diritti parziali su quello che guadagnate dal vostro lavoro, dai vostri affari o imprese. Ci sono anche altri che hanno dei diritti su di esso. Questa è scienza spirituale.
Se violate il diritto di un altro, state rubando anche il mio diritto. Non avete alcun diritto sul dieci per cento dei vostri guadagni. Se guadagnate cento rupie, dieci rupie non vi appartengono. Questo vale anche per un mendicante, non solo per un ricco. Questa è scienza spirituale, non è scienza sociale. Non sto parlando di carità, non sto parlando di socialismo. Parlo di una scienza spirituale in cui dovreste ricordare che non siete soli, ma fate parte del tutto. Siete un anello in questa catena dell’esistenza totale e, se siete rotti, allora tutto è rotto.
In questo mondo ognuno guadagna per i propri figli, la propria moglie, per quelli che ama e il resto è escluso. Tuttavia, che si sia poveri, completamente indigenti o ricchi, nessuno ha il totale diritto sulle proprie entrate o sulla propria vita. Questa è scienza spirituale e io l’ho compresa nel luglio del 1990. Allora ho detto a me stesso: “Basta egoismo”.
Mi sono sforzato duramente per la liberazione ma non l’ho mai ottenuta. Non ho mai raggiunto la liberazione e, sebbene mi sia sforzato duramente di vedere Dio, non l’ho mai visto. Mi sono sforzato duramente di liberarmi da avidya, l’ignoranza, ma non ci sono riuscito. Volevo avere una visione di Dio, come Mosè la ebbe del fuoco che ardeva nel roveto, o come la ebbero molti altri santi, ma non ho avuto niente. Poi ho cominciato ad aiutare i miei vicini e da allora ho sempre continuato a sentire la Sua voce.
Nella bhakti è necessario staccare la mente dal mondo e attaccarla a Dio. Ho provato a stabilire una connessione con Dio, ma alla fine mi sono stancato e ho pensato che con Dio potevo avere solo un tipo di relazione: Tu sii il Padrone e io sarò il servo. Sia fatta la tua volontà. La volontà di Dio deve essere accettata come la vostra stessa volontà.
La via della bhakti è la via più facile, poiché operate con le emozioni, con la fede e la fiducia. Non è la via del pranayama o la via della kundalini. Non è la via dell’hatha yoga, del karma yoga o del gyana yoga. È la via dello “yoga del sé”: tutto è dentro di me. Io mobilito la mia forza di volontà e il Dio dentro di me si risveglia.

Messaggio di Swami Shivananda: la Sincerità

La sincerità è onestà di mente. È libertà dalla finzione. È franchezza. Una persona sincera è sempre coerente con se stessa. È coraggiosa. Ha una coscienza pulita e un cuore puro. È libera da paura e patimenti. La sua lingua e il suo cuore sono in armonia. Le parole della sua bocca sono i pensieri della sua mente. Qualunque cosa prometta la porta a termine. Tutte le virtù migliorano e si rafforzano con la pratica della sincerità. La via più breve e sicura per vivere con onore in questo mondo è essere sinceri, è essere nella realtà quello che si vorrebbe apparire. Una persona sincera dice quello che pensa, niente di più o di meno. Non può dire una cosa e intenderne un’altra. Non importa quello che credete se siete semplicemente sinceri.

AGOSTO

Satsang con Swami Satyananda Saraswati

Si dovrebbe vivere e agire per la gioia degli altri. Tutti voi lo sapete, dato che vivete per il benessere dei vostri figli, ma a volte le persone se ne dimenticano. Non è sbagliato vivere per il proprio benessere, ma non bisogna dimenticare il benessere degli altri. Dovreste prendervi cura del loro benessere insieme al vostro. I poverissimi sono assai più numerosi dei benestanti. Non possiamo aiutare tutti i poveri, ma per lo meno dovremmo essere consapevoli dei nostri doveri verso gli oppressi. Questo è un fatto della vita che tutti voi dovete capire.
Se questa società crolla, ci sarà il caos. Perciò diventa nostro dovere, vostro dovere, dovere di ciascuno sostenere questa società. La società non dipende da noi. Noi siamo il carico, non i portatori del carico. Noi siamo un fardello per la società, non i portatori del fardello. È nostro dovere in ogni società – orientale o occidentale, africana, cinese o russa – aver cura della gente comune, i cui bisogni sono molto pochi. L’ossigeno, il cibo e l’acqua che queste persone consumano in un anno, un americano o un europeo li consumano in un secondo.
Così potete capire quanto queste persone siano economiche per la nostra esistenza, per la nostra società. Gli abitanti dei villaggi hanno continuato a ricevere prasad da quando sono arrivato a Rikhia. Noi tutti abbiamo il dovere, l’impegno obbligatorio di prenderci cura della gente comune, il supporto della società.
Qual è il significato di prasad? Prasad significa piacere, felicità. È il contrario di dolore e pena. Prasad non significa regali o doni prasad significa felicità. Ciò che genera esultanza nel vostro cuore, ciò che vi rende molto felici è chiamato prasad.
I bambini distribuiranno il prasad poiché desideriamo bandire la meschinità dalla nostra società. In linea di massima, le persone sono molto avide e sapete che l’avarizia è il punto più debole nel carattere dell’uomo. Perciò i bambini dovrebbero imparare presto nella vita a condividere la gioia con i loro simili. Dovrebbero emulare l’abitudine di donare. Esporli a buoni samskara negli anni formativi dell’infanzia creerà un cambiamento nel loro atteggiamento verso la vita. Offrire il prasad è un atto meritorio ed è il primo dovere di una persona.
Noi non chiamiamo il prasad donazione o elemosina, lo chiamiamo onore. Abbiamo eliminato dal nostro vocabolario le parole donazione ed elemosina. Onoreremo per primi gli abitanti dei villaggi, poiché essi sono i nostri ospiti di riguardo, poi i vecchi e le vedove, seguiti dai lavoratori Santhali che hanno lavorato incessantemente per dodici lunghi anni per costruire questo ashram.

Messaggio di Swami Shivananda: l’Amore Puro

La vita è un dolce fiore di cui l’amore è il nettare. Il grande piacere della vita è l’amore. L’amore è tutto, è il respiro stesso di vita del vostro cuore. L’amore è l’essenza vivente della natura divina che risplende piena di ogni bontà. L’amore è il legame dorato che unisce cuore a cuore, mente a mente, anima ad anima. L’amore è la somma grazia dell’umanità. L’amore non ragiona mai, ma dà profusamente. Non è colpito dall’offesa o dall’insulto. Non guarda con gli occhi ma con il cuore. Mangiate nell’amore. Bevete nell’amore. Bagnatevi nell’amore. Parlate nell’amore. Dormite nell’amore. Scrivete nell’amore. Pensate nell’amore. Servite nell’amore. Camminate nell’amore. Divenite una incarnazione di amore, amore, amore.

SETTEMBRE

Satsang con Swami Satyananda Saraswati

Una volta ci fu un suono fragoroso nel firmamento. Il suono era “Da” ripetuto tre volte. I saggi e i veggenti che erano riuniti udirono il frastuono e chiesero che cosa indicasse quel suono. Fu detto loro che significava tre cose: siate controllati, siate compassionevoli e imparate a dare.
Qualcuno chiese una spiegazione sul senso di queste tre parole. Quindi arrivò la risposta. I deva sono ricercatori del piacere e devono controllare le loro passioni. I demoni devono essere gentili e dimostrare misericordia verso gli altri poiché sono molto crudeli e diabolici per natura. Gli esseri umani devono condividere i loro guadagni e dare agli altri perché sono intrinsecamente tirchi e avari. Così, i deva hanno bisogno di esercitare l’autocontrollo, i demoni di essere gentili e compassionevoli verso tutti e gli esseri umani di condividere i loro guadagni con quanti sono svantaggiati e meno fortunati.
Dare, donare, condividere il vostro pane con i nostri fratelli e sorelle meno fortunati è l’ideale più alto della vita. Il peggior tipo di meschinità e grettezza è tenerci aggrappati ai nostri possedimenti. La parte più spregevole del carattere umano è desiderare tutto ardentemente e non condividere la propria ricchezza con gli altri. Cercate di dare e imparate a dare agli altri. I sannyasin hanno il dovere più importante di condividere quello che hanno. Un sannyasin non può essere un simbolo del godimento. Un sannyasin non è un consumatore, può essere solo un amministratore. Le nostre risorse non appartengono a noi. Qualunque cosa otteniamo, la teniamo in custodia per la società e nessuno ha il diritto di venir meno a questa responsabilità.
Swami Shivananda era solito dire che molti sannyasin e sadhu perdevano tempo in India perché erano in cerca della loro salvezza personale. Quando la maggioranza delle persone moriva di fame, questi sadhu mangiavano buon cibo e pregavano per la loro salvezza. Così quando si svolge la yajna, io prego solo per l’abbondanza, la lunga vita, la salute, il successo e la prosperità di tutti. Che tutti siano gentili e premurosi l’uno con l’altro e che nessuno mai possa sperimentare alcuna angoscia nella vita. Possano tutti ricevere le beneauguranti benedizioni di Dio.

Messaggio di Swami Shivananda: la Generosità

La generosità è una natura nobile e liberale. L’essenza della generosità è il sacrificio di sé. Una persona generosa è munifica. La generosità accompagna una nascita elevata. Una persona generosa dà e dà sempre. Il suo cuore è pieno di sensibilità. Sensibilità e benevolenza sono gli assistenti della generosità. La generosità è un’inclinazione a dare liberamente o a concedere favori con tutto il cuore. È l’atto o la pratica di donare liberamente e cordialmente. È beneficenza o munificenza. Una persona generosa ha un cuore grande o magnanimo. La sua carità è traboccante. Generoso si riferisce all’entusiasmo autosacrificante del donatore, prodigo rispetto al valore del dono. Si è generosi grazie alla bontà di cuore che gioirà del benessere invece che della punizione di chi offende. Mentre un milionario fa una donazione munifica, un bambino può dimostrarsi generoso nel donare una mela. Un dono generoso è grande indipendentemente dalla motivazione del donatore. Si è magnanimi per una grandezza d’animo che pone oltre l’offesa e l’insulto.

Hatha Yoga Pradipika

Tratto da: Sw. Muktibhodhananda Saraswati, Hatha Yoga Pradipika, Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.

Verso 15

Come leoni, elefanti e tigri vengono posti gradualmente sotto controllo, così il prana viene controllato per mezzo della pratica. Altrimenti il praticante è distrutto.

È molto difficile addestrare un animale selvaggio, specialmente un leone, una tigre o un elefante ma, se fin da giovani ricevono un addestramento calmo e continuo, risponderanno ai comandi del loro padrone. Anche il controllo del prana è un procedimento ripetitivo e delicato che richiede vigilanza, consapevolezza, pazienza e costanza.
Quando il prana si muove liberamente e occasionalmente attraverso il corpo, come un leone vagabondo o una tigre, non risponde alla vostra volontà. Per esempio, potreste voler dormire di notte ma il prana vi tiene attivi. Oppure dovreste lavorare ma il vostro prana è inattivo e vi viene sonno o non vi sentite bene. Perciò il prana deve essere controllato in modo che agisca secondo la vostra volontà. Il metodo che impiegate deve essere prudente, sicuro e sistematico, proprio come se voleste domare una belva selvaggia ed imprevedibile.
Se si lascia il prana senza alcun controllo, il risultato finale è che si esaurisce e sopraggiungono malattia e morte. La forza vitale e gli elementi fisici vengono “bruciati” mentre prodigate la vostra energia in faccende banali e mondane. Il prana deve essere canalizzato e ridirezionato in modo da non sprecarlo.

Verso 16

Con la pratica appropriata di pranayama, ecc. si estirpano tutte le malattie. Con la pratica impropria possono venire tutte le malattie.

Se eseguita correttamente e sistematicamente, ogni tecnica yogica attiverà una maggiore capacità pranica ed eliminerà così disordini e malfunzionamenti nel corpo fisico, ma se le pratiche sono eseguite in modo scorretto e non sistematico, si svilupperanno più disturbi fisici. Se la pratica è irregolare o scorretta, può essere molto dannosa ed è meglio non praticare affatto.
Perfino se trascurate l’osservanza di una semplice regola ne può conseguire la malattia. Per esempio, dovete sempre praticare a stomaco vuoto, sia che pratichiate asana, pranayama, mudra o bandha. Se fate la posizione sulla testa dopo i pasti danneggerete sicuramente il vostro apparato digerente. Dovete essere molto attenti alle regole e alle precauzioni per il pranayama e alla sequenza in cui bisogna eseguire ognuna delle tecniche di hatha yoga.
Ricordate, l’hatha yoga è la scienza del corpo, della mente e dello spirito e si dovrebbe avvicinarla come tale e mai a caso o sbadatamente. È pericoloso provare e imparare seguendo le istruzioni dai libri. Per uno sviluppo armonioso dovete avere la guida di un insegnante con una conoscenza completa dello yoga e abbastanza sensibilità per riconoscere quali sono le vostre necessità individuali.

Verso 17

Singhiozzo, asma, tosse, mal di testa, dolore agli occhi e alle orecchie e varie altre malattie sono dovuti a disturbi del soffio vitale.

I processi della respirazione, della digestione e dell’assimilazione sono il risultato dell’armoniosa interazione dei pancha prana o soffi vitali. Se il prana vayu fra la gola ed il diaframma è disturbato, si manifesteranno vari sintomi che includono singhiozzo, dispnea, tosse, mal di testa e dolore agli occhi e alle orecchie. Se il disturbo o lo squilibrio fra prana e apana non viene corretto, allora si manifesteranno vari sintomi, complicazioni e disturbi dell’apparato respiratorio e della parte superiore dell’apparato digerente che includono emicrania, mal di testa, indigestione e iperacidità, asma e infezioni alle orecchie, al naso e alla gola. Queste malattie possono diventare croniche e le medicine non riescono a dare un sollievo duraturo a meno che non si corregga il disturbo sottostante in prana vayu.

Verso 18

Si dovrebbe abilmente inspirare, espirare e trattenere il vayu in modo da ottenere la perfezione o siddhi.

Quando si esegue il pranayama correttamente e sistematicamente, nelle giuste proporzioni e in una posizione seduta stabile, il prana è canalizzato nei centri cerebrali superiori che sono responsabili delle maggiori capacità psichiche. Non si può ottenere nulla soltanto inspirando ed espirando in qualunque modo come facciamo sempre. La parola yuktam è usata ripetutamente in questo verso per enfatizzare la necessità della precisione. Proprio come un ingegnere che lavora con precisione diventa eccellente nella sua professione, allo stesso modo il sadhaka che pratica pranayama in modo preciso e sistematico sviluppa la perfezione fisica, mentale e psichica o siddhi.

Versi 19, 20

Quando le nadi sono purificate, ci sono sintomi esterni. Il successo è certo quando il corpo diventa snello e risplende. (19)

Quando si riesce a trattenere il vayu secondo la propria volontà, aumenta il potere digestivo. Con le nadi purificate si risveglia quindi il suono interiore o nada e si è liberi da malattie. (20)

Purificazione delle nadi significa che la shakti può fluire attraverso tutto il corpo senza impedimenti. Come una lampadina si illumina con il flusso della corrente elettrica (ioni positivi/negativi), il corpo emette radiosità grazie al flusso di shakti positivo e negativo. Più il flusso è intenso, più brillante è lo splendore. Quando praticate hatha yoga, ci saranno cambiamenti visibili nel vostro aspetto fisico, nella natura della fame e della sete, nella frequenza della minzione e dell’evacuazione, nella qualità o nell’odore del sudore, nella conformazione del corpo collegata all’accumulo dei grassi, ecc., nella qualità della voce, nella qualità dei pensieri e della meditazione e anche nella qualità del sonno. Quando si praticano altre forme di yoga, come bhakti, karma e gyana yoga, le indicazioni sono diverse.
Quando si ha “snellezza” del corpo dovuta alla pratica dell’hatha yoga, ciò non vuol dire che vi ridurrete a pelle e ossa. Significa che il corpo diventa sodo e senza grasso in eccesso. L’aumento del potere digestivo non significa che diventiate voracemente famelici e che mangiate troppo. Significa che avete una maggiore capacità di assimilare il cibo e di utilizzare i nutrienti. In effetti, quando c’è un risveglio pranico, il bisogno di mangiare diminuisce in quanto si assorbe prana direttamente dal cosmo.
Man mano che continuate a procedere nella pratica dell’hatha yoga si sviluppa il controllo sul prana e i sintomi che si manifestano rappresentano il risveglio della kundalini e delle esperienze psichiche. Aumentando la shakti in ogni chakra, sviluppate maggiori capacità mentali e psichiche e la vostra coscienza si può muovere liberamente nei reami sottili dell’esistenza. Esperienze che normalmente avvengono attraverso i sensi, avvengono direttamente attraverso la mente stessa. Potete annusare senza il naso, vedere senza gli occhi, parlare senza la bocca e la lingua, gustare senza la lingua, sentire senza le mani e la pelle e udire senza le orecchie.
Shakti ha due caratteristiche: la frequenza e la forma. Quando la shakti nel corpo si attiva e aumenta, la coscienza si sintonizza con la sua frequenza e allora si ode un suono. Questo suono è noto come nada e diventa manifesto negli ultimi stadi dello yoga, quando la mente è totalmente concentrata. Il nada è esaminato in dettaglio nel quarto capitolo.
Secondo gli Shiva Sutra, nelle pratiche di prana yoga, che comprendono pranayama, prana vidya, concentrazione sul prana e sui centri pranici, purificazione delle nadi e dei chakra, ci sono cinque chiare indicazioni che descrivono il risveglio di prana. Queste sono: ananda, l’esperienza di beatitudine e gioia, udbhava, la levitazione, kampan, tremore, yoga nidra, il sonno consapevole e ghurni, avere la testa che gira per la beatitudine.

Verso 21

Quando il grasso o il muco è eccessivo, bisogna praticare prima (del pranayama) gli shatkarma, le sei tecniche di pulizia. Le altre persone, in cui i dosha, cioè muco, aria e bile sono in equilibrio, non dovrebbero praticarli.
Esistono tre umori nel corpo: kapha, il muco, pitta, la bile e vata, l’aria. Nello yoga e nell’ayurveda si chiamano tridosha. Una proporzione equilibrata fra questi facilita le funzioni del corpo ma se c’è eccesso di uno e carenza di un altro, si sviluppano malattie a causa di surriscaldamento o di calore insufficiente nel corpo.
Prima di cominciare il pranayama, bisogna eliminare qualsiasi squilibrio nei dosha: si deve ridurre il grasso corporeo eccessivo, togliere il muco che intasa il tratto respiratorio, eliminare il gas nello stomaco e nell’intestino, ecc. Nell’hatha yoga ci sono sei particolari pratiche che furono ideate specificamente a questo scopo. Si chiamano shatkarma. Shat significa sei, karma azione. Queste tecniche regolano la produzione dei dosha.
Se i dosha sono già equilibrati non c’è bisogno di praticare gli shatkarma. Comunque bisognerebbe impararli semplicemente perché il sadhaka saprà come praticarli se saranno necessari. Se sono praticati come parte del proprio sadhana quotidiano senza che sia necessario, non saranno così efficaci quando serviranno davvero. Proprio come non vi fareste togliere le tonsille o l’appendice se funzionassero perfettamente, allo stesso modo gli shatkarma sono in effetti solo per quelle persone che hanno disturbi o squilibri nei dosha.

Verso 22

Dhauti, basti, neti, trataka, nauli e kapalbhati: questi sono conosciuti come shatkarma o i sei procedimenti di purificazione.

L’hatha yoga è famoso per queste sei tecniche di pulizia. Sebbene siano solo sei di numero, ognuna ha una varietà di pratiche.
Dhauti si divide in quattro parti. Nel Gherand Samhita si chiamano antar dhauti (interno), danta dhauti (dei denti), hrid dhauti (cardiaco) e mula shodhana (pulizia rettale).
Antar dhauti si divide in quattro pratiche: vatsara dhauti, espellere aria dall’ano, varisara dhauti, evacuare una grande quantità d’acqua dall’intestino, vahnisara dhauti, rapida espansione e contrazione dell’addome, bahiskrita dhauti, lavare il retto con le mani.
Hrid dhauti si divide in tre pratiche: danda dhauti, inserire un tenero stelo di banana nello stomaco, vastra dhauti, deglutire una lunga e sottile striscia di stoffa, vaman dhauti, rigurgitare il contenuto dello stomaco.
L’ultima pratica di dhauti, mula shodhana, si può eseguire in due modi. Si fa inserendo o una radice di curcuma o il dito medio nell’ano.
Il secondo karma, basti, si divide in due parti: jala basti (con l’acqua) e sthala basti (asciutto). Nel jala basti si aspira acqua nell’intestino crasso dall’ano e poi la si espelle. Nello sthala basti si risucchia aria nell’intestino crasso.
Il terzo karma, neti, ha quattro pratiche: jala (acqua) neti, far passare acqua tiepida salata attraverso il naso, sutra (filo) neti, far passare un filo morbido attraverso il naso, ghrita (ghi) neti, far passare burro chiarificato dal naso, dugdha (latte) neti, far passare il latte attraverso il naso.
Il quarto karma è trataka, che consiste nel fissare stabilmente e in modo continuo un punto di concentrazione. Ha due pratiche: antar trataka (interno) e bahir trataka (esterno).
Il quinto karma è nauli, in cui si isolano e si scuotono i muscoli addominali. Ha tre pratiche. Quando i muscoli sono isolati a destra è dakshina nauli, a sinistra vama nauli e al centro è madhyama nauli.
L’ultimo karma è kapalbhati, che ha tre pratiche: vatkrama kapalbhati, che è simile a bhastrika pranayama, vyutkrama kapalbhati, risucchiare acqua dal naso ed espellerla dalla bocca, shitkrama kapalbhati, risucchiare acqua dal naso.
Queste sei tecniche fondamentali di pulizia sono gli aspetti più importanti dell’hatha yoga e costituiscono l’hatha yoga originale. Tuttavia, oggi asana e pranayama sono molto più conosciuti e poche persone sono attualmente esperte negli shatkarma.

Verso 24

DHAUTI (pulizia interna)

Una striscia di stoffa umida, larga quattro angula (cioè setteotto centimetri) e lunga quindici spanne (cioè un metro e mezzo) viene lentamente deglutita e poi tirata fuori, come indicato dal guru. Questo è noto come dhauti.
La pratica qui descritta è in realtà vastra dhauti. Vastra significa stoffa. Questa pratica si deve eseguire solo sotto una guida esperta e in pieno accordo con le istruzioni date. La stoffa deve essere di cotone tessuto finemente, pulito e che non sia mai stato usato. Decisamente non si deve usare materiale sintetico. Il tessuto deve anche essere ritagliato con precisione, in modo che non ci siano fili che si stacchino o si sfilaccino ai lati. Non deve essere più largo della lingua, se no si piega mentre scende nella gola e dovrebbe essere lungo almeno un metro e non più di un metro e mezzo.

Tecnica: Vastra Dhauti (pulizia col tessuto)
Lavate e sciacquate bene il tessuto, poi fatelo bollire nell’acqua.
Mentre praticate, tenete il tessuto in un contenitore con acqua calda.
Assumete una posizione accovacciata con i talloni poggiati a terra e i glutei sollevati da terra o poggiati su un mattone o qualcosa circa della stessa altezza.
Rilassate il corpo.
Mentre lo utilizzate, tenete il panno disteso e non piegato.
Distendetene un’estremità sulla lingua e cominciate a deglutire il tessuto.
Se il panno si impiglia nella gola e non scende, bevete un sorso di acqua tiepida ma non bevetene tanta. Lo stomaco deve essere riempito col tessuto e non con l’acqua.
Il tessuto può tendere ad aderire nel punto più basso della gola, quindi seguitate a deglutire il panno e resistete allo stimolo di vomitare. Una volta che il tessuto passa un po’ più giù nell’esofago, il problema finisce.
Quando saranno stati ingoiati due terzi del tessuto, lasciate pendere i rimanenti centimetri fuori dalla bocca e alzatevi in piedi pronti per praticare nauli.
Il panno può essere lasciato nello stomaco da cinque a venti minuti, ma non di più.
Praticate dakshina (destro) e vama (sinistro) nauli; poi la rotazione e madhyama nauli.
Da cinque a dieci minuti è un tempo sufficiente per pulire lo stomaco.
Sedete in una posizione accovacciata e lentamente tirate fuori il tessuto.

Questa è la pratica di dhauti che è descritta nell’Hatha Yoga Pradipika; tuttavia, il Gherand Samhita descrive tutte le pratiche di dhauti:

Vatsara dhauti si esegue inspirando lentamente dalla bocca in kaki mudra e poi deglutendo l’aria nello stomaco mentre si espande l’addome. Si può fare fino a dieci volte o fino a quando lo stomaco non sia completamente espanso. Quindi bisogna far passare l’aria attraverso l’intestino crasso. Per farlo è di aiuto assumere una posizione capovolta. Pashini mudra è la migliore. L’aria dovrebbe quindi uscire facilmente dall’ano.
Varisara dhauti oggi è più comunemente conosciuto come shan-khaprakshalana. In questa pratica si beve un totale di sedici bicchieri di acqua tiepida salata che poi evacuate dall’intestino. Prima bevete due bicchieri ed eseguite una serie di cinque asana specifiche: tadasana, tiryaka tadasana, kati chakrasana, tiryaka bhujangasana e udarakarshan asana. Ogni due bicchieri di acqua bisogna poi eseguire le asana fino a quando l’acqua comincia a venir fuori dall’ano. Quando comincia a uscire acqua limpida, sapete che lo stomaco e gli intestini sono perfettamente puliti e potete interrompere la pratica.
Quarantacinque minuti dopo aver completato la pratica di shankhaprakshalana si deve mangiare un misto liquido, senza sale, di riso cotto, mung dal e ghi fino a quando lo stomaco non sia completamente pieno. Ci sono restrizioni dietetiche da osservare per una settimana dopo questa pratica e, dato che è una “operazione considerevole”, deve essere fatta sotto una guida esperta.
C’è una tecnica più breve chiamata laghu shankhaprakshalana. Laghu significa breve. In questa pratica si prendono solo sei bicchieri di acqua tiepida salata. Ogni due bicchieri bisogna eseguire la stessa serie di asana come in purna (completo) shankhaprakshalana.
L’Hatharatnavali cita l’uso di acqua e zucchero scuro o acqua e latte (1.50) invece di acqua salata. Ci sono anche varie erbe e succhi che si potrebbero usare, come alcune gocce di limone, succo di cipolla o di aglio. Laghu shankhaprakshalana potrebbe essere fatto con succo di carota o sedano.
Vahnisara dhauti, noto anche come agnisara kriya, implica il movimento del “fuoco” nel corpo. Vahni e agni significano fuoco. Sar significa essenza. “L’essenza del fuoco” è situata nella regione dell’ombelico. A livello fisico, la pratica implica il movimento cosciente dei muscoli e degli organi addominali che crea calore interno. Questa pratica è molto utile come preparazione per kapalbhati e bhastrika pranayama.
Il Gherand Samhita dice di “spingere l’ombelico contro la colonna vertebrale un centinaio di volte”… (1:19). La pratica si può eseguire in piedi o seduti in bhadrasana. Si esegue prima jalandhara bandha, poi si spinge rapidamente l’addome in fuori e in dentro mentre si trattiene il respiro. Si può eseguire mentre si respira dalla bocca con la lingua allungata in fuori, ansimando come un cane e muovendo l’addome al ritmo del respiro. Per la maggior parte delle persone non è necessario praticare cento volte: ne bastano cinquanta.
Bahiskrita dhauti è molto difficile a meno che non siate un praticante estremamente avanzato di hatha yoga. Richiede di stare in piedi nell’acqua pulita fino all’altezza dell’ombelico, spingere fuori il retto e lavarlo con le mani. Il Gherand Samhita dice: “non è facilmente accessibile, neanche agli dei”. (1:23)
Danta dhauti è la pulizia dei denti con un bastoncino speciale, di solito di nim o babul. Si possono usare uno spazzolino da denti e dentifricio o dentifricio in polvere. Danta dhauti comprende jihva dhauti, la pulizia della lingua strofinandola con indice e pollice uniti in un movimento verso il basso e poi spremendola; karna dhauti, la pulizia delle orecchie col dito medio e niente di più piccolo, kapalrandhra dhauti, la pulizia della parte superiore e posteriore del palato, chakshu dhauti, bagnare gli occhi con acqua tiepida salata o con l’urina.
Hrid dhauti, secondo il Gherand Samhita, è triplice. Si dovrebbe eseguire con uno stelo, vomitando e con un pezzo di tessuto. La prima pratica è danda dhauti che è stata citata nel commento al verso 22. Anche se tradizionalmente si usa un tenero stelo di banana, il Gherand Samhita suggerisce che si può usare uno stelo di canna da zucchero o una radice di curcuma. Oggi alcune persone usano un sottile catetere come alternativa.
Vaman dhauti o vyaghra kriya è la seconda pratica di hrid dhauti. Vaman significa vomitare, vyaghra è la tigre. Come una tigre rigurgita il cibo un paio d’ore dopo mangiato, in questa pratica vomitate il cibo dallo stomaco tre ore dopo un pasto. Se è difficile, potete bere un bicchiere o due di acqua calda salata e quindi stimolare il retro della gola con le dita per indurre il vomito. Tradizionalmente, dopo aver eseguito questa pratica, si dovrebbe mangiare un budino dolce di riso al latte. Kunjal kriya è praticamente identico a vyaghra kriya, solo che si esegue a stomaco vuoto. Bevete da due a quattro bicchieri di acqua calda salata e poi la vomitate. Dopo la pratica non ci sono restrizioni dietetiche.
La terza pratica di hrid dhauti è vastra dhauti che è già stata descritta in tutti i dettagli.
Mula shodhana si esegue inserendo il dito medio nel retto e ruotandolo in senso orario e antiorario. Assicuratevi che l’unghia sia tagliata corta e, se necessario, potete mettere dell’olio non irritante sul dito per lubrificare l’ano. Il Gherand Samhita consiglia anche l’uso di una radice di curcuma invece del dito e di cominciare seduti in utkatasana.
Questa è la serie completa delle pratiche di dhauti.