L’esperienza della Dott.ssa Monica Vallarin con giovani atleti
Da molti anni ormai lo yoga entra con me nella “stanza delle parole”: forse perché è stato il primo approdo “sicuro” dopo la mia difficile interruzione agonistica, forse perché negli anni ho sperimentato personalmente gli effetti propulsivi di alcune pratiche o forse perché nel tempo ho sentito il bisogno di promuovere e permettere l’esperienza yogica nella mia professione di Psicologa dello Sport.
Ciò che ho potuto apprezzare attraverso i racconti degli atleti di diverse discipline (sia individuali che di squadra), va ben oltre ogni possibile aspettativa: ho avuto spesso l’impressione che nella vita e nell’esperienza dei giovani atleti adolescenti fosse necessario “istituire” uno spazio “protetto” in cui fermarsi e ri-connettere mente e corpo, senza avere necessariamente obiettivi da raggiungere o prestazioni da realizzare.
Per questo ho iniziato da semplici, ma efficaci, pratiche di pranayama, che inizialmente ho presentato semplicemente con il nome di “respiro consapevole”. Oltre all’esperienza guidata e orientata di una tecnica alla volta, ho spiegato ai ragazzi quali effetti potessero avere le singole pratiche, che successivamente abbiamo introdotto nelle loro routine pre-gara e post-gara, con l’obiettivo di favorire il recupero dell’energia, la regolazione dei picchi di attivazione neurofisiologica (arousal) o, al contrario, per potenziare l’attivazione simpatica e il reclutamento delle energie psicofisiche ed emozionali in prossimità di una gara (o subito dopo).
Gli atleti, anno dopo anno, hanno sperimentato e condiviso con me gli effetti psichici, fisici ed emozionali che le varie pratiche di pranayama, hanno avuto sulla loro vita e sulle loro performances, in allenamenti e gare. Ognuno dei ragazzi ha “eletto” un paio di pratiche “amiche”, da allenare e portare sempre (più o meno visibilmente) con sé nel quotidiano, ma anche in trasferta e in “camera di chiamata” (quello spazio in cui devono transitare gli atleti immediatamente prima di entrare in gara e nel quale si attivano stati emozionali molto intensi e di difficile gestione), fino ad arrivare ai blocchi di partenza. Lo yoga, infatti, si è “innestato” sulle loro routine “a secco”, prima di allenamenti e gare, trasformando i gesti routinari e meccanici di riscaldamento e stretching, in sequenze consapevoli guidate dal respiro, con una gradualità capace di focalizzare la loro mente senza controllarla e abbassando la critica e il giudizio interiore.
Nel tempo abbiamo inoltre introdotto alcune esperienze di yoga nidra, una tecnica di rilassamento profondo, con approfondimenti e visualizzazioni differenti, in relazione al tempo disponibile, ai bisogni specifici dei ragazzi e al contesto di gara “soggettivamente” percepito. Talvolta ho registrato le pratiche “guidate” con delle clip audio, in modo che gli atleti potessero riascoltarle e farne esperienza anche in autonomia e a distanza.
Questi aspetti dello yoga fanno ormai parte della mia metodologia clinica e mi restituiscono sempre più nel tempo, la rilevanza e la trasversalità che lo yoga riveste in diversi ambiti applicativi. Continuerò con fiducia a proporre e a promuovere l’esperienza yogica nella preparazione psicologica dell’atleta, perché il benessere fisico, la consapevolezza mentale e il bilanciamento energetico ed emozionale, possono promuovere, in modo ecologico e naturale, l’espressione del proprio potenziale, ma anche favorire una preziosa consapevolezza di sé, da portare ben oltre la dimensione agonistica.