Ho incontrato Swami Niranjan per la prima volta nel 1987, io avevo 25 anni e Swamiji 27; anche con lui come con Paramhanmsaji ho sempre avuto una profonda intesa; ascoltando le parole dei suoi satsang, alle volte sembrava che mi leggesse nella mente, perché si riferiva a pensieri e situazioni che stavo giusto sperimentando in quel particolare momento, ma che non ero in grado di comprendere nella maniera cosi chiara e limpida come veniva esposta da Swamiji.
Anche con Swamij non ho avuto grandi contatti, comunque più frequenti che con Paramahansaji. Da Paramhansaji ho ricevuto l’iniziazione a Karma Sannyasa; da Swamiji, nel giorno di Deevali del 1993 ho ricevuto l’iniziazione a Poorna Sannyasi. Diciamo che la mia connessione con Swamiji è stata un pò più consapevole che con Paramhansaji, anche se in realtà la mia percezione è sempre stata come se entrambi non fossero due, ma uno solo! Dietro Swamiji ho sempre percepito la totale presenza di Paramahansaji, come dietro Parmahansaji, comprendo ora, vi è sempre stata la presenza del grande Shivanandaji.
Ho sempre sentito Swami Niranjan alla mia portata, molte volte gioviale, scherzoso e semplice, con un umorismo delle volte molto sottile e nello stesso tempo con una capacità unica di insegnarti qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevi comunque compreso. La sua voce fa comunque trasparire una personalità forte e potente di grande statura spirituale.
Swami Niranjan è per me qualcuno con cui avere anche un contatto fisico o verbale. Negli ultimi tempi questo è avvenuto meno a causa di una mia minore presenza ai vari programmi in India.
Per poter esprimere alcune delle mie esperienze con Swami Niranjan ho bisogno di raccontare tre semplici episodi che mi sono accaduti da quando conosco Swamiji:
Nel 1993, anno del “Golden Jubily” dalla fondazione della “Bihar School of Yoga” e anno in cui ricevetti l’iniziazione a Poorna Sannyasa, io e il gruppo degli altri italiani eravamo appena arrivati a Ganga Darshan; ci fecero appoggiare i bagagli nella stanza a piano terra dove ora c’è la reception, stava imbrunendo. Uno del nostro gruppo ebbe una esperienza particolare, entrò in stato di estasi, inizio a tremare tutto, gli chiedemmo se stava male, lui diceva di no, sentiva solo una grande energia che gli saliva dal basso verso l’alto e che lo faceva trasalire in quel modo. Lo facemmo respirare profondamente facendogli sollevare le braccia e piano piano la “crisi “ rientrò e tutto tornò alla normalità. Mentre tutto questo accadeva, guardando fuori dalla finestra scorsi che uno swami suonava il flauto e saltellava nascondendosi da un cespuglio all’altro, sembrava Krisnha. Osservai meglio e vidi con grande stupore che era Swami Niranjan. Percepii che stava salutando, con quel gesto, la forza che stava albergando nel mio connazionale, ne aveva sentito la presenza ed ora gli rendeva omaggio. Questa è stata la mia percezione e la mia esperienza.
Dopo il 1993 rividi Swamiji nel 1994 quando venne in Italia. Nella mia vita poi, ci furono molti cambiamenti ed ebbi sempre molto da fare. Tornai in India nel 2001 per Maha Kumba mela e andai poi a Rikhia ma non incontrai Swami Niranjan che rividi poi solo nel 2004 dopo 10 anni.
Dal 1998 al 2000 mentre ero immerso nelle mie faccende: costruzione del Tara Center, la nascita di Jonathan, il lavoro e l’insegnamento dello yoga, di colpo iniziai ad interessarmi della filosofia indiana, tantra, vedanta e agli altri Darshan della tradizione, cosa che fino a quel momento non era mai stato di mio interesse. E comunque non erano quelle le priorità della mia vita. Ora invece sorgevano di colpo e io mi sentivo come un assetato che vagava nel deserto ed aveva un urgente bisogno di acqua.
Era come se fosse scoppiata in me una sete di conoscenza improvvisa che non riuscivo a controllare. Dopo qualche tempo arrivò la lettera di Swamiji che annunciava che il governo indiano aveva riconosciuto la prima università di yoga: la Bihar Yoga Baharati: compresi il motivo di quella sete di conoscenza.
Nel 2006 Swami Niranjan tornò in Italia a Venezia e lo rividi poi nel 2008 a Sturnjan in Slovenia. In uno dei satsang che tenne, parlò della vita spirituale, disse che non è possibile connettere la spina al mondo spirituale e a quello mondano contemporaneamente: questa affermazione mi fece molto riflettere…da un lato sapevo che se lui lo aveva detto voleva dire che quella era la sua esperienza e quindi è così che funzionavano le cose, dall’altro non comprendevo perché non era assolutamente quello che io sperimentavo nella mia vita quotidiana, per cui feci una specie di gioco in una delle mie meditazioni: provai ad entrare nella testa di Niranjanji e lo vidi seduto in una posizione meditativa: era enorme ed era come se il suo corpo fosse impenetrabile non potevo entrare nei suoi pensieri fino a quando alla fine non vi riuscii e vidi che il corpo seduto in quella posizione era là ed era quello che comunicava con tutti noi mentre uno Swami Niranjan fatto di luce pura invece usciva da una specie di botola sopra la sua testa e andava felice e saltellante in un mondo abitato da tutti esseri di luce.
Terminata la mia meditazione, non riuscii a capire razionalmente quello di cui avevo fatto esperienza, che avevo visto, ma tutto il mio essere era certo di aver compreso chi fosse veramente Swami Niranjan e quale fosse il suo stato interiore e quello che stava vivendo.
