“YOGA” 2015 – Vol. 4

“YOGA” 2015 – Vol. 4

Il Sentiero del Discepolo

Tratto da: Rikhiapeeth Blog del 10 Luglio 2014, Satsang con Swami Satyananda Saraswati.

Essere un discepolo comporta un processo di preparazione. Non bisogna andare a caccia di un guru. Non è necessario rincorrere un guru, altrimenti si incontrerà un guru che ha le nostre stesse caratteristiche. Un discepolo deve compiere un lungo processo durante il quale l’essere comune si trasforma in un vero discepolo. Un discepolo è come un oggetto e il guru è come uno specchio. Nel guru si percepisce quello che si è realmente. Se il discepolo dice che il guru è buono, significa che è lui che è buono. Se dice che il guru è inetto, significa che il discepolo è inetto. Questo è stato un punto difficile, almeno per me. Però un giorno un grande guru mi ha detto: “Per trovare un guru devi cercare di educarti a diventare un discepolo”.
Essere un discepolo è una preparazione assoluta e bisogna esporsi a determinate pratiche di yoga. Per un certo periodo bisogna restare senza un guru, limitandosi a praticare lo yoga. Poi bisogna andare presso vari insegnanti, ottenerne il meglio possibile e avere una visione chiara dentro se stessi. Al momento debito, l’essere discepolo diventa una forte energia interiore, proprio come a una certa età la passione e l’emozione diventano potenti. Quando si sente il bisogno del guru, si riesce a riconoscerlo.
Un discepolo è come un vaso aperto; la pioggia cade e prima o poi il vaso si riempie. Tuttavia, per essere un buon contenitore, il vaso deve essere pulito e, se ci sono delle perdite, bisogna ripararle. Non basta pensare di diventare ora un discepolo, senza avere cura di pulire il vaso che sei oggi, e senza riparare le grandi perdite della tua personalità. Tutto questo non succede in un giorno e nemmeno in alcune settimane. Ci vogliono lunghi anni per perfezionare il ruolo del discepolo.
Desiderare di diventare un discepolo è una cosa, e diventare un perfetto discepolo è un processo completamente differente. Fin da principio bisogna ricordare che non ci si deve aspettare che il vaso sia riempito soltanto da piogge di nettare, ma che in ogni momento della vita si deve fare ogni sforzo possibile per pulire il vaso e riparare le perdite.
Quando si trascendono il tempo e lo spazio, la mente diventa ampia e si possono ricevere le risposte da qualsiasi guru. Tutti possono avere la risposta ma, per questo, bisogna trascendere la mente.

Swami Satyananda Saraswati

I Tre Sostegni nella Vita Spirituale

Tratto da: Rikhiapeeth Blog dell’8 Luglio 2014, Satsang con Swami Satyananda Saraswati.

L’uomo è soggetto alle leggi dell’evoluzione. La legge dell’evoluzione è tassativa per ogni granello del creato. Quindi per raggiungere la coscienza suprema e gli stadi più elevati della vita, bisogna onorare le regole e le condizioni imprescindibili dell’evoluzione. Nel destino umano esiste una legge di gravità chiamata maya. È una forza che lega tutti a questa esistenza inferiore. Se non si riesce ad andare oltre a maya allora si rimane legati a questa esistenza inferiore.
Per superare la forza di maya, nella vita c’è bisogno di una forza supplementare. Tale forza supplementare è nota come vidya o esperienza superiore. Quando si getta una pietra in aria, essa ricade verso il centro di gravità, ma se si dà velocità alla pietra lanciandola ancora più in alto di prima, la stessa pietra può penetrare molto più profondamente nello spazio. In modo simile, nella vita spirituale ci sono certi elementi che bisogna adottare per superare la forza gravitazionale di maya.
Maya opera tramite la mente. Maya ha un maggiore effetto su di voi quando la mente è intasata dall’ignoranza. La maggior parte di noi è piena di avidya, ignoranza, quindi la forza di maya riesce ad influenzarci tramite la nostra mente e, di conseguenza, non riusciamo a fare un’esperienza superiore. Con l’aiuto della mente, maya fa prevalere gli istinti inferiori nella nostra vita.
Ci sono tre cose che bisogna comprendere: l’istinto, l’intelletto e l’intuizione. L’istinto governa gli animali; tutti gli animali si comportano, vivono e agiscono conformemente all’istinto. Nella vita umana predomina l’intelletto, ma allo stesso tempo anche noi abbiamo degli istinti. Quindi, nell’incarnazione umana siamo in parte governati dagli istinti e in parte dall’intelletto, ma con le pratiche dello yoga è possibile operare direttamente tramite l’intuizione. Gli esseri umani più elevati operano tramite l’intuizione. Gli esseri umani operano tramite l’intelletto. Gli animali operano tramite l’istinto.
Che cosa sono gli istinti? Una forma d’istinto è l’acquisizione di cibo, l’istinto dell’autoconservazione. Un altro istinto degli animali è la procreazione, l’atto sessuale, che serve per procreare e per il piacere. Il terzo istinto è il sonno, e il quarto è quello che chiamiamo paura o insicurezza. Questi quattro istinti sono predominanti in ogni animale, ma gli animali non sanno di averli poiché non hanno intelletto. Anche gli esseri umani hanno i quattro istinti, ma contemporaneamente hanno anche l’intelletto.
Per rendere inefficace maya, bisogna trascendere a poco a poco i propri istinti. È molto difficile trascendere gli istinti ma, se si vuole salire in alto, bisogna fare qualche cosa, perché la forza di maya opera attraverso la mente. Quindi ci sono alcuni sostegni nella vita spirituale. Il primo è il sostegno del guru, il secondo è quello del satsang e il terzo è quello di swadhyaya, lo studio di se stessi.
Il guru è il sostegno fondamentale. Satsang significa associazione con chi è saggio. Ascoltare delle buone idee vi aiuta. Forse non si riuscirà a metterle in pratica, ma certamente daranno ispirazione e aiuto. Quando ci si espone al satsang, si migliora la vibrazione della personalità e inoltre si avvia un processo di autoanalisi. Il terzo sostegno è swadhyaya, il processo di leggere o studiare i libri che riguardano la vita spirituale. Studiare e leggere i libri che ho detto dà grande ispirazione.
Quando si vuole scaldare del latte, lo si mette sul fuoco. Che cosa succederà se il fuoco si spegne? Il latte si raffredderà. Se volete riscaldare il latte dovete nuovamente metterlo sul fuoco. Se volete mantenere stabile la temperatura del latte, dovete mantenere stabile la temperatura del fuoco. Allo stesso modo, se volete mantenere stabile la vostra temperatura spirituale, avete bisogno di tutti e tre questi sostegni.

Swami Satyananda Saraswati

Satsang

Tratto da: Calendario 2015, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre, Novembre, Dicembre, Shivananda Math, Rikhiapith, Deoghar, Jharkhand, India.

Luglio

Guru Purnima
Il giorno di luna piena del mese di Ashad (luglio/agosto) è il giorno estremamente propizio e santo di Guru Purnima. Il periodo di Chaturmas, i “quattro mesi”, comincia da questo giorno, consacrato alla memoria del grande saggio Bhagavan Sri Vyasa, che compose i Brahma Sutra. Solo il Sé Supremo è reale. È l’anima di tutto. È il tutto in tutto. È l’essenza di quest’universo. È l’unità che non ammette mai una dualità in tutte le molteplicità e diversità della natura. Voi siete questo Sé immortale, onnipervadente, sempre beato. Realizzate questo e siate liberi.
Fate molta attenzione al profondo significato di questo grande giorno. Esso annuncia l’inizio delle sospirate piogge. L’acqua trattenuta e accumulata come nuvole nei caldi mesi estivi adesso arriva in abbondanti acquazzoni che portano nuova vita ovunque. In ogni caso, tutti cominciano seriamente a mettere in pratica tutta la teoria e la filosofia che si è venuta accumulando in loro attraverso un paziente studio. Gli aspiranti cominciano o si propongono di intensificare con tutto lo zelo il loro sadhana spirituale pratico proprio da questo giorno.
È per mezzo del guru che l’individuo può innalzarsi alla Coscienza Cosmica. Il guru è in verità il legame fra l’individuo e l’immortale. Egli è un essere che si è elevato da “questo” a “quello” e quindi ha libero accesso a entrambe le dimensioni. Egli sta, per così dire, sulla soglia dell’immortalità e, chinandosi, solleva gli individui in lotta con una mano e con l’altra li innalza fino al regno di eterna gioia e infinita Verità e Coscienza.
Prendete una nuova risoluzione in questo santo giorno, quella di percorrere il cammino spirituale in accordo con i precetti del vostro guru. La forma migliore di adorazione del guru è seguire i suoi insegnamenti e rifulgere come la personificazione dei suoi insegnamenti.

Swami Shivananda Saraswati

Aradhana
Alzatevi presto in brahmamuhurta (dalle 4 alle 6 del mattino). Fate japa del guru mantra. Meditate sul guru e recitate le sue preghiere e i suoi inni. Cantate il Guru Gayatri mantra 108 volte, il Shivananda Gayatri mantra 108 volte e il Satyananda Gayatri mantra 108 volte. Cantate o eseguite una havan col Guru Namavali, i 108 nomi del Guru.
Gli aspiranti spirituali potrebbero digiunare o prendere solo frutta e latte in questo giorno. Fate rigoroso japa e meditate, specialmente al mattino presto. Prendete nuove risoluzioni per il progresso spirituale.
Alla sera, cantate bhajan e kirtan in adorazione del guru o partecipate a un satsang. In alternativa, potreste voler osservare mouna, il silenzio, e studiare gli scritti del vostro guru o riflettere mentalmente sui suoi insegnamenti.
La Grazia del Guru
Ci sono molte festività in tutto l’anno dedicate a varie forze spirituali, perché l’uomo ha sempre avvertito un senso d’incompletezza dentro di sé. È andato in cerca di Dio, del samadhi, dell’emancipazione perché voleva lanciarsi oltre le frontiere della limitatezza. Voleva espandere la sua anima oltre i confini di tempo e spazio.
C’è un punto di congiunzione nella vita in cui s’incontrano entrambi gli aspetti, il trascendentale e l’empirico. Uno è la dimensione di tempo, spazio, oggetto e limitazione, l’altro è la dimensione dell’eternità ed è trascendentale. Il guru si trova esattamente al punto in cui queste dimensioni si incontrano. Perciò in un guru potete trovare sempre gli aspetti sia della creazione sia della realtà. Egli è finito e allo stesso tempo è una riproduzione dell’infinito.
La scoperta del guru è una scoperta molto antica. Da quel momento, vari guru in vari periodi hanno enfatizzato la necessità di un guru nella vita dell’individuo, in modo che possa avere un sostegno spirituale. Nel giorno di Guru Purnima, i poteri spirituali e la grazia di tutti i guru discendono su questo piano terreno per ispirare le anime spiritualmente affamate e i pellegrini verso la vita spirituale. Il guru è sempre consapevole dei suoi discepoli e delle loro aspirazioni. Per il benessere e l’evoluzione spirituali, il guru preferisce rimanere in uno spazio provvisorio dopo la morte e una volta all’anno scende con le sue vibrazioni spirituali prendendosi cura dei suoi discepoli, ispirandoli, infondendo in loro energia e migliorandoli. Questo è quel giorno.

Swami Satyananda Saraswati

Agosto

Raksha Bandhana
Raksha Bhandhana si celebra in tutta l’India nel giorno del plenilunio di Shravan (agosto/settembre). Raksha significa protezione. Secondo i Purana, in questo giorno Sachi, la consorte di Indra, legò un filo sacro o amuleto intorno al polso di Indra quando fu sconfitto dai demoni. Allora Indra, il re degli dei, col potere di questa protezione ottenne la vittoria sui demoni e recuperò la città perduta di Amaravati.
Questa festività è unica perché nella vita ci ricorda i legami perenni che ci legano ai nostri benefattori e protettori. Benedetti sono coloro che ne capiscono l’importanza. Tradizionalmente questa festività è nota come Upakarnam e in questo giorno le sorelle legano un amuleto, noto come “rakhi”, al polso dei loro fratelli fra i canti dei mantra vedici, come protezione da influssi negativi per l’anno successivo, perché alla fine sono i Veda che proteggono ogni singola persona.

Swami Shivananda Saraswati

Aradhana
Jhulan, l’adorazione annuale di Radha e Krishna, è una celebrazione di pura bhakti. Essa combina havan, kirtan, danza e arati. Durante questo periodo, i devoti dimenticano le loro preoccupazioni quotidiane e s’inebriano del ricordo del Signore Krishna. Questa gioiosa adorazione culmina in Raksha Bandhana.
L’amore per Sri Krishna è yoga. Per questi cinque giorni focalizzate la vostra consapevolezza su Sri Krishna. Vedete e percepite Sri Krishna tutt’intorno a voi.
Ogni mattina alzatevi presto e recitate qualcosa dalla Bhagavad Gita.
Eseguite havan con Krishna Gayatri mantra 108 volte. Adorate Sri Krishna con inni, preghiere e kirtan.
“Il Signore Krishna è l’Amante Supremo Impareggiabile e Radha è identica a lui. Ella è parte integrante di Krishna ed è la sua energia d’amore. Radha era la personificazione dell’amore e della devozione. Non aveva altri pensieri al di fuori di quello di Krishna. Non aveva altra immagine in mente che quella di Krishna. Nacque per insegnare al mondo la vera relazione fra l’amante e l’amato”.

Swami Shivananda Saraswati

Radha Krishna Jhulan & Raksha Bandhana
Jhulan si celebra ogni anno in nome di Sri Krishna che nacque circa cinquemila anni fa sulle rive del fiume Yamuna. Jula significa altalena o culla. Come due amici intimi siedono insieme su un dondolo nella stagione delle piogge e godono della compagnia reciproca, allo stesso modo Radha e Krishna vengono sistemati su un jula e i devoti li fanno dondolare.
Noi celebriamo julan in ricordo di uno dei più grandi personaggi che siano mai apparsi all’orizzonte dell’India. Qui Sri Krishna è considerato non solo un uomo, è considerato un avatara, un’incarnazione di Dio.
La sua relazione con Radha era unica. Egli incontrò Radha quando aveva nove anni e lei aveva quattro anni più di lui. La loro amicizia durò solo per un breve periodo. Dopo che Krishna lasciò Vrindavan e Gokul, non la rivide mai più. Eppure l’amore fra loro è stato reso immortale.
Sri Krishna era l’incarnazione dell’amore celestiale sulla terra, un elemento che manca ovunque oggi. Sri Krishna era un simbolo di quell’aspetto della vita. Amore è dare, è dedizione ed è totale consacrazione delle vostre emozioni.
Sri Krishna era un grande insegnante. Con Radha non si comportava come un uomo, si comportava come suo discepolo. Prima s’inchinava a lei e poi si lasciavano prendere totalmente nell’amore reciproco. Diciamo “Radha Krishna” perché quella è la relazione con lo spirito dentro di noi.
Raksha Bandhana è la festività del filo d’amore e d’affetto tra fratelli e sorelle. Ci sono cose nella vita che non hanno bisogno del linguaggio per essere spiegate. Quello è il linguaggio di satyam, shivam e sundaram (verità, buon auspicio e bellezza). L’amore non può essere compreso solo con le parole. È tutto bellissimo.

Swami Satyananda Saraswati

Settembre

Srimad Bhagavad
“Possiate realizzare con la Mia Grazia la conoscenza di Me Stesso e di quali forme, qualità e azioni sono dotato”. (Srimad Bhagavad)
Lo Srimad Bhagavad parla di Bhagavan o Vishnu. Ci insegna a realizzare Dio ovunque, sempre e in ogni situazione della vita. Il Signore Krishna è stato l’incarnazione suprema del Signore Vishnu. È stato il purna avatara. Aveva tutti i sedici kala o raggi del Signore. La sua forma è composta di coscienza universale e beatitudine condensate. Il suo corpo pervade il cosmo intero.
Il Bhagavad e i Pancharatna equivalgono alle Upanishad. Studiateli e saprete tutto sulla gloria del Signore Krishna, i suoi lila (giochi) e le sue azioni sovrumane.
Il Signore Krishna era del tutto grande nella conoscenza, nelle emozioni e nell’azione. Le scritture non hanno riportato alcuna vita più piena, più intensa, più sublime e più grandiosa di questa. Si possono contare le stelle e i granelli di sabbia sulla spiaggia, ma non si possono contare le imprese meravigliose ed eroiche e le azioni gloriose di Sri Krishna, il Signore dei tre mondi.
Le incarnazioni di Dio appaiono per motivi particolari in particolari circostanze. Ogni volta che c’è troppa malvagità, ogni volta che s’instaurano confusione e disordine a causa della malvagità e vanificano il progresso bene ordinato dell’umanità, appare un’incarnazione per ristabilire la rettitudine e ripristinare pace e armonia.
Lo scopo dell’avatar Krishna non era solo di distruggere l’adharma ma anche di rivelare al mondo la magnificenza di Dio. Sri Krishna era il simbolo dell’Assoluto, la rappresentazione del potente Sovrano dell’Universo. Nella sua condotta di vita ben regolata ed equilibrata è dipinta la maestosa perfezione di Dio.

Swami Shivananda Saraswati

Aradhana
Per sintonizzarsi con le occasioni speciali che si osservano a settembre, gli aspiranti possono fare quanto segue, con fede e sincerità.
Svegliatevi presto in brahmamuhurta (dalle 4 alle 6 del mattino) ed eseguite il mantra sadhana mattutino e il japa del vostro guru mantra. Recitate inni e preghiere al guru.
Nell’anniversario della nascita di Swami Shivananda, l’8 settembre, fate japa o eseguite una havan di Shivananda Gayatri mantra 108 volte. Fate japa del mantra “Om Namo Bhagavate Vasudevaya”.
Per il Sannyasa Diwas di Swami Satyananda, il 12 settembre, fate japa o eseguite una havan di Satyananda Gayatri mantra 108 volte.
Per Rikhia Aagaman, il 23 settembre, fate japa o eseguite una havan del mantra “Aim Hrim Klim Om” 108 volte.
Cercate di mettere in atto gli insegnamenti di Swami Shivananda e Swami Satyananda: servi, ama, dona.
Rikhia Aagaman: l’Arrivo a Rikhia
Venni a Rikhia il 23 settembre 1989 a mezzogiorno. Era il giorno dell’equinozio d’autunno, quando giorno e notte durano entrambi esattamente dodici ore e tutto è in perfetto equilibrio.
È scritto nelle Upanishad che tutti noi siamo parte di un’anima universale che dimora in tutto. È facile a dirsi, ma nella pratica non seguiamo quel principio. In pratica “io” è separato da “voi”. Il senso di unità viene quando potete sentire che tutti quelli che vivono intorno a voi hanno la stessa anima o fanno parte della stessa anima che è dentro di voi e che il loro dolore e il loro piacere sono il vostro stesso dolore e piacere.
Potrebbe non essere possibile per me come essere umano condividere tutte le difficoltà dei miei vicini, ma certamente dovrei avere la qualità per rendermene conto. Questo è molto importante. Le massime delle Upanishad non saranno vere finché non si metteranno in pratica.
Il mio guru, Swami Shivananda, era una persona molto speciale; poteva vedere Dio in ogni cosa. Ogni sua azione, qualunque cosa facesse, il modo in cui viveva, era di per sé un commento alle grandi verità dello yoga, del Vedanta e dei Tantra. Swami Shivananda mi disse di percorrere le seguenti vie per ottenere la visione di Dio. Le sue priorità erano: servi, ama, dona, purificati, medita realizza.
L’inizio della vita spirituale ha origine dal servizio all’umanità. Questi precetti divennero il sadhana da perfezionare nella mia vita e presero una forma definita quando arrivai a Rikhia.

Swami Satyananda Saraswati

Ottobre

Navaratri
Durga puja o Navaratri comincia il primo e termina il decimo giorno di luna crescente di Ashwin (settembre/ottobre). Nelle prime tre notti si adora Durga o l’aspetto distruttivo. Nelle successive tre notti si adora l’aspetto creativo o Lakshmi. Nelle ultime tre notti s’invoca l’aspetto della conoscenza o Saraswati. Il decimo giorno è Vijaya Dashami o il giorno della vittoria.
Nei nove giorni è illustrato il lila della dea Suprema, il processo del superamento dei poteri oscuri e ciechi della natura inferiore da parte dei poteri splendidi e intelligenti della natura superiore. Nella forma di Durga, conferisce vigore a tutti gli aspetti della vostra personalità. Ella elimina tutti i vostri ostacoli e distrugge i samskara cattivi che impediscono il vostro progresso spirituale. Come Lakshmi, vi ricolma di virtù divine e vi benedice anche con la prosperità materiale affinché, liberati dalle ansie del mondo, possiate perseguire l’ideale spirituale. Nella forma di Saraswati, dischiude le porte della saggezza e svela il regno della conoscenza spirituale. Ella apre il vostro occhio interiore dell’intuizione e del discernimento. Cominciate a percepire la realtà e vi allontanate dalle irrealtà, le apparenze ingannevoli di questo mondo.
Questa sequenza segna le fasi dell’evoluzione attraverso cui ognuno dovrebbe passare. La conoscenza non scenderà fino a quando le impurità non saranno spazzate via e la purezza non si sarà sviluppata. Distruggete una qualità negativa, sviluppate la virtù opposta. Con questo processo arriverete presto a quella perfezione che culminerà nell’identità con Brahman.
La Madre vi conferirà shakti se vi rivolgete a lei con semplicità e innocenza, se vi abbandonate a lei e pregate: “Madre, tu sei tutto. Buono o cattivo, sono tuo figlio. Sollevami, perché tu sei piena di compassione e amore”.
Cantate la sua lode, ripetete il suo nome, adoratela con fede e devozione irremovibile. Eseguite speciali adorazioni nei giorni di Navaratri. Navaratri è l’occasione più adatta per fare intense pratiche spirituali. Questi nove giorni sono molto sacri alla Madre Divina.

Swami Shivananda

Aradhana
Ashwin Navaratri è un periodo speciale per sadhana, vrata, osservanze e anushthana. I nove giorni sono suddivisi in periodi di tre giorni per invocare e adorare Devi in tre forme diverse come Durga, Lakshmi e Saraswati. Il decimo giorno si celebra Vijaya Dashami, il giorno della vittoria.
Per questi nove giorni alzatevi presto durante brahmamuhurta (dalle 4 alle 6 del mattino), recitate il mantra sadhana quotidiano e fate japa del vostro guru mantra.
Per i primi tre giorni di Chaitra Navaratri, recitate il Kali Gayatri mantra 108 volte ogni giorno. Per il secondo periodo di tre giorni recitate il Lakshmi Gayatri mantra 108 volte ogni giorno. Per gli ultimi tre giorni recitate il Saraswati Gayatri mantra 108 volte ogni giorno.
Potreste anche cantare l’intero Ramacharitamanas durante questi nove giorni o anche fare il sadhana quotidiano della Saundarya Lahari, Tantroktam Devi Suktam e i 32 Nomi di Durga nove volte.
Ogni giorno eseguite una havan col mantra “Aim Hrim Klim Om” 108 volte.
“I 32 nomi di Durga sono un mantra molto potente. Ha curato e risolto molti problemi. Non si fa mai mentalmente o sussurrato. Dovete cantarlo a voce e pronunciarlo bene”.
Swami Satyananda Saraswati
Durga Saptashati
La Dea Durga è un simbolo della supercoscienza. Ella è colei che concede gloria e bellezza. La Dea Durga è descritta dettagliatamente nel Durga Saptashati. Questo testo si canta durante Navaratri e racconta la storia della manifestazione di Durga per distruggere le forze del male. Durga elimina tutte le conseguenze negative della vita e dona potere e pace.
La Madre Divina ha molte forme che si manifestano in momenti diversi per esaudire le preghiere dei devoti. Il Durga Saptashati riferisce come questa manifestazione sia portata a termine dai deva per distruggere le malvage forze demoniache e per ristabilire virtù e rettitudine. La forma di Madre Durga è una fusione di tutti i poteri dell’energia cosmica nei suoi differenti aspetti.
Il canto del Durga Saptashati è un servizio alla Dea Madre. Questa dovrebbe essere la forza che vi guida e lo spirito dietro alla vostra recitazione. Tutti dovrebbero imparare a recitare il Durga Saptashati. Cominciate a cantarlo a casa vostra durante Navaratri. Quando entrate in questo mondo dovete passare attraverso le fasi di dolore e piacere. Durga vi solleva da paure infondate così, cantando i suoi mantra, divenite liberi e senza paura.
Noi chiediamo alla Madre Divina di alleviare la nostra sofferenza, di concedere salute, prosperità e pace al mondo. Preghiamo: “O Madre, mantieni tutti felici. Dà a tutti la capacità di discernere e scendi nei cuori di tutti in modo che tutti i demoni, Mahishasura, Shumbha, Nishumbha, Chanda, Munda e Dhumralochana, siano distrutti”. Allora la mente diviene pura, l’atmosfera mentale diviene completamente sana e c’è beatitudine assoluta. La Dea Durga è colei che rimuove tutti gli ostacoli. Possa Ella incarnarsi in noi per distruggere i demoni interni affinché possiamo realizzare la grazia del Divino.

Swami Satyananda Saraswati

Novembre

Diwali
Diwali significa una schiera di luci. Cade negli ultimi due giorni di luna calante di kartik (ottobre/novembre). In questo giorno si puliscono le case, di giorno si decorano e di notte si illuminano con lumi ad olio di terracotta.
Ci sono varie presunte origini attribuite a questa festività. Alcuni sostengono di celebrare il matrimonio di Lakshmi col Signore Vishnu. In Bengala, questa festività è dedicata all’adorazione di Kali. Essa commemora anche il giorno in cui il Signore Rama trionfante ritornò ad Ayodhya dopo aver sconfitto Ravana. In questo giorno Sri Krishna uccise il demone Narakasura.
Questa festività porta unità. C’è ovunque un’aria di libertà, festosità e amicizia. Tutti dimenticano e perdonano i torti fatti dagli altri. Essa instilla carità nei cuori delle persone. Le persone si abbracciano con amore. Le vibrazioni prodotte dagli auguri d’amore, che riempiono l’atmosfera, sono abbastanza potenti da provocare un cambiamento nel cuore di ogni uomo e donna nel mondo. Ahimè, quel cuore si è notevolmente indurito e solo una celebrazione continua di Diwali nelle nostre case può riaccendere in noi il bisogno urgente di allontanarci dalla disastrosa via dell’odio.
O Rama! La luce delle luci, la luce interiore risplendente di luce propria del sé rifulge sempre stabilmente nella camera del tuo cuore. Tutte le luci del mondo non possono essere paragonate nemmeno a un raggio della luce interiore del sé. Fondetevi in questa luce delle luci e godete il supremo Diwali.

Swami Shivananda Saraswati

Aradhana
In questo giorno alzatevi presto e offrite preghiere alla Dea Lakshmi.
Pulite la vostra casa e quando il sole tramonta decoratela con delle belle luci.
Cantate lo Sri Lakshmi Ashtottarashata Namavalih, i 108 nomi di Lakshmi, e inni e kirtan a lei dedicati. Daan, donare, è una caratteristica di questo giorno.
Diwali è un buon giorno per prendere una nuova risoluzione.
“Lakshmi è la dea della prosperità, del buon auspicio e della bellezza. La chiamiamo la Madre Divina. Lakshmi dà in abbondanza; soddisfazione e completezza vengono da lei. Quando c’è totale godimento e agiatezza quella è Lakshmi. I suoi doni divini dovrebbero essere usati tutti per gli altri. Quando pensate agli altri, non a voi stessi, allora Lakshmi diventa felice”.
Swami Satyananda Saraswati
Kartik Purnima
Sulle rive dello Yamuna a Kartik Purnima, la notte di luna piena del mese di Kartik, Sri Krishna era solito danzare con le gopi e i bovari. Le sequenze di quelle danze sono descritte nello Srimad Bhagavad come rasalila e culminano nel maharasa, la grande danza cosmica.
Il maharasa è la danza dell’unico purusha e di tutti gli aspetti di prakriti. Purusha è al centro e prakriti è tutt’intorno a lui. Prakriti e purusha sono i due fattori dietro il cosmo intero: creazione, sostentamento e dissoluzione. Entrambi sono eterni. Krishna rappresenta purusha, colui che è la radice di tutto ciò che esiste, e le gopi rappresentano prakriti.
Nella maharasa, la danza cosmica, si fondono i princìpi dell’intero universo. Ciò è raffigurato sotto forma di Krishna, Radha, Kamadeva, delle stagioni – estate, autunno, inverno e primavera; ogni elemento possibile della natura, della materia, è racchiuso in questa danza cosmica. La danza cosmica è così immensa che da essa potete dedurre come si siano manifestati tutto il cosmo, il sole, la luna e le stelle.
La maharasa non è un evento ordinario. La danza di Radha e Krishna con le gopi è eterna, universale e sempre attuale. In ogni particella di quest’universo, di quest’universo che è materiale, mentale, spirituale e forse anche qualcos’altro, tutto danza. Nell’ambito spirituale, la maharasa è il processo dello yoga in cui tutto si dissolve in un unico purusha, un unico sé supremo, un unico grande spirito. Le gopi persero se stesse e divennero una cosa sola con la forma di Krishna. Prakriti si congiungerà con purusha e ci sarà la creazione, ci sarà quell’esperienza spirituale che lo yoga chiama samadhi.
Quando volete entrare nelle profondità della vostra coscienza, certamente dovete trascendere la dualità della natura con cui siete sempre avviluppati nella vostra vita. La vera danza cosmica è quando siete in voi stessi.

Swami Satyananda Saraswati

Dicembre

Il Signore Shiva
In realtà, il Signore Shiva è il rigeneratore e non il distruttore. Il Signore Shiva è il Dio dell’Amore. La sua grazia è infinita. Egli è il salvatore e il guru. Egli è impegnato a liberare le anime dalla schiavitù della materia. Assume la forma del guru per l’intenso amore per l’umanità. Egli desidera che tutti lo conoscano e raggiungano il beato Shivapada. Egli osserva le attività delle anime individuali e le aiuta ad andare avanti.
Il Signore Shiva è una personificazione della saggezza. È la luce delle luci, la luce suprema e risplendente di luce propria. Shiva significa ciò che è eternamente felice o beneaugurante. Om e Shiva sono tutt’uno. Il Signore Shiva è la Realtà Suprema. È eterno, senza forma, indipendente, onnipresente, senza inizio, senza causa, immacolato, esistente di vita propria, sempre libero, sempre puro. Non è limitato dal tempo. Egli è beatitudine infinita e intelligenza infinita.
Lo shivalingam vi parla nell’inconfondibile linguaggio del silenzio: “Io sono uno senza un secondo. Io sono senza forma”. Il lingam è il simbolo esteriore dell’essere senza forma: il Signore Shiva, che è l’essenza indivisibile, onnipervadente, eterna, beneaugurante, sempre pura, immortale di questo vasto universo, che è l’anima imperitura presente nelle camere del vostro cuore, che è il vostro abitante, il sé più intimo o atman e che è identico al Supremo Brahman. La più grande e più elevata abhisheka è versare le acque dell’amore puro sull’atma lingam del loto del cuore. L’abhisheka esterna favorirà la crescita della devozione e dell’adorazione per il Signore Shiva e alla fine porterà all’abhisheka interiore con un puro e abbondante flusso d’amore.
Quando si cantano gli inni del Signore Shiva, si è in sintonia col Signore. La mente individuale si fonde nella mente cosmica. Colui che canta gli inni diviene tutt’uno col Signore Shiva.

Swami Shivananda Saraswati

Aradhana
La Sat Chandi Mahayajna e il Mahamrityunjaya Homa di Yoga Purnima sono dedicati all’invocazione e all’adorazione di Shakti e Shiva, la Madre Cosmica e il Padre Cosmico.
Queste due yajna tantriche sono comparse come risultato della compassione per l’umanità di Swami Satyananda, per fornire un rimedio universale ai nostri problemi materiali, psichici, emotivi e spirituali. Esse costituiscono una parte fondamentale del suo sadhana, del suo sankalpa e della sua missione di portare pace, abbondanza e prosperità a tutti.
Durante la Sat Chandi Mahayajna, cantate tutti i giorni qualcosa dal Durga Saptashati e dalla Saundarya Lahari. Cantate i 32 nomi di Durga nove volte al giorno e gli antichi versi di Sri Suktam. Eseguite una havan o fate japa col mantra “Aim Hrim Klim Om” 108 volte. Per questi cinque giorni connettetevi con la presenza della forza cosmica che nutre tutta la vita e dà anche benedizioni.
Nei cinque giorni di Yoga Purnima cantate i versi del Ramayana da “Balakand”, dal doha 70 al doha 116. Ogni giorno recitate lo Shiva Mahimna Stotram. Eseguite una havan o fate japa col mantra “Om Namah Shivaya” 108 volte. Adorate il guru recitando inni e preghiere. Fate japa del Mahamrityunjaya mantra e sentite l’energia che il mantra crea. Meditate sulla luce o sul sé che tutto pervade e che si trova nel cuore di tutti gli esseri.

Il Mahamrityunjaya Mantra
Il Mahamrityunjaya è il grande mantra risanante che dà protezione dalle forze negative e che può cambiare il destino dell’individuo. Il devata del Mrityunjaya mantra è Rudra, che rappresenta il Signore Shiva nel suo aspetto feroce e distruttivo. Questo mantra fu rivelato a Rishi Vasishtha mentre era in uno stato di profonda meditazione. Si trova nello Yajur Veda. Adi Shankaracharya lo chiamò Mrita Sanjivani Vidya: la conoscenza che porta alla vita eterna.
Om tryambakam yajaamahe sugandhim pushtivardhanam;
Urvaarukamiva bandhanaat mrityormukshiya maamritaat
Adoriamo colui che ha tre occhi (il Signore Shiva), che è profumato (in uno stato di beatitudine suprema) e che sostiene tutti gli esseri viventi. Possa egli liberarci dall’(eterno ciclo di nascita e) morte. Possa egli condurci all’immortalità, così come un cetriolo è liberato dal suo legame (la pianta a cui è attaccato).
Esso è stimolante e curativo, conferisce longevità e cura le malattie. Tiene lontane le forze negative creando uno scudo psichico protettivo intorno al praticante. Si dice che distrugga sofferenza e povertà e che realizzi i desideri della persona. Chiunque voglia eliminare gli ostacoli nella vita e superare le situazioni difficili dovrebbe ripetere questo mantra regolarmente. Se cantato per un minimo di undici volte come ultima cosa prima di addormentarsi di notte, assicurerà un sonno migliore e sogni positivi.
Il Mahamrityunjaya mantra può essere recitato individualmente o in gruppo, a casa o in qualunque posto in cui vogliate creare un campo positivo, protettivo e ad alta energia. Il mantra si canta anche in occasioni propizie.

Swami Satyananda Saraswati

Yoga Sadhana nella Gita

Tratto da: Living yoga message from swan, Living Yoga with Swami Niranjan, 25 Maggio 2012.

Identificarsi col karma sattwico (continuazione)

Quando percorrete i sei chilometri della vostra mente incontrerete diverse esperienze provocate da insicurezze, ansietà e passione, kama. Coltivando la consapevolezza del sé e la conoscenza, si impara a gestire il comportamento e le manifestazioni di insicurezza, ansia e passione. Sri Krishna istruisce Arjuna perché continui a concentrarsi sull’esecuzione del karma diligentemente, perfettamente, in modo efficace e creativo. Se si è in grado di svolgere il karma in modo creativo, perfettamente, con diligenza, in modo efficace, senza alcun motivo egoistico, ciò libererà dagli artigli dei samskara e dai modi d’agire della mente.
Se continuerete a vivere i karma per motivi egoistici, senza coltivare consapevolezza e comprensione, allora i karma seguiteranno a legarvi alla consapevolezza grossolana. Perciò, continuate a eseguire karma, ma identificatevi con karma sattwico piuttosto che con karma tamasico o rajasico. Non identificatevi con l’effetto limitato, condizionato, negativo e confinato del karma, ma con l’aspetto sattwico, luminoso, creativo e perfetto del karma. Cercate di rimanere distaccati dai karma, senza aspettativa del risultato. Cercate di mantenere equilibrio mentale mentre siete impegnati nel mondo e nei karma.
La riuscita o il fallimento non dipendono da voi, non sono sotto il vostro controllo. Ciò che potete controllare è il vostro modo d’agire, perciò cercate d’agire nel miglior modo possibile, sfruttando al meglio le situazioni che si presentano. Non siate deboli. Cercate di mantenere l’equilibrio mentale sia nel successo che nel fallimento. Sri Krishna dice: “Conserva quest’equilibrio mentale mantenendo la memoria fissa su di me. Ognuno dei sensi può disturbare la mente, proprio come una barca a vela in mezzo al mare è mossa sia dalla tempesta e dall’uragano che da una leggera brezza. Anche una leggera e gentile brezza dei sensi può attrarre la mente, non solo la tempesta e l’uragano. Dev’essere mantenuta la totale consapevolezza viaggiando attraverso gli strati della mente, perfezionando pratyahara e compiendo e realizzando karma”.
Arjuna chiede a Krishna: “Con cosa mi devo identificare per svolgere il mio karma nel modo corretto?”. Sri Krishna risponde che dovrebbe essere eseguito il karma che si accorda col dharma e con la naturale giustizia umana. Dovrebbe essere eseguito karma che segua gli insegnamenti del dharma perché esso eleva sempre l’individuo e l’ambiente. Impara a identificarti con quelle azioni, percezioni e atteggiamenti che aiutano a portare creatività nella vita. Arjuna chiede: “Come posso migliorare i karma?”. Sri Krishna risponde: “Non si tratta di migliorare nulla. Devi solo dedicare i tuoi karma a me”.
A Sri Swamiji fu dato lo stesso insegnamento quando egli chiese al suo guru Swami Shivananda: “Cosa farò dopo aver preso sannyasa?”. Swami Shivananda replicò: “Continuerai a fare le stesse cose che hai fatto fino ad oggi. Ti sei occupato della pulizia quotidiana dell’ashram? Ti sei occupato dell’ufficio, delle entrate, della spesa, della cucina, della stampa e della corrispondenza?”. Sri Swamiji disse: “S”. Swami Shivananda disse: “Continua a fare lo stesso. Non ci sono variazioni nel tuo dovere o karma”. Allora Sri Swamiji disse: “Bene, allora posso tornare a casa mia e continuare a compiere il mio karma”.
Swami Shivananda replicò: “No, la differenza sta nel fatto che quando tu esegui il karma pensando che sei la causa di tale azione e ti attendi un risultato, allora quel karma è vincolante. In ashram tu stai eseguendo karma ma non sei responsabile del risultato. Il tuo dovere è di operare nel miglior modo possibile, ma il risultato, positivo o negativo, appartiene al Guru. Fa del tuo meglio e non avere alcuna aspettativa del karma”.
Perciò, secondo la tradizione dell’ashram, un sannyasin deve vivere per dodici anni nell’ashram del guru facendo guru seva. Non viene richiesto un sadhana, ma guru seva, poiché il guru è in grado di connetterci con il giusto modo d’agire. Quando vengono espresse creatività e perfezione, il karma diviene karma yoga. Ma bisogna essere consapevoli e gestire le risposte e le reazioni generate dal karma.
Se fai bene, le altre persone sono gelose e cercano di denigrarti. Se fai male le altre persone si lamentano e ti screditano. Questa è la legge della vita. Nessuno parla bene degli altri, ci sono sempre lamentele. La cosa migliore è di non reagire né con lodi né con offese. Se qualcuno ti dice: “Sei un cane”, invece di arrabbiarti e di abbaiare a quella persona: “Come ti permetti di dirmi questo?”, se gli dici: “Fantastico, solo un cane riconosce un altro cane”, il momento passa in modo più leggero, senza rabbia. Le reazioni devono essere gestite in questo modo e invece di divenire causa di dolore, dovrebbero provocare risate.
Sia fatta la tua volontà
Se acquisisci quella capacità, ogni tua azione è offerta a Brahman, il più alto Sé supremo, poiché diventi come uno strumento che viene suonato. Un harmonium può suonare bella musica, ma non da solo. Deve farlo un suonatore. Allo stesso modo, alla fine arriva la realizzazione che non io sono colui che agisce nel mondo, né io sono colui che gode del frutto delle azioni. Finché l’attenzione è stata deviata da motivazioni personali ed egoistiche, motivi e finalità, ero l’autore e il beneficiario – io faccio ed io ne godo i frutti. Ma una volta che l’attitudine, l’identificazione e la percezione si spostano da una focalizzazione personale, egocentrica, alla realizzazione e alla comprensione che io non sono l’autore delle mie azioni, ha inizio la resa del sé limitato, dell’ego, al Sé assoluto.
L’intero insegnamento che Sri Krishna dà ad Arjuna utilizza la meditazione come mezzo per il ritiro dei sensi e per sviluppare consapevolezza e conoscenza. La meditazione non è estraniarsi dal mondo ma è divenire maggiormente coinvolti col mondo. Sviluppate la conoscenza della situazione, dei vostri doveri, impegni, obblighi, stati d’animo e intenzione; gestisce la passione, la paura, la rabbia, l’attrazione, l’attaccamento. Diventate attivi creativamente. Sviluppate ed espandete la consapevolezza per aumentare la conoscenza. La meditazione è impiegata per accrescere gyana, la consapevolezza di sé, di come ci si comporta nei vari momenti e nelle diverse situazioni.
Contenete il movimento incontrollato dei sensi fissando la coscienza e l’attenzione mentale e cercate di raggiungere l’esperienza del Sé superiore attraversando gli strati della mente. Rimanete fedeli al vostro obiettivo – perfezionare pratyahara. Non lasciate che differenti espressioni ed esperienze della mente distraggano la vostra attenzione e consapevolezza. Proprio come un filo di vento può muovere le vele della barca nel mare, allo stesso modo un semplice diversivo a qualsiasi livello agiterà la vostra mente.
Poi Arjuna pone una domanda: “Come posso controllare le passioni? Tu hai parlato di antar mouna come di un procedimento per gestire condizioni e stati di paura, ansia, attaccamento, ma come gestire le passioni?”. Sri Krishna dà ad Arjuna un sadhana: concentrare la mente al centro fra le sopracciglia e regolarizzare il respiro, effettuare inspirazione ed espirazione più prolungate possibili e, nell’intervallo tra inspirazione ed espirazione, concentrare la consapevolezza sul Sé interiore.
Questa è la pratica di nadi shodhana pranayama. Ponendo le due dita fra le sopracciglia, si crea un centro di pressione nel punto in cui la mente è focalizzata. Regolate il respiro su 24 matra come minimo sia per il respiro che entra che per quello che esce. Ogni matra equivale a un secondo. Il Gayatri mantra di 24 matra viene utilizzato per praticare nadi shodhana pranayama: “Om bhur bhuva swaha, tatsavitur varenyam, bhargo devasya dhimahi, dhiyoyonat prachodayat”; 24 matra corrispondono a un’inspirazione. Questo è la pratica data da Sri Krishna per mantenere la mente concentrata.
Quando regolate il respiro, si influenzano le onde cerebrali. Le onde alte alfa e theta predominano, e con la prevalenza di queste due onde, il sistema nervoso e la dimensione mentale sperimentano lo stato di rilassamento e l’equilibrio delle energie – fisiche, sensoriali, mentali, emotive, psichiche e spirituali. Quando si pratica pranayama in modo lento, si provano sensazioni diverse nel corpo. Con pranayama veloce e respiro rapido la condizione del corpo è differente.
Il termine che viene usato nella Gita indica una respirazione lunga e profonda e l’allungamento del rapporto del respiro. Un respiro lento e profondo rilassa la struttura fisica, il sistema nervoso e il cervello. Questa condizione rilassata influenza il comportamento mentale e psicologico. Molti terapisti usano il pranayama per generare un cambiamento nel comportamento mentale di persone mentalmente disabili e all’inizio ho usato anche pranayama in una prigione e in un centro di cura per catatonici, quindi posso parlare dell’efficacia di pranayama. Bilanciando le energie di ida e pingala, avvengono cambiamenti migliorativi della personalità.
Sri Krishna parla del pranayama come un metodo per gestire il comportamento mentale iperattivo e appassionato. La passione non sempre è sensoriale, sensuale o sessuale. La passione è qualunque desiderio o pensiero che domina la mente. Rappresenta una condizione di comportamento mentale in cui un oggetto diventa predominante e in evidenza e ogni reazione, risposta, azione, pensiero e interazione ruotano intorno a quel particolare pensiero o idea. Questa intensa funzione mentale è conosciuta come passione che può essere diretta e utilizzata per qualunque cosa. Un artista può divenire un artista appassionato, uno scultore può diventare uno scultore appassionato, uno yogi può diventare uno yogi appassionato. Quell’energia, quella consapevolezza, quell’atteggiamento mentale, può assumere qualunque forma, negativa o positiva, tamasica o sattwica. Regolando prana shakti, il pranayama bilancia il comportamento estremo delle passioni ed equilibra gli eccessi mentali.
In questo modo Sri Krishna insegna i modi per gestire i diversi tipi di situazione che tutti noi incontriamo ogni giorno, utilizzando pratiche yoga molto semplici e idee per incrementare conoscenza e consapevolezza

Terza parte

La Bhagavad Gita inizia con una persona addolorata e disperata che trova difficile decidere cosa sia il dharma. Questa difficoltà e indecisione è presente a causa degli attaccamenti e dei desideri che hanno generato dolore, abbattimento e depressione. Dall’altra parte sta Sri Krishna che vede questa persona dimenticare cosa sia il dharma e cadere in uno stato mentale depresso e addolorato, affrontando un esaurimento nervoso che colpisce tutta la sua personalità. Sri Krishna non ha altra scelta che cercare di portare Arjuna fuori da quella condizione fisica e psicologica, in modo che possa ricordare cosa sia il dharma e trovare la comprensione appropriata che gli faccia avere successo nella vita.
Sri Krishna ispira continuamente il guerriero Arjuna a divenire attivo e coinvolto nello svolgimento dei suoi doveri. Sri Krishna ricorda continuamente ad Arjuna di eseguire il suo dovere con distacco, perfezione e creatività, per esprimere e dare il meglio. All’inizio, quando arrivai in ashram, questa fu una delle poche istruzioni che Sri Swamiji mi diede. Mi disse: “Niranjan, sappi che ogni giorno è un giorno nuovo e che c’è sempre qualcosa da imparare in quel nuovo giorno. Il giorno passato non torna di nuovo. Cerca sempre di star attento a imparare tutto ciò che puoi ogni giorno”. In questo modo Sri Swamiji mi spinse a essere attivo intellettualmente, a tenere gli occhi aperti e la consapevolezza espansa per vedere quale nuova lezione potevo imparare e assorbire ogni giorno. Quel processo continua anche oggi ed è un modo per comprendere la partecipazione nel karma.
Come Sri Krishna pungola Arjuna ad agire, nello stesso modo gli insegna a separare azioni e attaccamenti. Le azioni e il desiderio dell’azione o del risultato dell’azione devono essere tenuti separati. Non permettere che nulla influenzi l’esecuzione della tua capacità creativa e naturale. Se in qualunque momento si ha un’aspettativa dall’azione, per il risultato e il guadagno o la perdita, allora la mente sarà impigliata in questa iniziativa e raccoglierà le conseguenze, sia dolorose che felici. In questo modo la mente continuerà a oscillare tra dolore e felicità, e quest’oscillazione della mente la continuerà a mantenere distratta, disturbata ed esteriorizzata. Più guardi fuori, più i sensi restano invischiati con gli oggetti dei sensi. Più i sensi vengono intrappolati dagli oggetti dei sensi, più nascono desideri e attaccamenti. La mente sarà nuovamente agitata dal vento dei guadagni e delle perdite e il ciclo del dolore inizierà ancora una volta. Impegnati fisicamente, mentalmente, con tutto il cuore, nel momento presente, nel karma che stai compiendo, secondo il tempo, lo spazio, il luogo, l’ambiente e la necessità del momento presente.
Se si è consapevoli del karma presente e si cerca di fare del proprio meglio, allora quel karma libererà da comportamenti, espressioni e stati dei sensi negativi, vincolanti e condizionanti. I sensi sono sia fisici che interni; i sensi interni solo le vritti della mente. Bisogna coltivare il distacco verso il comportamento dei sensi sia fisici che interiori. Da un lato Sri Krishna ispira costantemente Arjuna a farsi coinvolgere nell’azione e dall’altro gli dice e ricorda di non cadere nella trappola del dolore, della delusione, dello sconforto e della depressione ma di trovare l’equilibrio mentale. Per trovare l’equilibrio mentale, Sri Krishna guida Arjuna nel processo del pratyahara.

Acquietare la mente

Quindi Arjuna chiede a Sri Krishna: “Credi che riuscirò ad acquietare la natura della mia mente con questa pratica? La natura della mente è di essere sempre dinamica, attiva e di muoversi da un oggetto di percezione e comprensione a un altro. La mente è molto dissipata, distratta e disturbata. Se non è possibile fermare il vento che si muove incessantemente, com’è possibile fermare la mente?”. Sri Krishna risponde: “Si, è possibile”.
Quest’abilità si acquisisce con abhyasa e vairagya. Abhyasa significa pratica e vairagya significa distacco dalle azioni. Negli Yoga Sutra, Rishi Patanjali descrive abhyasa come pratica e sforzo costante e continuo, che dev’essere mantenuto per lungo tempo, con fede. Attraverso abhyasa si raggiunge maestria e perfezione nella pratica. Sri Krishna ha detto la stessa cosa; è possibile gestire gli sconvolgimenti della mente con la pratica. Pratica significa seguire un sistema, una sequenza che porti a cambiare la percezione e la consapevolezza, e osservare le dimensioni fisiche, psicologiche e spirituali dell’esperienza umana. Con abhyasa e vairagya diventa possibile acquietare l’agitazione della mente, proprio come in una stanza chiusa dove non c’è alcuno spiffero d’aria, una fiamma di candela brucia costante, immobile e stabile. Allo stesso modo, col ritiro dei sensi, abhyasa, vairagya e attraverso la conoscenza degli effetti dell’attaccamento nella forma di attrazione, insicurezza e ansia, si può gradatamente ridurre il movimento della mente. Qui Sri Krishna identifica anche un comportamento specifico della mente, quello appassionato possessivo.
La passione denota uno stato o condizione della mente che si fissa su di una cosa, una sola idea, un pensiero o un oggetto, e comincia a girare intorno a quello. Se la mente inizia a pensare al piacere dei sensi, il bisogno del piacere sensoriale sarà evidenziato. Se la mente pensa a un piacere emozionale, sarà evidenziata la necessità del piacere emozionale. In questo stato appassionato della mente, un’ossessione può tingere e colorare l’intera area della mente e cambiare tutto il comportamento umano. Ciò è conosciuto come kama, passione.

Pranayama

La passione non è solo sensoriale, sensuale o sessuale, è anche emozionale, intellettuale e spirituale. Si tratta di intensità di desiderio, d’intenzione o di pensiero, che si vede nell’espressione e nell’azione. La passione risiede nei sensi, nella mente e nell’intelletto, e disturba i prana del corpo. Non si possono controllare le passioni, ma si possono gestire i prana, e attraverso i prana controllare le passioni. Perciò Sri Krishna istruisce Arjuna nella pratica del pranayama. Per ridurre l’attaccamento, per ridurre le attrazioni mentali e sensoriali, per superare insicurezze e paure, per gestire le ansie e il carattere aggressivo, Sri Krishna insegna la tecnica di pratyahara. Per superare la passione che disturba le energie e le forze del corpo e della mente, insegna pranayama. Il pranayama di base è nadi shodhana – che è il più semplice e anche il più intenso. Quando aumenti la lunghezza del tuo respiro, con continui respiri lenti e profondi, i flussi nelle nadi ida e pingala si bilanciano.
Per molti, molti mesi, a Rikhia, Sri Swamiji praticò solo pranayama per otto ore al giorno, quando eseguiva le sue austerità. In quel tempo la sua intera personalità subiva un cambiamento. Con l’allungamento e la regolazione di inspirazione ed espirazione, le energie di ida e pingala, chitta shakti o energia mentale e prana shakti o energia vitale, si equilibravano. Quello è il momento in cui ci si libera da tutte le influenze dei karma, e quella fu l’ultima pratica di tapasya di Sri Swamiji. Questo è un esempio che conferma ciò che Sri Krishna intende raggiungere con la tecnica di pranayama.

Ricordo del nome di Dio

Poi Sri Krishna dà una serie di istruzioni per un altro tipo di meditazione superiore, che è il ricordare il nome di Dio. Spiega che il luogo della pratica dovrebbe essere un posto pulito, pervaso da una sensazione di purezza. Si dovrebbe sistemare un tappetino, che sia fatto d’erba o pelle o stoffa, sedersi mantenendo il corpo stabile e perfettamente immobile, guardare al centro tra le sopracciglia e con lo sguardo fisso al centro fra le sopracciglia smettere di guardare tutto il resto, fissare la mente sul sé interiore e ricordare Dio.
Come ci si ricorda di Dio? Ci sono due modi di riconoscere qualunque cosa, o per nome o ricordandone la forma. Se dovete pensare a qualcuno, la sua forma vi comparirà davanti agli occhi, se dovete pensare o parlare di qualcuno, avrete il suo nome sulla punta della lingua. Ogni oggetto manifesto è identificato da nome e forma. Il nome di Dio è il mantra. Ricordando e ripetendo il mantra o concentrando la mente sull’immagine dell’ishta devata che compare di fronte agli occhi della mente, si alimenta la consapevolezza del Sé superiore.
Queste sono le due pratiche comuni di meditazione, con mantra o con simboli. Mentre si recita il mantra, bisogna cercare di focalizzarsi sul simbolo o sull’immagine, in modo che la mente sia concentrata su due dimensioni a livello visivo, guardando l’immagine, e a livello del pensiero, ripetendo il mantra. A livello sensoriale, la mente vede l’immagine e a livello mentale ripete il mantra. In questo modo, Sri Krishna istruisce Arjuna al sadhana del mantra.
Ora Arjuna chiede: “Con tutte le cose che mi hai detto, molti dei miei dubbi si sono chiariti. Ma continui a dirmi di concentrami su di te, cosa significa? Concentrarmi su di te come Dio o come individuo? Come Dio sei impersonale e come individuo sei mio amico. Chi sei tu?”. Sri Krishna allora descrive la sua natura divina. Qui terminano le istruzioni e le indicazioni sullo yoga, inizia la descrizione della natura divina e da qui parte un devoto o gyani.
Sri Krishna descrive gli attributi divini e dice: “Io ne sono dotato e anche tu ne sei dotato. La sola differenza è che io sono consapevole di essi, ed essi sono desti in me, mentre tu non ne sei consapevole, quindi essi sono dormienti in te. Io pervado l’intero universo e contemporaneamente sono confinato in questo corpo come tuo amico”. Allora Arjuna dice: “Bene, io credo che tu pervadi l’intero universo, puoi mostrarmi la tua forma universale?”.
Allora, attraverso shaktipat, Sri Krishna permette ad Arjuna di vedere la sua forma universale e Arjuna resta senza parole. Vede tutte le galassie, gli universi, tutte le stelle, i soli, le lune, i pianeti, tutto ciò che è contenuto nel corpo di Sri Krishna. Vede forme di vita di differenti tipi – forme elementari e fisiche, persone, animali e insetti – l’intera creazione nel corpo di Sri Krishna. Vede tutti coloro che sono nati nel passato, tutti quelli che vivono nel presente e tutti quelli che nasceranno in futuro. Attraverso questa esperienza trascendentale, Arjuna entra in uno stato di completo stupore e dice a Sri Krishna: “Sono spaventato, ho paura della tua forma universale, torna alla tua forma umana, la forma in cui da sempre ti identifico come mio amico”.
Quando Sri Krishna ritorna alla forma umana, Arjuna dice: “Mi hai mostrato che alla fine siamo tutti emanati da te e uniti in te. Ho anche visto che ci sono diversi tipi di persone al mondo che ti adorano, ti venerano e cercano di raggiungerti. In questo gruppo ci sono due tipi: uno che pensa che tu sia nirakara, senza forma, e adora il Dio senza forma, e un altro che ti adora come se tu avessi una forma, in diverse forme. Qual è il miglior modo per adorarti, venerarti o identificarti, senza forma o con forma? Quale bhakta o devoto è migliore?”.
Sri Krishna replica: “Nessuno è migliore o peggiore, sono percorsi diversi e le persone adottano un percorso seguendo l’inclinazione personale. Comunque esprimere devozione e fede non è bhakti; adorarmi e venerarmi tutto il tempo non è bhakti. Un vero bhakta o devoto è una persona che ha raggiunto uno stato superiore di mente e percezione. Colui che ha raggiunto questo elevato stato d’animo mi è caro perché è dotato di speciali qualità che non gli permettono di vedere alcuna distinzione tra me e la mia creazione. Egli mi vede in ogni cosa e ogni cosa in me. Egli è cordiale e compassionevole con chiunque poiché vede me in ogni cosa. Egli è privo di ego e arroganza poiché vede me in ognuno”. In questo modo Sri Krishna definisce le caratteristiche di un devoto che è andato oltre l’adorazione esteriore e fisica e che ha iniziato a rendersi conto dell’esistenza del divino e della forza presente in ogni granello e atomo della creazione.
Sri Swamiji ha detto la stessa cosa. Coltivate atmabhava, vedetevi negli altri. Se guardate profondamente dentro di voi, oltre la pelle e le ossa, il sangue e i muscoli, vedrete che Dio è seduto dentro di voi, che è un inquilino del vostro cuore. Dio vive in voi. Sri Swamiji ha detto che se vedete una persona affamata, sappiate che anche Dio, che è all’interno di quella persona, è affamato; se vedete una persona malata, anche Dio dentro di lui è malato; se vedete una persona felice, anche Dio dentro di lui è felice. Coltivando atmabhava, si è in grado di vedere quella scintilla divina in se stessi e anche negli altri. Quando vedete quella scintilla divina negli altri, allora siete connessi con tutti, senza separazione o dualità. Vi è un’esperienza di unità, la sensazione che tutti apparteniamo gli uni agli altri e che dobbiamo sostenerci a vicenda ed essere una fonte di forza e ispirazione. Sri Swamiji ha vissuto quest’esperienza e questo stato di atmabhava a Rikhia.
Quando Arjuna sente la descrizione delle caratteristiche di un devoto, chiede a Sri Krishna: “Puoi definire in quale dimensione gli esseri umani o le forme di vita interagiscono? In quanti livelli, in quante dimensioni?”. Sri Krishna replica: “La gente parla di prakriti, ma si sa che prakriti è di due tipi. Uno è jadha, non senziente, e uno è chaitanya, senziente. Siamo nati nella dimensione della natura non senziente, che è formata da otto parti. Jadha prakriti, che non è consapevole della sua esistenza, ha otto componenti: i cinque elementi – terra, acqua, fuoco, aria ed etere – oltre a manas, buddhi e ahamkara. Queste sono le otto manifestazioni cosmiche che hanno dato origine a ogni tipo di forma di vita nella creazione visibile e conoscibile.
Prakriti senziente rimane con Dio ed è la prakriti, la natura, la shakti o il potere dello yoga. Perciò questa adi shakti o shakti primaria è conosciuta come yogamaya. Lo yoga avvicina alla natura più elevata e maya separa dalla natura più elevata. Yogamaya ha entrambe le capacità, di portare nella dimensione della beatitudine o di condurre e mantenere nella dimensione della sofferenza. Come maya nel regno degli otto aspetti di prakriti, questa shakti lega alla dimensione del dolore e della sofferenza. Come yoga, questo potere eleva al di sopra della dimensione della prakriti non senziente per unire e realizzare il Sé supremo. La dimensione in cui tutte le forme fanno esperienza della vita e subiscono il processo di evoluzione è la dimensione degli otto componenti di prakriti”.

Hatha Yoga Pradipika

Tratto da: Hatha Yoga Pradipika, Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.

Versi 51 – 53

UJJAYI PRANAYAMA (il respiro psichico)
A bocca chiusa, inspirate con controllo e concentrazione attraverso ida e pingala, in modo che il respiro si senta dalla gola al cuore e produca un suono pieno.
Fate kumbhaka come prima ed espirate attraverso ida. Questo elimina la flemma dalla gola e stimola il fuoco (digestivo).
Questo pranayama, chiamato ujjayi, si può fare mentre ci si muove, si sta in piedi, seduti o si cammina. Elimina l’idropisia e i disordini delle nadi e dei dhatu.
Ujjayi significa vittorioso; ujji è la radice che significa conquistare, o acquisire per conquista. In italiano ujjayi è noto come il respiro psichico, a causa del suo effetto sulla mente. Sebbene qui sia descritto come una pratica specifica, questo pranayama si verifica spontaneamente quando la concentrazione diventa profonda ed intensa. La pratica di ujjayi è così semplice che la si può fare in qualunque posizione e dovunque.
Ujjayi si usa spesso in combinazione con la ripetizione del mantra, cioè il japa sul vostro mantra personale, su soham o hamso. Si usa nelle pratiche meditative, nel kriya yoga e in yoga nidra, poiché aiuta a rilassare il corpo fisico e la mente, e sviluppa la consapevolezza del corpo sottile e la sensibilità psichica. Ujjayi favorisce l’interiorizzazione dei sensi e pratyahara. Quando lo si usa in meditazione, si omette kumbhaka e si esegue ujjayi attraverso entrambe le narici con l’inspirazione e l’espirazione naturali. (omissis)
L’ujjayi semplice si fa col japa o ripetizione di soham. Mentre inspirate e sentite il respiro salire lungo la colonna vertebrale, ripetete mentalmente so e, mentre espirate e sentite il respiro scendere lungo la colonna, ripetete mentalmente ham. Questa forma di respirazione si può anche introdurre nella pratica di asana per specifici scopi terapeutici, per esempio quando si pratica makarasana per la sciatica o la spondilite spinale, o shashankasana per la tensione mestruale, l’insonnia o l’agitazione emotiva. Si può anche introdurre nella pratica di asana semplicemente per aumentare la consapevolezza e stimolare sushumna. Quando si pratica per il rilassamento e la concentrazione della mente, la si dovrebbe fare dopo le altre tecniche di pranayama e prima di concentrarsi su un simbolo psichico.
Ujjayi è particolarmente indicato per persone che soffrono di insonnia e tensione mentale. La forma semplice, senza ritenzione, è indispensabile nella gestione yogica delle malattie cardiache. Tuttavia, chiunque abbia bassa pressione sanguigna deve correggere la sua condizione prima di intraprendere questa pratica.

Verso 54

SITKARI PRANAYAMA (il respiro sibilante)
Tirando dentro il respiro dalla bocca, fate un suono sibilante, senza aprire la bocca, ed espirate dal naso. Praticando così, si diventa un secondo Kaamadeva (dio dell’amore).
In sitkari pranayama si produce il suono “si” o “sit” durante l’inspirazione. La parola sanscrita kari significa ciò che produce. Questa pratica produce il suono si e provoca anche freschezza. In italiano questa pratica è solitamente chiamata “il respiro sibilante”. (omissis)
Sitkari rinfresca il corpo e per questo dovrebbe essere praticato nelle stagioni calde, non in inverno, a meno che non venga particolarmente specificato dal vostro guru. Se il clima è estremamente caldo, lo si può praticare per più di dieci minuti. Col caldo moderato, bastano da dieci a quindici cicli. Si fa spesso dopo bhastrika pranayama (specialmente se si pratica bhastrika in estate) per controbilanciare l’eccesso di calore prodotto nel corpo.
Quando si respira dalla bocca, come in questo pranayama, si ha un effetto rinfrescante, proprio come un animale ansima al caldo per rinfrescare il corpo. Naturalmente, coloro ai quali mancano molti denti o non hanno proprio i denti, troveranno impossibile questa pratica.
Quando l’aria entra dalla bocca, raffredda la lingua ed abbassa la temperatura del sangue che lascia i polmoni e, di conseguenza, di tutto il corpo. Il calore prodotto nei centri energetici inferiori, specialmente quelli collegati con gli organi riproduttivi ed escretori, viene ridotto e, perciò, le persone che soffrono di costipazione cronica, sono sconsigliate dal praticare. Sitkari stabilisce armonia nel sistema endocrino e regola le secrezioni ormonali degli organi riproduttivi.
Questo pranayama ha anche un altro effetto importante. Quando si inspira dalla bocca, i nervi del naso che registrano l’umidità, la temperatura, gli ioni, ecc. presenti nell’aria, non sono stimolati, sebbene, naturalmente, gli ioni e l’aria siano nondimeno assorbiti nel corpo.
Yogi Svatmarama accenna che il praticante di sitkari diventa il secondo Kaamadeva. Nella mitologia indù Kaamadeva è il dio dell’amore e della passione. Come Cupido, è la personificazione del desiderio sensuale e dell’affetto. Naturalmente questo non significa che sitkari pranayama vi renda lussuriosi, piuttosto vi renderà virili ed attraenti. La passione è una forma di calore nel corpo e nella mente che, nella vita sensuale, è espresso e scaricato in modo naturale. Ciò ha come risultato un calo energetico. Invece, mediante sitkari, si riduce la fiamma della passione mentale ed emozionale, si riesce a mantenere l’energia vitale e il controllo e ad avere un’aura magnetica e attraente.

Verso 55

Egli è adorato dal circolo delle yogini e diventa il controllore della creazione e della dissoluzione, libero da fame, sete, sonno e pigrizia.
Secondo questo sloka, colui che ha portato alla perfezione sitkari è adorato o venerato dal chakra o circolo delle yogini; ma che cosa è esattamente il chakra delle yogini? Chakra di solito si riferisce ad un particolare cerchio che è una fonte di energia. Yogini è una yogi donna, l’incarnazione di Shakti, la forza cosmica creativa. Nel tantra c’è un ordine di sessantaquattro yogini che rappresentano i sessantaquattro tantra e le sessantaquattro perfezioni dello yoga.
Gli aspetti e l’evoluzione della Shakti cosmica dalla sua origine sono rappresentati dallo Sri yantra o chakra. Lo Sri yantra è la formula della creazione, della manifestazione e della dissoluzione del macro e del microcosmo. È costituito da una quantità di triangoli che si intersecano, che sono noti come yogini. Essi rappresentano la Shakti cosmica e la manifestazione dell’esistenza umana. Lo Sri yantra rappresenta anche ciascun individuo.
Il chakra delle yogini simboleggia ogni funzione sia del corpo fisico che di quelli più sottili, le funzioni della mente e l’integrazione con l’anima. Tutta la nostra esistenza è controllata o gestita da varie forme di Shakti o da una specifica yogini o devi. Ogni singola persona è una manifestazione del chakra delle yogini.
Perciò si dice che attraverso la pratica di sitkari tutto il corpo è sotto il controllo del praticante. In effetti, il perfezionamento di qualunque pranayama porta al controllo dei meccanismi del corpo, alla stabilizzazione delle tendenze mentali e ad una più profonda consapevolezza del complesso mente/corpo.
Sitkari in particolare agisce sull’aspetto caldo/freddo del corpo. Il controllo di qualunque coppia di forze opposte nel corpo/mente porta al controllo degli altri aspetti della costituzione fisica, mentale, emotiva e psichica. Svatmarama riporta specificamente che sitkari elimina l’indolenza, il bisogno e il desiderio di mangiare, bere e dormire.

Verso 56

E il sattwa nel corpo si libera da tutti i disordini. In verità, col suddetto metodo si diventa signori degli yogi su questa terra.
Ci sono tre qualità o guna del corpo/mente e della natura che vincolano la coscienza: tamas, rajas e sattwa. Ognuno di noi possiede queste tre qualità, ma esse non esistono in proporzioni uguali; una predomina sempre. Per raggiungere stati superiori di coscienza sattwa deve divenire predominante, sebbene, alla fine, si debba andare anche oltre.
La maggior parte delle persone in questo kali yuga sono tamasiche (ottuse ed apatiche) o rajasiche (dinamiche e ambiziose) per natura ma, attraverso lo yoga e altre scienze evoluzionistiche, si può sviluppare sattwa (l’equilibrio, l’armonia e l’unidirezionalità). Sattwa rappresenta il punto più alto nell’evoluzione della mente umana.
Qui Yogi Svatmarama afferma che, attraverso la pratica di sitkari pranayama, sia il corpo che la mente possono essere portati in uno stato di armonia e, di conseguenza, sattwa diverrà la qualità dominante. Chi abbia completamente trasceso tamas e rajas e sia governato da sattwa è in verità un grande yogi.

Versi 57, 58

SHITALI PRANAYAMA (il respiro rinfrescante)
I saggi inspirano l’aria attraverso la lingua e praticano kumbhaka come (descritto) prima, poi espirano l’aria attraverso le narici.
Questo kumbhaka chiamato shitali cura stomaco o milza ingrossati e altri disturbi collegati, febbre, eccesso di bile, fame e sete, e contrasta i veleni.
Shitali significa il respiro che rinfresca e vuol dire anche calmo, distaccato, impassibile. Come sitkari, questo pranayama fu specificamente ideato per ridurre la temperatura del corpo. Tuttavia, queste pratiche non solo rinfrescano e calmano il corpo fisico, ma influenzano anche la mente allo stesso modo. (omissis)
Si dovrebbe eseguire shitali dopo le asana o qualsiasi pranayama riscaldante, ma si può praticare anche in qualunque momento della giornata. Si può perfino fare di notte durante i mesi estivi, specialmente per benefici terapeutici.
I benefici di sitkari e shitali sono fondamentalmente gli stessi. Queste due pratiche sono uniche perché si inspira dalla bocca. In tutte le altre pratiche di yoga e nella respirazione in generale, ci viene detto di respirare sempre dal naso. Quando si respira dal naso, l’aria inspirata si riscalda e si purifica. Questa infrazione è accettabile a condizione che non pratichiate in un’atmosfera sporca, inquinata o col tempo troppo freddo.
Quando respirate attraverso i denti o la lingua l’aria è raffreddata dalla saliva e ciò raffredda i vasi sanguigni nella bocca, in gola e nei polmoni. A loro volta, sono rinfrescati lo stomaco, il fegato e tutto il corpo. Poiché shitali e sitkari calmano la tensione mentale, sono tecniche utili per alleviare malattie psicosomatiche come l’alta pressione sanguigna, purificano anche il sangue e, naturalmente, migliorano la digestione.
C’è solo una leggera differenza fra sitkari e shitali. In sitkari la consapevolezza è focalizzata sul suono sibilante e in shitali è mantenuta sulla sensazione rinfrescante del respiro. Ci sono anche differenze minori che influenzano diverse parti del sistema nervoso, ma alla fine gli impulsi sono inviati al sistema nervoso centrale e al cervello.