Omaggio a Paramahamsaji

Sannyasin Sadhanashakti

Sannyasin Sadhanashakti

Sannyasin Sadhanashakti

La prima volta che sono andata in India è stato durante Guru Purnima, nel 2008 a Rikhia. Per tanti anni avevo mantenuto le distanze da questa esperienza e non ero consapevole di quante scuse avevo trovato pur di non compiere questo viaggio. Ed ora che finalmente ero lì provavo solo disistima verso me stessa e sensi di colpa.
Poi, il giorno di Guru Purnima, ho incontrato Paramahansaji.
C’era tanta gente quel giorno, una fila inesauribile di persone che portavano i loro omaggi, doni, cibo, fiori. Ai piedi di Paramahansa Satyananda si accumulava la devozione dei discepoli. Gradualmente ho iniziato a sentire dentro di me una sensazione di fastidio, di stanchezza, di nausea. Poi Paramahansaji ha parlato. In Indi. Non capivo una parola di quello che diceva. Ed ho iniziato a chiedermi: ma io che ci faccio qui? Cosa c’entro io con tutto questo? Ma chi me lo ha fatto fare questo viaggio, tutti questi chilometri? Mi sono alzata, ho scavalcato tutta quella gente e me ne sono andata. Piena di rabbia.
Appena varcata la soglia di quella grande sala, tutte le parole di Paramahansaji sono diventate chiare. Non c’è una lingua parlata in cui potrei tradurle, perché quelle parole non erano dirette alla mia mente, non potevo capire intellettualmente. In quell’istante mi sono sentita attraversare da un flusso di pace e da un senso di appartenenza, ogni volta che torno a quel momento gli occhi mi si riempiono di lacrime ed il cuore di una gioia senza confini. E’ una sensazione d’amore profonda e totalizzante. Da custodire in una silenziosa contemplazione.
Avevo compreso che tutte quelle scuse, il disprezzo, il fastidio erano le mie resistenze al cambiamento. Ora ero pronta ad accogliere gli insegnamenti. Ed il primo insegnamento che ho ricevuto quel giorno è che io andavo bene esattamente così com’ero, che non c’era niente che dovessi sforzarmi di cambiare, nessuna parte di me non degna di essere amata, niente che non mi meritassi, nessun senso di colpa. Guardavo Paramahansaji e mi sentivo gradualmente sempre più in pace con me stessa, connessa alla parte più profonda di me, lì dove il Guru aveva fatto luce.
Swami Satyananda Saraswati, ed ora Swami Niranjanananda Saraswati, illuminano il cammino verso la libertà e la completezza, verso la comprensione e la realizzazione. Essere testimone della loro opera è un privilegio incomparabile, averli potuti incontrare è una grazia e seguire i loro insegnamenti una benedizione. Attraverso la loro presenza ho composto la mia vita, una famiglia, degli amici, meravigliosi insegnanti ed allievi appassionati, un Centro in cui esprimere la mia devozione. Attraverso la loro presenza si è aggiunta vita alla vita, in una successione di eventi ed esperienze straordinarie di cui ammiro la grandezza.
Paramahansaji mi ha fatto vedere chi sono realmente ed anche se ho una comprensione limitata e qualche volta mi incastro nelle mie resistenze, me lo ricordo, un impercettibile filo ci tiene sempre uniti. Come metto il piede fuori dall’ashram, fuori dalla soglia, fuori da me, sono colta da una struggente nostalgia.
Intorno a me, dentro di me, il mio Guru ha lasciato tracce ed ho la certezza che ne lascerà sempre affinché io possa trovare la strada di casa.

Sannyasin Sadhanashakti