Lasciarsi andare
Quando penso alle circostanze che mi hanno portato alla conoscenza di Paramhansa Satyananda mi viene subito in mente Iswara Pranidhana, la subordinazione al volere divino, senza la quale nulla si compie.
Abitavo a Mantova ed ero allievo di un maestro esoterico che mi ha insegnato molte cose sull’arte del respiro, seguivo gli insegnamenti della Federazione Italiana Yoga per quanto riguardava l’hatha yoga ed ero stato introdotto all’insegnamento dal mio insegnante di yoga secondo il metodo antico che non prevedeva corsi di formazione ma la fiducia del maestro.
Era il 1978 e, per motivi di lavoro, dovevo trasferirmi a Napoli.
Chiesi al mio maestro di consigliarmi un valido testo di yoga e mi suggerì di prendere contatto con la Bihar School of Yoga di Munger ed acquistare “Asana,Pranayama, Bandha e Mudra”.
Questo testo fu portato in Italia da Swami Anandananda, il mio primo contatto.
In occasione del decennale della fondazione della Federazione Italiana Yoga, di cui ero socio, fu invitato in Italia anche Paramhansaji ed era, se non erro il 1984.
Riuscii ad avere un colloquio privato; sia io che mia moglie avevamo tante domande da fargli ma, come spesso accade in presenza di grandi personaggi, al momento venuto le nostre domande ci sembrarono idiote.
Non ci fece una grande impressione ma il suo sguardo mi era entrato dentro, come le sue parole, e da quel momento il mio pensiero fu fisso su di lui.
Cominciai a tempestare di domande il povero Swami Anandananda, che ringrazio per la pazienza, ed a divorare i libri di Satyananda.
Nel 1985, in occasione del Guru Purnima e dell’inaugurazione dell’ashram alla presenza di Paramhansaj, andai in Grecia, ad Atene, e chiesi l’iniziazione a karma sannyasa superando tutte le remore che mi derivavano dalla mia educazione cattolica e dal mio percorso professionale.
Attorniato dai suoi discepoli e devoti, conobbi un Satyananda diverso, meno Maestro ma più padre di tanti figli che cercavano la sua parola, i suoi consigli.
Nel 1986 presi il coraggio a due mani e mi recai per un mese alla Bihar School of Yoga per frequentare un seminario di approfondimento.
La fortuna volle che in quel mese Paramhansaj fosse in ashram; ebbi così modo di partecipare ai suoi sat sang, riempirmi le orecchie della sua voce e gli occhi della sua presenza.
Ebbi modo di parlargli, di ascoltare i suoi consigli e conoscere la sua dolcezza ma anche la sua fermezza e severità.
La mia visone di Satyananda cambiò ancora: maestro intransigente, padre severo, amico comprensivo.
Penso che ognuno desideri incontrare e conoscere una tale persona: io l’ho incontrata ed amata e da quel momento ogni mio attimo di tempo libero è stato dedicato alla divulgazione dello yoga da lui insegnato.
Impegni familiari e di lavoro mi tennero lontano dalla sua presenza fisica sino al 2008.
A Rikhia l’ho rivisto, invecchiato ma sempre in gamba e presente e volevo reincontrarlo quest’anno ma il destino ha deciso diversamente.
Hari Om Swamij, sei sempre vivo nel mio cuore e nella mia mente.